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Risultati da 91 a 105 di 136
  1. #91
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    Citazione Originariamente scritto da chiaro_scuro
    . Lo Stato ritiene essenziale produrre energia elettrica dal solare? Bene, acquista i pannelli e se la produce da se a beneficio di tutti i cittadini e non solo di alcuni (anche se secondo me a guadagnarci, oltre alle imprese del settore, sono soprattutto le banche....).

    Ciao.
    Aspetta un'attimo
    Devi guardare la cosa a livello globale del settore:
    L'edilizia deve recuperare molta strada rispetto al resto del Europa e negli ultimi anni abbiamo recipito molte leggi europee.
    Prendendo in esame il risparmio energetico cosa è successo:
    l'edilizia si è mossa verso il centrallizato autonomo e questo tipo di impianto ha ridotto drasticamente il numero di caldiette che ha messo
    in ginocchio gruppi tipo Riello, Beretta ed altre (si parla di crolli di 50000 caldaia in meno nell'arco di 4/5 mesi) e per seguire le imposizioni del Unione europea è stato imposto il solare, che ben venga, queste ditte prima hanno comprato dagli specialisti del solare poi hanno investito nella propria linea di produzione evitando di licenziare personale interno...quindi che ben venga questo.
    Sai perchè hanno fatto gli incentivi?
    Per monitorare e rientrare nei parametri di Kyoto, cercare di rendere l'Italia meno dipendente dall'estero per l'energia e cosa che nessuno pensa eliminare il nero, cioè prima succedeva che cambiavi la caldaia nessuno sapeva i privati parlargli di Iva è come sparare al Papa e lo stato nn guadagnava nulla dalle tasse e dall'iva, ora essendo obbligatorio fare il bonifico c'è traccia di tutto e il nero non hanno convenienza a chiederlo.....ma la cosa buffa che gli stessi idraulici ne sono contenti perchè almeno adesso i soldi li prendono almeno per fine anno non come prima a babbo morto.

    Non si arrichiscono solo banche, imprese ma se non diamo modo loro di lavorare come fanno a creare occupazione?
    Con la ricerca? occupiamo 10 scienzati e lasciamo a casa 3000 operai
    E il rapporto costi benefici??? proprio ieri ho fatto un corso (il quarto) sul solare termico, ebbene la ricerca ha trovato pannelli che rendono 30% in più di quelli odierni ma problema costa circa 3 volte quelli odierni quindi nn sono ancora vendibili.....costi benifici risulta essere completamente sbilanciato.
    La mia sala dedicata: Emi House Theater

  2. #92
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    Oct 2002
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    Infatti, allora si dovrebbe negare allo Stato la possibilità di fare qualsiasi tipo di politica economica.
    Da liberista convinto quale mi ritengo, credo sia fondamnetale che lo Stato possa utilizzare incentivi economici o fiscali per rilanciare un settore in crisi.
    Importantissimo il settore edilizio (non ho interessi nel settore) vero motore del boom economico degli anni '50: come dicono i francesi Quand le batiment va tout va.
    Purtroppo in Italia l'edizilizia nelle città è assolutamente ferma, a causa di assenza di piani regolatori ecc.
    Si è passati dall'edilizia selvaggia e spregiudicata degli anni 70, che ha arricchito pochi, al totale blocco di qualsiasi tipo di iniziativa.
    Come al solito in Italia non esiste la via di mezzo.
    Ciao
    Luigi
    VPR: Benq W1070; blu-ray Samsung UBD-K8500; Hd-dvd Toshiba Hd-Ep35;ampli Denon AVR-X3500H; diffusori B&W serie 600S3; Tv Led Samsung 55NU8000; SkyQ; XBOX One X

  3. #93
    Data registrazione
    Oct 2002
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    Scusate ________
    VPR: Benq W1070; blu-ray Samsung UBD-K8500; Hd-dvd Toshiba Hd-Ep35;ampli Denon AVR-X3500H; diffusori B&W serie 600S3; Tv Led Samsung 55NU8000; SkyQ; XBOX One X

  4. #94
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    Mar 2006
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    Allora, se non sbaglio il titolo del 3d era sopravvivere alla crisi, e non come fare ad avere incentivi vari etc. etc....

    Intanto facciamo una cosa costruttiva?Ognuno di noi ha voglia di dare una definizione sintetica di crisi?Inizio io...
    Tralasciando per diversi motivi un'analisi tecnica sui dati (intesi come sistema di vita, abitudini, consumi irrinunciabili in quanto basilari), mi sento di affermare che nella visione del singolo individuo, crisi è semplicemente tornare indietro rispetto al proprio tenore di vita....

