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Pagina 1 - Sinossi e anteprima in 70mm all'Arcadia
Nell'innevato Wyoming una diligenza tenta di sfuggire a una tempesta. A bordo la giovane assassina Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh) e lo spietato cacciatore di taglie John Ruth (Kurt Russel) che l'accompagna a Red Rock per essere impiccata e incassare la pingue taglia. Dopo avere caricato a bordo con riluttanza un altro bounty killer, l'afroamericano Marquis Warren (Samuel L. Jackson) ex maggiore nordista, e il bieco Chris Mannix (Walton Goggins ) che afferma di essere il nuovo sceriffo del paese, con l'approssimarsi della notte i viaggiatori fanno tappa obbligata presso una sperduta locanda tra le montagne. Al suo interno trovano degli sconosciuti, tutti di diversa provenienza e con una diversa storia ma qualcuno mente sulla propria identità.
C'eravamo anche noi l'altra sera all'evento organizzato da Arcadia Cinema di Melzo, proiezione a inviti per il primo passaggio in italiano del film di Tarantino versione 70 mm, dopo il matinée in lingua originale dedicato ai giornalisti. Stavolta il privilegio della sala Energia - e di coloro che da oggi assisteranno al film in tale edizione - (sicuramente fino a fine febbraio), in anticipo analogico rispetto alla controparte digitale, non è solo legato alla presenza della pellicola e al suo grande formato ma alla differenza di durata, 188 minuti contro i 168 della digitale, esclusiva introduzione musicale del maestro Ennio Morricone (candidato all'Oscar 2016) con relativa overture oltre a interruzione tra primo e secondo tempo di 12 minuti.
Entrando in sala abbiamo trovato una bella brochure-ricordo in lingua inglese come era uso dare agli spettatori in occasione dei kolossal americani 70 mm, stampata da Arcadia Cinema con utili informazioni tecniche sul rinnovato impianto (nuovo schermo, ancora più grande e nuovo sistema audio Meyer Sound) che sarà ultimato dopo la fine della programmazione del film di Tarantino. Per Hateful Height - che ha una colonna sonora in formato 5.1 - il sistema installato è già più che adeguato.
Dopo l'ultimazione del sistema, ci sarà sicuramente un'inaugurazione dopo la quale analizzeremo la sala in ogni dettaglio. Nel corso dell'intervallo è stato possibile rifocillarsi con un gustoso buffet. Una cornice di tutto rispetto all'interno del 'tempio' del cinema italiano ed europeo (cui speravamo Tarantino stesso potesse partecipare), ma il film?
Pagina 2 - Il formato 65mm Panavision e la distribuzione ui Il film è stato girato interamente in pellicola, utilizzando negativi da 65mm a scorrimento verticale a 5 perforazioni per fotogramma. Il rapporto d'aspetto nativo del negativo è di 2,20:1 ma grazie all'utilizzo di aggiuntivi anamorfici 1,25x, il rapporto d'aspetto viene espanso fino a 2,76:1 come non si faceva da molto tempo (ad esempio con “Ben-Hur”, nel 1959). Non discuteremo in questa sede sulla necessità di utilizzare aggiuntivi anamorfici in luogo di un leggero crop verticale, oppure delle attuali possibilità (e costi) del digitale rispetto al 65mm a 5 perforazioni.
Ci limitiamo a sottolineare che il formato 65mm a scorrimento verticale (a 5 perforazioni), utilizzato per questo film, è molto diverso da quello IMAX a 15 perforazioni, usato ad esempio per alcune sequenza di Interstellar. La pellicola in sé è proprio la stessa ma lo scorrimento orizzontale del sistema IMAX e l'aumento delle 15 perforazioni per la larghezza del fotogramma, permettono un aumento della superficie (quindi della risoluzione) fino a circa 3 volte rispetto all'area di un 65mm a 5 perforazioni.
