Fargo | la recensione della stagione 4
Serie TV | Arrivata alla quarta stagione, la serie nata dal film dei fratelli Coen del 1996 prosegue con la stessa dose di qualità e colpi di scena, nonostante la distanza temporale dell’ambientazione la faccia apparire un po’ diversa dai capitoli precedenti
1950, Kansas City, Missouri. La famiglia italiana dei Fadda e quella afroamericana dei Cannon gestiscono gli affari criminali in città, d’accordo sulla spartizione dei proventi. Ma quando il capofamiglia Donatello Fadda muore e il potere passa nelle mani del figlio Josto, la fratellanza inizia a vacillare. In più, torna dall’Italia Gaetano, l’altro figlio del boss deciso a prendere le redini. Le vicende si arricchiscono via via di vari personaggi: un’impresa di pompe funebri a conduzione familiare, due fuorilegge in fuga, una strana infermiera e due poliziotti dalle opposte condotte.
Era da tre anni che Fargo non sfornava una nuova stagione. Ideata da Noah Hawley - che ha creato anche l’interessante serie Legion della Marvel - e prodotta dai fratelli Joel e Ethan Coen che avevano portato sul grande schermo il meraviglioso film omonimo del 1996, la serie antologica ha avuto un ottimo esordio nel 2014 con la prima stagione che vedeva come protagonisti Billy Bob Thornton, Martin Freeman e Bob Odenkirk, per poi proseguire con una seconda nel 2015 con Kirsten Dunst, Patrick Wilson, Jesse Plemons e Ted Danson e una terza nel 2017 con Ewan McGregor, Carrie Coon e Mary Elizabeth Winstead. In questa quarta stagione accanto agli americani Chris Rock e Jason Schwartzman, entrambi attori dediti alle commedie e qui in splendida forma in ruoli drammatici, all’irlandese Jessie Buckley e all’inglese Ben Whishaw, troviamo gli italiani Salvatore Esposito noto ai più come Genny Savastano nella serie Gomorra, Francesco Acquaroli, Samurai nella serie Suburra, Gaetano Bruno (Indivisibili, L’ora legale, Martin Eden e la serie 1992) e Tommaso Ragno (nelle serie 1992 e Il miracolo e nei film Hotel Gagarin e Lazzaro felice).
Winston Churchill disse: “La storia viene scritta dai vincitori.” È una bella parola per dire ‘vincenti’?
La serie si apre sull’alternanza delle varie prese di potere sulla città da parte di clan malavitosi di varie etnie, dall’anno 1900, passando per il 1920, giungendo infine al 1950. Gli ebrei Moskovitz, gli irlandesi Milligan, gli italiani Fadda, i neri Cannon. Per sugellare la collaborazione, i capi delle due famiglie rivali di turno si scambiano il figlio più giovane attraverso un rito. In questo modo c’è la garanzia che nessuna delle due fazioni venga meno ai patti, mantenendo così la pace. Ma ovviamente le cose non andranno come stabilito e la contesa diverrà sanguinosa e brutale, in ogni possibile aspetto.
Sapete perché all'America piacciono le storie sui criminali? Perché l'America È una storia criminale.
Le stagioni precedenti, sebbene collocate in anni diversi (rispettivamente 2006, 1979 e 2010) e sebbene antologiche e quindi non legate tra loro (a parte una citazione della prima nella seconda) sembravano molto vicine. Stavolta, complice forse l’ambientazione più lontana nel tempo, soprattutto inizialmente, si avverte una sorta di distacco. Ma quando, terminato il prologo, appare in sovrimpressione THIS IS A TRUE STORY si torna subito a capire di essere di nuovo dentro Fargo.
In questa stagione è come se si volesse raccontare da dove sono arrivate le altre. La violenza priva di scupoli, le macchinazioni, la follia perversa e a volte grottesca dei personaggi riportano allo stampo dei capitoli precedenti. Che partivano a loro volta dalla pellicola dei Coen. In Fargo non si sa mai chi potrebbe morire. O meglio, quando si inizia a parteggiare anche per qualche cattivo si fa una certa fatica a pensare che chi ha scritto la serie lo lascerà andare.
Ci sono vari elementi che fanno sì che anche questa stagione abbia una qualità di rilievo. Le inquadrature e i movimenti di macchina sono sempre ben studiati e accattivanti, conducono lo spettatore dentro un mondo che non gli appartiene rendendolo parte di esso. Gli split screen che intervallano alcuni passaggi da una scena all’altra rappresentano delle pause e dei rallentamenti in cui lo spettatore può far sedimentare e decantare quanto avvenuto fino a quel momento, in preparazione di ciò che sta per succedere. I monologhi recitati da vari protagonisti vengono usati come metafore per far passare, in maniera se possibile ancor più forte e definitiva, avvertimenti e minacce. E poi, la varietà dei personaggi è come al solito notevole.
