First look sub ELAC Debut 3030
Oltre all'impiego in sistemi home theater, il subwoofer più grande della serie Debut è coinvolgente anche con i programmi musicali più impegnativi: esaltante nel multicanale, si dimostra vincente anche in stereofonia, sposandosi ad importanti diffusori che sulla carta non avrebbero bisogno di un supporto in gamma bassa.
Ascolto e conclusioni
Il Debut 2.0 SUB3030 ha gestito in queste settimane buona parte del mio repertorio musicale. Mi piace però raccontarvi di alcuni brani che possono rendere il senso di questi ascolti. Non stupitevi, ma il primo passaggio non è dedicato a qualche potente grancassa orchestrale o al binomio basso-batteria di qualche prodigiosa incisione pop. Vado con il pianoforte, quelli più "belli" che permettono di realizzare incisioni come i “Quadri” nelle più recenti versioni in alta risoluzione (Lewis, Bax). Temevo qualche rigonfiamento che andasse ad intorbidire gli accordi in gamma bassa, ma non è così. Se il sub poco o nulla deve dire, egli poco o nulla dirà. Piuttosto si avverte una dilatazione dello spazio sonoro, un effetto che è tipico dei grandi sistemi e che più volte abbiamo spiegato, che rende più naturale la percezione della scena. Lo stesso potremmo dire con il repertorio barocco e classico per piccoli gruppi strumentali, in cui gli strumenti originali sgorgano intatti e piacevolmente naturali attraverso questa catena.
Ovvio che poi si passi ad ascoltare un brano come il crescendo del finale dei “Pini della Via Appia” di Respighi. Notevole qui l’impatto della grancassa e il tono continuo e profondo della pedaliera dell'organo, in un pulsare profondo che sostiene la complessa struttura sonora. Di grande interesse poi un classico come la Sagra della Primavera, una partitura ancora oggi dal sapore moderno in cui la sezione percussioni ha un ruolo di primo piano. La grancassa con i suoi accenti è formidabile protagonista e ci piace nella mia selezione “da viaggio” mettere a confronto diverse esecuzioni e registrazioni con la loro diversa impronta sonora nell'impatto della grancassa, nell'attacco e decadimento con il diverso spazio acustico in cui è stata effettuata l'incisione.
Sorprende ancora per coerenza la naturalezza del finale della Sagra (Maazel, Cleveland Orchestra), un Telarc di venti anni fa riversato in SACD da una incisione “Soundstream”. Si apprezza non solo l'intervento delle percussioni, ma la sensazione di essere al cospetto di un ambiente vasto, con un senso di profondità dimensionale che avvicina alle sensazioni dell'ascolto dal vivo. In un test d'ascolto dedicato ad un subwoofer non può mancare la musica per organo. Basta essere entrati una volta in una chiesa mentre suona un grande organo per comprendere l’importanza dell’ambiente e della estensione in gamma profonda. In una cattedrale appare fondamentale la dimensione verticale, sul piano architettonico e su quello acustico. Anche senza ricorrere alla riproduzione in multicanale (cui dedicheremo presto un corposo approfondimento parlando di uno speciale preamplificatore e finale sei canali di produzione italiana) appare evidente che la percezione del “volume” dell’ambiente che ospita l’evento sonoro dipende in gran parte dalla presenza di note profonde.
Non è allora un caso se costruttori di diffusori di diffusori del calibro di Magico e Wilson Audio nelle loro massime configurazioni aggiungono un subwoofer (o magari una coppia di subwoofer) anche in abbinamento ai loro modelli al vertice di gamma. “Midnight at Notre Dame” è un disco registrato dalla Deutsche Grammophon nella cattedrale parigina. Raccoglie una serie di trascrizioni “d'autore” per organo. In breve: suono ampio, maestoso, capace di avvolgere l'ascoltatore. I bassi sulla pedaliera scendono a far vibrare il pavimento, una sensazione di potenza piena e generosa. Nel “Coro dei Pellegrini” dal Tannhauser (Wagner trascritto da Liszt) c’è un passaggio molto difficile da riprodurre verso la conclusione del brano in gamma subbassa della pedaliera. Nel pianissimo sui registri acuti più delicati il tema è suonato dal “Principale” da 32 piedi, un fraseggio ai limiti dell'udibile che Elac disegna senza imbarazzi, modulando dal profondo sino alla prima ottava.
La Musica non è soltanto quella “colta” ed un sistema di questa versatilità offre una raffigurazione giovanile e disinvolta al pop e al rock più diverso, con una punta di autorevolezza che deriva da un lato dalla sana impostazione timbrica dei diffusori Elac, dall'altro dalla presenza del sub che possiamo senza imbarazzi regolare per prestazioni di grande effetto, con un impatto della sezione basso-batteria che i giovani con le loro "anemiche" cuffiette dovrebbero ascoltare ogni tanto nella vita.
Volendo riassumere le sensazioni di tanti ascolti, appare evidente che questo subwoofer permette non soltanto l’abbinamento con diffusori di qualunque tipo e l’adattamento all’ambiente, ma soprattutto regala una “creatività” nella riproduzione della propria musica preferita altrimenti improponibile. In altri termini è possibile personalizzare il livello delle basse frequenze ed indirettamente l’equilibrio timbrico del sistema anche in base al genere musicale che in quel momento ci va di ascoltare. E’ chiaro che i puristi intransigenti si asterranno da tutto questo....ma gli altri, tutti coloro ai quali abbiamo fatto credere che l’alta fedeltà fosse una cosa noiosa per pochi iniziati, magari potranno trovare un motivo in più per ascoltare musica in modo coinvolgente.
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