    Ora, io semplicemente affermo che per molti la crisi arriverà sicuramente, ma qua viene il difficile, capire la vera causa, capire se quello che stavi facendo te lo potevi davvero permettere, o se era tutto un castello di carte....
    Mi spiego meglio....Un'affermazione qualche post fa, mi ha fatto sorridere....

    Citazione Originariamente scritto da stefano66
    perchè se anche i NOTAI si lamentano della crisi....non mi resta che il suicidio!!!
    E perchè diamine i notai non dovrebbero lamentarsi della crisi?
    Se la premessa è buona, qualsiasi passo indietro è fonte di lamentele, e questo vale per Berlusconi come per l'uomo della strada....

    Se invece il concetto di crisi viene affrontato in maniera diversa, più complessa, occorre capire cosa sia fondamentale per vivere, e cosa no, e torniamo a piedi giunti a discuterne come qua

    Dato che mi sono già ampiamente espresso su tale concetto, e dato che provare a parlare delle strategie politiche e finanziarie ci porterebbe chiaramente a dare opinioni politiche espressamente vietate da questo forum, provo a dire la mia su quello che dovrebbe fare innanzitutto il singolo individuo per combattere la crisi...

    Intelligenza è la parola d'ordine, ridimensionarsi, continuare a sognare (magari puntare i propri sogni sul superenalotto) ma essere realisti e capire che con grande probabilità, la vita che abbiamo di fronte non sarà MAI quella della star di Hollywood, ed agire di conseguenza.....

    La vera crisi non è questa, la vera crisi potrebbe arrivare dal collasso ambientale a cui il nostro pianeta è inesorabilmente destinato se continuiamo ad inquinare così (vogliamo parlare dei 3-4 miliardi di persone che iniziano ad avere voglia di consumare energia allo stesso modo dei pochi eletti occidentali ?) ed allora si che sarebbero ca@@i, si tornerebbe sul serio al mulino bianco con candele, legna, somaro nella stalla e latrina sul retro....

    Ora fustigatemi pure, sono pronto.....
    TV Panasonic TX-55LZT1506 - Pioneer PDP-LX5090H VPR Epson EH-TW5000 SAT Sky Q MePL/VOD AppleTV 4K 128GB (Infuse) BDP BD-D5300 Samsung HTPC/SERVER MacMini (Plex) DVD Panasonic S99 REMOTE Harmony HUB PRE Marantz SR5001 FINALE Rotel RB980BX FRONT Chario Syntar1 mk2 CENTER Wharfedale 9CS REAR Castle Durham II SUB Velodyne CHT10R CAVI Audioquest - StraightWire

  5. #95
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    Citazione Originariamente scritto da BARXO
    ridimensionarsi
    Assolutamente: secondo me la crisi dei consumi, molto legata per il momento all'incertezza circa il futuro, sarebbe dovuta avvenire 3 se non 4 anni orsono.
    Invece, si sono alimentati i consumi con speranze di redditi futuri.
    Con quella barbarie del credito al consumo la gente ha creduto di aver diritto e potere permettersi tutto dal SUV al televisore al plasma full hd.
    Ciao
    Luigi
    VPR: Benq W1070; blu-ray Samsung UBD-K8500; Hd-dvd Toshiba Hd-Ep35;ampli Denon AVR-X3500H; diffusori B&W serie 600S3; Tv Led Samsung 55NU8000; SkyQ; XBOX One X

  6. #96
    Citazione Originariamente scritto da Guren
    mi sembra che tu in Cina non ci abbia mai messo piede
    Certo non ci ho mai messo piede. Nè mi interessa farlo. Nella mia lista di paesi da visitare la Cina non è ai primi posti.
    Credo, però, che un mondo immenso come la Cina non sia sufficiente qualche esperienza personale per capirlo.
    A me interessa capire qual regime e quel sistema in macro non in micro.
    Vado spesso in Grecia sia per vacanza che per altri motivi.
    Alcuni ne parlano malissimo altri benissimo.
    della stessa Italia non tutti ne abbiamo la stessa opinione.
    Poi ci sono i dati di fatto.
    La Cina è un regime tra i più spietati al mondo e nella storia del genere umano.
    Non lo dico io, lo dice Amnesty International, Green peace ed altre organizzazoni non governative.
    Lo dicono anche molti governi, lo dice il Santo padre di cui mi fido.
    Lo dice il Dalai Lama, lo dice il sangue di piazza Tineamen.
    Lo dicono molti cinesi, molti cinesi non possono dirlo ma vorrebbero.
    Gli occidentali che vanno in Cina vedono solo quello che il regime vuole che essi vedano.

