The Hateful Eight
Dal 4 febbraio al cinema in digitale 4K e 2K, Hateful Eight è già in programmazione all'Arcadia di Melzo e al Teatro 5 di Cinecittà in formato 70mm, con 20 minuti in più rispetto alla distribuzione digitale e con l'esclusiva introduzione musicale del maestro Ennio Morricone, candidato all'Oscar 2016 proprio con questo film
Il film secondo Cineman
Veniamo ora al film. Inutile girarci attorno, la fuffa dell'artista non è arte ma fuffa, questo è ciò che penso dell'ultimo film di Quentin Tarantino. Che sia cronologicamente l'ottavo o il nono o decimo poco importa, non mi annoiavo così tanto dalla visione (quella vera) de “La corazzata Potëmkin”, perdonate il fantozziano parallelo ma ho fatto davvero fatica a superare indenne la battaglia contro una prima parte maledettamente soporifera. In un probabile delirio di onnipotenza Tarantino ha creato una debordante sceneggiatura infarcita di tonnellate di inutili dialoghi, uno tsunami di parole che investe lo spettatore ben oltre la prima ora e che ha messo a dura prova i nervi del sottoscritto.
Lo script assume l'aspetto di una (brutta) trasposizione di un'opera teatrale con dialoghi ridondanti, ripetitivi, noiosi e gonfiati a dismisura. Oltre il 90% del film è stato girato all'interno di un unico locale, la locanda dove i personaggi si incontrano, si conoscono, si studiano, chiacchierano tra menzogne e mezze verità distorte come in un racconto di Agatha Christie in perfetto stile “Dieci piccolil indiani”, dove si finisce quasi dimentichi che si tratti di un film western... Dopo una prima parte atrocemente ammorbante, lenta e pallosa, Tarantino da fuoco alle polveri, innesca la miccia attraverso un paio di drammatici antefatti che semineranno distruzione e morte, fiumi di sangue e una pioggia di efferatezze che non risparmiano nulla alla fantasia gore del suddetto, con tanto di collaborazione nientemeno che del maestro di make-up effect Greg Nicotero (“The Walking Dead”, ma la lista sarebbe lunghissima).
Poco mi ha sorpreso scoprire che nonostante la pesante viratura horror il film sia visionabile privo di divieto censorio (!). Più passa il tempo, più li si ascolta e più gli avventori della locanda invece che cowboy sembrano un'accozzaglia di petulanti comari che devono in primis ammazzarlo il tempo (e purtroppo anche lo spettatore), che si parlano addosso a ripetizione, senza limiti, senza che qualcuno si sia guardato di battere il tempo, di segnalare che si stava andando davvero oltre misura di chiacchiera.