Diffusori Revival Audio Atalante 3
Le nuove francesine si propongono con stile in un segmento tra i più affollati del mercato. L'aspetto un poco "retrò" - Revival Audio non è un nome scelto a caso - è decisamente ben curato, sotto molti aspetti e nasconde soluzioni tecniche che contribuiscono a prestazioni insospettabili
Introduzione
C'è dunque qualcosa di nuovo sotto il sole e arriva dalle colline dell’Alsazia, crocevia culturale europeo che vanta una notevole attrattiva enologica e gastronomica. Per la golosità ben nota di questo recensore si tratta di un aspetto per nulla secondario. Da un lato apprezziamo l’iniziativa di chi (molto coraggiosamente direi) si lancia oggi nel difficile mercato dei sistemi di altoparlanti hifi di impiego domestico. Dall’altro si osserva che al timone di Revival Audio ci sono professionisti del settore, non attori improvvisati. In effetti dietro questo marchio ci sono Daniel Emonts e Jacky Lee. Il primo già parte del team tecnico di marchi del calibro di Focal e Dynaudio, l'altro uomo marketing di Dynaudio. L'obbiettivo di lanciare una nuova serie di altoparlanti è semplice soltanto sulla carta, ma qui hanno affrontato il progetto in modo lineare senza andare a scomodare architetti d'interni o maghi dalla incerta vocazione fanta-audiofila.
SOMMARIO
In tal senso la linea Atalante si presenta con soli tre modelli, una veste estetica lineare ed indubbiamente tradizionale, prestazioni schiette e musicalmente convincenti. Il prezzo, per tutti i modelli di Revival Audio è in assoluto contenuto, tuttavia non così basso da creare sospetti. Alla luce di quanto ascolteremo ciascuno potrà trarre le proprie considerazioni. Andiamo indietro con la moviola di pochi giorni per dire in poche righe come il mio incontro con i prodotti dell'azienda francese sia stato in occasione della ormai consolidata mostra organizzata a Roma da Giulio Cesare Ricci. Pigro week-end segnato da una intensa piovosità, tanto che mi ero deciso per una visita allo Sheraton soprattutto per salutare alcuni di quei decennali amici che ancora frequentano gli eventi audio.
Personalmente dubito della valenza commerciale di mostre audio generaliste. Ormai in questi eventi sembra di essere ad una reunion per il quarantennale di una classe di liceo a ricordo dell'esame di maturità del tempo che fu. Diverso semmai è il caso di situazioni globali come il Monaco High-End o la giovane ma vigorosa mostra di Varsavia, occasioni di incontri tra operatori che restano fondamentali per le aziende. L'intervento del pubblico assume contorni quasi marginali. Abbiamo verificato che i prodotti audio, soprattutto quelli di alto profilo, vanno presentati nel punto vendita, che deve organizzarsi per esibire il miglior impianto in base alle proprie possibilità. Questo è il luogo d'elezione per l''approccio con l'utente-acquirente, accolto in ambienti adatti in modo professionale. Molti negozi, i nostri lettori lo sanno, si sono già attrezzati in tal senso. Altri indicano di volersi organizzare in tal senso.
Nonostante queste premesse, la cronaca di questi giorni racconta che il mio primo contatto con l'azienda francese sia avvenuto proprio in occasione del Gran Galà, peraltro in un ambiente acusticamente poco felice nel quale ogni ascolto critico appariva poco consigliabile. Tuttavia abbiamo colto alcuni aspetti lusinghieri nel comportamento delle Revival Audio. I tre modelli venivano fatti suonare a rotazione ed esibivano una comune matrice timbrica attendibile. Ci si è messa poi la disponibilità del distributore italiano che senza tanti preamboli mi ha consegnato una coppia del modello cadetto “Atalante 3” per una più approfondita valutazione. Trattandosi di una coppia di sistemi da supporto, ho accolto l'invito con piacere.
