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Pagina 1 - Introduzione e caratteristiche
Tra i prodotti di fascia media che propone la casa di Merate proviamo il nuovissimo Syntar 520, una cassa acustica da stand e di discrete dimensioni che potrebbe apparire come un restyling della storica e fortunata serie Syntar di venti anni fa. Questo test vi mostrerà che non è così. Anche se l’estetica sembra simile, basta rimuovere la tela di protezione per rendersi conto che si tratta di un diffusore assolutamente nuovo che soltanto nello stile costruttivo ricorda il vecchio modello. A fare due conti è cambiato il mobile, realizzato con una nuova tecnica di copertura e di incollaggio, è cambiato il tweeter che è completamente diverso ed è cambiato il woofer, disegnato apposta per questa nuova serie. Ovviamente anche il filtro crossover è cambiato. E non poteva essere diversamente, vista la serietà del costruttore, poco incline ad operazioni commerciali ad effetto. Uff, meno male, una certezza riconfermata!
Devo però dirvi che, da perfetto malfidato, quando ricevetti la notizia della commercializzazione a breve della nuova serie Syntar da parte di Chario, pensai ad una pura e semplice operazione commerciale. Ad avvalorare questa tesi ha contribuito anche l’unica fotografia che sono stato capace di recuperare in rete: troppo somigliante alla vecchia serie. L’unico cosa che mi ha trattenuto dallo sghignazzare è stata la consapevolezza della condotta di questo costruttore durante tutti gli ultimi decenni: inappuntabile, con poche e ben calibrate novità e la totale assenza di operazioni di sola facciata. Certo i tempi sono quelli che sono e probabilmente più di un costruttore per rimanere almeno a galla avrà pensato a dare una buona mano di vernice fresca alla propria produzione.
Appena il Frattacapo mi ha spedito i due diffusori mi sono fatto prendere dalla curiosità ed ho aperto il contenitore ancora prima di sistemarlo in laboratorio. Non nego di aver tirato un sospiro di sollievo appena rimosse le tele dal frontale dei diffusori. Tra i costruttori furbastri non c’è Chario. Questo diffusore non ha nulla a che vedere con le vecchie Syntar. Certo ne ricalca le sembianze ed anche alcuni principi di funzionamento che costituiscono un vessillo per il progettista, ma non si va oltre. Non mi resta che cercare un buon cacciavite e mettere tutto sul tavolo. Mi leggo intanto il manualetto accluso che indica le caratteristiche. La Syntar 520 viene costruita in due versioni: questa con gli spigoli vivi a 899 Euro la coppia ed una versione più elegante alla cui sigla viene aggiunta una R che sta per “rounded” ovvero con gli spigoli tondi ed una estetica leggermente più accattivante ma con un prezzo leggermente superiore: 1.249 Euro per una coppia. Caratteristiche dichiarate risposta in frequenza: 50-20.000 Hz @-3 dB (riferiti a 440 Hz) Costruttore e Distributore: Chario Loudspeakers - Via Bergamo 44 - 23807 Merate (LC) - Telefono: +39 039 92.75.370 Fax: +39 039 92.84.764 - info: chario@chario.it - www.chario.it Pagina 2 - Costruzione
Smontare un diffusore Chario è un vero piacere: basta una chiave esagonale per rimuovere gli altoparlanti ed una chiave a tubo per smontare il filtro che è calettato alle stesse viti dei due connettori di ingresso. Insomma un lavoro di dieci minuti, si e no, passati i quali tutto quello che c’è viene disposto ordinatamente sul mio tavolo, pronto per le foto di rito, nei limiti ovviamente delle mie capacità come fotografo, che se avete notato non sono granché. Comunque i due altoparlanti sono collegati al filtro con dei faston polarizzati in modo da non poter sbagliare le polarità e con cavi di sezione adeguata, mentre una volta svitate le viti che bloccano il filtro crossover ai morsetti di ingresso possiamo notare le rondelle dorate, saldate direttamente al supporto, che garantiscono i contatti tra circuito stampato e connettori. Il materiale assorbente utilizzato per questa Syntar 520 è costituito da una sorta di acrilico di notevole densità, con uno spessore di ben quattro centimetri per uno sviluppo di 0,12 metri quadrati. Ricopre in effetti la parete laterale e quella superiore ed ha una consistenza particolare. Osservandolo da vicino infatti da l’impressione di essere costruito a vari strati di caratteristiche leggermente differenti. Ovviamente non punge come la lana di vetro, non è “ovattoso” come l’assorbente acrilico e si sostiene da solo senza essere incollato alle pareti. Alla luce delle misure che effettuerò ne potremo anche definire le caratteristiche di aumento del volume virtuale.