    Entriamo nei dettagli.
    E’ ufficiale: la Cina condanna a morte diecimila persone ogni anno.
    La cifra (fino ad oggi un segreto di Stato) compare in un documento di Chen Zhonglin, che non è un dissidente: anzi è un delegato ufficiale della municipalità di Chongqing e uno stimato giurista (è preside della facoltà di legge dell’Università Sud-Orientale cinese).
    Il documento del professor Chen è una proposta riservata al governo per alleviare la piaga delle esecuzioni capitali.
    Ogni anno 10 mila persone sono condannate a morte in Cina, «un numero cinque volte maggiore di tutte le esecuzioni che avvengono nel mondo», dice Chen.
    Fino ad oggi, Amnesty International valutava le esecuzioni capitali in Cina sulle 5-6 mila l’anno.
    Il peggio è, aggiunge Chen, che le condanne «vengono immediatamente eseguite», impedendo ogni ricorso legale dei condannati.
    C’è il sospetto che i corrotti magistrati municipali eccedano nelle condanne a morte perché sono cointeressati nel tragico ma lucroso business dei trapianti d’organo.
    Già perchè in Cina gli organi dei condannati a morte vengono venduti.
    Il Partito nel 1983 aumentò da 32 a 73 i delitti che comportano la pena capitale.
    Dei nuovi reati capitali, ben 28 sono reati economici, come evasione fiscale, contrabbando e furto, che nei paesi civili sono puniti con lieve detenzione o anche solo con multe.
    Ad essere condannati sono soprattutto contadini che abbandonano la campagna per cercare lavoro in città. Per questo sono considerati clandestini e perseguitati (altro che i clandestini nostri).
    Ma il regime è bravo a nascondere queste cose agli occidentali e cerca di dare un'immagine diversa di sè.
    La ditta francese di lusso Louis Vuitton ha aperto in Cina dodici negozi in dieci città, e deve agli acquisti dei cinesi ricchi il 17% del suo fatturato.
    A Shanghai, nel lussuoso quartiere di Jing An, un consorzio di 60 aziende francesi di marchi famosi ha aperto uno scintillante shopping center, il Plaza 66: vanno a ruba il costoso cognac XO e i cosmetici della Lancome, che ha l 20% della quota del mercato dei cosmetici di pregio in Cina.
    Le case di moda Karl Lagerfeld e Jean Paul Gaultier vanno a Shanghai a presentare le loro collezioni.
    La Chanel ha esposto a Shanghai un gioiello in forma di rosa tempestato di 1500 diamanti.
    Ecco il paradosso: la Cina inonda il mondo di marchi contraffatti, ma compra insaziabilmente i marchi autentici. I vertici del partito ele oligarchie ad esso collegato sfruttano la massa dei cinesi
    Come noto, il primo vantaggio competitivo della Cina consiste nella miseria.
    Quella in cui fa vivere i suoi lavoratori, nel fatto che paga gli operai 70 euro al mese (Eric Le Boucher, "Les vulnèrabilités du Dragon", Le Monde, 16 giugno 2005, p. 14.)
    Nonostante decenni di sviluppo esplosivo, 700 milioni di persone nelle campagne continuano a vivere nella povertà più nera, e spesso interi villaggi sono mantenuti dalle rimesse dei bambini mandati nelle città a lavorare (come schiavi infantili) per molto meno di 70 euro: si mantiene così un ricco serbatoio di bisognosi disposti a qualunque fatica pur di non fare la fame.

    A proposito di fame. Durante la rivoluzione culturale cinese molti disperati erano costretti a mangiare feti abortiti. Ma in Cina, c'è il fondato sospetto che i bambini li mangino anche oggi. Lo rivelava, nell'aprile 1995, un'inchiesta del britannico «Telegraph» condotta nella provincia di Shenzen.
    Per controllare se erano vere le voci, un reporter cinese di Hong Kong bussò all'ospedale di maternità dello Shenzen e chiese ad una dottoressa se poteva avere un feto da mangiare.
    Il giorno dopo, la dottoressa gli consegnava «un flaconcino pieno di feti della grandezza di un pollice».
    «Ce ne sono dieci qui dentro, tutti abortiti stamattina», disse la dottoressa.
    Freschi freschi.
    E quanto costano?
    «Può prenderli gratis. Siamo un ospedale di Stato, non facciamo pagare. Di solito noi medici li portiamo a casa per mangiarli. Lei non ha l'aria di stare molto bene, perciò li mangi».
    Lo stesso giornalista del «Telegraph» intervistò una dottoressa della clinica Luo Hu nello Shenzen, tale Zou Qin, che ammise senza esitare di aver mangiato un centinaio di feti nei sei mesi precedenti.
    «Sono nutrienti, fanno bene alla pelle ed ai reni».
    Aggiunse che era un peccato «sprecarli».
    La fornitura di questo cibo è abbondante: nello Shenzen si fanno almeno 7 mila aborti forzati l'anno, milioni in tutta la Cina.
    Sicchè nel privato, un feto da consumare costa meno di due euro.
    Il dottor Warren Lee, della Hong Kong Nutrition Association, conferma: «Mangiare i feti è una tradizione della medicina cinese, profondamente inserita nel folklore».
    In Cina si vendono e consumano comunemente le placente umane, anch'esse ritenute curative: c'è un attivo contrabbando attorno agli ospedali, ogni placenta costa sui 2-3 euro.