Ultimamente la mia passione per il "buon suono" ha preso sempre più la via delle grandi sale da concerto; qui il vigore e la corposità della musica riescono puntualmente a commuovermi. Per la prossima stagione sinfonica di Roma vorrei poter organizzare, con il supporto di AV Magazine, almeno un paio di serate all'auditorium in compagnia degli appassionati. Ci confronteremo insieme con qualche pezzo "tosto” eseguito dalla nostra Orchestra di Santa Cecilia. Non per questo è venuto meno il piacere di installare una nuova coppia di diffusori nella mia sala, ad iniziare dal febbrile ed impaziente disimballaggio, sino all'ascolto delle prime note.
Caratteristiche e costruzione
Ovviamente per lo scopo di questa breve cronaca il baricentro dell'esperienza è quello del semplice stereo 2.0. Non voglio allungare il brodo con la noiosa descrizione tecnica del diffusore, anche perchè con pochi click trovate ogni dettaglio sul sito della casa, in inglese e in francese.
Caratteristiche dichiarate dal costruttore
- Tipo: Diffusore da supporto due vie in bass-reflex
- Tweeter: a cupola da 28 mm con struttura “Revival Audio ARID” (Anti Reflection Inner Dome)
- Woofer: da 7” (180 mm) con woofer in BSC (Basalt Sandwich Construction)
- Risposta in frequenza: 44Hz – 22kHz (-3dB)
- Sensibilità: 87dB/2.83V/1m
- Impedenza nominale: 6 Ohm
- Minimo di Impedenza: 4.4 Ohms @ 175 Hz
- Frequenza di cross-over: 2.8 kHz
- Potenza raccomandata dell'amplificatore: da 30 a 150 Watt
- Dimensioni: (H*W*D) 390 mm x 240 mm x 270 mm
- Peso netto: 11 kg. (24.25 lbs.)
- Prezzo: 2.390,00 euro
Abbiamo a che fare con un classico diffusore compatto da supporto, due vie con reflex posteriore. Compatto ma non "mini" (11 Kg netti), con un litraggio adeguato ad ospitare un solido woofer da 7 pollici (180 mm) per una risposta dichiarata sino a 44 Hz (punto a – 3dB in ambiente). Il cono è realizzato in un sandwich di basalto e altre sostanze resinose, in quello che in Revival Audio chiamano BSC (Basalt Sandwich Construction).
Il tweeter è un componente da ben 28 mm a cupola rivestita da una speciale sostanza smorzante e dotato di una camera interna per un adeguato smorzamento. Viene collocato non in asse con il woofer, tanto che ogni diffusore è una unità "destra" o "sinistra", con il driver per gli alti che viene a risultare in posizione interna.
Il taglio tra le due vie è collocato a 2,8 kHz, la sensibilità dichiarata è 87 dB, perfettamente in linea con quanto risulta all'ascolto. Per il condotto del reflex è disponibile un tappo in spugna che può servire a contenere l'emissione in ragione della distanza con la parete di fondo. Esteticamente abbiamo uno dei design più classici del repertorio, ma non mancano aspetti peculiari che impreziosiscono i nostri diffusori. Intanto il rivestimento in noce di buona qualità, piacevole anche al tatto, con il dettaglio di un'incisione che avvolge il diffusore.
Sul frontale e sul pannello laterale destro appare il logo dell'azienda. Una cosa di cui potrei fare a meno sono semmai le griglie "di protezione", tanto che oggi alcuni costruttori le propongono come opzionali. Bello il "nude look", ma la struttura della doppia griglia in un grigio-acciaio non è banale e contribuisce al look anni Settanta. Sul pannello inferiore, la base del cabinet, troviamo gli alloggiamenti per le viti di fissaggio sugli stand dedicati. Standard la vaschetta che ospita la coppia di connessioni; non è previsto il bi-wiring.
Catena e ascolto
Le Atalante 3 sono state inserite nella catena principale, meccanismo consolidato che marcia sia in stereo che in multicanale. Come sorgente digitale c'è il solito muletto Oppo 205, connesso in analogico al pre due telai PX-6 Reference e finale MT-6 Reference di AM Audio (la mia recensione è a questo indirizzo).
