L’alienista | stagione 2 | la recensione

Fabrizio Guerrieri 03 Novembre 2020 Cinema, Movie e Serie TV

Dopo il primo capitolo del 2018, una delle serie di maggior pregio nel panorama degli ultimi anni giunge alla seconda stagione che non conferma semplicemente la qualità della prima ma la migliora grazie all’ottimo lavoro di squadra tra cast tecnico e quello artistico


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New York, 1897, un anno dopo il caso del killer dei ragazzi di strada. Una donna, Martha Napp, viene condannata a morte per il sospetto omicidio della propria figlia appena nata di cui però non si è mai ritrovato il corpo. L’investigatrice Sara Howard, il giornalista del New York Times John Moore e lo psicologo criminale Laszlo Kreizler, dopo aver tentato di impedire l’esecuzione iniziano a indagare sul caso. Quando un altro neonato viene rapito, i tre sono costretti a stringere i tempi in una disperata corsa contro il tempo e soprattutto contro un misterioso assassino pronto a tutto.


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La seconda stagione di L’alienista (per esteso L’alienista - L'angelo delle tenebre) è tratta dal secondo romanzo di Caleb Carr, L'angelo delle tenebre (1997) che fa parte del ciclo che vede come protagonista il dottor Laszlo Kreizler, alienista appunto, ossia un medico specialista in malattie mentali, che cura persone cosiddette alienate. I tre personaggi principali hanno intrapreso un percorso evolutivo che da un lato li porta verso indipendenza, libertà e gratificazioni mentre dall’altro li mette di fronte a loro stessi prima che di fronte a sfide sempre più complesse. Sara (Dakota Fanning | Mi chiamo Sam, C’era una volta a… Hollywood) ha avviato una propria attività come investigatrice privata, John (Luke Evans | Lo Hobbit - La desolazione di Smaug, Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate, Midway) è diventato giornalista presso una testata prestigiosa e Laszlo (Daniel Brühl | Rush, Captain America: Civil War) gestisce un istituto che si prende cura di ragazzi con problemi psichiatrici.


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La ricerca della verità, è ciò che li unisce. La polizia, pur di avere un capro espiatorio, accusa una madre disperata e innocente basandosi solo su prove circostanziali di dubbia rilevanza e nessuno può niente di fronte a una legge che non è in grado di guardare oltre la superficie. Quello che accade all’interno del Lying-In Hospital diretto dal dottor Markoe in cui Martha ha partorito è pieno di oscurità impenetrabili grazie anche all’appoggio di Byrnes, ex capo della polizia ora in pensione che mira a proteggere sempre gli interessi dei ricchi arrivando a coprirne i delitti. Fin quando il ritrovamento del corpo della bimba tra le bambole di un grande magazzino non riapre i giochi. Alla ricerca di indizi, Sara entra in contatto con una coppia cui è stato rapito il figlio di pochi mesi nel parco cittadino e con Libby, un’infermiera del Lying-In Hospital che, dapprima reticente, si apre quando Sara le confida qualcosa di molto intimo e personale - e soprattutto doloroso - del suo passato. Con l’aiuto di Laszlo e John, l’investigatrice arriva addirittura a scandagliare i bassifondi rischiando la vita nell’incontro con Goo Goo Knox uno dei più pericolosi criminali della città. Da qui in poi ciò che avviene è sempre più intricato e spaventoso.


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Grazie agli effetti visivi, la ricostruzione storica della città è imponente, particolarmente in alcune vedute dall'alto che trasferiscono lo spettatore direttamente in quel periodo, con un effetto di vera e propria fascinazione. Accanto a questo, la presenza di personaggi realmente esistiti dona un’aura di positiva contaminazione. Nella prima stagione, oltre al finanziere JP Morgan e al sindaco di New York William Lafayette Strong, c’era un Theodore Roosevelt che, cinque anni prima di diventare il ventiseiesimo presidente degli Stati Uniti, ricopriva il ruolo di commissario di polizia di cui Sara era assistente. In questa seconda stagione c’è William Randolph Hearst, editore e imprenditore - lo stesso che ha ispirato Orson Wells per il protagonista del suo Quarto potere - arrogante padrino di Violet, promessa sposa di John il cui cuore però vacilla di fronte alla bellezza e al carattere emancipato di Sara. E anche Laszlo stavolta incontra una donna. L’ingresso della collega Karen (Lara Pulver che nella serie Sherlock era la magnifica dominatrice Irene Adler) aggiunge un altro personaggio femminile forte nella serie, con capacità mentali e professionali fuori dal comune in grado di tener testa allo psichiatra e addolcire il suo burbero carattere.


