Roma hi-fidelity 2019: parte 6
Continua puntuale il nostro reportage della kermesse romana sull'alta fedeltà, con le salette di Tecnofuturo - distributore Gold Note, Diapason, Wharfedale e Audiolab - e anche della saletta di HiFi D'Agostini con Dynaudio, Hegel, Kef, Cyrus e The Chord Company
HiFi D'Agostini/Hifight - Dynaudio, Hegel (Kef, Cyrus, The Chord Company)
Lo storico punto vendita romano Hi-Fi D'Agostini di Via Prenestina (che assomma oltre mezzo secolo di esperienza nel settore) e il distributore plurimarchio Hifight di Padova hanno installato all'Hi-Fidelity un'ampia sala davvero degna della loro fama, nella quale si sono avvicendate con una certa frequenza dimostrazioni e presentazioni di prodotti che sono risultate particolarmente apprezzate dai visitatori e che hanno tenuto sempre occupate le numerose sedute presenti, solo in parte - probabilmente - per il leggiadro lavoro di due gentili e pazienti "buttadentro" che si erano strategicamente posizionate all'ingresso.
Entrati nello stand, piuttosto che trovare (come spesso avviene) prodotti e device abbandonati con nonchalance su banchetti posti a lato sala (come se potessero illustrarsi da sé), si veniva invitati a partecipare alle sessioni di ascolto ed approfondimento dei componenti del set: questa iniziativa, oltre a rappresentare un efficace veicolo promozionale, ha costituito indubbiamente anche una puntuale fonte di informazioni tecniche a tutto vantaggio dell'arricchimento del bagaglio di conoscenze dei fortunati visitatori.
Nel corso delle giornate si è avvicendato un piccolo esercito di preparati mediatori tecnologici e musicali: Alessandro D'Agostini (come evidente, di D'Agostini Hi-Fi), Fabrizio Iachini (Product manager di Hifigth), Andreas Sveen Bjørnstad (International sales manager di Hegel) e Martin Cobb (International sales developer di The Chord Company). Trattando di aspetti sempre diversi del set, per ben tre volte sono tornato con piacere nella sala. Il set era composto da un PC "sorgente" che streammava da Roon e da Tidal o pescava da musica residente collegato via USB all'apprezzatissimo ampli integrato top di gamma di Hegel, l'H590 (11.000€).
C'erano poi un esemplare dei nuovi CD Hegel Mohican (€5.400), con cavi del marchio britannico in attività da ben 35 anni The Chord Company, modelli Signature (234€-2.802€) e Sarum T (571€-4.671€). Nel rack erano anche presenti un giradischi MoFi Ultradeck + M (2.899,00€, inclusa la testina MasterTracker MM che da sola costerebbe 849€, vincitore del premio EISA Best product 2019-2020 nella categoria turntable) e un Cyrus Phono Signature (1.990€). Gli speaker del set erano il modello "compatto" da pavimento di Dynaudio, le Confidence 30 (21.000€), presentate a Roma in anteprima.
Partiamo proprio da queste ultime. Rompendo con il passato, la Confidence è divenuta la linea di punta della danese Dynaudio poiché garantisce una resa migliore della precedente serie Evidence, che sinora costituiva il top di gamma. Solo dopo un anno dalla presentazione dei prodotti è iniziata la messa in produzione della serie, in quanto il tempo intercorso è stato proficuamente utilizzato per realizzare un affinamento delle qualità tecniche e per completare una rigorosa messa a punto delle prestazioni musicali degli speaker.
Rispetto alla serie precedente è stato modificato il tweeter, un cupola morbida da 28 mm, il famoso "Esotar" - frutto dei 40 anni di esperienza del marchio - qui proposto nella sua versione 3, con tecnologia con flusso d’aria ottimizzato, un nuovo design del magnete al neodimio e cupola interna Hexis. Come tutta la serie Confidence, anche i "piccoli" 30 usufruiscono della "lente sonora" brevettata di sound-shaping DDC (Dynaudio Directivity Control) che guida le onde sonore convogliandole in una sorta di fascio verticale direzionale che ne controlla la diffrazione, evitando riflessi indesiderati provenienti dai pavimenti e dai soffitti, pur mantenendo un’ampia immagine orizzontale. Anche la nuova porta reflex down-firing "garantisce una perfetta riproduzioni dei bassi in ogni configurazione, permettendo al contempo il posizionamento del diffusore con grandissima libertà rispetto a pavimenti più o meno riflettenti, pareti e tappeti". Il mediatore tecnologico ha precisato che l'emissione non avviene a pavimento, piuttosto sulla piastra su cui si affaccia il condotto.
