High End Munich 2022: Audio Group Denmark
Audio Group Denmark ha estratto il suo coniglio dal cilindro. Gli speaker bookshelf M-1 pur essendo belli e poco ingombranti esibiscono un suono grande, come fossero dei tower di ben altre dimensioni e non si scompongono all'aumentare del volume. Se vi ho incuriosito, date un'occhiata qui sotto!
Sì, sì, lo so. Nell'introduzione al High End 2022 avevo affermato che era al limite del ridicolo designare il miglior set nell'ambito di una esibizione multiforme e ricca di opzioni interessanti qual è quella di Monaco. Aggiungo che non possono che essere valutati negativamente il poco tempo che hanno a disposizione i giornalisti e i visitatori per valutare un impianto e le incognite assolute quali il programma suonato in quell'esatto momento, il trattamento acustico della sala, la disposizione delle persone che la occupano, la totale mancanza di controllo su una alimentazione di rete utilizzata da enne utilizzatori contemporaneamente e così via. E quindi, quanto meno per averlo scritto in apertura del reportage, non posso cadere in errore proprio sul punto.
Non dirò, quindi, che questa sala fosse la migliore della mostra, dopo aver visto e ascoltato ogni ben di Dio, ma certamente mi ha colpito in modo piuttosto insolito in quanto riluceva (o forse risuonava?) di vita propria. Non mi faccio certo un vanto di esserci entrato per caso, ma una volta richiusa la porta alle spalle ho almeno mostrato quell'acume professionale minimo utile a rendersi conto di essere di fronte ad un mondo nuovo in cui si udiva musica che sembrava provenire da grandi speaker tower, mentre in sala ce n'era solo una coppia piuttosto smilza: altoparlanti compatti, bookshelf eleganti che esibivano un design delle paratie laterali fortemente convergente, via via sempre più affilato dalla frontplate alla parte posteriore. Una impressione sonora analoga a quella avuta molti anni fa, sempre a Monaco, nello stand di un produttore francese, in cui compatti speaker tower esibivano una sonorità scollegata dalle leggi della fisica: ma quella è un'altra storia. Tant'è: in decenni di ascolti e pellegrinaggi in tutto il mondo le eccezioni a quella che un po' boriosamente chiamiamo fisica (senza forse saperne abbastanza) sono state infrante due volte sole!
Dopo un primo, piuttosto stupefacente ascolto, sono entrato una seconda volta nella sala, trascinando con me a forza il nostro fotoreporter Claudio Smareglia (delle cui orecchie mi fido più che degli occhi, senza che questo debba essere scambiato per un appunto, visto che è tutt'altro!) come fanno i vecchi rimbambiti per avere conferma di aver visto e udito bene qualcosa di apparentemente incredibile, ma per fortuna anche lui ha poi confermato la diagnosi: eravamo di fronte ad un unicum. L'insorgenza della mia demenza, solo per ora, sembra rimandata.
Anche se è difficile iscriversi al loro "official group" su FB rispondendo onestamente sul fatto che non si dispone di alcuno dei device dei tre marchi (mi è parso come una sorta di circolo chiuso e piuttosto esclusivo riservato agli acquirenti), sono comunque riuscito a sapere qualcosa di più sulla storia di questi teodofori dell'innovazione.
Nel titolo parlo di un vero e proprio ecosistema, in quanto l'Audio Group Denmark è giunto al punto da essere autosufficiente e costruirsi tutto da sé: hanno iniziato con i cavi, l'alimentazione, l'infrastruttura di rete e i prodotti per il controllo della risonanza grazie al brand Ansuz, hanno continuato con le elettroniche a marchio Aavik, hanno completato l'opera con gli speaker BØRRESEN (senza dimenticare Axxess Acoustics). Come spesso capita, non si tratta di marchi venuti dal nulla, anzi! I fondatori di Raidho Acoustics, Lars Kristensen (Nordost) e il designer Michael Borresen, come detto hanno partorito prima Ansuz Acoustics e Aavik Acoustics, poi anche BØRRESEN ACOUSTICS, che ha per l'appunto completato l'ecosistema e sancito il divorzio da Raidho. Il risultato è stato BØRRESEN ACOUSTICS ApS (appartenente alla Upper Level Holding ApS), una azienda sita ad Aalborg, in Danimarca, con circa 40 dipendenti, dai cui grafici economici - come avvenuto più in generale in tutto il comparto audio - si evince nel recente passato una episodica flessione dovuta alla pandemia Covid, dal mio punto di vista correlata al fatto che prodotti anche esteticamente belli come questi non si possono comprare sulla carta, senza poterne valutare con attenzione e tempo adeguati le eccellenti prestazioni musicali.
A mero titolo esemplificativo, riporterò qui di seguito solo alcune delle innovative tecnologie adottate dal gruppo. Driver del mediobasso con un decimo della induttanza della concorrenza grazie all'eliminazione del ferro dal motore magnetico dei driver e all'adozione di pregiati cestelli in zirconio (dal costo industriale di 4.000€ l'uno), tweeter a nastro con una massa mobile ridottissima per favorire una risposta al segnale pressoché immediata e dischetti smorzarisonanze lavorati in titanio, anodizzati, con 6 sfere interne e tre strati solidi. Disponibilità di due step ulteriori rispetto al prodotto base, la Cryo edition (i metalli utilizzati nei driver subiscono un trattamento criogenico della durata di 3 giorni), e la Silver edition (gli anelli dei poli magnetici in rame vengono sostituiti con anelli in argento). Sarebbe quindi forse interessante riuscire a visitare gli stabilimenti del gruppo, per poter approfondire caratteristiche costruttive oggettivamente così innovative, che concorrono a creare il miracolo sonoro cui abbiamo assistito: un fatto davvero insolito per una industria che sembra(va) aver ormai espresso tutto il suo potenziale tecnico ed enormemente ridotto la sua capacità di proporre strade diverse.
