Tenet | la recensione

Fabrizio Guerrieri 28 Agosto 2020 Cinema, Movie e Serie TV

L’ossessione di Christopher Nolan per lo spazio e il tempo genera un film ambizioso in cui l’attenzione dello spettatore è calamitata da un sistema straniante e affascinante e i personaggi si muovono in una spy story come su una scacchiera


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PRIMA DELLA VISIONE - COSA CI SI ASPETTA (24 ago 2020)
(nota: se avete già visto il film potete saltare direttamente al paragrafo DOPO LA VISIONE… a meno che non siate degli inguaribili curiosi…)

Ci si aspetta l’ennesimo capolavoro di un regista che non sbaglia un film, sia quando arriva da una sceneggiatura completamente originale che quando racconta un fumetto come Batman. Oltre che una speranza per far ripartire il cinema in sala dopo la pandemia da coronavirus. Aspettative forse troppo alte per un film che vuole essere un modo per raccontare alterazioni temporali attraverso una storia normale? Quello che è importante tenere presente e da cui partire è che non è fondamentale che un regista tanto capace debba necessariamente migliorarsi ad ogni nuova opera.


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Da Memento in poi (il precedente Following dura un’ora e nove minuti per cui tecnicamente non sarebbe un lungometraggio, ma andrebbe assolutamente recuperato) Christopher Nolan ci ha abituati a una qualità che raramente si è trovata a Hollywood, senza mai sbagliare neanche al botteghino: i suoi film hanno incassato un totale di oltre 4,7 miliardi di dollari e tenendo presente gli incassi di Inception e Interstellar che sono in qualche modo genitori di Tenet, questo dovrebbe portarlo almeno ai 5,5. Per cui anche se non dovesse essere all’altezza di altri film del regista, sarà comunque un film potente.


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I trailer (chi è riuscito a sfuggirgli è stato fortunato… o forse no) ci introducono a una realtà in cui il tempo sembra muoversi avanti e indietro nello stesso momento secondo regole ben precise che il protagonista (Washington, l’unico del cui personaggio non conosciamo ancora il nome, se ne ha uno) apprenderà via via nello svolgimento del film. E noi con lui. Dalle poche notizie che Nolan ha lasciato trapelare, la pellicola tratta le vicende di un uomo che viene reclutato da un’organizzazione di nome Tenet affinché impedisca l’arrivo di una terza guerra mondiale. Sappiamo che TENET è una parola contenuta in un’antica iscrizione latina, il Quadrato del Sator (presente in vari siti archeologici in Italia e nel resto d’Europa), in cui, a parte il titolo del film che è palindromo le altre parole di cinque lettere vengono lette in un verso e nell’altro, sia in orizzontale che in verticale:

S A T O R
A R E P O
T E N E T
O P E R A
R O T A S


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GLI INTERPRETI

John David Washington, figlio di Denzel (col quale esordì a otto anni in una piccola parte nel biopic Malcolm X), viene da una buona prova nell’ultimo film di Spike Lee BlacKkKlansman (2018) in cui interpretava il primo detective afroamericano a Colorado Springs agli inizi degli anni settanta accanto a un altro attore in forte ascesa come Adam Driver. Un passato da giocatore di football gli ha permesso di sostenere le pesanti scene d’azione. Ma l’impegno maggiore sarà stato nell’essere il primo attore accanto a comprimari non solo più famosi ma anche di ben più consumata carriera alle spalle.

Robert Pattinson segue la strada e il destino dell’attore che dopo essere stato sovraesposto per il ruolo di protagonista in una trilogia per adolescenti come Twilight deve rimettere tutto in discussione per migliorare non solo le proprie performance ma anche la propria immagine. Ricorda molto da vicino Leonardo DiCaprio che per scrollarsi di dosso il ruolo di Jack in Titanic e arrivare a lavorare con Scorsese e Tarantino ha dovuto impegnarsi non poco. Pattinson sarà il nuovo Batman in uscita ad ottobre 2021 e chissà cosa si saranno detti con Nolan di cui l’attore si è dichiarato fan. Sappiamo però che ha ricevuto diversi consigli dall’uomo pipistrello della trilogia di Nolan, Christian Bale, tra cui quello di chiedere una zip sul costume per andare più facilmente in bagno (!).