    Naturalmente, il consumo di feti «non è un dettame del partito».
    Il dettame del partito è semplicemente che donne che abbiano avuto già un figlio siano forzate ad abortire, anche al nono mese.
    Ciò produce una certa abbondanza di questi «ricostituenti», che poi gli ospedali cinesi contrabbandano.
    Come del resto reni, bulbi oculari, pelle e polmoni dei condannati a morte giustiziati: un grandissimo business della nuova Cina.
    Ma non per dettame del partito, si capisce.
    Il «Telegraph» parlò con un altro dottore dello Shenzen, Cao Shilin, che negò il commercio.
    I feti abortiti, disse, li mandiamo alle fabbriche che li usano per produrre medicinali.

    Ovviamente, in fabbrica, la «lavorazione del prodotto» comincia con una bollitura per estrarne le sostanze ritenute curative.
    Come si bolle la pelle dei giustiziati per estrarne collagene, che le signore bene occidentali poi si fanno iniettare dal chirurgo plastico per ingrossarsi le labbra ed attenuare le rughe.

    Si tratta di collagene, quel materiale biologico che i chirurghi plastici iniettano per spianare le rughe e riempire le labbra.
    Quello cinese costa solo il 5% del prezzo a cui è venduto il collagene prodotto in USA e in Europa.
    Piccolo particolare: è ricavato dai cadaveri di condannati a morte in Cina.
    Lo ha scoperto un investigatore di Hong Kong, che facendosi passare per un uomo d'affari interessato alla «merce» ha contattato una ditta biotech nella provincia di Heilongjiang, nel nord della Cina.

    «Sì, estraiamo il collagene dalla pelle di prigionieri che hanno subito l'esecuzione, e di feti abortiti», ha confermato il direttore vendite dell'azienda.
    Aggiungendo che il governo ha consigliato di tenere la cosa «riservata», visto «il rumore che questa attività provoca nei paesi occidentali».
    Collagene umano Made in Cina è già stato venduto in Gran Bretagna, ha rivelato il quotidiano britannico Guardian, e probabilmente in altri Paesi europei.
    Risolvo problemi.

  7. #97
    Vogliamo continuare?

    Dal 1950 esiste in Cina il sistema dei Laogai.
    I Laogai sono i campi di concentramento cinesi dove, attualmente, milioni di donne, uomini e bambini sono condannati ai lavori forzati a vantaggio del regime totalitario cinese e di numerose multinazionali che investono o producono in Cina.
    I Laogai sono solo un particolare dell'attuale realtà cinese e della «educazione del terrore» , coperta dal «segreto di Stato», che, in Cina, si pratica.

    Decine di migliaia di esecuzioni di massa davanti a folle appositamente riunite.
    Migliaia di organi espiantati dai condannati a morte e venduti con alti profitti.
    Collagene preso dalla pelle dei morti per produrre cosmetici.
    Decine di migliaia di aborti forzati (anche se al nono mese di gravidanza) e sterilizzazioni forzate (secondo l'articolo 49 del codice penale cinese).
    Persecuzione sistematica contro i credenti di tutte le religioni e abuso della psichiatria a scopo repressivo politico (secondo l'articolo 90 del codice penale cinese).
    Numerose organizzazioni umanitarie internazionali, il Comitato dei Diritti Sociali ed Economici delle Nazioni Unite e, recentemente, il Congresso USA, con una maggioranza di 413 voti a 1, hanno condannato il sistema dei Laogai e la continua violazione dei diritti umani in Cina.

    Benvenuti nel Laogai, il Gulag cinese. La parola, che significa «riscatto attraverso il lavoro», è il nome collettivo dell'infinita rete di prigioni e campi di concentramento dove i condannati sono costretti al lavoro forzato.
    Ma c'è una differenza rispetto al vecchio Gulag sovietico: con il passaggio al capitalismo, i lager cinesi sono stati trasformati in aziende.
    Di successo, e grandi esportatrici.
    Spesso, i lager cinesi hanno un secondo nome, diciamo così, commerciale.
    Così la prigione numero 1 di Pechino appare sul mercato come «Qinghe Magliera Fine» (le detenute vi producono calze di nylon e di cotone per l'estero).
    La prigione di Chengde è nota agli operatori del settore come «Calzature in gomma Chengde» ed esporta scarpe per ogni tipo di sport, al ritmo annuo di 18 milioni di paia.
    La prigione di Cangzhou produce ed esporta apparecchi di misura in Giappone, Gran Bretagna e Corea con il nome di «Officine Meccaniche Cangzhou»: ha un fatturato di quasi 5 milioni di dollari l'anno.


