TV microLED Samsung 110" 4K Multi View
Samsung svela il suo primo microLED non modulare dotato di Micro AI Processor, funzione Multi View per visualizzare quattro sorgenti e audio 5.1 con Object Tracking Sound Pro
Confermando le recenti anticipazioni, Samsung ha annunciato un nuovo TV microLED indirizzato al settore consumer. Non è composto da moduli assemblati come il The Wall o la serie mostrata al CES 2020, ma da un unico pannello dalla diagonale di 110" e risoluzione Ultra HD 4K (3840 x 2160). Per realizzarlo Samsung ha sfruttato delle recenti innovazioni nel processo produttivo importate dalla divisione semiconduttori. I microLED sono display auto-illuminanti, costituiti da terne di diodi luminosi RGB di grandezza dell'ordine dei decimi di mm. I neri sono assoluti come gli OLED con il vantaggio di uno spazio colore e una luminosità maggiori.
Non utilizzando emettitori organici, aumenta anche la longevità e non ci sono rischi di burn-in. Il nuovo microLED Samsung dichiara una massima luminosità di 2000 NIT, la copertura integrale dei gamut DCI/Adobe e una durata di 100.000 ore. Lo schermo ha delle cornici virtualmente assenti (rapporto screen-to-body del 99,99%) e una cover posteriore "Pure Metal Plate" che ne porta lo spessore a circa 5 cm.
La sua funzione è anche quella di aumentare la rigidità, consentendo di montarlo su supporto oltre che a parete. L'elaborazione delle immagini è affidata al Micro AI Processor, mentre la piattaforma smart dispone di funzioni come Multi View, che permette di visualizzare contemporaneamente quattro diverse immagini da 55". Il Majestic Sound System promette un realistico campo sonoro 5.1 senza diffusori esterni. Si combina con la tecnologia Object Tracking Sound Pro, che fa coincidere i suoni e i dialoghi con uno specifico oggetto o persona a schermo.
Samsung ha dato il via ai preordini per la Corea del Sud, mentre il lancio globale avverrà all'inizio del 2021. Il prezzo è di 170 milioni di won, quasi 129.000€.
Fonte: What Hi-Fi, HD Guru
Commenti (24)
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Originariamente inviato da: rooob;5105493Il 'pitch' del CLEDIS è di 1,2mm quindi l'area complessiva del pixel RGB è di 1,44 mm quadrati. Sony dichiara che la superficie occupata dal diodo è dell'uno per cento, ergo la superficie del diodo dovrebbe essere un centesimo di 1,44mmq quindi di 0,0144mmq alias 14.400 micrometri quadrati (4.800 per singolo sub-pixel), quindi forse 120x40 micrometri di lato. Secondo altri il lato più piccolo del diodo 'nudo' di ogni sub-pixel è di 12 micron. Secondo altri bisogna considerare il lato più lungo di 100 o 120 micron... Questo solo per dire che è una roba senza senso classificare con le dimensioni se si tratti di microled o miniled, non credi? Anche perché spesso non si hanno riferimenti. Forse sarebbe più intelligente fare una microfotografia e analizzare il risultato, misurando empiricamente gli 'spazi' usando come riferimento i pixel della camera utilizzata per fare la microfoto. Ma siamo sempre lì.... da quello che risulterebbe qui, il CLEDIS di Sony ha led di 35 micron non di dodici, ma a prescindere ritiene rilevante molto di più il pixel pitch che determina la dimensione del pannello........[CUT]
Sono dell'idea che il pixel pitch da solo non basti. Il CLEDIS ad esempio ha troppo spazio tra un pixel e l'altro e quando le immagini sono poco luminose questo spazio è visibile, quindi anche la struttura dei pixel dell'immagine e il risultato è fastidioso. Al contrario, a parità di distanza, ci sono pannelli LED con pitch simile ma con meno spazio tra un pixel e l'altro che hanno una resa alla vista decisamente migliore. Basta andare nelle fiere come ISE, InfoComm o anche IBC per rendersene conto, cosa che faccio da più di vent'anni.
Sono d'accordo che il rischio di far confusione ci sia. Ma basterebbe non fissarsi sui meri numeri di pitch e compagnia e badare alla sostanza che è - secondo me - più nascosta: qual'è ad esempio la frequenza di pilotaggio dei singoli diodi? Raramente è una informazione disponibile ma ci dà informazioni sulla efficienza della tecnologia PWM e sul numero di sfumature riproducibili prima di applicare anche il dithering...
Il microled vero, semanticamente parlando, sarà quello degli smartphone, smartwatch o visori oculari tra due lustri, con pixel dell'ordine del micrometro o poco più. Magari li chiameranno sub-microLED. Scommettiamo?
Emidio -
Qui su avmagazine abbiamo 'deciso' di chiamare microLED quei display in cui i sub-pixel RGB emettono direttamente, mentre con miniLED ci riferiamo agli elementi per la retroilluminazione di alcuni TV con pannello LCD. Giusto o sbagliato che sia, questo va oltre la ricerca ossessiva delle dimensioni del singolo diodo, nudo oppure incapsulato che sia. Poi, se e quando avremo informazioni anche sulle dimensioni, le darò fino all'ultimo micrometro. Se e quando avrò la possibilità di fare una micro-foto alla struttura dei pixel, sarà ancora meglio.
Emidio -
ok stop con i nomi, ma da quello che leggo non è neanche detto che il microLED sia per definizione nero-assoluto e alta emissione, dipende molto dalla tecnologia di costruzione oltre al discorso che facevi sul numero di colori riproducibili in base alla frequenza (ma qui Samsung dichiara di avere copertura 100% DCIP3 mi sembra), vero?
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Il livello del nero assoluto può essere sempre raggiunto, spegnendo il pixel. Almeno in teoria. Quello che è più interessante (e che quasi nessuno indica) è il livello più basso raggiungibile prima di spegnere il pixel che - di solito - è direttamente collegato alla frequenza di pilotaggio. Per l'Onyx di Samsung (il prodotto per cinema) se non sbaglio è di 0,01 NIT che in effetti non è poi così basso, ovvero circa 20.000:1 se prendiamo come livello del bianco 200 NIT.
Vedo che cominci ad andare sempre più in profondità... Molto bene!
Emidio