Il volume reale intanto, quello misurato col metro flessibile nel mobile vuoto o, meglio, con una antenna estensibile, è di 17,65 litri a cui NON va per nulla sottratto il volume occupato dal condotto di accordo. Quest’ultimo come tradizione della casa non è posizionato né sul pannello frontale e nemmeno su quello posteriore ma bensì sulla parete che costituisce la base del mobile. Si tratta, secondo me, di una scelta intelligente per diversi motivi: consente di decidere il diametro da utilizzare senza il vincolo stringente delle dimensioni del mobile e permette di sfruttare parte della superficie di appoggio come prolungamento del condotto stesso. I quattro gommini che sollevano il diffusore dallo stand sono attentamente calibrati nella densità e nella cedevolezza per distanziare il fondo a due centimetri dallo stand, in modo da operare ad una distanza certa e prefissata. Oltre a ciò un condotto posizionato alla base del diffusore svolge una drastica funzione passa basso, ovvero è capace di filtrare le eventuali spurie a frequenze medioalte che si possono generare in un condotto frontale, spurie che risulterebbero in questa configurazione molto più udibili. Murace afferma che in questo modo le basse frequenze sono più pulite ed io, francamente, non fatico affatto a credergli. Il mobile costruito per la Syntar 520 è realizzato in medium density da 20 millimetri di spessore e poi finito con una impiallacciatura in legno di discreto spessore. Non è previsto all’interno alcun rinforzo e non si vede alcun rientro di colla all’incrocio delle pareti. Le particolari modalità di taglio del legno unite a trenta anni di esperienza consentono agli ebanisti della casa costruttrice un assemblaggio molto pulito e solido. Si utilizza infatti un profilo di taglio delle varie pareti molto originale, con una superficie di incollaggio maggiore del 30% rispetto al tradizionale taglio a 45 gradi, già foriero di una buona rigidità della struttura finita. I magnetini che devono permettere alla tela di protezione di essere ben ferma al suo posto non sono visibili perché annegati direttamente nel medium density prima della copertura lignea. A percuotere con le mani il mobile ormai vuoto non si possono sentire vibrazioni particolarmente intense, e quel po’ che si sente è allocato comunque tutto in gamma medioalta, al di fuori delle frequenze riprodotte dalla via bassa. Pagina 3 - Gli altoparlanti
Sia il woofer che il tweeter sono fissati alla struttura con l’interposizione di una guarnizione mediamente morbida. Le viti che fissano il tweeter hanno il diametro della filettatura maggiore di quelle che bloccano il woofer, ma a ben vedere l’invito delle viti sul cestello del woofer ha un diametro della testa molto piccolo. Può sembrare strano che il woofer di questo diffusore sia da ben otto pollici e che il diffusore sia solo un due vie. Voglio dire che se si pensa di utilizzare un woofer di questo diametro in genere si sceglie una configurazione a tre vie e si dormono sonni tranquilli. I progettisti che si possono permettere una costruzione su misura degli altoparlanti hanno comunque la possibilità di ottimizzare a tal punto i parametri e la costruzione da permettere accoppiamenti che noi comuni mortali non oseremmo nemmeno pensare. Il cestello del woofer non è in pressofusione di leghe alluminose ma è stampato in abs, una resina termoplastica che possiede un buon numero di caratteristiche interessanti. Intanto pur essendo estremamente rigida non è conduttiva e ciò comporta una maggiore prevedibilità nel disegno del complesso magnetico. Oltre a ciò può essere fusa un numero praticamente infinito di volte e può essere modellata con una precisione notevole, viste le temperature di fusione relativamente basse, così da pretendere stampi meno onerosi. Probabilmente parte dell’economia di un diffusore intelligente passa anche per scelte come questa che non coinvolgono affatto la prestazione sonora. Comunque per un woofer da otto pollici che deve incrociarsi con il tweeter le difficoltà maggiori le potremmo incontrare nella rigidità e nella dispersione della membrana. Ovvio che la membrana dovrebbe possedere un movimento univoco fino alla frequenza di incrocio col tweeter, che ovviamente dovrebbe risultare quanto più bassa possibile. Già il disegno molto particolare la dice lunga sulle intenzioni del progettista, che ha previsto un profilo a doppio flesso, ovvero in parole povere una membrana concava che