    Molti a questo punto si chiederanno perchè noi occidentali tolleriamo tutto questo e facciamo affari con la Cina rendendoci complici anche noi.
    Credo per un grosso errore e per opportunismo.
    L'errore è stato quello di credere che la produzione a basso costo in Cina avrebbe fornito benessere a noi Occidentali. Invece al nostra crisi attuale nasce in Cina.
    L'opportunismo è stato quello di volere sfruttare quella mano d'opera a basso costo per far arricchire i nostri industriali. Abbiamo chiuso gli occhi e finto di non vedere.
    Pensate a quello che accadrà con questa crisi che colpirà tutto il sistema cinese.
    Il regime diventerà molto più duro e spietato.

    Al mondo è molto famosa la Laogai Research Foundation

    Lu Decheng, uno dei tre coraggiosi giovani che lanciarono gusci d'uova pieni di vernice sul ritratto di Mao Zedong in piazza Tian An Men nel maggio del 1989 é stato ospite in Italia della Laogai Research Foundation Italia Onlus.
    Lui sostiene che «La ricchezza appartiene soltanto a una piccola parte della popolazione che vive nelle grandi città.
    Almeno l'80% é sfruttata nelle imprese-prigione, nelle campagne o nei LAOGAI»

    La Xinhua è un'agenzia ufficiale cinese che ammette che il 20% della popolazione più ricca si accaparra il 50% del reddito totale prodotto, mentre al 20% dei più poveri resta il 4,7% del reddito nazionale.
    I dipendenti statali, ad esempio, guadagnano circa 1900 dollari l'anno, ma con un divario da 1 a 7 tra gli stipendi inferiori e quelli superiori.
    E 60 milioni di cinesi non superano il reddito annuo di 865 yuan, pari a 100 dollari: un terzo di quel dollaro al giorno che la Banca Mondiale ritiene la soglia di povertà nel Terzo Mondo.
    Peggio, altri 30 milioni hanno un reddito ancora inferiore, e non riescono a nutrirsi e a vestirsi nemmeno ai prezzi locali.
    In tutto questo la classe politica è la più corrotta al mondo.

    Un altro dissidente parla chiaro: è Harry Wu.
    E' stato ascoltato anche dalla Camera dei deputai alcuni anni fa.
    Questo geologo di 71 anni, è per la Cina quello che Solzenitzyn è stato per la Russia: come il grande russo ha rivelato al mondo l'Arcipelago Gulag, Harry Wu sta rivelando l'universo concentrazionario che il regime di Pechino mantiene ancor oggi: il Laogai, il Gulag cinese.
    Laffiamo le sue parole: «Ai tempi di Mao il Laogai aveva almeno 20 milioni di internati. Oggi i detenuti sono tra i 5 e i 6 milioni; almeno nel migliaio di lager che sono riuscito a identificare, ma ne devono esistere altri di cui non ho notizia. In via di sparizione? Nient'affatto, anche per un motivo: i lager sono oggi inseriti nel sistema produttivo cinese. Gli internati lavorano per l'esportazione. Quando non lavorano nelle miniere o a stendere linee ferroviarie, fabbricano merci e beni da export: giocattoli per la Mc Donald's, scarpe per Nike e Puma... Il lavoro forzato, gratuito, arricchisce il regime e le direzioni delle carceri. Per questo il Laogai non viene chiuso»

    Harry Wu calcola che la popolazione carceraria si aggiri tra i 4 e i 6 milioni.
    «Almeno 50 milioni di persone sono passate nel Laogai», dice: «non c'è persona in Cina che non abbia un parente o un conoscente che c'è stato».
    Le prigioni sono divenute fabbriche da export per una deliberata politica del regime. In un documento ufficiale del governo, intitolato «sulle attuali condizioni dell'economia Laogai» (1990) si ammette: «nel nostro paese, l'economia Laogai è una branca dell'economia…la proprietà socialista dei mezzi di produzione sotto controllo del popolo».
    Ovviamente, i «lavoratori» dei lager non costano nulla: il massimo della «competitività».
    Niente salario.
    I premi di produzione cui possono sperare, se superano le «quote», sono miglioramenti della razione alimentare.
    Quanto alle condizioni di lavoro, sono ovviamente peggiori delle peggiori fabbriche cinesi con lavoratori liberi.
    Un esempio di fabbrica libera, la Kingmaker della provincia del Guangdong, che produce fra l'altro le scarpe inglesi di marca Clarks: orario di lavoro medio di 81 ore settimanali, nonostante persino le leggi cinesi impongano la settimana di 44 ore.
    Paga oraria: 3,375 yuan (34 centesimi di euro, 70 lire).
    Le ore straordinarie, che per legge dovrebbero essere compensate il 50% in più, sono pagate meno: 2,5 yuan l'ora, circa 20 centesimi di euro, 40 lire.
    Ovviamente, i lavoratori della Kingmaker sono esposti a collanti e coloranti tossici senza alcuna protezione, a parte delle mascherine chirurgiche.
    Le gigantesche esportazioni cinesi (198 miliardi d dollari solo quelle verso gli USA) sono per lo più il frutto di lavoratori che guadagnano 40 centesimi l'ora, lavorano 13 ore al giorno, e non hanno né assistenza sanitaria né sussidio di disoccupazione. Quando, per lo più sui 40 anni d'età, cominciano ad avere difficoltà a tenere i ritmi di lavoro, sono licenziati in tronco senza alcuna liquidazione.