Su tutte spicca quella di Ethelrida (E'myri Crutchfield), che fa anche da narratrice durante i vari episodi. La sua figura è immediatamente associabile a quella di Kamala Harris, neoeletta vicepresidente degli Stati Uniti. Nera, brillante, positiva, determinata. Nonostante la sua giovane età, grazie alla sua inestinguibile curiosità, si ingegna in ogni modo per arrivare a capire i meccanismi del mondo in cui vive cercando di sovvertirne le regole a fin di bene. Giocherà un ruolo chiave per la risoluzione di una congiunzione di controversie, risultando tutt’altro rispetto a ciò che la società ma anche chi la conosce poteva prevedere.
Loy Cannon (Chris Rock) è il capo della famiglia afroamericana. È scaltro, quando serve anche spietato e possiede un innato senso per gli affari che si nota quando propone a una grossa banca la sua invenzione: una carta metallica con cui spendere denaro anche quando momentaneamente non se ne ha a sufficienza, contraendo così un debito. Grazie al fidato Doctor Senator (Glynn Turman) che fa da mediatore con gli italiani, manda avanti il business, non senza scossoni. Come già detto, Rock è un attore comico ma riesce benissimo nella figura di un uomo che porta avanti gli affetti familiari e contemporaneamente compie ogni sorta di delitto per dimostrare di essere il più forte.
Josto (Jason Schwartzman) è l’erede della famiglia Fadda. Come accade nella recente serie Gangs of London, alla morte del padre diventa lui il capo ma non essendovi abituato ha difficoltà nel gestire la situazione. Avido di potere, drogato, vigliacco, è il promesso sposo della figlia di quello che potrebbe diventare sindaco. Ma allo stesso tempo intrattiene una relazione con Oraetta Mayflower (Jessie Buckley) un’infermiera perversa che ha diversi scheletri nell’armadio. La sua andatura storta, così come la bocca quando sorride, la dipingono immediatamente come folle e ciò che viene mostrato di lei inizialmente non è che un assaggio della sua efferatezza. Una delle scene più divertenti la vede in una particolare pratica con Josto mentre intona il Glory, glory, hallelujah! - che fa tanto venire in mente la scena di Frankenstein Junior in cui Elizabeth sta per essere rapita dal mostro. Nonostante il fatto che sia un personaggio negativo è uno dei più intriganti della stagione. Assieme a quello del fratello di Josto, Gaetano (Salvatore Esposito). Esaltato, sanguinario, pazzo, con gli occhi perennemente sbarrati in segno di minaccia, arriva in America dall’Italia dopo aver vissuto il fascismo e i suoi orrori. Ritiene Josto un debole e fa di tutto pur di assumere il comando riuscendo a portare dalla propria parte gli altri accoliti a loro volta convinti che sia l’unico modo per vincere sui Cannon.
Rabbi (Ben Whishaw) è, almeno in parte, uno dei buoni della storia. Da ragazzino è stato scambiato dal padre, boss della famiglia Milligan, ma ha scelto di restare coi Fadda. Si assume il compito di fare da custode al piccolo Satchel Cannon, figlio di Loy, quasi come a voler riscattare il suo destino di traditore e, proteggendolo, diventare quello di cui avrebbe avuto bisogno lui vent’anni prima.
Odis (Jack Huston) è un poliziotto affetto da varie nevrosi a causa di un trauma subito durante la guerra, al ritorno dalla quale ha anche perduto la possibilità di provare a essere felice sposando la sua fidanzata. Prima di uscire da una porta deve bussare varie volte, se è in macchina deve ripetere ossessivamente il gesto di aprire e chiudere la sicura. Appare, anche nella fisionomia, come la versione tragica dello Sheldon Cooper di The big bang theory. Corrotto, al servizio dei Fadda, cerca di destreggiarsi senza successo tra i due schieramenti e le cose si complicano ancor di più con l’arrivo in città di Dick Wickware, un integerrimo maresciallo mormone a caccia di due evase di prigione, la coppia di rapinatrici di banche composta da Zelmare (Karen Aldridge), zia di Ethelrida e Swanee (Kelsey Asbille), due amanti compagne di cella, indifferenti alla legge e alle regole in generale, che aspirano a una libertà assoluta e utopica anche a discapito degli altri, innocenti o colpevoli che siano.
