Kate | la recensione
Il film Netflix con Mary Elizabeth Winstead e Woody Harrelson racconta di una killer professionista che commette un errore fatale per la propria sopravvivenza. Con un ottimo inizio e qualche sbavatura, ma con una determinazione e forza assenti in altri prodotti simili di recente produzione.
Kate è una killer professionista con anni di esperienza alle spalle costruiti grazie alla dedizione del proprio mentore Varrick. Sempre impeccabile si trova costretta a uccidere un pezzo grosso della Yakuza davanti agli occhi della figlia che ne resta sconvolta. Tempo dopo, fallisce una missione importante e scopre di essere stata avvelenata in maniera irreparabile. Ma prima di morire decide di trovare il mandante del suo omicidio e sul suo cammino si imbatte proprio in Ani, la ragazzina cui aveva ucciso il padre.
Dopo l’americano Ava diretto da Tate Taylor e il francese Anna di Luc Besson, entrambi purtroppo dimenticabili, arriva sul piccolo schermo un nuovo thriller action che porta il nome della donna killer protagonista. Diretto da Cedric Nicolas-Troyan, esperto in effetti visivi e regista di Il cacciatore e la regina di ghiaccio del 2016, il film si concentra sul rapporto tra l’assassina e il proprio mentore, col corto circuito della ragazza inconsapevole di essere in credito con Kate. La Ramona coi capelli variopinti di Scott Pilgrim vs. the World per cui il protagonista aveva completamente perso la testa, è cresciuta e da femme fatale è diventata una killer precisa e spietata. Mary Elizabeth Winstead la descrive in maniera abbastanza canonica ma non per questo non efficace. Non mancano momenti d’ironia che ben si intersecano con il genere d’azione pura. Azione che viene resa molto bene grazie alle buone scene di combattimento ricche di forza così come quelle in auto piene di adrenalina.
– Penso che dovremmo accettare ciò che siamo ora. E tu lo sai Kate che noi siamo...
– ... strumenti.
Il montaggio è brillante ed efficace, particolarmente nei rapidi flashback iniziali che donano un’aura di essenzialità molto utile per snellire al massimo le linee temporali passate e sviluppare ed approfondire il discorso principale. Che mette a fuoco il rapporto tra Kate e Ani, la prima cresciuta e gestita da Varrick di cui non può che fidarsi ciecamente, la seconda che dopo la morte del padre viene seguita dalla famiglia malavitosa. Entrambe devono fare i conti con le persone che dovrebbero sostenerle, entrambe non sono, almeno all’apparenza, facili da tradire o ingannare. Il loro primo incontro è contrastato, Kate ha bisogno di Ani per trovare chi la vuole morta, cioè Kijima lo zio di quest’ultima, boss della mafia giapponese.
I tempi sono cambiati. Tu sei invecchiato. Io sono il futuro. Le cose ora sono diverse.
Essendo ambientato nel paese del Sol Levante, il film non manca di affrontare i temi dell’onore e dell’unità familiare tra i vari gangli della Yakuza. Così come è importante fare affari e gestirli in maniera appropriata, risulta altrettanto fondamentale la vicinanza tra membri dello stesso clan. Ma i più giovani mal digeriscono il potere esclusivo degli anziani e questo genera un conflitto, che non si mostra apertamente ma serpeggia tra le maglie dell’organizzazione creando squilibri imprevedibili. Allo stesso modo Kate è costretta a mettere in dubbio quello che è il suo padre spirituale, perché quando le manca la terra sotto i piedi sente che non può più affidarsi a nessuno tranne che a sé stessa, perché per non aver verificato perfettamente l’identità di un uomo non ha messo a rischio la sua professione ma la sua sopravvivenza. I due temi si incrociano quando lei incontrerà il suo carnefice e le loro motivazioni si mischieranno svelando un quadro ben diverso da quanto immaginato.
Guardando il film, il pensiero non può che correre al parallelo in versione femminile col Keanu Reeves di John Wick, coi giusti distinguo. Lì ci troviamo di fronte a un progetto imponente, sia in termini di costruzione coreografica, stilistica e di scrittura, qui c’è una discreta storia ben realizzata e recitata specialmente dalla protagonista e dal brillante Woody Harrelson, oltre che dal cast asiatico. Allo stesso modo, non siamo dalle parti della Charlize Theron di Atomica bionda (con cui Kate condivide una tra i produttori, Kelly McCormick). Ma piuttosto che pensare ai paragoni, è importante notare quanto questa pellicola mantenga comunque una dignità per le interessanti scenografie, la fotografia e soprattutto una sceneggiatura che non lascia spazio alla pietà verso nessuno dei personaggi.
Peccato per il calo di intensità verso il finale quando vengono smarrite le buone scelte di regia iniziali e si fa largo la parte più profonda della storia abbassando un po’ il ritmo, che proprio quando un film di questo genere si chiude, dovrebbe deflagrare col massimo della sua forza. Resta un buon intrattenimento privo di grandi pretese che verrà apprezzato da quanti cercano una narrazione lucida e lineare, che non si perde dietro ad artifici e miracoli, ma riflette sul senso della vita attraverso una protagonista che vuole conoscere tutta la verità nonostante il tempo a sua disposizione stia scadendo. Quasi come per ricomporre la propria esistenza e dare un senso a ciò che ha commesso, mettendo chi rischia di commettere i suoi stessi errori per inesperienza in una posizione superiore per poter vedere le cose da un’altra prospettiva e raggiungere la meritata salvezza.
VALUTAZIONI
Regia 7 Sceneggiatura 7,5 Recitazione 7
Fotografia 7,5 Musiche 6,5
Film 7
Kate
azione, drammatico, thriller | USA | 2021 | 107 min | Netflix
regia Cedric Nicolas-Troyan sceneggiatura Umair Aleem fotografia Lyle Vincent musiche Nathan Barr
personaggi interpreti
Kate Mary Elizabeth Winstead
Ani Miku Martineau
Varrick Woody Harrelson
Renji Tadanobu Asano
Kijima Jun Kunimura
Stephen Michiel Huisman
Jojima Miyavi
Shinzo Kazuya Tanabe
Kate teenager Amelia Crouch
Kate bambina Ava Caryofyllis
Kate giovane Gemma Brooke Allen
critica IMDB 6,3 /10 | Cinematografo nd | Rotten Tomatoes critica 5,1 /10 utenti 3,4 /5 | Metacritic critica 47 /100 utenti 6,3 /10
camera Sony CineAlta VENICE, Hawk V-Lite 1.3x Anamorphic Lenses | Sony CineAlta Venice, Panavision C- and T-Series Lenses | Sony CineAlta Venice, Panavision C-, T-Series, Super High Speed and Hawk V-Lite 1.3x Lenses (camera principale) | Sony CineAlta Venice, Panavision Super High Speed Lenses
aspect ratio 2,39 : 1
formato audio Dolby Digital
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Commenti (1)
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Visto proprio oggi... nonostante sono sempre critico verso film e serie, deve ammettere che è un film gradevole, ovviamente lontano da capolavori o filmoni che vanno visti e rivisti.
Consigliato, soprattutto se si adora il cyberpunk.
E l'audio, per esser un netflix, è valido.