    Ebbene, nei lager è peggio. Nel campo di lavoro femminile di Xi'an presso Pechino, per completare un ordine di una ditta straniera, le donne detenute hanno dovuto lavorare dalle 5 del mattino alle 3 della notte seguente a fabbricare coniglietti di pezza.
    Al centro di detenzione di Lanzhou, diecimila detenuti sono stati costretti a pelare i semi di zucca e melone (poi messi in vendita come accompagnamento dell'aperitivo) con le unghie e coi denti, per oltre 10 ore al giorno, e all'aperto: alla fine quasi tutti avevano perso le unghie, molti i denti, e parecchi erano congelati.
    Il tutto, come al solito, senza paga.
    Ma ancor peggio è nei campi di lavoro estrattivi: nelle miniere di carbone già i lavoratori «liberi» muoiono per esplosioni e crolli con preoccupante frequenza; si può solo immaginare cosa accade (e non viene rivelato) nei lager.
    Nella prigione di Tongren, ribattezzata «Mercurio Tongren», i detenuti estraggono il mercurio dal minerale, il cinabro: un metallo altamente tossico, ma per i forzati non sono previste protezioni.
    Muoiono come mosche, ma l'azienda ha venduto all'estero il prodotto per quasi due milioni di dollari nel '96.

    Per concludere.
    WASHINGTON - «Il mondo non può ignorare l’esistenza dei LAOGAI».
    Con queste parole l’onorevole Nancy Pelosi, capogruppo del Partito Democratico al Congresso USA, ha aperto la Conferenza Internazionale su «I GULAG E I LAOGAI» che si è svolta a Washington il 4 maggio 2006.
    La Conferenza è stata organizzata dalla FONDAZIONE LAOGAI e patrocinata dal Comitato dei Diritti Umani del Congresso USA, dall’Organizzazione «Freedom House» e dal Memoriale Robert F. Kennedy.
    L’onorevole Pelosi ha anche ricordato l’approvazione della Risoluzione Wolf, da parte del Congresso USA, con una maggioranza di 413 voti a 1, lo scorso 16 dicembre.
    La Risoluzione Wolf denuncia e condanna il sistema repressivo dei LAOGAI.
    I LAOGAI sono in Cina i campi di concentramento - almeno mille, oggi - dove sono costretti a lavorare, in condizioni disumane, milioni di uomini, donne e bambini a vantaggio del Partito Comunista Cinese e di numerose multinazionali che investono o producono in Cina.
    Nel suo intervento, Harry Wu, presidente della FONDAZIONE LAOGAI, ha ricordato al pubblico presente che, mentre i lager nazisti furono chiusi nel 1945 ed i GULAG sovietici sono in disuso dagli anni ‘90, i LAOGAI cinesi sono tuttora operanti.

    A questo punto potrei iniziare a parle dei tibetani... ma francamente mi sono stancato.
    Risolvo problemi.

  8. #98
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    Concordo con lupic, sono ormai diversi anni che vedo e che sento molti "esperti" istigare al consumo con qualsiasi mezzo, finanziamenti, carte di credito, carte revolving e chi più ne ha più ne metta, se ci guardiamo in giro è stato tutto un ploriferare di banche, finanziarie agenzie per mutui ecc.
    Personalmente, ho assistito più di una volta in qualche shop di elettronica veder richiedere finanziamenti per qualsiasi tipo di acquisto, per me non ha senso richiederlo neanche per un plasma da 2.000 euro.
    Quindi, in buona parte la crisi può significare per molte persone un semplice ritorno alla realtà.

  9. #99
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    E perchè diamine i notai non dovrebbero lamentarsi della crisi?
    Perchè essendo protetti, al massimo non potranno comprare più le scarpe in pitone indonesiano da 1000 euro il paio mentre l'uomo della strada se perde il lavoro non potrà più comprare da mangiare. Il notaio potrà lamentarsi solo quando l'uomo della strada sta bene e lui sta peggio (lamentela che potrà essere giusta o sbagliata ma legittima).

