Diffusori: impedenza e distorsione

G.P. Matarazzo 23 Dicembre 2019 Audio

Le misure, croce e delizia del tecnici che devono effettuarle e dei lettori meno tecnici che non riescono a capire cosa questi grafici ci raccontano, in maniera oggettiva, del comportamento dei diffusori. Spiegazione esaustiva dei grafici, uno per uno.

L'impedenza elettrica


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La misura dell’impedenza è tesa a verificare la difficoltà o meno dell’amplificatore nel pilotare il diffusore sotto esame. Si misura sia il modulo, in ohm al pari di una resistenza che la fase tra tensione e corrente espressa in gradi. Il diffusore in genere non presenta un carico costante per l’amplificatore a tutte le frequenze a causa della natura stessa degli altoparlanti, della configurazione utilizzata (bass reflex, sospensione pneumatica o carichi particolari) e del filtro crossover.  Con gli altoparlanti tradizionali insomma il modulo dell’impedenza di un diffusore può presentare valori che vanno da 30 ohm a 6 ohm pur essendo dichiarato essere di otto ohm nominali. Per il modulo alle basse frequenze, a sinistra del grafico come sappiamo, notiamo uno o più picchi di ampiezza dovuti al carico del woofer, a cui fa in genere seguito un minimo del modulo, seguito a sua volta da altri picchi localizzabili vicino alle frequenze di incrocio. Un occhio particolare va tenuto per la fase, che subito dopo i picchi a bassa frequenza scende a valori negativi notevoli, superando bellamente i -45°.


Figura 8
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Un carico che ha una fase spostata verso valori negativi importanti (-60° o più) viene considerato capacitivo mentre se la fase tende a valori positivi possiamo definirlo induttivo. Il carico capacitivo è quello che mette in difficoltà maggiormente l’amplificatore. Per verificare la criticità del carico due studiosi italiani, Mazzacurati e Gandolfi della RCF, misero a punto la misura del coefficiente di extracorrente considerando sia il modulo che la fase. Scoprirono che tra la massima fase negativa ed il minimo valore del modulo si trovava una frequenza alla quale l’amplificatore erogava una corrente quasi doppia rispetto a quanto ipotizzato analizzando solo il modulo. Il grafico-tipo di questa misura è visibile in Figura 8. Possiamo notare a bassa frequenza due picchi poco impegnativi che indicano la configurazione reflex. Tra i due picchi il valore minimo indica la frequenza di accordo. Dopo il secondo picco, a circa 160 Hz,  la curva del modulo, di colore nero, scende a 4 ohm. Poco prima, a circa 92 Hz, la fase supera i -50 gradi. Tra queste due frequenze, a circa 120 Hz, si trova la massima condizione di carico visto dall’amplificatore, che è appena inferiore ai 3 ohm, nonostante il diffusore sia dichiarato di 8 ohm nominali. In gamma medioalta notiamo una discreta variazione del modulo dovuta all’incrocio tra woofer e tweeter. Vi faccio notare che col programma musicale non tutte le frequenze sono riprodotte alla stessa ampiezza, anzi. A bassa frequenza il contenuto spettrale è molto più basso rispetto alla gamma media, così come in gamma altissima, e non c’è da preoccuparsi più di tanto se il carico visto dall’amplificatore può apparire molto basso.

 

1) Diffusori: introduzione alle misure

2) Diffusori: misure di tempo e frequenza

​​​3) Diffusori: misure di impedenza e distorsione

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