TV QLED veri o finti? Facciamo chiarezza

Nicola Zucchini Buriani 03 Luglio 2025 4K e 8K

L’azienda coreana ha ottenuto la certificazione Real Quantum Dot Display da TÜV Rheinland per i suoi TV QLED, mentre la diatriba sui veri QLED approda nelle aule dei tribunali statunitensi.


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In un mercato TV sempre più competitivo, distinguersi è fondamentale. Lo sa bene Samsung, che di recente ha intensificato la sua strategia per promuovere i “veri TV QLED”: gli unici, secondo il colosso coreano, in grado di offrire i reali benefici della tecnologia Quantum Dot. Non è la prima volta che Samsung adotta questo approccio: in passato ha più volte mostrato confronti diretti tra i propri QLED e quelli di altri marchi, realizzati con soluzioni differenti.

Negli ultimi mesi però il tema è diventato particolarmente caldo, sia per via di un cambio di passo nella comunicazione di Samsung - decisamente più aggressiva - sia perché la contrapposizione tra QLED “veri” e “finti” è arrivata anche nelle aule di giustizia statunitensi, con alcune cause collettive avviate contro TCL e Hisense.

In questo articolo ripercorreremo i principali sviluppi della vicenda, cercando di delinearne con chiarezza i punti fondamentali. Seguirà poi un approfondimento tecnico in cui analizzeremo le diverse tipologie di QLED presenti sul mercato, misurando le effettive differenze in termini di prestazioni con colorimetri e spettrometri.

 

Sommario

 

Arriva la certificazione “Real Quantum Dot Display”


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Uno degli aspetti cruciali da tenere a mente è che la definizione di QLED è, ad oggi, puramente commerciale: non esiste uno standard ufficiale che stabilisca in dettaglio i requisiti per questa tipologia di schermi. QLED nasce infatti come marchio registrato di Samsung, un modo semplice e diretto per permettere ai consumatori di riconoscere immediatamente i TV con Quantum Dot.

È una pratica ricorrente nel mercato TV: lo dimostrano sigle come Super UHD, NanoCell o QNED. Il termine QLED è stato poi definitivamente sdoganato nel 2017 con la nascita della QLED Alliance, creata per promuovere questa tipologia di prodotti. Tra i fondatori, oltre a Samsung, troviamo TCL e Hisense. Con il tempo, QLED è diventato un termine di uso comune per tutti i TV dotati di Quantum Dot.


Lo schema di un TV QLED confrontato con un LCD convenzionale
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Proprio l’assenza di uno standard rende difficile stabilire con certezza se un televisore possa essere considerato un “vero QLED”. Negli ultimi mesi, però, qualcosa si sta muovendo, grazie anche all’iniziativa di Samsung, che sta cercando di individuare criteri più chiari e misurabili per definire iveriQLED. Un primo passo in questa direzione è rappresentato dal rapporto tecnico IEC 62595-1-6:2025 dell’International Electrotechnical Commission (IEC), che fissa i criteri per la futura standardizzazione delle unità di conversione della luce basate su Quantum Dot (come pellicole o lastre di diffusione) impiegate nei moduli di retroilluminazione.

Questo rapporto è stato usato come base da TÜV Rheinland - ente internazionale di certificazione con sede in Germania - per rilasciare la nuova etichetta “Real Quantum Dot Display”. Non si tratta ancora di uno standard formale, ma sicuramente si va oltre la semplice definizione commerciale. La certificazione si basa sull’analisi dello spettro luminoso e conferma la presenza di una netta separazione tra rosso, verde e blu nei TV QLED Samsung: un segnale inequivocabile dell’impiego di Quantum Dot in grado di produrre componenti cromatiche - tutte le componenti: è un punto importante che riprenderemo in seguito - più pure rispetto ai classici LCD senza questa tecnologia. In altre parole, si certifica che i QLED Samsung utilizzano LED blu abbinati a Quantum Dot rossi e verdi.