Gli speaker a 3 vie (con 2 woofer da 18 cm, un midrange da 15 cm e un tweeter, come detto, da 28 mm) hanno una sensibilità di 88dB, una tenuta in potenza di 350 Watt, una impedenza di 4 Ohm (con un modulo che scende fino al minimo di 2.8 Ohm, quindi attenzione agli abbinamenti con il finale!) ed un peso complessivo di 44,2 chilogrammi. In altra occasione si è svolta l'allocuzione in inglese di Andreas Sveen Bjørnstad, che presentava l'integrato norvegese Hegel e che veniva tradotto - non senza provvide integrazioni esplicative - da Fabrizio Iachini. Nel corso della illustrazione Andreas ha precisato che l'integrato viene integralmente costruito ad Oslo. Il musicista Bent Holter, ancora oggi patron e CEO del marchio, suonava nella "Hegel Band" il cui nome ha poi segnato il destino del brand. In seguito, saggiate le qualità dei prodotti Hegel, il colosso norvegese delle telecomunicazioni Telenor ha deciso di investire sul marchio.
L'azienda ha più di 30 anni di vita (è nata nel 1988), e produce integrati, DAC, pre e finali. L'integrato H590 è il flagship, il reference di gamma. Ha onboard il SoundEngine 2, un circuito (il cui principio di funzionamento affonda le radici addirittura nella tesi di laurea di Holter) che si occupa di rimuovere rumori spuri iniettando segnali con valori opposti per sopprimerli (mutatis mutandis, immagino applicando in forma elettronica il principio che viene utilizzato nelle cuffie a cancellazione di rumore). L'ampli emette ben 301 (sì, non è un errore: sono proprio trecentouno!) Watt per canale ad 8 Ohm, ma arriva a produrne 2.290 Watt su un Ohm di impedenza!
Le caratteristiche tecniche della macchina mostrano un rapporto segnale/disturbo superiore ai 100dB e un damping factor di 4.000, un valore davvero raro in questo tipo di prodotti, indice implicito di grandi doti di controllo della gamma bassa, pur non operando sul fronte della controreazione negativa per evitare la produzione di un suono troppo asciutto. Più in generale, il goal di Hegel non consiste nell'operare una caratterizzazione del suono, piuttosto nel mirare ad inverare il Sacro Graal della perfetta trasparenza sonora. Il modello H590 è il top di gamma, subito sopra il modello H390 le cui doti sonore gli hanno consentito di vincere il premio EISA 2019-2020 come Best Product High-End Amplifier, dopo che un altro integrato del marchio, l'Hegel Rost White, aveva vinto per il 2017-2018 quello di Best Product nella categoria Integrated Amplifier.
Una delle policy aziendali che ispirano i criteri costruttivi di Hegel è rappresentata dal tentativo di rendere le sue macchine il più user friendly possibile. Già nel 2009 le macchine disponevano di una presa USB per il DAC, ma a questa feature sono stati aggiunti la compatibilità con Airplay, Spotify connect, l'essere Roon ready, l'accettare connessioni con protocolli DLNA e UpNp: anche l'app attuale è Airplay e Roon ready. L'H590 è anche perfettamente integrabile in una catena multicanale.
Ma passiamo alla musica. Si è partiti con "Brash with the blues" tratto da "Who Else!" di Jeff beck, con il suo ammaliante blues da sturbo e la bella gamma bassa presente in modo quasi preponderante (come in tutti i suoi dischi): anche qui la mai sazia chitarra di Jeff la faceva da padrone. Ha poi fatto seguito "All Gone" di Nicola Conte tratto da "Other directions (Remastered and Unreleased Tracks)" con la voce di Lisa Bassenge resa in maniera suadente e setosa, la consueta bella gamma bassa e un sax non tirato a lucido, ma acusticamente "satinato". Siamo quindi planati su "Everything I wanted" tratto dall'omonimo CD di Billie Ellish, il cui morbido suono rimaneva comunque densamente rappresentato.
