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L’eruzione del vulcano islandese Katla continua incessantemente da un anno. Il villaggio di Vik è stato conseguentemente evacuato. Resistono solo pochi abitanti oltre ad alcuni studiosi che analizzano il fenomeno. Il ritrovamento vicino al vulcano di una ragazza svedese che dice di chiamarsi Gunhild, nuda, coperta da uno strato di terra densa e scura e in stato confusionale, innesca una serie di reazioni, soprattutto quando si scopre che il suo nome corrisponde a quello di una donna che circa vent’anni prima lavorava presso l’hotel di Vik. Nel frattempo, con la stessa modalità, altre persone credute morte o scomparse riappaiono dal nulla come per miracolo. Ciò che traspariva dalla visione del trailer di questa serie islandese erano i toni vicini a quelli dell’ormai nota Dark. Le atmosfere cupe accanto al mistero sovrannaturale risuonavano nella mente di quanti hanno incrociato la serie tedesca creando una particolare nuova fascinazione. E in effetti ci sono diverse assonanze tra le due, particolarmente in ciò che contiene gli strani eventi: lì una grotta nel bosco, qui le cavità di un vulcano. Il paesaggio vulcanico, nero di cenere ovunque, mescolato al biancore dei ghiacci islandesi creano da subito le premesse per un dualismo costante, tra chi è reale – o almeno credo di esserlo – e chi giunge, non si sa da dove, con le sembianze, i modi e il carattere di qualcuno che si credeva sparito per sempre. Il bianco sembra confondersi col nero, i nuovi arrivati si mescolano con innaturale naturalezza alle persone alle quali resta solo il ricordo di quei cari. Ma le opposte entità restano separate, e così come la cenere copre soltanto la neve, allo stesso modo le persone che tornano a Vik vengono tenute a una certa distanza. Ad aggiungere intensità, c’è da rimarcare che il Katla non è un’invenzione scenica ma un vero vulcano (facente parte di un sistema vulcanico situato nell’Islanda meridionale) le cui poderose eruzioni sono state documentate in un numero pari a 17 dall’anno 920, l’ultima nel 1918 durata 24 giorni dopo una pausa di 58 anni. Così come esiste davvero il vicino villaggio di Vik. I personaggi si muovono nella storia come se fossero in trance, in uno stato simile a quello dell’ipnosi. Da una parte quanti hanno sofferto per una perdita profonda e dolorosa, dall’altra degli spettri che non decodificano la realtà circostante né il tempo in cui si trovano e, cosa ancor più strana e inquietante, non hanno memoria di come abbiano fatto a tornare. L’aspetto più originale della serie sta nel fatto che i “doppi” non sono posseduti da qualcosa di malvagio come in una serie horror. Sono le stesse persone, che si comportano come se niente fosse, solo chi c’era prima cerca di capire cosa sia accaduto perché lo trova inspiegabile. L’arrivo di Gunhild genera domande che non trovano risposte, come se si volesse costringere chi la circonda a comprendere qualcosa di complesso e profondo. E le apparizioni improvvise di altre persone coperte dalla fuliggine, piuttosto che migliorare le cose le rende ulteriormente ingarbugliate, generando nuovi e più drammatici interrogativi. Deve pur esserci una spiegazione, ho bisogno di una spiegazione. Il ritmo lento e cadenzato non aumenta i battiti neanche dopo la metà degli episodi, quando qualcuno, abituato a troppe serie ipertrofiche, avrebbe potuto auspicare uno sviluppo in termini di adrenalina. Tutto continua a muoversi con la stessa velocità sottolineando ed evidenziando una costruzione tutt’altro che statica, dominata da uno spaesamento costante, in cui pian piano si fa largo il senso del racconto. La leggenda dei cosiddetti changeling – creature fantastiche tipiche del folklore europeo che sostituiscono i bambini coi propri figli malati o deformi – è solo un’ipotesi sollevata per cercare di arrivare a una comprensione degli eventi. Il finale apre le porte a nuovi sviluppi che, laddove alcuni accadimenti si concludono e altri restano sospesi, mettono ancor più in risalto sia l’ostinata ricerca di risposte da parte di quelli che sono rimasti nel villaggio nonostante l’aria insalubre, sia la grandezza della natura, libera e potente oltre ogni controllo umano. Non ci sono ancora notizie sul prosieguo della serie che non è comunque stata concepita per concludersi con una singola stagione. Attendiamo quindi il rinnovo di questa storia che ha ancora molto da dire, sia in termini di qualità tecniche invidiabili da molti altri prodotti in circolazione, a partire da una fotografia superba perché apparentemente semplice, sia per la sceneggiatura che piuttosto che imboccare la facile strada di effetti clamorosi resta su un sentiero ricco e florido di sensazioni forti e riflessioni di spessore. VALUTAZIONI dal trailer all’intera serie soglia d’attenzione visione Katla | stagione 1 ideatore Baltasar Kormákur personaggi interpreti critica IMDB 7,2 /10 | Rotten Tomatoes critica 8 /10 utenti 4,3 /5 | Metacritic nd camera Sony Venice (camera principale) | Sony PXW-FX9 (altre camere)
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