Un TV Samsung certificato Real Quanto Dot Display
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Nel comunicato congiunto, TÜV Rheinland sottolinea che questa separazione potrebbe non essere altrettanto marcata nei TV basati su materiali alternativi. L'affermazione è corretta: sia i Quantum Dot sia i LED con fosfori ottimizzati per ampliare il gamut producono spettri luminosi molto differenti da quelli dei LED tradizionali. I TV QLED mostrano grafici con picchi stretti e alti per ciascun colore primario, mentre soluzioni meno raffinate tendono a generare curve più larghe e basse, con maggiore sovrapposizione tra rosso e verde. Il risultato è una minore saturazione e una copertura ridotta degli spazi colore più ampi, come DCI-P3 e Rec.2020, indispensabili per contenuti HDR.


Lo spettro di emissione di un TV QLED confrontato con un LCD convenzionale
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Una piccola nota: l'immagine che vedete qui in sopra (quella che ritrae lo spettro luminoso) dovrebbe rappresentare la differenza tra un display con retroilluminazione con Quantum Dot e uno con fosfori. La realtà è decisamente più variegata e la affronteremo alla "nostra maniera", ovvero in una guida tecnica dedicata. Per il momento vi anticipiamo che esistono varie declinazioni delle combinazioni di LED, fosfori e Quantum Dot che vengono usate nella retroilluminazione di un display LCD. L'unico elemento costante è il LED di colore blu, seppur con alcune differenze nello spettro di emissione. Il caso in cui si fa riferimento in quel grafico è il più estremo: da una parte un display QLED "certificato" con LED blu e Quantum Dot verdi e rossi; dall'altra un display decisamente economico, con LED blu e fosfori gialli.

I modelli Samsung QLED certificati Real Quantum Dot Display appartengono alla gamma 2025 e includono i seguenti modelli:

Neo QLED 8K

  • QN990F
  • QN900F

Neo QLED 4K

  • QN90F
  • QN85F
  • QN80F
  • QN70F

QLED 4K

  • Q8F
  • Q7F
  • Q6F

 

Le azioni legali contro TCL e Hisense


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La querelle sui QLED “veri” e “finti” ha travalicato i confronti tecnici e di marketing, arrivando anche in ambito legale. A muovere le acque è stata Hansol Chemical, un'azienda sudcoreana che produce materiali impiegati nella realizzazione dei display Quantum Dot. A settembre 2024, la società ha accusato TCL di pubblicità ingannevole riguardo all’impiego di questa tecnologia nei propri televisori.

Per rafforzare la propria posizione, Hansol Chemical ha commissionato dei test a SGS e Intertek, due enti di certificazione internazionali. I risultati hanno mostrato che tre modelli TCL - C755, C655 e C655 Pro - non contenevano indio né cadmio, materiali ritenuti fondamentali per la tecnologia Quantum Dot.

Laboratorio Modello TCL Elemento analizzato Indio (In) Cadmio (Cd) Soglia rilevabile Indio Soglia rilevabile Cadmio
Intertek C755 Lastra Non rilevato Non rilevato 2 mg/kg 0,5 mg/kg
Intertek C655 Piastra di diffusione Non rilevato Non rilevato 2 mg/kg 0,5 mg/kg
SGS C655 PRO Lastra Non rilevato Non rilevato 5 mg/kg 0,5 mg/kg
SGS C655 PRO Piastra di diffusione Non rilevato Non rilevato 5 mg/kg 0,5 mg/kg
SGS C655 Lastra Non rilevato Non rilevato 5 mg/kg 0,5 mg/kg

I risultati delle analisi effettuate da Intertek e SGS per Hansol Chemical

TCL ha replicato presentando un test, anch’esso condotto da SGS, in cui si certifica la presenza di 4 mg/kg di cadmio, una quantità considerata congrua per un vero QLED. Secondo il produttore cinese, le discrepanze tra i risultati sarebbero dovute a differenze nei metodi di analisi: Hansol Chemical avrebbe esaminato il prodotto finito, mentre per TCL andrebbe analizzata direttamente la pellicola Quantum Dot. Eventuali danneggiamenti o alterazioni avvenuti durante la produzione potrebbero infatti compromettere i risultati delle analisi finali.

