La Tigre Bianca 4K HDR | la recensione

Fabrizio Guerrieri 29 Gennaio 2021 Cinema, Movie e Serie TV

4K, Dolby Atmos e Dolby vision per il film interpretato e prodotto dalla superstar indiana Priyanka Chopra Jonas, che racconta senza alcuna pietà di un ragazzo semplice cresciuto in povertà che ambisce a una vita migliore, per la quale sarà disposto a qualsiasi gesto, anche il più estremo


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Bangalore 2010. Un imprenditore indiano scrive una lettera al primo ministro cinese in cui riassume la storia della sua vita. Delhi, 2007. Balram lascia lo slum in cui vive per cercare fortuna nella grande città. Trova lavoro presso la ricca famiglia dell’ex proprietario del villaggio da cui proviene, facendo da autista per suo figlio Ashok e da tuttofare in casa. Quando tutto sembra scorrere naturalmente, la moglie di Ashok, Pinky, ubriaca alla guida investe un passante e le cose iniziano a precipitare verso un abisso fatto di sopraffazione da un lato e profondo risentimento dall’altro. Il desiderio di riscatto di Balram diventa il suo unico obiettivo, per il quale sarà disposto a fare qualsiasi cosa.


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Tratto dall’omonimo romanzo bestseller dello scrittore e giornalista australiano-indiano Aravind Adiga vincitore del prestigioso Booker Prize nel 2008, La tigre bianca affonda i denti nella cultura del paese asiatico senza alcuna pietà. L’economia indiana è quella con la più forte espansione dell’intero continente (un PIL di 3,9 trilioni di euro al 2019) ma con un salario medio di 2225 euro l’anno, cioè 185 al mese procapite. Non è un caso se Bollywood è una delle industrie cinematografiche più produttive al mondo, sebbene le storie che crea non abbiano la stessa esportazione di quella da cui prende il nome. Ed è proprio di questo che La tigre bianca tratta indirettamente.


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Il desiderio di essere un servitore mi era stato inculcato, mi infestava il sangue.
Le immagini che ci mostrano il protagonista da piccolo, ci raccontano di un bambino dotato di grande intelligenza, desideroso di apprendere, che però non ha accesso a una giusta istruzione. Durante la sua crescita è costretto ad affrontare problemi enormi come la perdita prematura di un padre amorevole ma impossibilitato a far condurre una vita dignitosa a suo figlio. Oltre che del sistema e del suo apparente destino, Balram è schiavo anche della propria famiglia. È sua nonna a decidere ogni cosa, persino quale sarà la donna che dovrà sposare. Nonostante tutto, il suo sorriso sembra impossibile da scalfire, come se la voglia di migliorare la propria condizione sociale lo guidasse come un faro che non si oscura mai. Almeno all’inizio. Perché più subisce angherie di vario genere, più la sua rabbia interiore viene alimentata e tenuta nascosta, come un vulcano pronto a eruttare in qualunque momento.


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L’imprenditore indiano dev’essere onesto e corrotto, cinico e credente, subdolo e sincero, tutto allo stesso tempo.
Una volta giunto a Delhi la sua anima inizia a corrodersi, lentamente. Assiste alla corruzione che i suoi padroni perpetrano in favore di questo o quell’altro politico, a seconda delle convenienze del momento. La deputata socialista che vedeva sui manifesti fin da piccolo, una volta conosciuta direttamente si rivela tutt’altro che integra. Nonostante Ashok, il figlio del padrone, lo tratti bene inizialmente, aiutato da una buona cultura progressista e da una moglie altrettanto illuminata con cui ha vissuto negli Stati Uniti, le cose prendono una piega diversa quando una fatalità mette le posizioni dei tre giovani sotto un’altra luce: il servo continua a servire, seguendo la stessa linea di compromessi e soprusi subiti, il figlio del padrone si mostra del tutto inerme mentre sua moglie, fino allora animata da uno spirito di giustizia e uguaglianza, si sottrae alla legge grazie alle macchinazioni del suocero che lei disprezza profondamente. Attraverso questo stravolgimento che fa venire a galla le contraddizioni della scala sociale, tutto inizia a crollare e Balram usa questa distruzione a suo vantaggio.


