Katla | stagione 1 | la recensione

Fabrizio Guerrieri 26 Giugno 2021 Cinema, Movie e Serie TV

La prima serie islandese di Netflix si distingue per una sceneggiatura che non cerca soluzioni facili, concentrandosi sugli sviluppi profondi di una storia sovrannaturale in cui da un vulcano tornano inspiegabilmente in vita persone credute scomparse


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L’eruzione del vulcano islandese Katla continua incessantemente da un anno. Il villaggio di Vik è stato conseguentemente evacuato. Resistono solo pochi abitanti oltre ad alcuni studiosi che analizzano il fenomeno. Il ritrovamento vicino al vulcano di una ragazza svedese che dice di chiamarsi Gunhild, nuda, coperta da uno strato di terra densa e scura e in stato confusionale, innesca una serie di reazioni, soprattutto quando si scopre che il suo nome corrisponde a quello di una donna che circa vent’anni prima lavorava presso l’hotel di Vik. Nel frattempo, con la stessa modalità, altre persone credute morte o scomparse riappaiono dal nulla come per miracolo.


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Ciò che traspariva dalla visione del trailer di questa serie islandese erano i toni vicini a quelli dell’ormai nota Dark. Le atmosfere cupe accanto al mistero sovrannaturale risuonavano nella mente di quanti hanno incrociato la serie tedesca creando una particolare nuova fascinazione. E in effetti ci sono diverse assonanze tra le due, particolarmente in ciò che contiene gli strani eventi: lì una grotta nel bosco, qui le cavità di un vulcano. Il paesaggio vulcanico, nero di cenere ovunque, mescolato al biancore dei ghiacci islandesi creano da subito le premesse per un dualismo costante, tra chi è reale – o almeno credo di esserlo – e chi giunge, non si sa da dove, con le sembianze, i modi e il carattere di qualcuno che si credeva sparito per sempre.


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Il bianco sembra confondersi col nero, i nuovi arrivati si mescolano con innaturale naturalezza alle persone alle quali resta solo il ricordo di quei cari. Ma le opposte entità restano separate, e così come la cenere copre soltanto la neve, allo stesso modo le persone che tornano a Vik vengono tenute a una certa distanza. Ad aggiungere intensità, c’è da rimarcare che il Katla non è un’invenzione scenica ma un vero vulcano (facente parte di un sistema vulcanico situato nell’Islanda meridionale) le cui poderose eruzioni sono state documentate in un numero pari a 17 dall’anno 920, l’ultima nel 1918 durata 24 giorni dopo una pausa di 58 anni. Così come esiste davvero il vicino villaggio di Vik.


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I personaggi si muovono nella storia come se fossero in trance, in uno stato simile a quello dell’ipnosi. Da una parte quanti hanno sofferto per una perdita profonda e dolorosa, dall’altra degli spettri che non decodificano la realtà circostante né il tempo in cui si trovano e, cosa ancor più strana e inquietante, non hanno memoria di come abbiano fatto a tornare. L’aspetto più originale della serie sta nel fatto che i “doppi” non sono posseduti da qualcosa di malvagio come in una serie horror. Sono le stesse persone, che si comportano come se niente fosse, solo chi c’era prima cerca di capire cosa sia accaduto perché lo trova inspiegabile. L’arrivo di Gunhild genera domande che non trovano risposte, come se si volesse costringere chi la circonda a comprendere qualcosa di complesso e profondo. E le apparizioni improvvise di altre persone coperte dalla fuliggine, piuttosto che migliorare le cose le rende ulteriormente ingarbugliate, generando nuovi e più drammatici interrogativi.


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Deve pur esserci una spiegazione, ho bisogno di una spiegazione.
La lentezza che regna sulla serie non è evidente perché è talmente densa di pathos e attese da non risultare pesante o noiosa. Ogni episodio è cadenzato da nuove scoperte che rivelano sia quello che è successo che quello che è ancora incomprensibile. Da cosa sono legate le persone scomparse? La domanda inizia a serpeggiare nella mente dello spettatore quando non arrivano soluzioni dall’intreccio. Come in un brillante giallo d’autore, ogni doppio sviluppa una storia con un esito differente che rende l’intera serie imprevedibile. Qualcuno illumina ciò che non era chiaro precedentemente, qualcun altro getta ulteriore oscurità, ma sempre per svelare una verità, nascosta dalla mancanza di una reale comunicazione attiva che alleggerisca il peso del non detto. Gli esiti saranno più che mai variegati, da chi, legato a qualcosa che si avvicina più alla superstizione che alla religione, non accetterà l’evidenza a chi, più illuminato, troverà un modo per cambiare le cose mettendo a rischio tutto ciò che ha vissuto fino a quel momento.