L'immagine qui in alto si riferisce alle differenze tra i diversi formati in pellicola in 35mm e 65mm ed è tratta dal nostro articolo su Interstellar, disponibile a questo indirizzo. Lo schema dovrebbe rendere molto bene l'idea delle differenze in risoluzione. In ogni modo, se il 35mm vale "1", allora il 65mm a 5 perforazioni vale "3" e il 65mm IMAX a 15 perforazioni vale "9" rispetto al 35mm e "3" rispetto al 65mm a 5 perforazioni. Il film è stato poi distribuito sia in formato 70mm, sempre a 5 perforazioni, e poi anche in digitale. In questo caso, segnaliamo che in Italia, oltre alla pellicola in 70mm visibile solo a Melzo, Bologna e Roma (i particolari in coda, nell'ultima pagina), sono presenti ben 2 DCP, uno a risoluzione 4K e un altro a risoluzione 2K. Vista la retro-compatibilità di un DCP 4K anche con i server più obsoleti, non si capisce la necessità di dover creare due differenti DCP.
Segnaliamo comunque che il DCP a risoluzione 2K, ha un "peso" complessivo di 130GB e quindi un bitrate medio di circa 105 Mbps. La versione a risoluzione 4K ha invece un peso complessivo di 205GB e un bitrate medio di 165 Mbps. Visto lo spazio a disposizione e considerato che i dischi rigidi per la distribuzione sono da almeno 500GB, non si capisce il perché non sia stato sfruttato il bitrate massimo per la compressione in JPEG2000, soprattutto per la versione a risoluzione 2K. Abbiamo girato queste due domade (bitrate e doppio DCP) a "Lo Specchio Digital S.r.l." che si è occupato della realizzazione del DCP ma si sono trincerati dietro un sacrosanto accordo di riservatezza con Rai. ADDENDUM Segnalo questa pagina in cui il buon Alessandro Minelli, attraverso e-duesse.it, riesce a strappare una risposta ufficiale a 01 Distribution. L'epilogo è quantomeno sconfortante e mi vede pienamente d'accordo con Minnelli: probabilmente avrebbero fatto meglio a rimanere in silenzio. In questo caso la dicotomia "pubblico-spreco" sembra ancora una volta confermata. Chissà se la produzione sia effettivamente a conoscenza di questa storia... Tornando alle note tecniche, le camere utilizzate sono Arriflex e Panavision, mentre il direttore della fotografia è ancora una volta Robert Richardson (nell'immagine qui in alto, vicino ad una camera Panavision) che ha fotografato gli ultimi quattro film di Tarantino: Django Unchained, Bastardi Senza Gloria, Kill Bill vol 1 e vol 2: Richardson è anche il direttore della fotografia preferito da Oliver Stone e Martin Scorsese e ha partecipato ad alcuni dei più bei film degli ultimi 30 anni. Pagina 3 - Il film secondo Cineman
Veniamo ora al film. Inutile girarci attorno, la fuffa dell'artista non è arte ma fuffa, questo è ciò che penso dell'ultimo film di Quentin Tarantino. Che sia cronologicamente l'ottavo o il nono o decimo poco importa, non mi annoiavo così tanto dalla visione (quella vera) de “La corazzata Potëmkin”, perdonate il fantozziano parallelo ma ho fatto davvero fatica a superare indenne la battaglia contro una prima parte maledettamente soporifera. In un probabile delirio di onnipotenza Tarantino ha creato una debordante sceneggiatura infarcita di tonnellate di inutili dialoghi, uno tsunami di parole che investe lo spettatore ben oltre la prima ora e che ha messo a dura prova i nervi del sottoscritto. Lo script assume l'aspetto di una (brutta) trasposizione di un'opera teatrale con dialoghi ridondanti, ripetitivi, noiosi e gonfiati a dismisura. Oltre il 90% del film è stato girato all'interno di un unico locale, la locanda dove i personaggi si incontrano, si conoscono, si studiano, chiacchierano tra menzogne e mezze verità distorte come in un racconto di Agatha Christie in perfetto stile “Dieci piccolil indiani”, dove si finisce quasi dimentichi che si tratti di un film western... Dopo una prima parte atrocemente ammorbante, lenta e pallosa, Tarantino da fuoco alle polveri, innesca la miccia attraverso un paio di drammatici antefatti che semineranno distruzione e morte, fiumi di sangue e una pioggia di efferatezze che non risparmiano nulla alla fantasia gore del suddetto, con tanto di collaborazione nientemeno che del maestro di make-up effect Greg Nicotero (“The Walking Dead”, ma la lista sarebbe lunghissima). Poco mi ha sorpreso scoprire che nonostante la pesante viratura horror il film sia visionabile privo di divieto censorio (!). Più passa il tempo, più li si ascolta e più gli avventori della locanda invece che cowboy sembrano un'accozzaglia di petulanti comari che devono in primis ammazzarlo il tempo (e purtroppo anche lo spettatore), che si parlano addosso a ripetizione, senza limiti, senza che qualcuno si sia guardato di battere il tempo, di segnalare che si stava andando davvero oltre misura di chiacchiera.