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Elizabeth Debicki è la figura femminile di spicco del film. Australiana nata a Parigi, trent’anni, un metro e novanta, una classe invidiabile, già vista in Il grande Gatsby, Operazione U.N.C.L.E., Guardiani della Galassia Vol. 2, prossimamente Lady Diana in The Crown, è in grado di calarsi in ruoli di donne forti con rara grazia. In Tenet è Kat Sator, cognome che riporta al Quadrato omonimo, moglie del villain Andrei.

Villain interpretato da Kenneth Branagh che è appunto Andrei Sator. L’attore e regista shakespeariano viene da Assassinio sull’Orient Express, da lui anche diretto, in cui veste i panni del celebre Hercule Poirot nato dalla penna di Agatha Christie e soprattutto dal Dunkirk di Nolan in cui interpretava l’eroico comandante Bolton. Immaginarlo nel ruolo del cattivo cui non è solito sarà l’ennesima prova del suo essere attore capace e poliedrico.


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Del personaggio interpretato dall’iconico Michael Caine non si sa ancora molto se non che ha girato un solo giorno in coppia con Washington e gli è stata data solo la sua pagina di sceneggiatura, ulteriore prova della riservatezza di Nolan. Ma la sua presenza rende bene la cifra d’ispirazione che potrà aver conferito anche se indirettamente al resto del cast.

Una cosa è pressoché certa: come in molti altri film del regista ci sarà bisogno di una seconda (se non terza) visione per comprendere e gustare a fondo ogni elemento, dalla fotografia alle scenografie, dall’interpretazione alla regia, dalla storia al suo significato.


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DOPO LA VISIONE - CHE COS’È TENET (26-27 ago 2020)

Il Protagonista, un agente della CIA, dopo una controversa operazione in cui perdono la vita i componenti della sua intera squadra, viene arruolato all’interno di Tenet, un’organizzazione segreta che ha lo scopo di scongiurare il terzo conflitto mondiale. Guidato dal collega Neil, conosce Kat l’infelice moglie di Andrei Sator, uno spietato oligarca russo che cela un oscuro segreto. Attraverso la donna il Protagonista riesce a entrare nella vita di Sator al fine di disinnescare la minaccia che può compromettere le sorti del mondo intero.


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Tu sei in inversione, il mondo no.

Un teatro dell’opera, binari ferroviari, pale eoliche in mare. In pochi minuti, le prime potentissime scene di Tenet si aprono su tre scenografie che non hanno niente in comune e che spezzano subito ogni idea di prevedibilità. Avanti e indietro, umido e secco, freddo e caldo, bollente e ghiacciato. L’inversione del tempo condiziona nel bene e nel male ciò che accade nel film, portando le persone a ragionare come non sapevano di potere. A partire da un proiettile che torna nella pistola da cui è stato sparato fino a far attraversare una seconda volta ai protagonisti ciò che hanno già compiuto. E come quando in matematica due elementi opposti si annullano, qui si scorge il paradosso citato in Ritorno al futuro in cui secondo Doc incontrare il sé stesso proveniente da una realtà alternativa non era affatto bene.


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Ci sono persone nel futuro che hanno bisogno di noi. Hanno bisogno di Tenet.

Che cos’è Tenet? L’equilibrio che mantiene l’ordine delle cose, l’Atlante che regge la Terra, qualcosa di opposto e complementare alla Natura che si batte per salvare la specie umana, anche da sé stessa. L’entropia, più volte evocata nel film, rappresenta in parole molto povere il grado di disordine di un sistema e Tenet che significa Principio è ciò che può rimettere (o mantenere?) in riga ciò che, da qualche parte è andato per il verso sbagliato. Il messaggio insito nel film è che il contrario di qualcosa non necessariamente vi si oppone, cioè il contrario è uguale al sé originale se parte da una visione che non muta nel tempo e nello spazio. In pratica, se resta coerente con ciò in cui crede.