    Intelligenza è la parola d'ordine, ridimensionarsi, continuare a sognare (magari puntare i propri sogni sul superenalotto) ma essere realisti e capire che con grande probabilità, la vita che abbiamo di fronte non sarà MAI quella della star di Hollywood, ed agire di conseguenza.....
    Approvo al 100%.

    Con la ricerca? occupiamo 10 scienzati e lasciamo a casa 3000 operai
    Meglio occupare 10 scienziati oggi per occupare anche 3000 operai domani che 3000 operai oggi e 10 operai domani (non lamentatevi della Cina che ci ruba il lavoro....).

    Sai perchè hanno fatto gli incentivi?
    Per monitorare e rientrare nei parametri di Kyoto
    Perchè se i pannelli solari li metteva lo Stato non ci rientrava? Se l'esigenza è quella perchè a beneficiarne e a prendersene anche la responsabilità devono essere solo alcuni cittadini?

    se non diamo modo loro di lavorare come fanno a creare occupazione?
    Se i soldi invece di darli direttamente o indirettamente alle imprese e alle banche ecc. ecc. li dessimo a tutti i cittadini (riduzione delle tasse) saranno i cittadini stessi a chiedere prodotti e servizi e qualcuno dovrà pur fornirli, no? La differenza è che dando i soldi ai cittadini (imprenditori inclusi) loro comprano quello che vogliono e le imprese producono secondo i reali bisogni dei cittadini e non è quindi lo Stato a decidere se Beretta deve fallire o deve arricchirsi.

    Da liberista convinto quale mi ritengo, credo sia fondamnetale che lo Stato possa utilizzare incentivi economici o fiscali per rilanciare un settore in crisi.
    Una cosa è aiutare un settore in crisi per qualche evento imprevisto e un'altra è aiutarlo perchè non c'è più mercato per quel settore. Quando non c'è più mercato al massimo posso accettare un sostegno per traghettare l'impresa ed i suoi lavoratori verso altri settori (insomma aiutarli ad uscirne fuori).
    Altrimenti succede come con l'auto che quando non ci sono gli incentivi vende 70 e quando ci sono vende 130: non potremmo evitare gli incentivi e far vendere sempre intorno a 100? Forse con qualche soldo in tasca al mese in più molti italiani, attaccati all'auto come siamo, qualche auto in più la compra e quindi il mercato si regge da solo, no?

    Non mi piace questo mondo moderno che vuole il mercato libero solo quando le cose vanno bene. Avete presente quando, ad es., la stagione turistica va alla grande e nessuno di sente in obbligo di farne partecipe lo Stato salvo poi chiedere interventi pubblici quando la stagione va male? Nessuno ha mai pensato che quando la stagione va bene bisogna mettere da parte qualcosa per quando andrà male? E' solo un esempio. Ce ne sarebbe da dire sulla crisi finanziaria attuale e di come ci si è arrivati (qualcuno ha detto controllo, quello che dovrebbe realmente fare lo Stato?).

    Ciao.

  10. #100
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    @FuoriTempo

    Interessante il Bignami sui mali della Cina, ma cosa c'entra con il "sopravvivere alla crisi?"

  11. #101
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    Citazione Originariamente scritto da chiaro_scuro

    Se i soldi invece di darli direttamente o indirettamente alle imprese e alle banche ecc. ecc. li dessimo a tutti i cittadini (riduzione delle tasse) saranno i cittadini stessi a chiedere prodotti e servizi e qualcuno dovrà pur fornirli, no? La differenza è che dando i soldi ai cittadini (imprenditori inclusi) loro comprano quello che vogliono e le imprese producono secondo i reali bisogni dei cittadini e non è quindi lo Stato a decidere se Beretta deve fallire o deve arricchirsi.
    Si questa è proprio bella abbiamo visto come negli anni i cittadini hanno saputo chiedere prodotti e servizi....
    Hanno comprato SUV, comprato cellulari sempre più costosi e mai utili,
    hanno chiesto solo soldi in prestito per non dire chi abita nelle case popolari e hanno mercedes e ristoranti e bar e continuano a vivere nelle case popolari , senza dirvi che poi noi ci lamentiamo se chiudano le citta per inquinamento...la macchina va cambiata ogni 3 anni le caldaie ogni 30anni....
    a me sembra che si voglia sempre e solo e sempre dare colpa a capi
    e mai farsi quattro conti in tasca....

