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First look sub ELAC Debut 3030
First look sub ELAC Debut 3030
Marco Cicogna, Emidio Frattaroli - 21 Novembre 2019
“Oltre all'impiego in sistemi home theater, il subwoofer pių grande della serie Debut č coinvolgente anche con i programmi musicali pių impegnativi: esaltante nel multicanale, si dimostra vincente anche in stereofonia, sposandosi ad importanti diffusori che sulla carta non avrebbero bisogno di un supporto in gamma bassa. ”
Pagina 1 - Introduzione: il subwoofer in un sistema stereo

Che ci voglia un buon subwoofer per completare un impianto home-theatre i lettori di AV Magazine lo sanno bene. Nella storia pluridecennale di questo componente ne abbiamo visto l'utilizzo in abbinamento a diffusori di piccole dimensioni per “completare” la risposta in gamma bassa e dare corpo a suggestivi effetti speciali. Sin qui  niente di nuovo sotto al sole. Un moderno subwoofer amplificato, dotato di un complemento di elettroniche in grado di effettuare auto calibrazione e diagnosi dell'ambiente, è oggi in grado di offrire molto di più. Sappiamo che una delle componenti della catena di riproduzione è l'ambiente d'ascolto. Si tratta di una variabile importante che per molti appassionati è gestibile con difficoltà o forse per nulla gestibile. Come dire: "non tutti hanno la possibilità di avere un ambiente concepito sin dall'origine per l'ascolto di musica, o magari non sono disposti vogliono affrontare un costoso restyling del proprio ambiente domestico".

Importante dunque è il posizionamento dei diffusori, con la ricerca estenuante del miglior compromesso dal punto d'ascolto per cercare di ottenere un'immagine coerente, evitare risonante e godere per quanto possibile di un suono “corretto”. Soprattutto in gamma bassa la risposta della nostra sala è difficilmente modificabile con una coppia di diffusori tradizionali (passivi). Possiamo invece gestire la risposta sulla gamma bassa e medio-bassa, con l'ausilio di un buon subwoofer amplificato. Infatti, con la posizione del sub svincolato da quella dei diffusori principali, si ha già un notevole vantaggio. In più, potendo decidere la frequenza d'incrocio, la fase e talvolta anche la pendenza della frequenza di taglio, si hanno ancora più strumenti per linearizzare la riposta in ambiente.


Quando poi il sub è dotato di un software in grado di correlarne l'emissione in un ambiente reale, ottimizzando l'emissione al punto d'ascolto, le possibilità di raggiungere gli obiettivi prefissati aumentano in maniera considerevole. Con il alcuni subwoofer c'è anche la possibilità di gestire la risposta in gamma bassa, in relazione al genere musicale e ai propri gusti personali. Lo so, è un anatema per gli audiofili, ma è di una grande utilità per chi, con il subwoofer, oltre alla musica vuole riprodurre anche il canale LFE dei film in multicanale. 

Un buon subwoofer garantisce una flessibilità che di solito è riservata alle realizzazioni professionali; non a caso si tratta sempre di sistemi attivi con importanti software di gestione del cosiddetto “bass management”. Per completare questa breve introduzione non dimentichiamo che un sub attivo consente un guadagno dinamico notevole, sollevando amplificatore e diffusori principali dal gestire l'attacco percussivo di strumenti "devastanti" (grancassa, contrabasso e basso elettrico) riducendo la distorsione sui woofer dei diffusori principali e conservando preziosa energia ai finali di potenza.

Con Emidio Frattaroli abbiamo verificato tutto questo nella mia sala d'ascolto, introducendo un subwoofer da poche centinaia di Euro in una catena audio da oltre 10.000 Euro. Ebbene non avrei mai immaginato che introdurre nella mia catena un componente di questo prezzo, mi avrebbe regalato un suono più completo e coinvolgente. In più c'è un discorso più musicale che tecnico da prendere in considerazione. Ovviamente sempre che si abbia un minimo di esperienza con il suono reale degli strumenti. Per costoro (gli appassionati di Musica), la limitazione delle prime ottave dello spettro audio non è tollerabile. Qualcuno sceglie di rinunciarvi pur di evitare ai propri diffusori di invadere l'ambiente con bassi mal gestiti e risonanze, ma sarebbe come tagliarsi gli attributi dopo una delusione d'amore. Questa ricetta non ci convince.  

 

Pagina 2 - Caratteristiche, funzioni e costruzione

Il Debut 2.0 SUB3030 è un cubo da circa 45cm di lato e 85 litri di volume lordi, racchiude al suo interno un woofer da 12" a lunga corsa con membrana in carta impregnata e un radiatore passivo con lo stesso diametro, stessa membrana, rivolto verso il basso. L'amplificazione è di tipo BASH, quindi con amplificatore in Classe D utilizzato come "alimentatore dinamico" della sezione di amplificazione primaria, che invece è in classe AB; questo consente di aumentare l'efficienza della classe AB ed evita l'utilizzo di un complesso filtro di uscita della classe D pura. La potenza dichiarata è di 500W RMS e 1.000W impulsivi.