Nel terzo decennio del secolo non ci si può limitare ad un pur valido progetto e al corretto assemblaggio di buoni componenti. Si tratta di un punto di partenza importante, ma qui ai nota subito l’impostazione gradevole ed accattivante un po’ con tutti i generi musicali, per un utilizzo di moderna concezione che rifugge da caratterizzazioni "ammiccanti". Il rischio è quello di non risultare originali ad una valutazione superficiale, posta la neutralità di fondo e la risposta in basso generosa in relazione alle dimensioni. Si tratta pur sempre del diffusore più piccolo della serie ed è evidente che le pulsazioni della grande orchestra in gamma profonda o la prima ottava dell’organo potrebbero non rientrare nella vocazione sonora delle Atalante.
Complice tuttavia la sinergia con la sala, il risultato in gamma bassa è rilevante in assoluto e direi sorprendente per un sistema di queste dimensioni. C'è l'attacco della grancassa nel solito album della Telarc con Fennel (il brano in questione è la Suite per banda di Holst). Impatto interessante, valido il controllo nello smorzamento e doveroso scuotimento delle pareti. Conta poco? Forse, ma ci offre uno spaccato sulla resa dinamica del sistema che digerisce con disinvoltura la potenza del mio AM Audio. Ecco allora che non è troppo ardito un veloce assaggio del pezzo che con l'editore di AV Magazine consideriamo di riferimento anche nella prova dei subwoofer. Si tratta della "Fanfare for the Common Man" di Copland, ovviamente nel PCM 24/96 dell'incisione Chandos con la direzione di John Wilson.
Ci siamo tolti questo sfizio, ma ricordiamo che l'aspetto più importante è il comportamento timbrico. Qui non si tratta di far suonare qualche pezzo pop in modo gradevole, coinvolgente persino. Ci vuole il riferimento "realistico" nel tessuto sonoro degli strumenti, iniziando magari con assaggi semplici di violino, violoncello, pianoforte, grandi e piccoli fiati. Quando mi capita di provare un impianto in presenza di pubblico, il gioco sta nel gestire una selezione musicale ampia, differenziata non solo nel contenuto sonoro ma anche nelle diverse edizioni. Ciascuna, come una fotografia, porta con se la propria impronta timbrica ed un particolare palcoscenico virtuale. Il diffusore non deve uniformarsi al gusto dell'utente, ma per quanto possibile evidenziare le differenze, al limite facendo anche cogliere il difetto (eventualmente) di una registrazione.
Il monotematico ed implacabile ripetersi dei soliti pezzi nella mostre audio, spesso limitato a dischi datati e musicalmente flatulenti, non aiuta in tal senso. Con le piccole Atalante si apprezza la scelta di non ricorrere ad enfatizzazioni della risposta nell’intorno in cui sta per iniziare il naturale calo nella risposta, allontana la tentazione di un’impostazione eufonica, ma si osserva una raffinata "nota di calore" che aiuta la fruizione anche dei generi più disimpegnati. Per converso la porzione centrale dello spettro appare trasparente e naturale, offrendo una lettura introspettiva dei segnali musicali più complessi. Nel caso dei Concerti Brandeburghesi di Bach si evidenzia con smalto luminoso la diversità timbrica, il ruolo delle “voci” all’interno del tessuto sonoro, con una rifinitura accurata e persino incisiva delle armoniche acute dei violini barocchi. La dinamica, buona in termini assoluti, è particolarmente vivace nei piccoli contrasti di livello nell’ambito di una frase, prova che i due driver non hanno problemi nel seguire l’andamento espressivo degli esecutori.
