Bowers and Wilkins 702 Signature Series

Fabio Angeloni, Marco Cicogna 07 Ottobre 2020 Audio

La serie '700' si arricchisce della versione 'Signature' con il modello 705 da supporto e con il 702 da pavimento: in questo articolo, una golosa anteprima d'ascolto di un diffusore che, nella affollata fascia media del mercato, offre una concretezza sonora di alto profilo

L'ascolto di Fabio Angeloni


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Partiamo dal dato di fatto che la fascia di prezzo in cui si iscrivono questi due speaker è particolarmente densa di agguerriti concorrenti. Si tratta di un importo che sono disposti a pagare appassionati che già coltivano questa passione e che si attendono senz'altro un comportamento sonicamente corretto.  L'occasione per provare questi speaker è stata la visita da Hifi Roma Store di Igor Fiorini, di cui vi abbiamo parlato qualche giorno fa in questo articolo. Spendo solo poche parole sul set, la cui fonte era un ServerSystem24. La conversione digi/ana era curata da una coppia stellare di Merging: un Merging+NADAC (Network Attached DAC, convertitore digitale/analogico di rete) accoppiato con un Merging+Power (alimentazione separata). Ricordo che nel corso dell'evento abbiamo cambiato più volte amplificazione, ma per pilotare queste Bowers and Wilkins Igor giustamente ha scelto l'integrato più dotato in termini di erogazione di potenza (200 Watt), un suadente ma fermo Boulder a valvole modello 866.


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Anche se il design dovrebbe costituire un elemento del tutto secondario ai fini della scelta, non posso non notare che la finitura estetica di questi speaker è assolutamente originale ed anzi unica.

Malgrado la serie 7 abbia sempre avuto un timbro più rigoroso della 6, l'incipit con cui parte l'ascolto de Lo Gnomo dai Quadri di una esposizione di Modest Petrovič Musorgskij (Hansjorg Albrecht per Hoehms Classics) spara in gamma bassa compatte bordate che riempiono la sala. Rispetto ad un ascolto precedente il suono appare senz'altro più pieno, ma in questi casi è difficile appurare se questa maggiore ricchezza in basso sia merito dei 3 woofer da 165mm con profilo Aerofoil e derivi da una maggiore aderenza agli intenti di chi ha effettuato l'incisione o no, senza dimenticare di verificare se questo carattere sonico possa poi generare problemi in ambiente: la risposta alla seconda perplessità arriva subito ed è negativa, in quanto l'ottimo trattamento acustico della sala, che pure possiede un vago sentore live, mantiene il perfetto governo della situazione. La scena appare inoltre ampia, meravigliosa. La gamma alta viene resa dal tweeter in modo cristallino, ma mai sibilante. Il medio concorre a donare caratteri di densa maestosità alla musica. Gli ottoni sono folti e tirati a lucido. In tutta onestà, un gran bel sentire, che potrebbe senz'altro provenire da speaker di livello e costo ben superiori.


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Si passa ad una incisione premiata con due Grammy Award e alla quale Stereophile ha attribuito il titolo di "migliore sinfonia no. 5 di Shostakovich del secolo". L'esecuzione è della Pittsburgh Symphony Orchestra diretta da Manfred Honeck. So che è del tutto inutile sottolineare agli appassionati la grande qualità con cui solitamente incide la Reference Recordings. Anche qui il suono, originariamente su SACD ibrido, fluisce naturale ma spesso. Ascoltiamo una esecuzione di una disarmante naturalezza, ma che al contempo garantisce presenza al suono, come se fossimo seduti in prima fila o - magari - nei posti che tanto ama Marco Cicogna, subito sopra all'orchestra, dove gli strumenti vicini suonano quasi come fossero accanto a te. La gamma bassa è presente ma non slabbrata e non si notano mancanze di articolazione. Il medio alto non appare tagliente. Tutto sembra rimanere al posto giusto. Il set dona alla scena una gradevole matericità.


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Gli ascolti, invero piuttosto piacevoli, continuano con brani anche di musica jazz e di vocalist. Gli speaker non si scompongono mai (forse merito anche del Boulder), macinano molti minuti di musica piacevole senza mai prestare il fianco a forzature o esaltazioni, donando ai presenti una interpretazione equilibrata ma espressa con carattere. Qualcuno si avvicina ad Igor per conoscerne il costo e conosciuto il quantum se ne sorprende.

Correggo la mia asserzione iniziale: la fascia di prezzo di riferimento è in effetti particolarmente agguerrita, ma non credo che questi speaker avranno difficoltà ad affermarsi in ragione del contenuto tecnico che portano con sé, del loro timbro e di un valore estetico in cui ebanisteria di pregio ed esclusività si fondono perfettamente quasi a voler confermare la gloriosa tradizione ultracinquantennale del marchio.

 

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