Il pannello posteriore del Debut è piuttosto scarno. Oltre alla presa di alimentazione è presente un ingresso stereo con pin RCA, una porta USB per aggiornamenti firmware e un pulsante di reset. Tutte le operazioni di calibrazione, come la scelta della frequenza di taglio, livello e fase, avvengono attraverso l'applicazione "Elac SUB Control 2.0" disponibile sia per Android che per iOS. In altre parole, senza smartphone non è possibile configurare il prodotto e il suo utilizzo è praticamente impossibile.

  

Attraverso l'applicazione è possibile effettuare l'autocalibrazione con misurazione dell'emissione del sub sia in campo vicino, sia in campo lontano, ovvero nella posizione d'ascolto. In modalità manuale è possibile slezionare la frequenza di taglio, il livello, la fase in gradi e il ritardo temporale fino a 20ms. In più è disponibile un equalizzatore parametrico ad 8 bande con selezione della frequenza centrale tra 20Hz e 200Hz, la banda passante (ovvero il "Q") e il guadagno, quest'ultimo compreso tra -10 e +10 dB. Infine è possibile salvare quattro diversi banchi di memoria definiti "FLAT, CINEMA, NIGHT e MUSIC".

  

Nella mia sala da musica il subwoofer Elac è stato inserito sia nel sistema multicanale che nella catena stereofonica. L'abbinamento nella configurazione 5.1 è stato con i diffusori AM Audio Elite, mentre per la stereofonia ho utilizzato una coppia di Elac Vela FS 409. Questo per restare da un lato sul piacevolmente conosciuto, dall'altro con un solido diffusore della stessa casa. Alcuni dB di differenza tra la sensibilità dei diversi sistemi di altoparlanti sono ovviamente irrilevanti: il subwoofer può essere congiunto ad ogni sistema. Semplice ed efficace la gestione tramite smartphone. Vediamo di cosa si tratta.

La funzione certamente più interessante è quella della calibrazione, una regolazione fine dell'emissione del sub che viene fatta in modo attivo, in relazione alle caratteristiche dell'ambiente d'ascolto. Ancora una volta: con la massima semplicità. E' lo stesso microfono del vostro telefono che viene utilizzato per regolare l'emissione del subwoofer in quel particolare ambiente. L'operazione si completa in pochissimi minuti. In questa funzione sono emessi toni a frequenza variabile che vengono misurati dall'applicazione installata sullo smartphone che interviene correggendo fase e livello della risposta del sub. Chi ama la vita semplice ha di fatto terminato l'installazione.

Il sub Elac è generoso, capace di scendere in frequenza sino alla prima ottava, come vedete dalle misure effettuate in ambiente con rumore filtrato a sesti d'ottava. Il livello corretto al quale settare un sub è quello sino al quale sembra di NON percepirne la presenza. Ad orecchio ci si arriva per approssimazioni successive. Facile trovare quelle incisioni che hanno il punto di forza proprio in gamma bassa. Il disco del mese di novembre (la bella incisione in SACD Chandos con la “Fanfare for the Common Man” di Copland) è esemplare al riguardo e ha trovato sia nella configurazione in due canali che in multicanale un impatto di straordinario realismo. Ma c'è di più. Anche quando il programma musicale di per se non ha frequenze profonde, una gamma completa offre maggiore realismo al complesso del quadro sonoro. Perfetta la performance del nostro Elac in abbinamento a diffusori di alto livello e con un repertorio musicale ampio e complesso. 

Caratteristiche dichiarate:

Tipo: subwoofer amplificato con radiatore passivo
Woofer: 1 cono di carta drogata ad alta escursione da 12 pollici
Radiatore passivo: 1 cono in carta drogata ad alta escursione da 12 pollici
Risposta in frequenza: da 25 a 150 Hz
Frequenza di crossover: da 50 a 150 Hz, regolabile continuamente
Tipo di amplificatore: BASH-Tracking
Massima potenza: 1000 Watt picco / 500 Watt RMS
Consumo energetico in standby: 0,5 Watt
Ingressi: L / R / LFE RCA
Finitura del cabinet: vinile "Black Ash"
Accessori inclusi: cavo di alimentazione CA.
Altezza: 46 cm (senza punte)
Larghezza: 43 cm
Profondità: 43 cm
Peso netto: 27 Kg

Distribuito da LP Audio, via della Tesa 20 - 34138 Trieste. info@lpaudio.it - Tel. 040 569824 - www.lpaudio.it

 