In merito a una quinta stagione lo showrunner Noah Hawley ha dichiarato di non poterla escludere. “Ma il fatto di avere solo una buona idea non basta, servono personaggi diversi con diverse storie, in modo che tutto possa risultare interessante.” In produzioni simili, a lungo andare, la cadenza diventa sempre più allungata, in modo da non perdere in qualità. Si pensi, ad esempio, alla serie Sherlock che è ferma dal 2017 senza essere di fatto mai stata cancellata. Essendo però questa una serie antologica, potrebbe non avere grossi problemi nel trovare protagonisti validi e liberi da impegni su altre produzioni. Sperando di non dover attendere altri tre anni per un prodotto davvero valido che anche in questa stagione, un po’ diversa dalle precedenti, conferma un livello nettamente più elevato della maggior parte delle storie in circolazione.
VALUTAZIONI
dal trailer all’intera serie
Aspettativa 7 Potenziale 8/9 Risultato 8
soglia d’attenzione
Scorrevolezza MEDIA Impegno MEDIO
visione
Intrattenimento 8 Qualità 8
Fargo | stagione 4
drammatico, commedia, thriller | USA | 16 nov - 14 dic 2020 | 11 ep / 51 min | Sky Atlantic
ideatore Noah Hawley
personaggi interpreti
Loy Cannon Chris Rock
Oraetta Mayflower Jessie Buckley
Josto Fadda Jason Schwartzman
Rabbi Milligan Ben Whishaw
Odis Weff Jack Huston
Gaetano Fadda Salvatore Esposito
Donatello Fadda Tommaso Ragno
Ethelrida Pearl Smutny E'myri Crutchfield
Thurman Smutny Andrew Bird
Dibrell Smutny Anji White
Doctor Senator Glynn Turman
Leon Bittle Jeremie Harris
Lemuel Cannon Matthew Elam
Omie Sparkman Corey Hendrix
Opal Rackley James Vincent Meredith
Ebal Violante Francesco Acquaroli
Constant Calamita Gaetano Bruno
Dr. David Harvard Stephen Spencer
Zelmare Roulette Karen Aldridge
Swanee Capps Kelsey Asbille
critica IMDB 7.7 /10 | Rotten Tomatoes 7.3 /10 | Metacritic 68 /100
camera Arri Alexa Mini LF
aspect ratio 1.78 : 1
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Commenti (1)
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Mi ero perso questa 4.a stagione che ho avuto, tutto sommato, la fortuna di recuperare in questi giorni.
Dico tutto sommato fortunato perché, anche se resta un prodotto sofisticato rispetto alla media delle serie, anche qui troviamo il segno dei tempi.
Il marchio Fargo vorrebbe una rappresentazione grottesca ma anche realistica della scena umana, mettendo in primo piano il rovesciamento di luoghi comuni narrativi (e non solo) con la rivalutazione di figure tradizionalmente trascurate nella considerazione generale, non solo nella finzione.
Impegno questo iconicamente rappresentato da Frances Mc Dormand nel ruolo della detective incinta che, nel lontano 1996, nell' eponimo film, riesce ad incastrare con metodica determinazione, libera da qualsiasi frenesia tipica dei film d' azione, i cattivi del film, furfanti cialtroni che si macchiano di ogni crimine e di ogni stupidità.
A distanza di quasi trent' anni questa 4.a stagione della serie scade invece nel macchiettismo razzista, in particolar modo nei confronti degli immigrati italiani, che sembrano esser tutti geneticamente fascio-criminali, contrapponendogli una immaginaria mafia nera che trasuda da tutti i pori dignità e spirito di rivalsa nei confronti dei soprusi (veri) subiti da quella stirpe in centinaia di anni sul territorio USA.
Tanto da far pensare che piuttosto che criminali si tratti di un movimento pre-politico di ribellione nei confronti dell' establishment bianco corrotto e fascistoide (siamo negli anni '50, la guerra è finita da poco, la ferita dei reduci neri ingannati a parteciparvi in nome dei loro stessi diritti è più viva che mai).
Tanto per non far mancare il tema LGBT+ si mette in scena una coppia di simpatiche e coloratissime lesbiche con il ruolo se non del deus ex machina senz' altro con quello di catalizzatore dello sviluppo della trama nel giusto verso.
Stagione senz' altro da vedere per chi se la fosse persa, d' altro canto sono certo che molti spettatori meno interessati di me alla caccia al luogo comune nemmeno faranno caso a tanti particolari.