La tigre e la neve
Roberto Benigni ritorna sul grande schermo con il nuovo film La tigre e la neve, una favola che inneggia alla vita e all'amore prodotta dalla Melampo Cinematografica e distribuita da 01 Distribution. Nelle sale italiane dal 15 Ottobre. Ecco il giudizio di AVMagazine.
La sceneggiatura
A collaborare con Benigni nella stesura della sceneggiatura c'è il fido Vincenzo Cerami, storico collaboratore del nostro toscanaccio dai tempi storici de Il piccolo diavolo e Johnny Stecchino. A differenza de La vita è bella, film chiaramente diviso in due parti, uno dei punti a favore di questa pellicola è l’eterno mischiarsi tra comico e drammatico.
I due sceneggiatori hanno dosato nel modo giusto momenti divertenti e momenti molto emotivi, mantenendo in questo modo sempre alta l’attenzione dello spettatore. Inoltre, dopo la prima parentesi onirica del sogno di Attilio – deja-vù felliniano visivo e sonoro – c’è spazio anche per un lungo monologo del protagonista sulla poesia, evidente manifesto del Benigni-pensiero.
Benigni impegnato nel monologo sulla poesia
Lasciano qualche perplessità la vicenda del poeta arabo e il finale, apparsi troppo frammentari. In fase di montaggio sono stati tagliati ben tre quarti d’ora di girato e forse qualche metro di pellicola di quel girato era inerente a questi episodi.
Molto saggia la scelta di Benigni e Cerami di non entrare nei meriti del conflitto, lasciandolo unicamente come sfondo. “Tutta la vicenda si concentra sempre sui suoi protagonisti e le loro emozioni, tutto il resto è evocato poiché l’assurdità e l’insensatezza di certi avvenimenti non sono rappresentabili direttamente e perderebbero di forza” ha dichiarato Benigni, confermando la sua volontà di un film pro-vita e non conto l’America e la sua politica internazionale.
Una sceneggiatura che quindi alla fine supera comunque l’esame anche perché, non si può non ammettere, alcune situazioni sono veramente esilaranti. Altro che cine-panettone...