segue due profili. Dall’anello di sospensione esterna ad andare verso il centro il profilo della membrana è quella di un tronco di cono, una forma che permette di ottenere una buona dispersione angolare ed una risposta regolare ma che da sola risulta appena fragile dal punto di vista meccanico, specialmente sugli spostamenti improvvisi ed intensi. La parte più interna della membrana, fino al centro, è modellata con un raggio di curvatura minore così da risultare fortemente concava, come possiamo vedere dal disegno inviatoci direttamente dal costruttore. L’unione di questi due profili, stampati ovviamente in un sol pezzo, consente probabilmente di prendere il meglio delle due singole geometrie senza assumerne i difetti e cioè da un lato una ritrovata rigidità meccanica e dall’altro una notevole dispersione angolare. La forma scelta possiede inoltre meno modi di risonanza che per altro vengono distribuiti in un intervallo di frequenza maggiore perdendo così di consistenza. La membrana è costruita in un polipropilene abbastanza spesso che viene trattato con una vernice metallizzata irrigidente. Certo che Murace non è nuovo a soluzioni originali e questa scelta per il profilo della membrana si sposa facilmente con la frequenza scelta per l’incrocio di tutte le Chario dell’ultimo ventennio, che raramente supera i 1500 Hz. Per questa cassa acustica viene infatti dichiarata una frequenza di incrocio di 1330 Hz, una posizione che lascia intuire tutta la solidità del tweeter. Si tratta di un altoparlante originale, costruito attorno ad una cupola in seta da 27 millimetri di diametro, trattata con polvere di alluminio distribuita con estrema precisione nel materiale in modo da irrigidirne la struttura. La bobina mobile è capace di una eccellente tenuta in potenza tanto da potersi permettere la frequenza di incrocio scelta dal progettista. Come buona norma della Chario non si fa alcun uso dell’olio ferromagnetico. Il woofer, dopo qualche esitazione da parte mia, è stato scaldato un po’ con le basse frequenze e misurato nei parametri. La resistenza elettrica di 3,15 ohm si accompagna ad un fattore di forza notevole, che vale 7,73 Tesla per metro, elevato per una resistenza così bassa. La cedevolezza contenuta in 0,5 millimetri per Newton e la massa non proprio bassissima portano la risonanza a 39,6 Hz, che unitamente ad un fattore di merito totale di 0,358 conducono ad un accordo “teorico” appena più alto di quello scelto da Murace. Mi stupisce, in verità, il fattore di merito meccanico inferiore a 3, in linea probabilmente con le poche perdite imposte dal mobile molto rigido e dall’utilizzo comunque di materiale assorbente appena rigido. Per un accordo posto a circa 36 Hz in un volume stimato in circa 19 litri dovremmo avere un condotto di accordo dal diametro di 56 millimetri lungo 256,3 millimetri. A questo punto possiamo fare due considerazioni che pur esulando appena dal test ci permettono di avere un quadro più preciso delle condizioni al contorno. La particolare configurazione del condotto di accordo, che è distanziato all’uscita di due centimetri dalla base di appoggio, attua allora un prolungamento del 32%. Il condotto reale infatti è lungo 175 millimetri. Si tratta di un prolungamento notevole che molti autocostruttori potrebbero prendere ad esempio per le loro realizzazioni. L’incremento di volume dato dall’aggiunta del materiale assorbente è all’incirca dell’otto per cento per due superfici interne ricoperte. Facile ipotizzare che utilizzando una copertura maggiore si potrebbe raggiungere facilmente il 18-20 %, con un coefficiente di riempimento prossimo a quello della vecchia, prevedibile ma pruriginosa lana di vetro. Praticamente gli stessi vantaggi senza gli svantaggi che questo materiale si porta dietro. Pagina 4 - Il crossover
Il filtro crossover è sistemato, come sappiamo, alle spalle dei due morsetti di ingresso. E’ realizzato con componenti di sufficiente livello qualitativo ed attentamente disegnato anche nell’implementazione pratica. Tranne nelle primissime realizzazioni i filtri di Murace non sono mai stati eccessivamente affollati di componenti, visto che chi si disegna e costruisce gli altoparlanti può risolvere alcuni problemi comportamentali durante il progetto stesso della membrana e quindi prima del disegno del filtro. Ciò non toglie nulla alla spiccata originalità delle reti di crossover di Chario, da analizzare in genere sempre con molta attenzione.