Ben raffigurato il pianoforte, iniziando dal raffinato jazz dell'album "Living" della mitica label norvegese 2L. Incisione in alta risoluzione che restituisce uno strumento grande e voluminoso, ben articolato in una raffigurazione scenica che lo vede protagonista a pochi passi. Il medio-basso è concreto e proprio in questo ambito le Atalante individuano uno dei loro punti di forza. La sensazione, osservo banalmente, è quella di avere a che fare con un diffusore di maggiore litraggio. Dai miei confronti a base di Chopin voglio citare almeno l'ascolto della registrazione Decca con Pietro De Maria, in particolare i Valzer. Chi si limita alle incisioni “speciali” farebbe bene a verificare la naturalezza di un'incisione commerciale come questa (realizzata a Montevarchi dalla filiale italiana), per la sua ricchezza timbrica, il respiro ampio e naturale della scena sonora, il fraseggio accurato della linea del basso anche nei passaggi più delicati. Non da ultimo la notevole dinamica che si apprezza ad alto volume senza fatica d'ascolto e senza quell'eccesso di riverbero che si accompagna a molte registrazioni di pianoforte.
I concerti per corno di Mozart (Ess, su Sony in 24/96)) raccontano ancora di una gamma media ricca di armonici. Proprio questo strumento (ad alto volume lo utilizzo per cogliere anche problemi "meccanici" dei driver) possiede un alone che ne ammorbidisce i contorni e la sensazione di un medio-basso grintoso nelle frasi dei violoncelli e contrabbassi si unisce ad archi dalla naturale consistenza. Isolando i singoli strumenti con i brani "test" si coglie il corretto "colore" riservato a ciascuno, le cui tinte chiare ma non fredde ricevono lo smalto acustico della sala d’incisione. Approfondendo proprio il tema dei segnali di ambienza il mio solito confronto tra due edizioni dello stesso brano, che divergono proprio nella diversa resa del "respiro" della scena, si disegna a tutto tondo, andando i nostri diffusori a cogliere quelle micro informazioni che fanno la differenza. Con le buone incisioni acustiche l'immagine è ampia e ben ricostruita, con una presenza centrale ancora autorevole nonostante la distanza tra i diffusori nel mio ambiente.
Sappiamo bene come le emozioni che può regalare la musica sinfonica per grande orchestra sono riservate ai grandi diffusori dinamici, quei colossi che possono affrontare Mahler e Respighi ricostruendo in ambiente un campo sonoro non dissimile da quanto potremmo ascoltare stando in braccio al direttore di fronte ad una formazione sinfonica tosta a Vienna come a Berlino. Se così non fosse che senso avrebbero i sistemi di altoparlanti che sfiorano il quintale? E’ un altro mondo, impegnativo e ovviamente affascinante che il distributore italiano del marchio francese ben conosce, trovandosi in catalogo prodotti del calibro di Estelon. Difficile semmai è poter godere di un campo sonoro attendibile a costo e dimensioni inferiori, lasciando (quasi) intatto il messaggio sonoro. Non siamo più sul podio, ma chi di fatto ha questo privilegio? Nel giusto ambiente e con una valida amplificazione (qui si, non possiamo lesinare) queste Atalante non si limitano a dare voce alle sublimi pagine di Mozart o agli ardori giovanili di Beethoven.
La nobile grandezza dell’esecuzione e il respiro stesso della Pastorale, sinfonia soltanto in apparenza distesa e rilassata, risultano evidenti a tutto tondo da questa catena analogica. Il fraseggio nervoso nell’episodio del temporale, sul fremito possente degli archi bassi si coglie in tutta la sua pienezza. Ben impostato l’impatto dei timpani, mentre vengono ancora una volta alla mente termini come “solidità” e "compattezza", per la presenza dai contorni netti e trasparenti e l’articolazione dinamica che contribuisce in modo determinante al senso di realismo. L'ascolto del celebre attacco della Quinta nella splendida fresca incisione di Noseda con l'orchestra di Washington (disponibile su Native DSD sino al formato “DSD 512”) racconta non solo dell'ampio respiro dinamico, ma anche della cura nell'espressione delle frasi degli archi. Ancora una volta qui sta il nocciolo della nostra arte, a dispetto di chi prova ancora le casse con i Pink Floyd e il vocione artefatto di De Andrè.