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La terza guerra mondiale paventata non è stavolta rappresentata da un genocidio ma dalla cancellazione della vita sull’intero pianeta. Che non accadrebbe per la collisione con un asteroide. Tensione, adrenalina, un pizzico d’ironia, sentimenti che sostengono le azioni, ogni personaggio si muove all’interno della pellicola come un pezzo degli scacchi. Dal più sacrificabile Pedone, passando per il trasversale Alfiere e l’abile Regina, fino ad arrivare al cruciale Re, tutti sono solo pedine di fronte al destino ma nessuno risulta inutile per raggiungere lo scopo per cui Tenet è stata creata.


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“- Ti gira testa, eh? - Sì.”

L’Alfiere. Washington muove il personaggio del Protagonista fidandosi più che può di chi ha vicino, credendo che la strada che sta compiendo sia quella giusta, tirando dritto di fronte a qualcosa che fa fatica a comprendere perché non ha il tempo per adattarsi appieno. Noi siamo il Protagonista, nel senso che attraverso i suoi occhi che vedono e imparano, vediamo e impariamo le regole per capire dove ci troviamo. Perché la prima cosa da capire sono le regole dell’inversione e non è una cosa immediata, tanto sono distanti dalla norma. E come lui, non abbiamo il tempo per tutto questo perché dobbiamo agire prima che tutto finisca, anche a causa nostra.

La Torre. In questa avventura fuori dall’ordinario il Protagonista non è solo per fortuna. Il collega Neil (che presto diventerà anche fidato amico) lo affianca, lo consiglia, gli spiega come funziona l’inversione ma non si capisce mai fino a che punto possa essere decisivo per la soluzione finale. Pattinson è, sì, determinato ma sempre restando positivo, solare, quasi tranquillo nonostante gli eventi catastrofici pronti a investire lui e gli altri della sua squadra. Ha quella disinvoltura tipica del migliore James Bond, quello di sir Sean Connery e sembra trovarcisi comodo come negli abiti impeccabili che indossa da civile.


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La Regina. Elizabeth Debicki non rappresenta affatto una donna debole, lo fa capire dal primo incontro col Protagonista in un dialogo serrato e privo di incertezze. Eppure per gran parte del film non fa che farsi male di fronte non solo alla violenza fisica del marito ma anche e soprattutto nella battaglia per ottenere la custodia del figlio. È questa la sua debolezza. Kat si comporta con dolcezza solo di fronte a quell’unico, vero e definitivo amore. E nonostante la figura che sovrasta gli altri personaggi maschili (spesso indossa addirittura i tacchi alti) e i colori di una donna algida, cede alla paura e quindi per reazione alla rabbia (che “quando cicatrizza si trasforma in disperazione”) esponendosi vera di fronte a chi ha il vantaggio di indossare una maschera.

Il Re. Branagh alterna lucida follia, apparente dolcezza, violenza e determinazione come una macchina difettosa. Eppure esatta perché mossa da qualcosa che neanche lui, ricco e potentissimo, può controllare. Andrei è meschino con la moglie, sa di non amarla più ma non può accettare di perderne il possesso. Esattamente come fanno i re shakespeariani che l’attore ben conosce. E in questo delirio di onnipotenza vorrebbe trascinare tutto il creato verso la distruzione totale.

I dialoghi fra questi quattro personaggi sono uno dei motivi che rendono il film imperdibile.


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Ma veniamo al cast tecnico. Come si fa ad ottenere tanta libertà espressiva all’interno di un vulcano produttivo come quello di Hollywood? Coniugando la massima qualità con un senso chiaro alla maggior parte del pubblico, in maniera che arrivino anche i grandi incassi. Semplice? Per Christopher Nolan, assieme alla produttrice e moglie Emma Thomas, pare esserlo a ogni film che affronta. Di sicuro non c’è semplicità nelle storie raccontate dal regista. Anzi, nel corso della sua produzione ha utilizzato lo schermo come fosse un quadro cubista, scomponendo e ricomponendo il tempo e lo spazio alla ricerca di un senso alternativo a quello che tutti conosciamo.