Pagina 4 - La visione in 70mm in sala Energia
Dopo una breve anticipazione di quello che sarà possibile ascoltare in Dolby ATMOS, quando sarà ultimata l'installazione del sistema audio Meyer Sound, la visione sull'immenso schermo della sala Energia ha offerto un meraviglioso colpo d'occhio iniziale, seguendo il viaggio della diligenza nel bel mezzo di un gelido inverno ma già dalle prime inquadrature all'interno di essa, in uno spazio a dir poco angusto, non ho potuto non notare lembi di immagine invasi da eccessi di luce (probabilmente proveniente dall'esterno), condizione di cui ci si potrebbe accorgere anche all'interno della famigerata taverna dove nella seconda parte si assiste a una mattanza e ad atti di indicibile violenza che raccontano 'cosa un uomo è in grado di fare a un altro uomo' (si, proprio come diceva Shia LaBeouf in “Fury”). E pensare che Robert Richardson è candidato all'Oscar 2016. Al di là di alcune incertezze, la qualità d'immagine è molto elevata, sia in termini di dettaglio che come contrasto e ricchezza di sfumature, con "neri" nettamente più profondi rispetti al miglior proiettore con tecnologia DLP ma senza impensierire le migliori soluzioni con HDR. I primi piani, con lenti movimenti di macchina, esaltano la risoluzione che è elevatissima, anche se negli interni la presenza di grana è ben visibile. Nei pochi minuti in esterna, complice l'adozione di pellicola a bassissima sensibilità, il dettaglio cresce ulteriormente, donando ad alcune inquadrature una risoluzione ancora più elevata. Eccellente anche l'audio, anche se codificato soltanto in formato 5.1, specialmente nelle azioni più concitate, merito sicuramente del rinnovato impianto con diffusori Meyer Sound. Dal prossimo 4 febbraio, il film sarà proiettato anche in digitale e all'Arcadia di Melzo sarà possibile quindi un confronto diretto, tra la visione in pellicola 70mm e quella attraverso un proiettore digitale. Segnaliamo che a Roma, all'interno del "Teatro 5" di Cinecittà, è stata realizzata una sala da 888 posti disposti a gradinata e proiezione su schermo da 21m x 8m (la metà dell'area rispetto allo schermo in sala Energia a Melzo), con spettacoli anche in lingua originale. Il film sarà in proiezione in pellicola in 70mm anche alla Cineteca di Bologna, nella Sala Officinema/Mastroianni. A Cinecittà il film sarà in programmazione in 70mm fino al 28 febbraio mentre all'Arcadia di Melzo, la programmazione potrebbe spingersi anche fino alle prime due settimane di marzo. Per maggiori informazioni: www.arcadiacinema.com - www.01distribution.it - www.cinetecadibologna.it La pagella secondo Cineman
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