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Il ritmo lento e cadenzato non aumenta i battiti neanche dopo la metà degli episodi, quando qualcuno, abituato a troppe serie ipertrofiche, avrebbe potuto auspicare uno sviluppo in termini di adrenalina. Tutto continua a muoversi con la stessa velocità sottolineando ed evidenziando una costruzione tutt’altro che statica, dominata da uno spaesamento costante, in cui pian piano si fa largo il senso del racconto. La leggenda dei cosiddetti changeling – creature fantastiche tipiche del folklore europeo che sostituiscono i bambini coi propri figli malati o deformi – è solo un’ipotesi sollevata per cercare di arrivare a una comprensione degli eventi.


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Il finale apre le porte a nuovi sviluppi che, laddove alcuni accadimenti si concludono e altri restano sospesi, mettono ancor più in risalto sia l’ostinata ricerca di risposte da parte di quelli che sono rimasti nel villaggio nonostante l’aria insalubre, sia la grandezza della natura, libera e potente oltre ogni controllo umano. Non ci sono ancora notizie sul prosieguo della serie che non è comunque stata concepita per concludersi con una singola stagione. Attendiamo quindi il rinnovo di questa storia che ha ancora molto da dire, sia in termini di qualità tecniche invidiabili da molti altri prodotti in circolazione, a partire da una fotografia superba perché apparentemente semplice, sia per la sceneggiatura che piuttosto che imboccare la facile strada di effetti clamorosi resta su un sentiero ricco e florido di sensazioni forti e riflessioni di spessore.


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VALUTAZIONI

dal trailer all’intera serie
Aspettativa 7,5 Potenziale 9

soglia d’attenzione
Scorrevolezza MEDIA Impegno MEDIO/ALTO

visione
Intrattenimento 7 Senso 8,5 Qualità 8
Giudizio Complessivo 7,8

Katla | stagione 1
drammatico, fantastico | Islanda | 17 giu 2021 | 8 ep / 45 min | Netflix

ideatore Baltasar Kormákur

personaggi interpreti
Gríma Guðrún Eyfjörð
Thor Ingvar Sigurðsson
Darri Björn Thors
Ása Íris Tanja Flygenring
Gísli Þorsteinn Bachmann
Gunhild Aliette Opheim
Magnea Sólveig Arnarsdóttir
Einar Haraldur Ari Stefánsson

critica IMDB 7,2 /10 | Rotten Tomatoes critica 8 /10 utenti 4,3 /5 | Metacritic nd

camera Sony Venice (camera principale) | Sony PXW-FX9 (altre camere)
aspect ratio 1,90 : 1

 

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Commenti (5)

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  • marklevi

    27 Giugno 2021, 02:27

    immagini affascinanti, personaggi interessanti ma ho trovato assurda la loro reazione a ciò che accade.
    Come se nulla fosse.... lì, belli tranquilli. Non mi riferisco proprio all'inizio ovviamente ma nella seconda metà dove le cose sono più fuori dal normale.
  • Artorias

    28 Giugno 2021, 13:59

    Anch'io ho avuto la tua stessa sensazione, soprattutto nella figura del padre anziano (hai capito di chi).
    Cmq serie di altissima qualità visiva e Dolby Vision eccellente per essere in streaming, non fa (quasi) rimpiangere un Blu-Ray UHD
  • pace830sky

    04 Luglio 2021, 20:16

    La domanda è se valga la pena di provarlo, il vero mistero invece è come faccia un Paese con gli stessi abitanti della provincia di Pesaro (o Ferrara o Cremona se preferite) ad avere una sua produzione...
  • marklevi

    05 Luglio 2021, 00:06

    E' una produzione molto limitata. 4 edifici al limite del vivibile, molti panorami ed un paio di riprese panoramiche di una città, una dozzina di personaggi e zero cgi.
    Avevo molte speranze data l'ammirazione per il popolo di quella nazione. Non dico sia un cattivo prodotto però al concept interessante non è seguito un particolare sentimento per la vicenda.
    Io ho visto per la prima volta Dark nel lontano 2018, prima di appassionarmi veramente a serie e film. Eppure ricordo bene le sensazioni profonde che mi suscitava in attesa della seconda stagione.
  • giannia

    29 Luglio 2021, 12:17

    Maaaaa... diciamo che è la ragione per cui amo Netflix. Finanzia produzioni di paesi che mai arriverebbero sui nostri schermi diversamente.. per di più doppiate in italiano anzichè sottotitolate. La serie non è certo un capolavoro e sembra quasi che gli autori questo la sappiano, lasciando pochi spiragli aperti per una seconda stagione. Ma l’ho trovata interessante e questo mi ha spinto ad arrivare fino alla fine. Interessante che usando un solo vulcano, non è che in Islanda ci sia molto di più… siano riusciti a produrre qualche cosa di interessabte. Bravi. Il nostro paese avrebbe risorse per fare molto di più ed invece…

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