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La storia di Tenet raccontata in maniera lineare da un altro regista sarebbe risultata forse semplice ma comunque interessante. Quindi perché complicarla con meccanica quantistica e teorie sulle realtà parallele? Per Nolan di solito la storia è solo un pretesto per spiegare una struttura, per approfondire un sistema (im)possibile all’interno del quale i personaggi sono straniati e il pubblico è costretto ad aumentare l’attenzione per non perdere niente.

Il film risulta, da alcuni punti di vista asciutto, a partire dalla scelta del protagonista. Da altri, si avverte come una sorta di pretenziosità. La sospensione dell’incredulità viene messa a dura prova da un plot che sembra preferire l’approfondimento dell’effetto dell’inversione all’intreccio puro e semplice, al contrario di quanto avviene per esempio in Inception in cui è sempre ciò che accade a dirigere il racconto e non il contrario. Il fatto però è che in due ore e mezza di film non ci si annoia. E il merito non è solo di Nolan.


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Il direttore della fotografia Hoyte van Hoytema ha girato film stupendi. A partire dal freddo Lasciami entrare del 2008 ha guidato le immagini di The Fighter, Lei, Spectre, Ad astra, oltre a Interstellar e Dunkirk con Nolan. Anche in questo caso la macchina da presa è cruda e puntuale, elegante e severa restituendo allo spettatore tonalità insature che fanno risaltare i personaggi e il proprio essere senza che questo venga sottolineato da ciò che ha intorno rischiando conseguentemente di sminuirlo.

Le musiche affidate a Ludwig Göransson (che viene dai successi di Black Panther e Venom) tracciano linee che accompagnano ogni scena con accuratezza e metodo. Gli effetti sonori e i loro crescendo lasciano lo spettatore col fiato sospeso in più di un momento tra esplosioni, inseguimenti e incursioni belliche da antologia.


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Ma ciò su cui si regge davvero il film è affidato al montaggio di Jennifer Lame (Manchester by the Sea, Hereditary, Storia di un matrimonio) che si districa ottimamente tra i dettagli di una sceneggiatura a dir poco complessa e articolata. Ed è proprio il lavoro in sala di montaggio che qui è centrale: una volta alla moviola, oggi su una timeline, chi taglia, incolla e mette insieme il girato va continuamente avanti e indietro alla ricerca della scintilla creativa che il regista e lo sceneggiatore (che qui coincidono) hanno in testa. Oltre a quello che vediamo grazie agli effetti visivi (davvero notevoli perché fortemente realistici), l’aderenza delle inquadrature è ciò che determina la scrittura di questo film, soprattutto nelle furibonde scene d’azione in cui i personaggi si incontrano e scontrano nell’una e nell’altra direzione contemporaneamente.


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Che cosa manca in Tenet? Forse un prequel e un sequel che non verranno mai realizzati. Sebbene molti reputino Tenet come una sorta di sequel di Inception, si evince che ciò che è accaduto prima del film e ciò che accadrà nel suo futuro sono le chiavi che generano la nascita dell’organizzazione segreta. Ma un modo per capire il tutto c’è: tornare al cinema (magari dopo aver rivisto Memento) e, sapendo già cosa succederà, oppure cos’è accaduto, cogliere i passaggi che si sono persi la prima volta, ricostruendo così quel prima e dopo che non ci vengono mostrati. Perché se Tenet non è il miglior film di Nolan resta comunque inimitabile, come diversi precedenti del regista britannico. Perderlo è assolutamente sconsigliato. .otailgisnocs etnematulossa è olredreP

VALUTAZIONI
regia 7.5 sceneggiatura 7 recitazione 8 fotografia 8.5 musiche 8 montaggio 9
film 7.5

