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Un giorno di pioggia a New York | la recensione

Recensione di Fabrizio Guerrieri , pubblicato il 03 Dicembre 2019 nel canale CINEMA

“È da snob andare a guardare un film di Woody Allen? No, basta essere dotati di gusto e della giusta dose di sana ironia”


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Gatsby e Ashleigh sono due fidanzatini al college che si ritrovano a dover andare per un giorno a Manhattan perché lei ha la possibilità di intervistare un regista al momento in crisi artistica. Vorrebbero approfittarne per poter girare romanticamente la città quando una serie di inconvenienti li separerà conducendoli parallelamente a conoscere persone e vivere situazioni che li metteranno in discussione ma anche di fronte a sé stessi.


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Quando esce in sala un film di Woody Allen è difficile resistere. Anche quando il passaparola rivela che non è un granché, come nel caso del tristemente pessimo To Rome with love. E il timore preventivo è un po’ giustificato dal fatto che è presente il nome di New York nel titolo, come nei diversi omaggi-cartoline di Allen degli ultimi anni. Solo che questo non è certo il primo (e speriamo non sia l’ultimo) film che il regista gira nella grande mela, la sua città natale e il suo luogo naturale per eccellenza.


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Negli ultimi tre film del regista (gli altri due sono Café society del 2016 e La ruota delle meraviglie del 2017) è fortemente presente lo stesso fattore fotografico: l’arancio. Quasi come se un tramonto perenne si fosse impadronito dei personaggi rendendoli forzatamente malinconici. Ma il calore del sole qui viene intervallato dalla pioggia che spegne quella delicata nostalgia e crea (e a tratti esaspera) la confusione. I due ragazzi all’inizio felici di poter trascorrere del tempo insieme vengono separati da mille seducenti inganni in mezzo ai quali non riescono a distinguere la realtà o quantomeno ciò che sia più giusto per loro.


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Gatsby, piuttosto che dal noto personaggio nato dalla penna di Francis Scott Fitzgerald, sembra prendere le mosse dal giovane Holden di Salinger, un ragazzo pieno di passioni anacronistiche, annoiato, tormentato, un po’ bohémien ma con una famiglia ricca da cui sembra voler/poter prendere le distanze. Timothée Chalamet disegna Gatsby in maniera quasi scanzonata, leggera, riuscendo a far empatizzare anche lo spettatore più lontano dalle abitudini del ragazzo. Divertente una delle prime scene in cui incontra il fastidioso e pesante conoscente di un tempo, quasi come se Woody Allen incontrasse e dialogasse con Quentin Tarantino.


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La bionda Ashleigh sempre entusiasta e sorridente, a tratti volutamente oca è probabilmente quella che invece sa meglio che direzioni prendere se non fosse per il fatto che ogni suo piano viene distratto da un nuovo incontrollabile evento. Ma anche allora la ragazza non sembra perdersi, al contrario si adegua a tutto in maniera noncurante, un po’ come la sua giovane età che le consente di attraversare ogni cosa come se non dovesse morire mai. Elle Fanning si diverte in questa ricerca dell’effimero a tutti i costi guidata dall’assenza di conseguenze o giudizi. Circondata da tre uomini, maturi solo all’anagrafe, si sente forte nel lasciarsi condurre dall’insicuro regista (Liev Schreiber), dal suo psicotico assistente (Jude Law) e infine dall’attore famoso e affascinante (Diego Luna) di cui si finge la nuova fiamma, disinvolta come una star di fronte alle telecamere dei network di gossip.


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Il personaggio di rottura nella storia però è quello di Shannon, sorellina pestifera di una ex ragazza di Gatsby che il ragazzo incontra su un improbabile set (a New York ovunque ci si giri si gira). Selena Gomez rappresenta l’opposto di Ashleigh già solo per i colori scuri di carnagione e capelli: decisa, sarcastica, intrigante, non fa altro che provocare in maniera smaccata Gatsby che si scopre timido e impacciato, ma anche probabilmente più vero.


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“La vita reale è per chi non sa fare di meglio”. Come in tutte le commedie di Allen anche qui capitano spesso situazioni improbabili e/o cliché che però non appaiono come inverosimili per il fatto che sono gustose e suscitano quasi sempre ilarità o spaesamento perché guidate magistralmente da un ritmo che solo un autore come lui è in grado di costruire, soprattutto grazie a dialoghi incessanti che tolgono piacevolmente il fiato. Del fatto, ad esempio, che Gatsby prenda per caso un taxi contemporaneamente a Shannon in una città enorme come New York quasi non ci si accorge. Perché ciò che interessa è il “Che cosa faranno adesso questi due? Cosa sta per succedere?”. L’attenzione è costantemente spostata sulla sostanza piuttosto che sulla verosimiglianza. Perché Allen racconta quello che vorrebbe succedesse in una vita più o meno ideale, non quello che succede comunemente a chiunque. Non è un caso che il suo stupendo Zelig sia un finto documentario.


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Un giorno di pioggia a New York non è tra i migliori film del regista (l’ultimo è certamente Blue Jasmine) ma si lascia guardare e riguardare per la possibilità di sentirsi catapultati appunto in un mondo altro in cui i problemi del quotidiano vengono sublimati a favore di qualcosa che seppur vano diventa incosciente in senso alto, positivo, e conduce verso luoghi, fisici e dell’anima, fragili, gentili, appassionati con l’ironia e il gusto che ogni commedia dovrebbe possedere e rendere con la semplicità di un battito d’ali.

La pagella artistica

Regia 7,5
Sceneggiatura 7,0
Fotografia 7,0
Musiche 7,5
Recitazione 7,5
Film 7,0

Un giorno di pioggia a New York (A rainy day in New York)
commedia | USA | 2019 | 92 min

regia Woody Allen | sceneggiatura Woody Allen | fotografia Vittorio Storaro | scenografie Santo Loquasto

personaggi interpreti
Gatsby Welles Timothée Chalamet
Ashleigh Enright Elle Fanning
Shannon Selena Gomez
Ted Davidoff Jude Law
Francisco Vega Diego Luna
Roland Pollard Liev Schreiber

critica | IMDB 6.9 (su 10) | Rotten Tomatoes 6.2 (su 10) | Metacritic 44 (su 100)
incasso $ | 13 MLN (budget 25 MLN) (nota: la distribuzione in USA è al momento sospesa a tempo indeterminato)

camera Sony CineAlta F65, Cooke S4 and Angenieux Optimo Lenses | formato D-Cinema | aspect ratio Univisium 2.00 : 1 | formati audio DTS (DTS: X) - Dolby Atmos - Dolby Digital

 

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