Sempre arduo, poi, è capire quanto possa incidere nella performance complessiva che ha indubbiamente del magico la sinergia dei componenti e quanto, come spesso accade, questa debba essere principalmente attribuita alla voce degli speaker, ma un aspetto del genere, nei 5 minuti che prevede il mio format, era davvero impossibile approfondirlo.
Così come certe casse onnidirezionali devono utilizzare un programma mirato, essere posizionate in un modo preciso e suonare in un ambiente dotato di pareti riflettenti per poter magnificare le loro caratteristiche precipue di grande spazialità, dalle indicazioni del costruttore emerge la necessità di posizionare questi diffusori ad una grande distanza l'uno dall'altro (almeno 3 metri), estremamente a ridosso delle pareti laterali (15-50 cm), affinché possano esprimere il meglio di sé.
I pochi minuti di ascolto concessi dal nostro format inevitabilmente espongono il recensore ad una visione parziale e non sempre probante della resa sonora del set, ma la verità dei fatti ha previsto che questo momento cadesse nell'ultimo pomeriggio dello show monacense, quando alcuni boot stavano già sbaraccando; proprio nel mentre in cui Lars Kristensen, invece, non solo era ancora al lavoro ma accettava anche di farmi riascoltare con Claudio ed altre persone presenti in sala la straordinaria resa offerta dalle BØRRESEN M-1 di Vini Vici (& Pixel) Anything & Everything, che avevo già udito con sorpresa qualche ora prima nella stessa sala. In questo brano sintetico, prelevato in tempo reale dalla rete quindi non in edizione speciale, particolarmente incredibile appariva la gamma medio bassa che mostrava una estensione in basso (lo speaker di targa giunge fino ai 50 Hertz, anche se non viene precisato con che tolleranza) apparentemente fuori portata per speaker di dimensioni così compatte, al contempo non solo non impastando il suono, ma mostrando anche notevoli capacità di articolazione. I due eleganti speaker avevano improvvisamente trasformato la sala, peraltro solo lievemente trattata, in una discoteca audiophile ad alto SPL. Impossibile giudicare la corretta transizione tra tweeter e mediobasso, ma l'ascolto nel suo insieme appariva davvero stupefacente.
Lo speaker è composto da un tweeter a nastro planare e un driver per mediobassi da 114 mm (4,8'), ha una sensibilità di 86dB e una impedenza di 6 Ohm: vengono forniti i piedini antirisonanza e il supporto dedicato. Certo appare un esercizio non infrequente per gli ovvi vantaggi che comporta, ma sempre piuttosto arduo, provare a coniugare un tweeter a nastro con un medio basso dinamico in un compatto speaker bookshelf come è stato fatto con queste M-1: migliora senz'altro il WAF ma, al di là delle prime impressioni, certi limiti prima o poi emergono chiaramente ed in modo inequivocabile. Non in questo caso, però: anche all'aumentare del volume la voce non si scomponeva e la musica fluiva naturalmente vigorosa.
In generale i materiali utilizzati per tutti i loro prodotti appaiono piuttosto sofisticati e scelti in base alla filosofia del "tutto suona" (nel senso di ogni singolo componente costruttivo che ne fa parte). In sala veniva utilizzato lo streamer Aavik S-580 e il nuovo integrato in classe A da 200 Watt su 8 Ohm I-880 sviluppato insieme al designer di Gryphon Audio, Flemming Erik Rasmussen, che ora collabora con Aavik. Giorni fa ho scritto a Lars Kristensen per avere maggiori informazioni sulle restanti elettroniche, ma la sua risposta, al momento in cui scrivo, non ha ancora fatto in tempo a pervenirmi. In sala gli chiesi informazioni sull'amplificazione e mi rispose che funzionava in classe A, quindi lavora senza mai switchare in B, e poteva esibire un un dumping factor di 16.000, ottimo per un puntuale controllo della gamma bassa. È supponibile che in sala erogasse molti Watt, giovandosi dell'impedenza media di 6 Ohm degli speaker che solitamente determinano un aumento di erogazione della sezione amplificatrice rispetto ad analoghi ad 8 Ohm, indirettamente utile anche a compensare il fatto che non siamo di fronte a campioni di sensibilità.
Ed ora veniamo al conto, argomento prosaico trattandosi delle M-1. Non siamo di fronte ad altoparlanti economici, questo lo avrete ormai ben capito, e per gli enunciati problemi di comunicazione non sono riuscito ad ottenere un listino preciso: i prezzi che appaiono in rete, peraltro, appaiono piuttosto altalenanti. Per i soli speaker si tratta comunque di un importo di svariate decine di migliaia di euro (se ho ben captato, circa 99.000), peraltro a mio avviso idealmente giustificabili in relazione al lavoro di un comparto R&D unico al mondo e soprattutto al risultato finale.
Mi auguro davvero che riuscirete ad ascoltarli, per convincervi della notevole qualità del prodotto.
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