Tenet
fantascienza, thriller, spionaggio, azione | USA, UK | 2020 | 150 min

regia Christopher Nolan | sceneggiatura Christopher Nolan | fotografia Hoyte van Hoytema | musiche Ludwig Göransson | montaggio Jennifer Lame | effetti Andrew Jackson, Andrew Lockley, Scott R. Fisher

personaggi interpreti
il Protagonista John David Washington
Neil Robert Pattinson
Kat Sator Elizabeth Debicki
Andrei Sator Kenneth Branagh
Priya Dimple Kapadia
Michael Crosby Michael Caine
Ives Aaron Taylor-Johnson
Barbara Clémence Poésy
Mahir Himesh Patel
Liam Denzil Smith
Victor Martin Donovan

critica IMDB 8.2/10 | Cinematografo 3/5 | Rotten Tomatoes 7.2/10 | Metacritic 70/100

incassi $ | 207,5 MLN (al 16 settembre 2020) (budget stimato 205-225 MLN)

camera
Arriflex 765, Panavision Sphero 65 and System 65 Lenses
IMAX MKIII, Panavision Sphero 65 and Hasselblad Lenses
IMAX MKIV, Panavision Sphero 65 and Hasselblad Lenses
IMAX MSM 9802, Panavision Sphero 65 and Hasselblad Lenses
Panavision 65 HR Camera, Panavision Sphero 65 Lenses
Panavision Panaflex System 65 Studio, Panavision Sphero 65 and System 65 Lenses

formati 35 mm (anamorphic) (Kodak Vision 2383) - 70 mm (IMAX DMR blow-up) (Kodak Vision 2383)

aspect ratio 1.43:1 (70 mm IMAX) - 1.90:1 (Digital IMAX) - 2.20:1 - 2.39:1 (35 mm prints)

formati audio IMAX 6-Track - Dolby Digital - Sonics-DDP - DTS (DTS: X)

 

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Commenti (19)

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  • pace830sky

    29 Agosto 2020, 05:53

    Una cosa è pressoché certa: come in molti altri film del regista ci sarà bisogno di una seconda (se non terza) visione per comprendere e gustare a fondo ogni elemento,


    Ma anche no, grazie. Non sono quel genere di spettatore che guarda unfilm due o tre volte per comprendere e gustare.

    John David Washington, figlio di Denzel


    Sono l'unico ad avere un blocco del transfert quando il protagonista mi somiglia così poco?
  • ovimax

    29 Agosto 2020, 11:39

    Visto ieri ... a me è piaciuto almeno è originale ... un pò di scopiazzature e auto-scopiazzatura di altri film.

    Una cosa è pressoché certa: come in molti altri film del regista ci sarà bisogno di una seconda (se non terza) visione per comprendere e gustare a fondo ogni elemento,


    si vedono tutti se ci fai caso ... molte cose si capiscono prima/dopo che accadono se ha un minimo d'occhio
  • adslinkato

    29 Agosto 2020, 20:28

    Lo so, lo so, non si fa. Ma ormai sono in un'età in cui faccio anche cose che non condivido...

    Qualche giorno fa ho prenotato biglietti per vedere domani il primo filmone post-Covid all'Imax romano di Porta di Roma, per cui - per ingannare l'attesa e nella speranza di capirci qualcosa, memore delle difficoltà in cui sono incorso ogni volta per cercare di capire di primo acchito film che facevano perno sui paradossi temporali - ho letto molte recensioni italiane e no.

    Ci tenevo quindi a fare le congratulazioni a Fabrizio Guerrieri per questa rece ben scritta (come sempre), ma soprattutto originale, densa e avvincente: chapeau!
  • l4sty

    30 Agosto 2020, 10:00

    Complimenti per la recensione.
  • hi_speed

    30 Agosto 2020, 22:11

    Ottima recensione!

    Visto ieri, proiezione 70mm ATMOS all’ARCADIA in sala Energia.

    A parte l’emozione di tornare in quello che reparto il miglior cinema d’Italia per distacco...

    Dal punto di vista tecnico sono rimasto colpito dalla componente audio veramente devastante.

    Senza voler idolatrare Nolan, a me il film é piaciuto: alla frustrazione iniziale ha lasciato spazio, poco a poco, un senso di soddisfazione quando tutti i pezzi (o quasi) hanno iniziato ad incastrarsi l’uno con l’altro rendendo sensate le stesse scene che inizialmente lasciavano interdetti...