Non soddisfatta delle spiegazioni, Hansol Chemical ha rilanciato le accuse a novembre 2024, presentando un reclamo ufficiale alla Korea Fair Trade Commission (KFTC), l’autorità antitrust sudcoreana. La vicenda non è però rimasta confinata alla Corea del Sud. Le accuse hanno avuto ripercussioni anche negli Stati Uniti, dove sono state avviate due cause collettive contro TCL e Hisense. La prima è stata promossa da Stephan Herrick, residente a Fontana, in California, che ha citato TCL North America per pubblicità ingannevole e violazioni delle normative a tutela dei consumatori.


I risultati delle analisi effettuate da SGS per TCL - ©Display Daily
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Herrick sostiene di aver acquistato un televisore TCL 55Q651G - un modello non commercializzato in Europa - convinto che si trattasse di un vero QLED, come riportato nella pubblicità. Secondo quanto dichiarato, né lui né gli altri consumatori che si sono uniti alla causa collettiva avrebbero comprato il prodotto se fossero stati a conoscenza delle presunte mancanze tecnologiche. A supporto delle accuse vengono citati proprio i test commissionati da Hansol Chemical.

Nel testo della denuncia si legge:

Questa azione legale nasce dal fatto che TCL avrebbe omesso di comunicare correttamente le specifiche tecniche e le reali prestazioni dei suoi televisori QLED, pubblicizzandoli in modo ingannevole come dotati di tecnologia QLED. In realtà, secondo l’accusa, tali TV non conterrebbero affatto questa tecnologia oppure ne farebbero uso in misura così minima da non apportare alcun contributo significativo alla resa visiva o alle prestazioni dichiarate.


Il QLED Forum che ha visto la nascita di QLED Alliance
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Di tenore analogo è la causa intentata da Robert Macioce, residente a New York, contro Hisense USA. Anche in questo caso si parla di pubblicità ingannevole: si sostiene che diversi modelli della gamma QD e ULED - tra cui QD5, QD6, QD65, QD7, U7 e U7N - non integrerebbero realmente la tecnologia Quantum Dot, oppure la impiegherebbero in quantità talmente ridotte da non portare benefici concreti alla qualità dell’immagine.

Hisense commercializza diversi modelli di televisori sostenendo che impiegano tecnologia Quantum Dot. Tuttavia, secondo quanto risulta, nessuno di questi modelli contiene tecnologia QLED, oppure la quantità è talmente irrilevante che la tecnologia QLED non comporta alcun miglioramento significativo delle prestazioni o dei benefici pubblicizzati.

La denuncia evidenzia anche come Hisense prometta, sul suo sito ufficiale, un ampio miglioramento della saturazione e dello spazio colore, affermando che questi TV permettono di “vedere i colori come non li avete mai visti prima”. L'accusa sostiene che queste dichiarazioni risulterebbero fuorvianti, soprattutto considerando che il consumatore medio non ha modo di verificare la reale presenza della tecnologia Quantum Dot prima dell’acquisto.

 

Le implicazioni per il mercato e i consumatori


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La situazione che abbiamo descritto va analizzata da vari punti di vista: quello di Samsung, quello dei consumatori e infine quello dei dati oggettivi, necessari per stabilire una base solida da cui trarre le conclusioni. Per quanto riguarda Samsung, l’obiettivo appare piuttosto chiaro: far percepire i propri TV come iveri QLED”, i Real Quantum Dot Display, per distinguersi e prendere le distanze dalla concorrenza, in particolare dai colossi cinesi.

Oggi il mercato è saturo di modelli etichettati come QLED: praticamente tutti i produttori propongono televisori basati sulla tecnologia Quantum Dot. Se un tempo la sola scritta “QLED” bastava ad attirare l’attenzione del pubblico, oggi questo non è più sufficiente. L’avanzata di TCL e Hisense, ormai stabilmente al secondo e terzo posto nelle classifiche globali (con posizioni che a volte si invertono, ma con volumi molto simili), sta esercitando una pressione crescente su Samsung, ancora leader ma con una quota di mercato in calo rispetto al passato.