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L’alienista è una delle serie di maggior pregio degli ultimi anni, la ricerca di una qualità crescente appare come fondamentale in ogni reparto. E questa seconda stagione è ancora migliore della prima grazie a vari tasselli che si incastonano sempre meglio tra le maglie del racconto. A partire dall’ottima recitazione di tutti gli attori ottimamente guidati dalle regie puntuali di David Caffrey (Peaky Blinders) e Clare Kilner (Sneaky Pete).  Il rapporto fra i tre protagonisti è il fulcro della storia, è ciò che muove ogni scelta. Senza la loro determinazione nel credere fermamente che un mondo diverso fatto di verità e giustizia sia possibile, tutto resterebbe in una stasi profonda e aberrante. La ricerca quasi maniacale nell’interpretare le motivazioni e gli scopi del rapitore assassino non danno loro tregua, soprattutto nella mente di Sara che coinvolge gli altri due con una forza e un coraggio non liberi da paure, preoccupazioni e insicurezze.


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I personaggi secondari, ognuno a suo modo determinante, appaiono nella storia senza fermarvisi, lasciano tutti un’impronta e poi scorrono via, quasi senza che lo spettatore se ne accorga. I bivi delle loro vite sono centrali, le decisioni che hanno preso in passato o che qualcun altro ha preso per loro possono cambiare oltre alla loro personalità anche i talvolta fragili equilibri delle esistenze di chi li circonda in maniera sostanziale. La ricchezza e varietà dei personaggi all’interno di una sceneggiatura con pochissime sbavature è affiancata dalla cura della fotografia che dipinge minuziosamente le ambientazioni dell’epoca ma soprattutto dalle scenografie e dai costumi che impreziosiscono ogni scena sostenendo costantemente la sospensione dell’incredulità nella serie.


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Del ciclo Kreizler - che si apre con L’alienista del 1994 (vincitore come miglior romanzo d’esordio ai prestigiosi Anthony Awards) su cui è basata la prima stagione della serie - fa parte anche un terzo romanzo del 2016 intitolato Surrender, New York. Gli aspetti rimasti in sospeso insieme a quelli che vengono aperti nel finale di stagione sono molteplici. Sebbene la produzione non si sia ancora espressa circa il rinnovo, le possibilità che il libro venga sviluppato in un terzo e conclusivo capitolo della serie sono buone, soprattutto se dopo la messa in onda americana sul canale TNT, l’uscita nel resto del mondo su Netflix aumenterà sensibilmente il numero degli spettatori.


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VALUTAZIONI

dal trailer all’intera serie
ASPETTATIVA 8 RISULTATO 9

soglia d’attenzione
SCORREVOLEZZA ALTA IMPEGNO MEDIO

visione
INTRATTENIMENTO 9.5 QUALITÀ 8.5

L’alienista - L'angelo delle tenebre | stagione 2 (The alienist: Angel of darkness)
giallo, drammatico | USA | 22 ott 2020 | 8 ep / 50 min | Netflix

showrunner Frank Pugliese

personaggi interpreti

Dr. Laszlo Kreizler Daniel Brühl
John Moore Luke Evans
Sara Howard Dakota Fanning
Marcus Isaacson Douglas Smith
Lucius Isaacson Matthew Shear
Libby Hatch Rosy McEwen
Goo Goo Knox Frederick Schmidt
Thomas F. Byrnes Ted Levine
Karen Stratten Lara Pulver
Bitsy Sussman Melanie Field
Cyrus Montrose Robert Wisdom
William Randolph Hearst Matt Letscher
Dr. Markoe Michael McElhatton
Violet Hayward Emily Barber

critica IMDB 8.4 /10 | Rotten Tomatoes 7 /10 | Metacritic 55 /100

camera ARRI Alexa Mini, ARRI/Zeiss Master Anamorphic Lenses
aspect ratio 2:1 (1^ stagione 16:9)

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Commenti (1)

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  • Doc_zero

    05 Novembre 2020, 10:56

    concordo in pieno. serie davvero appassionante e anche soddisfacente dal punto di vista tecnico.

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