    Il bello che lo dici tu stesso con il discorso turismo e perchè le famiglie non lo fanno???? Perchè molti ragionano finchè c'è nè viva il re....
    Perchè andava c'è chi s'è comprato il macchinone ora vuole che lo Stato pensi alla propria mal gestione???? E nn poteva pensarci prima???
    No vuole che lo stato ci pensi che lasci più soldi in tasca????
    Si Parla di crisi perchè non si arriva mai a fine mese però nn si vuole rinuciare a nulla macchinona per fare 10 km al giorno, la macchina non costa a comprarla costa a mantenerla.....
    Chiudo perchè mi sembra che siamo andati un pò tutto fuori argomento
    e vi lascio con un interegativo
    Ma se non riusciamo a pensarla nello stesso modo noi che siamo in 30 mi spiegate come possiamo pretendere che vadano d'accordo politici con tutti noi che solo in Italia sia in 54 milioni.....
    La mia sala dedicata: Emi House Theater

  12. #102
    Rispondevo a due utenti che citavano la Cina come modello per uscire dalla crisi.
    La Cina per me non è la soluzione ma una della cause principali.
    Non la Cina in sè, ma l'errore Occidentale di considerare la Cina un'opportunità per arricchirci e mantenere un certo tenore di vita.
    La Cina è un regime con cui non avremmo dovuto fare affari e dal quale avremmo dovuto difenderci e non collaborare rovinando la nostra economia e sporcando le nostre democrazie.

    Per me le cose da fare per uscire dalla crisi sono poche ed abbastanza semplici.
    ne riparliamo nel pomeriggio...
    Risolvo problemi.

  13. #103
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    Citazione Originariamente scritto da chiaro_scuro
    Il notaio potrà lamentarsi solo quando l'uomo della strada sta bene e lui sta peggio (lamentela che potrà essere giusta o sbagliata ma legittima).
    Questo è qualunquismo inutile, alla cui base c'è il concetto sbagliato, ma largamente imperante nella nostra società, che dobbiamo essere tutti uguali.
    I notai svolgono una funzione di garanzia e pubblicità fondamentale e per arrivarci hanno acquisito competenze facendosi un mazzo tanto sui libri.
    Ciao
    Luigi
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  14. #104
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    Citazione Originariamente scritto da chiaro_scuro
    quando non ci sono gli incentivi vende 70 e quando ci sono vende 130: non potremmo evitare gli incentivi e far vendere sempre intorno a 100?
    E come scusa?
    Tramite manovre di politiche economiche che costano allo stato più degli incentivi, che nel caso delle automobili avevano anche il sano obiettivo di svecchiare un parco macchine vecchio e più inquinante.
    Ciao
    Luigi
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  15. #105
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    Citazione Originariamente scritto da FuoriTempo
    Rispondevo a due utenti che citavano la Cina come modello per uscire dalla crisi.
    La Cina per me non è la soluzione ma una della cause principali.
    Non la Cina in sè, ma l'errore Occidentale di considerare la Cina un'opportunità per arricchirci e mantenere un certo tenore di vita.
    La Cina è un regime con cui non avremmo dovuto fare affari e dal quale avremmo dovuto difenderci Per me le cose da fare per uscire dalla crisi sono poche ed abbastanza semplici.
    Non concordo sul fatto che la Cina sia la causa oppure un modello da copiare per uscire dalla crisi, ogni paese dovrà trovare la sua ricetta personale per uscirne perchè quello che va bene per noi non è detto che vada bene per i Cinesi e viceversa.
    Mentre per chi ha suggerito di copiare il modello cinese, sbaglia se crede che la Cina sia immune dalle crisi. In questo momento l'eonomia cinese è un po' in affanno, i motivi sono semplici, la condizione economica negli Usa ha portato a tagliare molti ordini presso aziende cinesi tanto per citare il paese che più importa alla Cina, anche altri paesi europei stanno seguendo questo trend.
    Riguardo al comportamento dei paesi occidentali, le chiusure dei mercati verso certi paesi è una strada non percorribile per vari motivi che non sto a citare.
    Per concludere, molti dei "mali" italiani provengono dal fatto che il nostro paese era ed è basato su un settore manifatturiero che risente della competizione mondiale, non solo di quella cinese, lavorondo nel settore tessile/abbigliamento ad esempio posso dirti che molte aziende cinesi hanno delocalizzato in altri paesi dell'Asia tipo Cambogia Vietnam ecc.
    Quindi l'Italia potrebbe salvarsi solo con la ricerca (che non fa) e riqualificando mezzo paese (ci vorrà almeno una generazione iniziando adesso)
    Purtroppo le aziende occidentali (non aiutate dalle banche in investimenti seri e profiqui) hanno investito più sui soldi che sul proprio lavoro e questo ha generato in gran parte quello che vediamo i problemi competitivi con l'Asia sarebbero arrivati in un modo o nell'altro.


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