Con marchi prodotti in Norvegia e Danimarca poteva mancare un esponente di un altro importante paese scandinavo? No. E infatti ci veniva proposta la cantante svedese Anna-Lotta Larsson in "Med ögon känsliga för grönt" tratto da "Kärleken förde oss samman". Il suono del basso e del piano apparivano qui corretti, neutrali ma al contempo piacevoli. La voce si stagliava lucida e presente, con un contrabbasso ben controllato ma profondo. Con le vigorose percussioni di "Dacoit Duel" di A. R. Rahman, tratto da "Between heaven and hearth" venivamo teletrasportati in India: la quasi parossistica freneticità del ritmo dei tamburi e la profondità del messaggio sonoro venivano resi molto bene, con gli speaker che esibivano velocità e articolazione.
Penultimo, ma non certo per qualità sonora, l'ormai tradizionale Chris Jones di "No Sanctuary Here", tratto da "Roadhouses & automobiles" registrato da quei maghi di Stockfisch Records! Conosco particolarmente bene questa casa di produzione musicale e ne apprezzo le sofisticate, eccellenti incisioni. Qui il suono appariva lievemente meno articolato e latamente direzionale. Ero stato portato ad attribuire questa mia sensazione, che con questo brano era diventata più fondata, ad un side effect del citato sound-shaping, ma iniziavo anche a domandarmi se l'ascolto potesse essere viziato dall'essermi trovato a poter sedere in una posizione lievemente disassata rispetto allo sweet spot.
Cuba, Germania e Svezia si fondono nel Tingvall Trio, il cui "Bumerang", tratto da Cirklar, terminava la presentazione. Il brano esordisce con un trascinante ritmo di batteria jazz/fusion molto "charlestonata". Lievemente innervosito per essermi forse posizionato male, ho rubato il posto ad un vicino che improvvidamente era andato via, ho occupato quello centrale e... ta-taaaaa: improvvisamente era apparsa la scena! Forse quel leggero strabismo interno con cui sovente vengono disposti gli speaker aveva una convergenza lievemente imperfetta o magari erano le sedie disposte in prima fila a non consentire la perfetta centralità su nemmeno una di esse. Fatto sta che in questo caso la gamma bassa diveniva lievemente meno controllata (esattamente come è stata registrata, scoprirò a casa mia dopo aver acquistato il disco) mentre i piatti suonavano meravigliosamente limpidi: grazie, Esotar 3!
Sembrava ormai tutto finito, quando incredibilmente veniva accolta la richiesta di un presente tesa ad ascoltare un proprio CD. Si tratta di richieste che vengono sovente avanzate, ma che praticamente sempre vengono rispedite al mittente con le più fantasiose e infondate incredibili motivazioni. In realtà solo per il timore di far sfigurare il set con un programma non adeguatamente testato. Questa volta, no. E per fortuna, perché il visitatore brandisce un Gavin Harrison (batterista dei Porcupine Tree, King Crimson) con "What happens now", tratto da quel "Cheating the polygraph" che è la reinterpretazione jazzata per big band di 8 brani dei Porcupine, per la cui ultimazione ha impiegato cinque anni di lavoro, con un arrangiamento buono al punto da renderli quasi irriconoscibili.
L'occasione è buona per ascoltare il Mohican, il CD di Hegel su meccanica Sanyo CD-Audio Drive, prodotto dell'anno per Absolute Sound e uscite analogiche pinjack/RCA e XLR/Cannon, oltre che digitali con connettore BNC a 75 Ohm, che incorpora un DAC la cui sezione analogica "gode delle caratteristiche da primato del DAC HD30", premio EISA Best Product 2016-2017 High-End DAC, "inclusa la silenziosissima sezione di alimentazione".
Si tratta di un brano validissimo, in cui suona una intera orchestra, punteggiata da fiati fantastici, anche se qui l'azione dell'Esotar 3 appare meno decisa. Dopo aver acquistato e ascoltato a casa anche questo CD, mi sono reso conto che è artisticamente interessantissimo (anche se musicalmente complesso), ma la registrazione non è da primato assoluto. Quindi veniva semplicemente riprodotto quanto inciso sul bel disco.
... continua
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