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Hai cercato la chiave per anni, ma la porta è sempre stata aperta.
La voce fuori campo del protagonista ci porta dentro le sue ossessioni, la sua rabbia repressa e la sua resistenza strenua, la sua corsa verso un futuro ignoto, che lui invece vede chiaramente, fatto di qualunque abominio che lo porti a emergere da un’esistenza uguale a quella di milioni di altri uomini e donne del suo Paese che non sono padroni neanche di sé stessi. Sembra l’essere più dolce del mondo ma si scopre cinico e spietato, fino alla trasformazione nella belva che dà il titolo alla pellicola, cui il suo maestro di scuola lo aveva paragonato per evidenziare il suo essere raro, diverso, unico. Ma che porta con sé anche una grande fierezza e una pronta ferocia.


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L’unico neo del film è nel finale un po’ frettoloso. La nuova vita di Balram ha molti lati che vorremmo conoscere più a fondo, fino a vederlo, perché no, in tarda età a tirare le somme di ciò che è stato. Il regista Ramin Bahrani ha dichiarato che il lavoro sul romanzo originale è stato notevole. La riduzione di un’opera tanto potente lo ha impegnato duramente: “La parte più difficile è stata tagliare, dal momento che amo così tanto il libro. Ma quando ho inserito tutto nella sceneggiatura, è arrivata a 200 pagine! Aravind (Adiga, lo scrittore del romanzo, ndr) mi ha donato una miniera d'oro, rinunciare ad alcune scene non è stato affatto facile.


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Quando la superstar Priyanka Chopra Jonas, che nel film interpreta Pinky, ha scoperto su Twitter che era in corso un adattamento cinematografico del romanzo si è subito proposta per finanziare il film, divenendo uno dei produttori esecutivi. “Il libro ha avuto un profondo effetto su di me. Mi ha messo a disagio e mi ha fatto pensare a una parte del mondo a cui ci desensibilizziamo. Quando l’ho letto, sono rimasta affascinata dalla prospettiva che aveva la narrazione. La rappresentazione della storia dell’ambizione grezza e la misura cui si arriverà per raggiungere i propri obiettivi è avvincente.


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Il regista ha ceduto i diritti a Netflix dall’inizio della produzione sostenendo che “ha un appetito per le storie globali, per le voci che non sono tipicamente rappresentate dietro o davanti a una macchina da presa”. Una storia che merita la visione per la determinazione con cui è stata portata sullo schermo e per quella che il protagonista dimostra dall’inizio alla fine. Un uomo che non avendo niente da perdere racconta le sue belle speranze e mostra il suo essere umano nelle opposte accezioni che la parola contiene.


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Nota tecnica a cura di Emidio Frattaroli
La Tigre Bianca merita un'attenta visione anche per l'alta qualità audio e video, quasi 'insensibile' al misero bitrate di Netflix. La produzione ha scelto ancora una volta le strepitose camere Arri Alexa LF e Alexa Mini LF, con sensore 'large format' full-frame a risoluzione 4,5K e formato di registrazione ARRI RAW 4,5K. Ancora una volta, pulizia e dinamica delle Arri LF vengono sfruttate a dovere, stavolta dall'italianissimo Paolo Carnera (Gomorra - La Serie, Suburra). Segnalo per la color corection Tim Stipan (Greatest Showman, Deadpool, Ozark) che sembra aver mediato abbastanza bene tra il 'Netflix style', quasi rinnegando i colori sovra-saturi di 'Bollywood'. Ho visionato il film su un Panasonic HZ2000 tarato 'a spada', sfruttando sia la codifica in Dolby Vision che quella Dolby Atmos, quest'ultima soltanto per la versione in lingua originale inglese.


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VALUTAZIONI

Regia 6,5 Sceneggiatura 7,5 Recitazione 7,5
Fotografia 8 Musiche 7
Film 7

La Tigre Bianca (The white tiger)
drammatico | USA, India | 2021 | 126 min | Netflix

regia Ramin Bahrani sceneggiatura Ramin Bahrani basata sull’omonimo romanzo di Aravind Adiga fotografia Paolo Carnera musiche Danny Bensi, Saunder Jurriaans

personaggi interpreti
Balram Halwai Adarsh Gourav
Pinky Madam Priyanka Chopra Jonas
Ashok Rajkummar Rao
proprietario del villaggio, padre di Ashok Mahesh Manjrekar

critica IMDB 7,2 /10 | Rotten Tomatoes 7,3 /10 | Metacritic 76 /100

camera Arri Alexa LF, Zeiss Supreme Prime Lenses | Arri Alexa Mini LF, Zeiss Supreme Prime Lenses
formato D-Cinema | Ultra HD
aspect ratio 2,35 : 1

 

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