    Una sensazione già sperimentata in altre produzioni ma in questo film l’ho trovata MOLTO marcata e questo a qualcuno potrebbe non piacere in quanto si tende a prediligere uno sviluppo lineare della trama che qui non c’é (anzi...)

    Io tornerò sicuramente a vederlo, magari in lingua originale e credo che la seconda visione sará ancora più appagante.
  • pace830sky

    11 Luglio 2021, 10:20

    Bufala colossale, Nolan è rimasto folgorato dal quadrato del Sator (cfr wikipedia) e si è messo in testa di farci un film.

    Il quadrato è palindromo, il che deve avere ispirato al nostro l'idea dell' inversione temporale di oggetti (e non solo) imbastendoci intormo il classico schema della caccia al tesoro (l' eroe deve trovare qualcosa - di cui non sa nulla se non che è di vitale importanza - seguendo una serie di indizi che lo portano da uno all' altro come appunto nella caccia al tesoro) condito dai soliti stereotipi narrativi (il cattivo è un miliardario russo con ricchezze dalle oscure origini, la bella è la di lui moglie (maltrattata e, ça va san dire, ricattata con la minaccia di separarla dal figlioletto) unica nota che vorrebbe essere originale è il protagonista nero che peraltro è immerso in un mondo in cui è l'unico di quel colore e lo spettatore si chiede come mai come agente speciale si sia scelto uno che spicca così nettamente tra la folla) ecc ecc


    Nonostante gli sforzi il film (lunghetto...) riesce a tratti a risultare lento, con gente che discute con termini da Il mondo di quark di teorie fantascientifiche che dovrebbero giustificare una azione in cui oggetti che vanno avanti nel tempo ed altri che vanno indietro coesistono nello stesso spazio-tempo in modo stabile per un po' salvo poi sparire e manifestando strani comportamenti che le citate elucubrazioni dovrebbero giustificare.

    Purtroppo a Nolan è sfuggito che ciò che rende credibile una storia non sono i noiosi bla bla che escono dallo schermo ma la magia dell' affabulazione per la quale lo spettatore decide che vuole credere a tutte quelle stupidaggini puramente e semplicemente perché la storia che gli piace tanto, che lo emoziona, sta in piedi se e solo se lui spettatore decide di credere.

    Se la storia è piatta, i personaggi monodimensionali (ai limiti dei buratini di legno), le emozioni che colgono lo spettatore nel profondo mancano, il meccanismo non scatta.
  • ellebiser

    11 Luglio 2021, 12:10

    Ma l’hai visto il film?
  • pace830sky

    11 Luglio 2021, 12:46

    Ovviamente sì, mi fai rammaricare ora di non avere aggiunto una postilla dedicata a coloro che lo hanno amato, è evidente che li considero con il massimo rispetto (i gusti son gusti) che spero reciproco.
  • ellebiser

    11 Luglio 2021, 16:15

    Mi Hai dato l’impressione di aver fatto copia incolla senza aver trasmesso quello che può averti colpito o non esserti piaciuto.
  • pace830sky

    11 Luglio 2021, 17:27

    ...sarebbe come dire che i miei argomenti sono così profondi (culturali? astrusi? tecnici?...) da sembrare copiati?

    ..cosa non mi è piaciuto è scritto nel post, non mi sembra il caso di tradurlo con altre parole. Usando espressioni forti come storia piatta personaggi monodimensionali ecc mi sono posto seriamente il problema che il post potesse risultare provocatorio ma non certo di non essere riuscito a trasmettere cosa ho provato guardando il film.

    Peggio di ciò che ho scritto c'é solo la rivelazione fantozziana sull' essenza de La corazzata Potëmkin...

    Certo mi potresti chiedere cosa avrei provato se al posto di John David Washington (un simpaticone che mi piacerebbe avere come genero se solo avessi una figlia ma a cui non affiderei i destini del mondo) ci fosse stato Tom Cruise... ecco, forse qualche emozione in più avrei provato ma non credo che il problema sia nella presenza scenica o nella recitazione del protagonista.
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