Jack Ryan | stagione 3 | la recensione
Mentre la Russia sta terminando il progetto per un’arma di provenienza irrintracciabile e invisibile ai radar, Jack Ryan viene incastrato proprio durante le sue indagini per sventare un diabolico piano in cui si vuole ricostituire l’Unione Sovietica e scatenare un terzo conflitto mondiale.
Mentre la Russia sta terminando il progetto per un’arma di provenienza irrintracciabile e invisibile ai radar, la NATO prepara la sua difesa in Repubblica Ceca. Quando il ministro della difesa russo, in visita nel paese per un dialogo, viene ucciso davanti agli occhi della presidente ceca si accende una tensione che rischia di portare a conseguenze estreme. Contemporaneamente, Jack sta indagando sul piano Sokol, iniziato nel 1969, che per come è stato pensato può innescare reazioni a catena di proporzioni enormi. Ma viene incastrato e costretto a continuare il suo lavoro in fuga da chi lo vuole morto e nascosto perfino dai suoi colleghi alla CIA. Così Greer si trova a dover collaborare suo malgrado con l’agente Elizabeth Wright per scagionare l’amico e allo stesso tempo inviargli informazioni utili a disinnescare la minaccia nucleare. Una volta trovato Mike, Jack inizia con lui una strenua caccia lungo tutta l’Europa, mentre i vertici russi vengono destabilizzati dall’interno per far sì che la guerra avvenga e che la responsabilità venga attribuita agli Stati Uniti.
La prima cosa che si nota nella terza stagione di Jack Ryan sono i tanti punti della storia in comune con l’attuale guerra in Ucraina. La sua produzione è iniziata nel maggio 2021 per cui la sceneggiatura, realizzata addirittura prima, non poteva prevedere l’escalation arrivata almeno un anno dopo. È sempre la Russia che cerca una scusa per scatenare un conflitto, e anche qui c’è la NATO di mezzo, sebbene il paese che rischia ritorsioni sia la Repubblica Ceca. L’idea di fondo è ancora quella che le grandi potenze non sono capaci di gestire i dettagli nei rapporti internazionali mentre un singolo uomo (americano, ça va sans dire) è in grado di sottrarre l’umanità a una terza guerra mondiale. Una volta accettato questo, lo spettatore può mettersi comodo ed entrare nel racconto da protagonista.
Il carisma di John Krasinski accanto a quello di Michael Kelly (conosciuto ai più per aver interpretato Doug Stamper, l’irreprensibile capo di gabinetto del presidente Francis Underwood nella travagliata e magnifica House of Cards) rendono tutto molto concreto, specialmente quando tra loro scorre anche della brillante ironia. Le loro dinamiche scene d’azione ben si intervallano coi flashback in cui viene consumato un orribile massacro di menti brillanti le cui responsabilità umane non verranno chiarite fino all’epilogo. E tra i vari comprimari spicca sicuramente il personaggio di Gocharov, grande vecchio della madre Russia, chiave di vari enigmi, che non è chiaro che strada abbia intenzione di percorrere e in favore di cosa o di chi. Da una parte c’è il nuovo ministro della difesa che cospira affinché rinasca la gloriosa Unione Sovietica e per farlo sarebbe capace di ogni bassezza. Dall’altra c’è una donna a capo di un paese che vorrebbe fare la cosa giusta cercando di rendere fiero un padre che l’ha sempre sostenuta e indirizzata e che proviene da un’esperienza lunga decenni nel campo politico. In mezzo ci sono i nostri, che tentano ogni strada percorribile per fermare la guerra e stabilire una verità difficile da svelare per tutta una serie di conseguenze che potrebbe scatenare, molte delle quali sono sepolte in un passato oscuro.
Oltre ai suddetti, torna il fidato James Greer, la versione in giacca e cravatta di Jack, battagliero fino allo spasimo, convinto sostenitore del fatto che ciò che è giusto prima o poi salterà fuori e avrà la meglio. Questa volta si troverà a fianco l’agente Wright, una donna combattuta tra il dare ascolto a lui piuttosto che ai vertici della CIA dei quali sarebbe bene seguisse gli ordini, anche se errati. Il loro confronto genera diversi buoni corto circuiti che muovono lo scorrere degli episodi con un ritmo ben alternato. Altro scambio interessante è quello tra Alena, la presidente ceca e sua padre Petr, anche lui figura esperta all’interno delle macchinazioni machiavelliche di chi pensa di rovesciare l’ordine mondiale. Un personaggio mefistofelico alle prese con una figlia convinta che il dialogo sia possibile e che cerca di restare sulla retta via nonostante non venga da molti ritenuta capace di tale ruolo, anche per il fatto di essere una donna.
