CHARIO Syntar 520
Tra i prodotti di fascia media che propone la casa di Merate proviamo il nuovissimo Syntar 520, una cassa acustica da stand con discrete dimensioni che potrebbe apparire come un restyling della storica e fortunata serie Syntar di venti anni fa. Questo test vi mostrerà che non è così.
Costruzione
Il condotto d'accordo reflex è sulla parete inferiore
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Smontare un diffusore Chario è un vero piacere: basta una chiave esagonale per rimuovere gli altoparlanti ed una chiave a tubo per smontare il filtro che è calettato alle stesse viti dei due connettori di ingresso. Insomma un lavoro di dieci minuti, si e no, passati i quali tutto quello che c’è viene disposto ordinatamente sul mio tavolo, pronto per le foto di rito, nei limiti ovviamente delle mie capacità come fotografo, che se avete notato non sono granché. Comunque i due altoparlanti sono collegati al filtro con dei faston polarizzati in modo da non poter sbagliare le polarità e con cavi di sezione adeguata, mentre una volta svitate le viti che bloccano il filtro crossover ai morsetti di ingresso possiamo notare le rondelle dorate, saldate direttamente al supporto, che garantiscono i contatti tra circuito stampato e connettori. Il materiale assorbente utilizzato per questa Syntar 520 è costituito da una sorta di acrilico di notevole densità, con uno spessore di ben quattro centimetri per uno sviluppo di 0,12 metri quadrati. Ricopre in effetti la parete laterale e quella superiore ed ha una consistenza particolare. Osservandolo da vicino infatti da l’impressione di essere costruito a vari strati di caratteristiche leggermente differenti. Ovviamente non punge come la lana di vetro, non è “ovattoso” come l’assorbente acrilico e si sostiene da solo senza essere incollato alle pareti. Alla luce delle misure che effettuerò ne potremo anche definire le caratteristiche di aumento del volume virtuale.
Uno sguardo all'interno attraverso il foro di alloggiamento del woofer
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Il volume reale intanto, quello misurato col metro flessibile nel mobile vuoto o, meglio, con una antenna estensibile, è di 17,65 litri a cui NON va per nulla sottratto il volume occupato dal condotto di accordo. Quest’ultimo come tradizione della casa non è posizionato né sul pannello frontale e nemmeno su quello posteriore ma bensì sulla parete che costituisce la base del mobile. Si tratta, secondo me, di una scelta intelligente per diversi motivi: consente di decidere il diametro da utilizzare senza il vincolo stringente delle dimensioni del mobile e permette di sfruttare parte della superficie di appoggio come prolungamento del condotto stesso. I quattro gommini che sollevano il diffusore dallo stand sono attentamente calibrati nella densità e nella cedevolezza per distanziare il fondo a due centimetri dallo stand, in modo da operare ad una distanza certa e prefissata. Oltre a ciò un condotto posizionato alla base del diffusore svolge una drastica funzione passa basso, ovvero è capace di filtrare le eventuali spurie a frequenze medioalte che si possono generare in un condotto frontale, spurie che risulterebbero in questa configurazione molto più udibili. Murace afferma che in questo modo le basse frequenze sono più pulite ed io, francamente, non fatico affatto a credergli.
Il mobile costruito per la Syntar 520 è realizzato in medium density da 20 millimetri di spessore e poi finito con una impiallacciatura in legno di discreto spessore. Non è previsto all’interno alcun rinforzo e non si vede alcun rientro di colla all’incrocio delle pareti. Le particolari modalità di taglio del legno unite a trenta anni di esperienza consentono agli ebanisti della casa costruttrice un assemblaggio molto pulito e solido. Si utilizza infatti un profilo di taglio delle varie pareti molto originale, con una superficie di incollaggio maggiore del 30% rispetto al tradizionale taglio a 45 gradi, già foriero di una buona rigidità della struttura finita. I magnetini che devono permettere alla tela di protezione di essere ben ferma al suo posto non sono visibili perché annegati direttamente nel medium density prima della copertura lignea. A percuotere con le mani il mobile ormai vuoto non si possono sentire vibrazioni particolarmente intense, e quel po’ che si sente è allocato comunque tutto in gamma medioalta, al di fuori delle frequenze riprodotte dalla via bassa.