Lockwood & Co. | stagione 1 | la recensione
In una realtà in cui il mondo è infestato dai fantasmi, la tredicenne Lucy dotata di capacità per contrastare il fenomeno, lascia la propria città natale dopo un evento orribile. A Londra riesce a farsi assumere da Anthony e dal collaboratore George con cui indagherà su alcuni casi di complessa risoluzione.
In una realtà in cui il mondo è infestato dai fantasmi, fenomeno appellato come Il Problema, alcuni giovani sono dotati di capacità per contrastare le presenze che al solo tocco possono indurre catalessi se non addirittura la morte. La tredicenne Lucy Carlyle lascia la propria città natale dopo un evento orribile in cui alcuni suoi colleghi hanno perso la vita e altri, compresa la sua migliore amica, sono entrati in coma. Decisa a migliorare la sua condizione, scappa a Londra in cerca di un lavoro in una qualche agenzia che la assuma. Dopo diversi tentativi vani, approda presso quella gestita da Anthony Lockwood in collaborazione con George Karim. Superati i primi momenti in cui il primo è contento della scelta fatta mentre il secondo diffida della ragazza, la squadra inizia ad affiatarsi e ad indagare su alcuni casi molto complicati in cui le doti di Lucy vengono fuori in tutta la loro potenza.
Spegni la torcia, acuiamo i sensi.
Adattamento dei primi due romanzi della serie omonima dello scrittore britannico Jonathan Stroud, La scala urlante (2013) e Il teschio parlante (2014), la serie è stata sviluppata dopo il fallimento del progetto iniziale di realizzare dai singoli libri altrettanti film. Ambientata negli anni ‘80, anche se i riferimenti temporali sono quasi assenti, parte con un primo episodio dinamico e chiaro grazie al modo asciutto e denso che ha di introdurre le capacità dei ragazzi così come i caratteri dei singoli personaggi. Nel seguito invece l’efficacia tende a scemare pian piano perché l’interessante essenzialità con cui si muove inizialmente diventa un limite. Anche perché si avvertono diverse forzature relative a un’eccessiva riduzione del testo originale, come se fossero stati dati per scontati vari elementi, con l’amarezza che chi ha letto i romanzi abbia un vantaggio rispetto al resto degli spettatori. Lo stesso accade per i personaggi che come detto appaiono brillanti e di spessore nel primo capitolo ma poi cominciano a perdere mordente lungo lo sviluppo della trama.
Chi risente meno di questa mancanza è certamente il personaggio di George che da razionale, freddo e noioso subisce un’evoluzione notevole arrivando addirittura all’empatia. Lucy (interpretata da un’ottima Ruby Stokes) resta in mezzo, nel senso che la sua forza messa tante volte alla prova e che quindi la rende profonda e sensibile ma al contempo decisa, rimane impigliata in una narrazione che non conserva sempre un ritmo sufficientemente calibrato. Lockwood (Anthony) ha la capacità di ficcarsi nei guai con facilità, spinto da un carattere irresponsabile ma anche intraprendente. Quel tipo di personaggio che dovrebbe mascherare un qualche aspetto doloroso del suo passato dietro una parvenza divertente e ironica. Che però purtroppo non ha, se non a tratti e per breve durata. Scatta a questo punto l’inevitabile paragone con Ghostbusters, coi dovuti distinguo vista la differenza d’età tra i protagonisti dei due prodotti. Mentre George risulta molto simile a Egon e Ray, manca tantissimo qualcuno che incarni anche in parte il Peter Venkman di Bill Murray, ruolo che avrebbe potuto ricoprire pienamente Lockwood. Altri dettagli portano alla mente il classico del 1984, come il Teschio che in qualche modo è un elemento che collabora col gruppo, così come Slimer con gli eroi diretti da Ivan Reitman.
Oltre che a Ghostbusters, la serie ha molte fascinazioni associabili anche a I predatori dell'arca perduta, per esempio per le ricerche sia in superficie che nei sotterranei di Londra così come ad altre pellicole in cui vengono messe al centro delle anime dannate in cerca di qualcosa che possa dar loro la pace. E poi c’è la tensione tra Lucy ed Anthony che vibra costantemente lasciando però tutto su un piano strettamente professionale, un po’ come in X-Files tra Mulder e Scully. Buoni gli effetti visivi così come l’aderenza con le location citate nei libri, che qui vengono trasfigurate in maniera spettrale, dal Tamigi al cimitero di Kensal Green. Il tutto condito da una colonna sonora rock di qualità che racconta adeguatamente il periodo in cui la storia è ambientata.
Peccato per diverse altre sbavature che rovinano le buone interpretazioni dei singoli così come l’interazione con gli antagonisti, anch’essa ben sviluppata. Come il fatto che l’ispettore Barnes voglia impedire alla squadra di fare il proprio lavoro, ora per un motivo ora per un altro. Questione che viene reiterata di continuo e quindi alla lunga stanca e diventa a dir poco stucchevole, non generando più l’effetto voluto, cioè quello che nonostante le condizioni avverse i nostri riusciranno a farsi valere in ogni caso. L’ultima inquadratura proietta direttamente alla seconda stagione che sarà incentrata sui romanzi successivi: The Hollow Boy del 2015, The Creeping Shadow del 2016 e The Empty Grave del 2017. Sperando che vengano affrontati singolarmente in tre diverse stagioni piuttosto che accostarne più di uno maldestramente come è accaduto in questa prima.
VALUTAZIONI
prima della visione
Aspettativa 8 Potenziale 8,5
dopo la visione
Intrattenimento 7 Senso 7 Qualità 7,5
Giudizio Complessivo 7,2
soglia d’attenzione
Scorrevolezza MEDIA Impegno MEDIO
Lockwood & Co. | stagione 1
fantasy, drammatico | UK | 27 gen 2023 | 8 ep / 43 min | Netflix
ideatore Joe Cornish basata sui romanzi di Jonathan Stroud
personaggi interpreti
Lucy Carlyle Ruby Stokes
Anthony Lockwood Cameron Chapman
George Karim Ali Hadji-Heshmati
Ispettore Barnes Ivanno Jeremiah
Pamela Joplin Louise Brealey
Lama d’Oro Luke Treadaway
Penelope Fittes Morven Christie
Quill Kipps Jack Bandeira
Julius Winkman Ben Crompton
Flo Bones Hayley Konadu
Kat Godwin Rhianna Dorris
Bobby Vernon Paddy Holland
Ned Shaw Rico Vina
Teschio Michael Clarke
Sir John Fairfax Nigel Planer
critica IMDb 7,5 /10 | Rotten Tomatoes critica 7,8 /10 utenti 4,6 /5 | Metacritic critica 78 /100 utenti nd
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Commenti (5)
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Mi trovo d'accordo in tutto.
Il paragone con Ghostbuster è immediato anche se la caratterizzazione dei personagi è più leggera.
A tutti gli effetti non è un prodotto malvagio, si lascia vedere con buon interesse.
Speriamo che imparando dalle incertezze della prima serie possano affinare le successive -
Serie leggera l’ho guardata volentieri …è mancata forse un suspence in più nel finale
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Per chi vede e commenta, anche 2 parole su audio e video sono sempre gradite
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Video e Audio sono buoni ma non da citare come riferimento .
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Vista su una TV 65 e sentita con una soundbar, non posso essere attendibile