Come possiamo vedere nello schema elettrico qui in alto ci sono due particolarità nella pura risoluzione delle risposte elettriche più una serie discreta di finezze a monte dovute alle particolari convinzioni del progettista, convinzioni che negli anni si sono rivelate paganti ed anche bellamente imitate da altri costruttori senza farne mai esplicita ammissione. Due i particolari che attirano l’attenzione: la cella ad attenuazione differenziata sul passa alto del tweeter e la cella notch un po’ brutale sul passa basso del woofer. Il progettista dichiara di aver realizzato un woofer con una funzione di trasferimento ben controllata in gamma medioalta, così da non doversi preoccupare eccessivamente di quanto succede abbastanza oltre la frequenza di incrocio. E si vede, dal momento che la configurazione scelta per il woofer si preoccupa soltanto di modellare la risposta con un notch centrato a circa 2800 Hz senza curarsi affatto di cosa succeda alla risposta oltre questa frequenza e destinando la parte sinistra dell’attenuazione a modellare secondo l’ordine voluto il vero passa basso del woofer. Non essendo prevista alcuna resistenza per limitare in qualche modo l’attenuazione massima a centro banda è chiaro che l’effettivo fattore di merito di questa cella viene gestito interamente dalla resistenza di perdita del condensatore e da quella dell’induttanza usata. Si tratta di una induttanza avvolta su nucleo di polveri di ferro che ha mostrato di poter mantenere una potenza notevole prima di saturare, in barba alle dimensioni che spesso sono elette ad unico parametro di valutazione. La resistenza da 5,6 ohm ed il condensatore elettrolitico verso massa servono comunque a far funzionare il notch al meglio, spianando l’impedenza del woofer su un valore quasi costante di circa cinque ohm. Per essere più accorto nel commento alle risposte dei filtri ho anche insinuato la sonda bilanciata all’interno del condotto reflex collegandola direttamente ai morsetti dei due altoparlanti. Ho ottenuto così il grafico di Figura 2, che evidenzia appunto il segnale filtrato che viene consegnato agli altoparlanti. Come possiamo vedere l’azione del filtro passa basso è esattamente quella descritta, mentre per il passa alto del tweeter occorrono altre precisazioni. La risposta del tweeter non crossoverato ha bisogno di un passa alto molto smorzato per attuare l’incrocio voluto da Murace, possibilmente con una discreta attenuazione per buona parte delle frequenze riprodotte. Per ottenere questa risposta Murace ha usato un passa alto non eccessivamente smorzato che viene preceduto da un parallelo di una resistenza ed un condensatore. Cosa cambia? Dalle frequenze mediobasse fino a circa 2000 Hz l’utilizzo di questa rete non cambia assolutamente nulla, così da modellare l’incrocio al meglio Oltre i 2000 Hz inizia l’azione della rete RC che attenua e smorza la risposta fino a fargli perdere sei decibel a 4000 Hz. Oltre tale frequenza la curva grazie al condensatore riprende a salire fino ad annullare tutta l’attenuazione della resistenza alla fine della misura, dove la differenza con e senza rete si riduce a meno di un decibel. In questo modo con un tweeter più sensibile del woofer è possibile equalizzare l’estremo alto senza perdersi le caratteristiche volute alla frequenza di incrocio. Pagina 5 - Misure e valutazioni tecniche Se da un lato è vero che per smontare questo diffusore occorrono al massimo dieci minuti è addirittura sacrosanto che per rimontare tutto occorre ancora meno, visto che ora so dove mettere le mani e che chiavi usare. Ho appena finito di serrare l’ultima vite che con un subdolo movimento del piede destro do tensione al banco di misura ed inizio a scaldare microfono e strumentazione per fare una serie di rilevazioni molto accurate sul diffusore. Per fortuna nel mio laboratorio è facile sistemare il diffusore su un supporto sordo e solido così da non vibrare sotto lo stimolo dei diffusori quando pilotati con tensioni notevoli ed elevate. Col microfono bello caldo mi do da fare per ottenere una distanza dalla cassa di un metro esatto e do fuoco alle polveri. La risposta in frequenza è strana, come quasi tutte le risposte di questo costruttore e lontana le classiche mille miglia dalle risposte che sembrano tirate con la riga. È noto come il progettista assuma per riferimento non la frequenza dei 1000 Hz, che solo incidentalmente e per motivi geometrici sembra il centro dello