La Belva | la recensione del film

Fabrizio Guerrieri 01 Dicembre 2020 Cinema, Movie e Serie TV

Il thriller-action italiano prodotto da Mattero Rovere, con uno strepitoso Fabrizio Gifuni nei panni per lui inconsueti di un reduce di guerra alla ricerca della figlia rapita, rivela un’anima drammatica che migliora quello che altrimenti sarebbe stato un banale film di genere


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Il capitano Leonida Riva è un soldato in congedo che dopo trent’anni di missioni è costretto ad assumere psicofarmaci per evitare che il suo passato sui campi di guerra lo tormenti. Per questo si tiene a distanza dalla sua stessa famiglia più che può, fino a quando invitato alla partita di rugby della figlia Teresa accetta di organizzare una cena. Alla quale però la piccola non arriverà perché viene rapita. Sul luogo giungono le forze dell’ordine guidate dal vicequestore Simonetti che mostra da subito di volersi impegnare per ritrovare Teresa. Ma Leonida non si fida e sentendo alla radio del poliziotto che un’auto non si è fermata all’alt degli agenti, corre da solo al loro inseguimento. All’improvviso si trova nella difficile condizione di doversi trasformare di nuovo nell’efficiente macchina da guerra che era, prima che si perdano le tracce dei rapitori di sua figlia.


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Il regista ventottenne Ludovico Di Martino dopo i vari premi vinti per la web serie Roles del 2013 con Edoardo Pesce e per il suo primo lungometraggio Il nostro ultimo del 2016, ha diretto l’apprezzato corto Pipinara nel 2017 e la terza stagione della serie Skam Italia nel 2019. Il suo curriculum lo ha portato a finire sotto l’ala di Matteo Rovere (Gli sfiorati, Veloce come il vento, Il primo re, Romulus) che oltre ad essere brillante regista e sceneggiatore è un produttore illuminato che ha fatto esordire diversi talenti come - solo per citarne alcuni - Luca Vecchi che ha diretto il suo gruppo comico, i The Pills, in The Pills - Sempre meglio che lavorare, Leonardo D’Agostini col suo ottimo Il campione con Stefano Accorsi, oltre che Sidney Sibilia che nel 2014 dirige Smette quando voglio cui seguiranno due capitoli e che con Rovere ha fondato la casa di produzione Groenlandia. Che produce anche La Belva.


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Atmosfere rarefatte, pause, silenzi, attese. I fuori fuoco cercati per descrivere solo in parte ciò che neanche le immagini possono spiegare fino in fondo. Ogni apparente sottrazione diventa significativa quando viene sostituita da azione ed emozioni elevandone le potenzialità fino a farle deflagrare in un impeto drammatico e spesso inaspettato. Qualche ingenuità di troppo abbassa un po’ il livello. Alcune scelte didascaliche facilmente evitabili in fase di montaggio, alcuni dialoghi un po’ sopra le righe e qualche personaggio non sviluppato come avrebbe dovuto, tolgono valore a un film che ha molti pregi. Tra cui quello di rappresentare un prodotto audiovisivo facilmente esportabile a livello internazionale grazie all’accostamento del genere action-thriller all’americana - come Taken - Io vi troverò con Liam Neeson da cui trae ispirazione almeno per il presupposto o Drive con Ryan Gosling - con quello drammatico e maggiormente realistico di italiana fattura. Il fatto che un attore di spessore riconosciuto, sia al cinema che in teatro, come Gifuni si metta al servizio di un regista bravo ma giovane e ancora non affermato, peraltro in un film di genere, non è cosa da tutti.


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Ciò che salta all’occhio è la netta differenza tra la maggior parte dei personaggi e quello di Leonida. Sono tutti puliti, salvi - magari non felici ma indenni - e spaventati. Leonida invece è sporco del proprio sangue e di quello altrui, viene colpito, più volte, e non si rialza con facilità come farebbe uno 007 o un T-800, è condannato da un passato durissimo da affrontare e impossibile da mettere da parte e l’unica paura che ha è di perdere sua figlia. Il suo corpo ancora in ottima forma cozza col suo stato mentale che non riesce a trovare alcuna forma o pace. E questo anche per via della solitudine autoimposta che non gli permette di confrontarsi neanche con gli affetti più cari.


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Teresa è una bimba normale ma tosta, gioca a rugby ed è innamorata di suo padre sebbene non lo veda spesso. Il fratello Mattia invece è un ragazzo arrabbiato, allena la sorellina ma si rifiuta di accettare che Leonida non voglia far parte della sua vita e per questo lo allontana. La moglie Angela non odia il marito, non lo osteggia come avrebbe quasi il diritto di fare. Nonostante tutto lo ama ancora, o almeno ama quello che erano agli inizi della loro storia e spera ancora che le cose possano cambiare.


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Basilio Simonetti è un vicequestore capace che dovendo seguire le regole imposte dalla divisa non può agire con la velocità di Leonida, dimostra passione per il suo ruolo di investigatore ma non può far altro che seguire le azioni dell’uomo, non impedirgli di ritrovare sua figlia, provando a sostenerlo operando quasi al suo fianco.


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Anche se a tratti un po’ troppo spinto, Mozart è un cattivo quasi perfetto. Spietato, sarcastico, privo di emozioni, rabbia a parte, gentile coi delinquenti che hanno bisogno delle sue prestazioni e insensibile sia verso le proprie vittime che verso i collaboratori che non producono adeguati risultati.


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Bella la colonna sonora coi brani di Kaleo, Mostro e Greta Van Fleet. Ottima la fotografia col grigio che impera e i movimenti di macchina pregevoli, particolarmente nelle inquadrature con macchina a mano. Il risultato finale è quello di una pellicola di intrattenimento che poteva sicuramente dare di più ma che, ancora una volta in questo anno complicato, avrebbe meritato la visione in sala - come il recentissimo Il talento del calabrone - per la bravura degli interpreti, le immagini di qualità e la potenza dell’intreccio che suscita non poche emozioni. Con l’augurio a Ludovico Di Martino di proseguire per questa strada migliorando sempre di più.


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VALUTAZIONI

regia 6.5 sceneggiatura 6.5 recitazione 7.5 fotografia 8 musiche 7.5
film 7

La Belva
drammatico, thriller, azione | Italia | 2020 | 99 min | 27 nov 2020 | Netflix

regia Ludovico Di Martino soggetto Claudia De Angelis, Ludovico Di Martino, Andrea Paris, Nicola Ravera Rafele sceneggiatura Claudia De Angelis, Ludovico Di Martino, Nicola Ravera Rafele fotografia Luca Esposito montaggio Francesco Loffredo

personaggi interpreti
Leonida Riva Fabrizio Gifuni
Angela Monica Piseddu
Mattia Emanuele Linfatti
Teresa Giada Gagliardi
Mozart Andrea Pennacchi
vice questore Basilio Simonetti Lino Musella
Ivan Andrei Nova

critica IMDB 5.2 /10 | Cinematografo 3 /5

camera Arri Alexa Mini, Cooke Anamorphic/i Lenses
aspect ratio 2.39 : 1

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