Pagina 3 - Ascolto e conclusioni

Il Debut 2.0 SUB3030 ha gestito in queste settimane buona parte del mio repertorio musicale. Mi piace però raccontarvi di alcuni brani che possono rendere il senso di questi ascolti. Non stupitevi, ma il primo passaggio non è dedicato a qualche potente grancassa orchestrale o al binomio basso-batteria di qualche prodigiosa incisione pop. Vado con il pianoforte, quelli più "belli" che permettono di realizzare incisioni come i “Quadri” nelle più recenti versioni in alta risoluzione (Lewis, Bax). Temevo qualche rigonfiamento che andasse ad intorbidire gli accordi in gamma bassa, ma non è così. Se il sub poco o nulla deve dire, egli poco o nulla dirà. Piuttosto si avverte una dilatazione dello spazio sonoro, un effetto che è tipico dei grandi sistemi e che più volte abbiamo spiegato, che rende più naturale la percezione della scena. Lo stesso potremmo dire con il repertorio barocco e classico per piccoli gruppi strumentali,  in cui gli strumenti originali sgorgano intatti e piacevolmente naturali attraverso questa catena.

Ovvio che poi si passi ad ascoltare un brano come il crescendo del finale dei “Pini della Via Appia” di Respighi. Notevole qui l’impatto della grancassa e il tono continuo e profondo della pedaliera dell'organo, in un pulsare profondo che sostiene la complessa struttura sonora. Di grande interesse poi un classico come la Sagra della Primavera, una partitura ancora oggi dal sapore moderno in cui la sezione percussioni ha un ruolo di primo piano. La grancassa con i suoi accenti è formidabile protagonista e ci piace nella mia selezione “da viaggio” mettere a confronto diverse esecuzioni e registrazioni con la loro diversa impronta sonora  nell'impatto della grancassa, nell'attacco e decadimento con il diverso spazio acustico in cui è stata effettuata l'incisione.

Sorprende ancora per coerenza la naturalezza del finale della Sagra (Maazel, Cleveland Orchestra), un Telarc di venti anni fa riversato in SACD da una incisione “Soundstream”. Si apprezza non solo l'intervento delle percussioni, ma la sensazione di essere al cospetto di un ambiente vasto, con un senso di profondità dimensionale che avvicina alle sensazioni dell'ascolto dal vivo. In un test d'ascolto dedicato ad un subwoofer non può mancare la musica per organo. Basta essere entrati una volta in una chiesa mentre suona un grande organo per comprendere l’importanza dell’ambiente e della estensione in gamma profonda. In una cattedrale appare fondamentale la dimensione verticale, sul piano architettonico e su quello acustico. Anche senza ricorrere alla riproduzione in multicanale (cui dedicheremo presto un corposo approfondimento parlando di uno speciale preamplificatore e finale sei canali di produzione italiana) appare evidente che la percezione del “volume” dell’ambiente che ospita l’evento sonoro dipende in gran parte dalla presenza di note profonde.

Non è allora un caso se costruttori di diffusori di diffusori del calibro di Magico e Wilson Audio nelle loro massime configurazioni aggiungono un subwoofer (o magari una coppia di subwoofer) anche in abbinamento ai loro modelli al vertice di gamma. “Midnight at Notre Dame” è un disco registrato dalla Deutsche Grammophon nella cattedrale parigina. Raccoglie una serie di trascrizioni “d'autore” per organo. In breve: suono ampio, maestoso, capace di avvolgere l'ascoltatore. I bassi sulla pedaliera scendono a far vibrare il pavimento, una sensazione di potenza piena e generosa. Nel “Coro dei Pellegrini” dal Tannhauser (Wagner trascritto da Liszt) c’è un passaggio molto difficile da riprodurre verso la conclusione del brano in gamma subbassa della pedaliera. Nel pianissimo sui registri acuti più delicati il tema è suonato dal “Principale” da 32 piedi, un fraseggio ai limiti dell'udibile che Elac disegna senza imbarazzi, modulando dal profondo sino alla prima ottava. 

La Musica non è soltanto quella “colta” ed un sistema di questa versatilità offre una raffigurazione giovanile e disinvolta al pop e al rock più diverso, con una punta di autorevolezza che deriva da un lato dalla sana impostazione timbrica dei diffusori Elac, dall'altro dalla presenza del sub che possiamo senza imbarazzi regolare per prestazioni di grande effetto, con un impatto della sezione basso-batteria che i giovani con le loro "anemiche" cuffiette dovrebbero ascoltare ogni tanto nella vita.

Volendo riassumere le sensazioni di tanti ascolti, appare evidente che questo subwoofer permette non soltanto l’abbinamento con diffusori di qualunque tipo e l’adattamento all’ambiente, ma soprattutto regala una “creatività” nella riproduzione della propria musica preferita altrimenti improponibile. In altri termini è possibile personalizzare il livello delle basse frequenze ed indirettamente l’equilibrio timbrico del sistema anche in base al genere musicale che in quel momento ci va di ascoltare. E’ chiaro che i puristi intransigenti si asterranno da tutto questo....ma gli altri, tutti coloro ai quali abbiamo fatto credere che l’alta fedeltà fosse una cosa noiosa per pochi iniziati, magari potranno trovare un motivo in più per ascoltare musica in modo coinvolgente.