spettro udibile, ma quello dei 440 Hz. In questa ottica, che comunque a me sembra molto convincente, quasi ovvia, la frequenza a meno tre decibel è proprio 50 Hz, come dichiarato sul manualetto accluso ai diffusori. Stima per Chario allora, che non si è inventata una improbabile estensione a -6 o -10 decibel solo per fare bella figura sui depliant. Come potete vedere la gamma altissima è molto esaltata rispetto alla gamma media ma farsi una idea del suono della sola gamma altissima dalla misura in asse rappresenta un grossolano errore di valutazione. La gamma altissima che sentiamo in ambiente è la somma di tutte le emissioni in asse e fuori asse, motivo per il quale sono andato a spostare attentamente il microfono rilevando anche le risposte a 30, 45 e 60 gradi. Che dire? Se da un lato non si nota alcun tipo di scollamento alla frequenza di incrocio dando ragione ad un progetto oculato, dall’altro la risposta assomiglia sempre a se stessa, e magari potrà essere valutata meglio nei terzi di ottava col rumore rosa. I terzi di ottava in ambiente rispecchiano più o meno la curva di risposta in frequenza. Questo grafico è stato effettuato a metà ascolto, quando mi è sembrato di aver raggiunto un discreto equilibrio. In attesa della seduta di ascolto e della misura a terzi di ottava vi faccio notare la Step Response che sapete in linea teorica essere un gradino di tensione (se non lo sapete andate a rileggervi l’introduzione alle prove in batteria, a questo link). Da questa misura possiamo confermare come il picco del tweeter e quello ritardato del woofer sono entrambi positivi, e cioè in fase elettrica tra di loro, come conferma lo schema del filtro. Inutili i commenti sul woofer più lento del tweeter: è ovvio che debba essere così, almeno finché il woofer avrà una funzione di trasferimento da passa basso ed il tweeter una funzione da passa alto, e non fatemi andare oltre ché in questo periodo sto leggendo tante stupidaggini in giro che c’è da domandarsi dove questi mini-guru da Internet abbiano appreso quello che affermano con gran sicurezza. L’impedenza ci dimostra che gli altoparlanti sono da quattro ohm e che tutto il diffusore è da quattro ohm, ma non essendoci valori del modulo troppo minimi non ci si deve preoccupare eccessivamente per le pretese dell’amplificatore, specialmente in gamma mediobassa, dove è vero che il modulo scende, ma è anche vero che la fase vale quasi zero. Magari in gamma medioalta la fase scende di più, ma il contenuto e la quantità di queste frequenze nella musica non è proprio il massimo possibile. La waterfall è buona, anzi direi più che buona, almeno a giudicare dall’ampia superficie che rimane praticamente vuota dalla gamma mediobassa fino alla fine della misura. Ciò sta ad indicare che le riflessioni interne sono ridotte al minimo possibile e che l’assorbente utilizzato funziona molto bene. Le distorsioni armoniche sono state misurate ad 80, 90 e 95 decibel di pressione. Hanno mostrato un andamento coerente con il livello del segnale immesso, nel senso che pur aumentando di intensità non hanno picchi particolari che si acuiscono. Ad 80 decibel la distorsione è bassa, con la seconda e la terza armonica abbastanza ridotte nei valori percentuali con un andamento che dopo le basse frequenze si abbassa notevolmente fino al fondo del grafico. Aumentando il segnale di 10 decibel notiamo qualche picco in gamma mediobassa che si fa vedere anche se a livelli contenuti. In gamma medioalta tra i 3000 ed i 5000 Hz si fa notare la terza armonica del tweeter. Alla massima pressione non notiamo grossi scostamenti dal grafico precedente con la terza armonica che sale appena in gamma medioalta. Pagina 6 - Ascolto, conclusioni e pagella
E’ implicito che dopo aver effettuato le misure ed aver guardato tutto quello che c’era da vedere posso dire di conoscere meglio la Syntar 520 e di avviarmi all’ascolto con la curiosità di verificare quanto una risposta così apparentemente sbilanciata risulti in effetti non lineare alle mie orecchie. Beh, i casi sono due: o io sono veramente sordo oppure è sacrosantamente vero che il grafico della risposta vuole dire veramente poco, almeno se preso da solo. Il diffusore da nuovo suona un po’ scorbutico, ma ci mette pochissimo a sciogliersi ed a suonare come mi aspetto che suoni. Intanto, mentre prendo confidenza con la cassa acustica di Merate e mentre guardo le cose da dover notare, mi sento un po’ di musica non