Se proprio vogliamo abbandonare il terreno della musica acustica, allora giochiamo "duro" con il famoso disco della Telarc "My America" con Monty Alexander, introvabile ormai l'originale SACD che utilizzo (ma lo trovate nel formato standard). L'attacco della base ritmica dopo aver ascoltato Copland non mi sorprende più di tanto, ma la fierezza di queste piccoline nel gestire un pop-fusion dai toni devastanti è ammirevole. La scena, puramente virtuale qui, è effettivamente seducente nella sua articolazione. Questa impostazione concreta troverà dunque consensi tra gli appassionati di generi moderni, che apprezzeranno, ad esempio, la precisione nel rendere gli accenti delle percussioni. Di grande effetto allora il sound aggressivo di un classico come lo "Sheffield Track Record", il cui impatto energico è ben conservato anche nella versione digitale di questo storico vinile. Rifinita e piacevole la resa della complessa articolazione di strumenti a fiato dal sapore tipicamente jazz dell'album di Jon Faddis (Chesky Records), con attacchi pronti e un senso di ampia percezione dell'ambiente sonoro.
Conclusioni
La buona regola di non fidarsi del recensore di turno vale anche per me e per quello che vi racconto. Tuttavia, se mi avete seguito sin qui, vi assicuro almeno di una cosa: il tempo che vorrete impiegare per ascoltare queste Revival Audio sarà ben ripagato. Per chi dispone di un ambiente adeguato ci sono anche i due modelli più grandi. Davvero promettenti. Buon ascolto
Per maggiori informazioni: luxurygroup.it
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Commenti (3)
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Grazie per il link alla bella recensione.
Mi chiedo però cosa abbiano fatto di male quelli che ascoltano De Andre’ e i Pink Floyd:
“Ancora una volta qui sta il nocciolo della nostra arte, a dispetto di chi prova ancora le casse con i Pink Floyd e il vocione artefatto di De Andrè.”
Non sono tra i miei artisti preferiti, ma non mi dispiacciono. Se uno ascolta quelli, non vedo perché debba provare i diffusori con altri generi (classica, lirica e sinfonica in questo caso). Sarà libero di fare le prove con la musica che ascolta di solito…? -
Ciao Fedezzappa. Non si tratta di questo o di quell'artista oppure della sua voce artefatta, ma dell'accanimento con la solita manciata di brani che non sono poi neanche al di sopra di ogni sospetto per qualità della registrazione o della post produzione.
E' come se io e Nicola, quando dovessimo esaminare un TV o un proiettore, usassimo solo ed esclusivamente quelle due-tre clip tratte dal solito film con gamma dinamica compressa, bassa risoluzione e pochi colori.
Mi potrai rispondere che ci sono tanti brani pop, rock, jazz e compagnia di qualità altissima. E hai pienamente ragione. Alcuni li conosce e li usa anche il Cicogna che non perde comunque occasione di sottolineare la sua sconfinata passione per la musica colta.
Emidio -
Mi trovi d’accordo a metà. Se i PF e De Andre’ “hanno rotto” perché lo si mette in tutte le fiere e demo possibili, ci può stare che ci si possa stancare e dimostrare il proprio disappunto, ma mettere ANCHE del pop/rock neanche bene registrato è essenziale per il 90% degli utenti, in quanto quella è la musica che ascoltano i più.
I miei artisti preferiti (potrei citare a titolo di esempio Ryuichi Sakamoto, Brian Eno, Prince, Moby, i Cure) non brillano per qualità di incisione, ma li ritengo geniali a livello artistico, motivo per cui pretendo che rendano nei miei impianti e non risultano sbilanciati nelle frequenze, ruvidi, stancanti, senza ritmo, ecc.
Edit. Dimenticavo Mark Knopfler da solista… che adoro ed è una mezza eccezione nel panorama pop, alcuni suoi album sono incisi molto bene.