Molto più politica delle precedenti, questa stagione mette in evidenza il potere ottenuto con sotterfugi che non porta altro che male. E per scardinarlo la giustizia non sembra sufficiente, almeno all’inizio. Oltre alla fotografia e al montaggio, anche stavolta ad alti livelli, che per una serie d’azione è tutt’altro che scontato, il buono di questo capitolo sta nella scrittura, nel fatto di non contrapporre due Paesi ma di cercare di farli collaborare per mantenere la pace con una volontà congiunta e una capacità di crederci fino in fondo che non può mai vacillare. Si sente forte la mancanza di due interpreti femminili come Abbie Cornish (stagione 1) e Noomi Rapace (stagione 2), non perché le protagoniste presenti qui non siano all’altezza ma perché manca un ruolo più centrato dedicato a una donna. Non sarebbe stato male se nella versione originale i dialoghi dei personaggi russi non fossero stati in lingua inglese, un peccato veniale che se non ci fosse stato avrebbe un po’ aumentato la credibilità. La prossima sarà l’ultima stagione di Jack Ryan, la produzione è iniziata nel febbraio 2022, con location tra cui Dubrovnik, in Croazia. Un’ottima scelta quella di concludere in sole quattro stagioni una serie dalle valide qualità tecniche, ben recitata e la cui sceneggiatura non si discosta mai troppo dagli eventi reali.
VALUTAZIONI
prima della visione
Aspettativa 7,5 Potenziale 8,5
dopo la visione
Intrattenimento 7,5 Senso 8 Qualità 8
Giudizio Complessivo 7,8
soglia d’attenzione
Scorrevolezza MEDIA Impegno MEDIO
Jack Ryan | stagione 3 (Tom Clancy's Jack Ryan)
thriller, spionaggio, azione, drammatico | USA | 21 dic 2022 | 8 ep / 52 min | Netflix
ideatori Carlton Cuse, Graham Roland
personaggi interpreti
Jack Ryan John Krasinski
Mike November Michael Kelly
James Greer Wendell Pierce
Elizabeth Wright Betty Gabriel
Luka Goncharov James Cosmo
Petr Kovac Peter Guinness
Alena Kovac Nina Hoss
Radek Breza Adam Vacula
Alexei Petrov Alexej Manvelov
Presidente Surikov Mikhail Safronov
Konstantin Vyatkin Anton Pampushnyy
critica IMDb 7,9 /10 | Rotten Tomatoes critica 6,9 /10 utenti 4 /5 | Metacritic critica 73 /100 utenti 6,4 /10
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Commenti (8)
-
Sono più che d'accordo anche questa volta con tutta la disamina ed il giudizio finale (che ci sia da preoccuparsi ? ) ?
La serie è scorsa via bella fluida e mi è personalmente piaciuta molto più della seconda, al pari della prima diciamo.
Se il livello si è rialzato, ben venga una quarta serie. -
Sto guardando la serie con piacere ma [I][U]occorre ammettere[/U][/I] che è il solito collage di luoghi comuni in cui l' Eroe, maschio-bianco-americano-reduce, salva il mondo dal male assoluto, che qui è tornato ad essere la Russia con la quale d' altro canto siamo in guerra (purtroppo la realtà supera la fantasia).
Naturalmente abbiamo a che fare con servizi deviati (un luogo comune perfino nella Storia Patria riscritta da certi giornali) mentre l' Eroe deve lottare contro i vertici ottusi ed in malafede dei servizi americani non meno che contro il nemico.
L' identificazione dei vertici burocratici dello stato come nemico da battere ci porta addirittura agli anni '90 quando Jovanotti cantava di un prete di periferia che va avanti nonostante il Vaticano -
Realismo zero. In questo era molto meglio il primo
Qui entrano in Russia in quattro con un elicotterino… vabbè -
Originariamente inviato da: fbadini;5229770Realismo zero. In questo era molto meglio il primo
Beh dai .. realismo ... è un prodotto di fantasia che prende spunto da clichè orai triti e ritriti .... non è mica un documentario della BBC ... capisco criticare, anzi, ben vengano, ma insomma ... bisogna anche parametrarsi con il prodotto che si ha per le mani e la sua fruizione -
Notoriamente il meccanismo di sospensione dell' incredulità (quello che fa accettare allo spettatore che Rambo abbatta un elicottero armato di solo coltello, per intenderci) si inceppa tanto più facilmente quanto più l'invenzione riguarda esperienze della comune vita quotidiana. Insomma lo spettatore è disposto a credere nei salti nell' iperspazio più facilmente che in una scena in cui l' eroe deve parcheggiare nella via dove lo spettatore abita e trova subito un parcheggio vuoto nell' ora di punta..
...l' autore che abbia studiato il manuale lo sa e lo evita... -
Vero, meglio della seconda decisamente.
L'ho trovata particolarmente avvincente, da vedere tutta d'un fiato.
Eroe maschio bianco? Beh, con l'inflazione delle eroine, ogni tanto un richiamo al canone può anche essere tollerato -
Sul genere (maschile o femminile) dell' Eroe: a mio avviso ha senso sottolinearlo qualsiasi sia stata la scelta degli autori / produttori) proprio perché oggi essi sono stati costretti a scegliere lì dove i loro predecessori non avrebbero potuto nemmeno volendo.
Chissà forse in futuro avrà senso specificare sul menù di volta in volta se la bistecca è di carne oppure no: nel momento in cui si rende possibile una scelta nasce l'esigenza di chiarire.