impegnativa ma che delinea in maniera macroscopica il comportamento del diffusore. Le condizioni al contorno sono le stesse degli altri test, con le stesse fidate elettroniche di potenza e controllo. Insomma in tutta rilassatezza non mi concentro su nulla ed aspetto che il tempo passi e che i brani del disco finiscano. Alla fine del CD posso già annotare qualche impressione: basso solido, abbastanza esteso, specialmente per un diffusore da stand, e gamma mediobassa molto meno invasiva di quello che la misura lascia credere. Tra quelle ascoltate posso dire che assomiglia più alla gamma mediobassa della Yamaha che non a quella della B&W CM8 che pubblicheremo a breve. L’effetto ottenuto è abbastanza sottile, perché la perfetta compatibilità con la gamma bassa sembra ingigantire quest’ultima e farla apparire più estesa di quanto realmente sia. Altro effetto annotato riguarda lo smorzamento, non perfetto ma comunque notevole, con una buona articolazione ed un senso di energia pronta a materializzarsi. L’estremo alto della banda udibile, almeno da me, a volte suona un po’ insistente, ma conto ancora su un periodo di assuefazione sia del diffusore che del mio sistema auditivo. Seguendo la scaletta che mi sono preparato vado a cercare un disco con sole voci maschili e poi quello di un coro femminile di cui non conoscevo fino a qualche mese fa nemmeno l’esistenza. Si tratta di una registrazione particolarmente felice, col fonico di ripresa che si merita di certo il mio personale ringraziamento. Le voci maschili sono possenti soltanto quando occorre ma possiedono il dono di una notevole articolazione, con i dettagli che vengono fuori abbastanza naturali, quasi senza sforzo, almeno da parte mia, nel recepirli. La stessa cosa accade con le voci femminili. Qui occorre aprire una parentesi che ritengo doverosa, almeno per questo tipo di diffusori. Occorre differenziare bene il concetto di articolazione e mancanza di colorazioni da quello di timbrica. Si può avere una timbrica molto ben bilanciata ma che risulta confusa sulle voci proprio a causa delle colorazioni sia del diffusore che dell’ambiente, e si può avere una resa pulita, senza colorazioni e senza risonanze che rischia di apparire un po’ magra. Bene, la Syntar appartiene a questo secondo tipo di gamma media, e devo precisare che si fa notare molto bene, visto che si riescono a sentire bene anche particolari inflessioni della voce che potrebbero in altri casi andar perse. Vale ancora, secondo me, la regola che vuole le migliori caratteristiche di un diffusore tutte contenute nei primi watt. Poi di pende da cosa si cerca nella riproduzione della musica e cosa riteniamo essere più importante. Anche dal lato dell’immagine la Chario brilla di luce propria, con un palcoscenico ricreato di notevole larghezza e giusta profondità. A dire il vero la profondità è maggiore sia di quella della B&W che di quella della Yamaha, pareggiando a fatica con la Dromos, che in questo test è stata eletta a riferimento, visto anche il costo e la caratura notevoli. Non mi rimane che ascoltare del jazz, giusto per analizzare i fiati, che su un diffusore ad alta risoluzione non sfigurano mai. Ammetto però che le tracce che ascolto non mi hanno deluso con nessuno dei diffusori ascoltati. La Syntar 520 propone dei fiati lucidi, appena avanzati nelle note altissime e negli armonici ma sempre credibili e, soprattutto, ben fermi nella posizione che probabilmente gli ha assegnato la ripresa microfonica. Quello in cui la Chario brilla è certamente il salto dinamico da un basso livello ad uno molto più elevato, una operazione che viene affrontata con sicurezza e determinazione senza apprezzabili limitazioni. Anche l’ascolto dei violini e delle chitarre si avvantaggia di questa resa dinamica anche se noto un velo di aggressività in più almeno quando il livello è elevato. Per verificare quanto scritto in queste pagine, non vi resta che ascoltare le Syntar 520 in prima persona. Per cercare i punti vendita dove è possibile ascoltare le Chario Syntar 520, sul sito del costruttore (a questo indirizzo) è disponibile una mappa con l'indicazione di tutti i punti vendita. Una volta trovato quello più vicino, chiamate e verificate se il modello sia effettivamente presente nel punto vendita. Per maggiori informazioni: www.chario.it/prodotti/syntar/prodotti/520-2/ La pagella secondo Pietro Di Giovanni: voto medio 7,67
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