Il TV QLED Hisense U8Q
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In un quadro di questo tipo, ottenere una certificazione ufficiale o - meglio ancora - definire uno standard riconoscibile potrebbe diventare un’arma importante sul piano del marketing. A quel punto, solo i “veri” QLED potrebbero fregiarsi di un logo o un’etichetta che li renderebbe immediatamente riconoscibili all’occhio anche dei meno esperti, a garanzia di prestazioni superiori. Se poi lo standard diventasse vincolante, l’uso stesso del termine QLED verrebbe precluso a chi non dovesse rispettare determinati requisiti tecnici.

In sostanza, Samsung punta a costruire un elemento di differenziazione forte e facilmente comunicabile, adottando un linguaggio diretto, lontano dai tecnicismi, per orientare il pubblico verso i propri TV, anche quando, a prima vista, sembrano molto simili ad altri basati sulla stessa tecnologia.


Le misure del TV QLED TCL C745 con Quantum Dot solo verdi - ©Marek Maciejewski
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Passando al punto di vista dei consumatori, le questioni sollevate evidenziano l’importanza della trasparenza nelle comunicazioni di marketing. Sono però necessari alcuni chiarimenti: marchi come TCL hanno sempre spiegato che i QLED non sono tutti uguali. Il produttore cinese lo ha chiarito in più occasioni, precisando che i suoi modelli di fascia alta - in particolare i Mini LED - utilizzano una retroilluminazione a LED blu abbinata a Quantum Dot rossi e verdi. I modelli di fascia più bassa, invece, impiegano generalmente LEDbianchi” (cioè LED blu con fosfori) combinati con Quantum Dot solo verdi.

Questa differenza tecnica si riflette nella capacità di coprire spazi colore più ampi: i TV con Quantum Dot solo verdi risultano più limitati sotto questo aspetto e riescono a coprire una porzione minore della gamma cromatica. Il problema è che queste informazioni, per quanto disponibili, rimangono confinate alla stampa specializzata - come AVMagazine - e raggiungono solo il pubblico più informato.


Il TV QLED TCL C8K
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Nei canali rivolti al grande pubblico, che si tratti di pubblicità, siti ufficiali o materiali promozionali, questi dettagli non vengono mai approfonditi. Bisogna anche riconoscere che non è un compito semplice: per spiegare le differenze tra i vari tipi di QLED è necessario affrontare concetti tecnici non banali - come il funzionamento dei Quantum Dot o la teoria degli spazi colore - e quindi è difficile trovare un equilibrio tra chiarezza e completezza.

Vista in quest’ottica, la posizione di Samsung assume un senso più compiuto. Anche se guidata da evidenti interessi di parte, l’idea di introdurre uno standard o un’etichetta riconoscibile potrebbe davvero contribuire a portare maggiore trasparenza. Una soluzione di questo tipo permetterebbe agli utenti di distinguere facilmente le diverse tipologie di QLED e di farsi un’idea chiara delle prestazioni, senza la necessità di addentrarsi in tecnicismi che non saranno mai veramente accessibili a tutti. L’ideale sarebbe che tutti i produttori collaborassero per definire un linguaggio condiviso, in modo da superare l’uso generico del termine “QLED”, ma senza cadere in una complessità che allontana il consumatore medio.

 

Prossimi passi


Il TV QLED Sony Bravia 9
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Questo lungo articolo introduttivo era indispensabile per fare chiarezza sull'uso del termine QLED, sulle tecnologie impiegate e sulle motivazioni che guidano le scelte di produttori e consumatori. Resta però un ultimo tassello: quantificare la differenza tra le varie tipologie di QLED, confrontandole anche con i televisori LCD che non utilizzano i Quantum Dot.

Servono quindi dati oggettivi che permettano di fissare punti fermi da cui partire per trarre le conclusioni. Questi dati sono l'unico strumento che permette di valutare in che misura l'impiego dei Quantum Dot apporta benefici concreti in termini di resa cromatica, copertura degli spazi colore e qualità dell'immagine.

È proprio questo l'obiettivo del prossimo approfondimento, che completerà questo primo speciale con un confronto tra diversi modelli, basato su test e misure comparabili che aiuteranno a chiarire cosa distingue davvero un QLED dall'altro.

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