Test: Wilson Audio Tune Tot

G.P. Matarazzo 05 Luglio 2019 Audio

Un diffusore di nobile, nobilissima, casata che costa molto ma rimane pur sempre un due vie da stand. Gli altoparlanti sono customizzati da uno dei migliori costruttori al mondo e le caratteristiche di allineamento e di emissione leggermente variabili in sede di messa a punto. Andiamo allora a vedere di che si tratta.

L'ascolto di Marco Cicogna


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Ci sono modi diversi per affrontare situazioni difficili. Quello dell'ufficio "complicazioni" e quello di un dipartimento di ricerca efficiente in grado di trovare una valida soluzione. Talvolta il risultato produce effetti positivi di ampio respiro che vanno ben oltre il caso concreto. Questo in estrema sintesi il concetto alla base delle Wilson Audio Tune Tot, il “mini” di casa Wilson Audio il cui percorso evolutivo risale alle origini della storia del marchio. Si tratta infatti della più matura evoluzione del mini monitor concepito negli anni Ottanta da Dave Wilson a supporto della sua attività di produzione discografica, concepito come monitor da studio facilmente trasportabile in grado di suonare in ambienti “non ottimali”. Quel diffusore, portato quasi per caso al CES di Las Vegas per fare ascoltare i Wilson Audio Records, ebbe un successo tale da convincere Dave ad avviarne la produzione commerciale.  

Ovviamente qui non stiamo parlando di un diffusore che potremmo presentare in una di quelle dimostrazioni “alla Cicogna”, in un grande ambiente, con decine di persone e centinaia di Watt a disposizione per richiamare il clangore dei Pini di Roma e lo scuotimento alle fondamentali dell'organo del Duomo di Amburgo. Per quello, restando in casa Wilson Audio, ci sono le nuove Sasha DAW, o magari le Alexia. Per chi può le grandi “Alexx”, per quanto per la fine estate è in arrivo in Italia un evento audio di portata mondiale del quale non posso al momento divulgare particolari. Vi terremo informati. “...più lieve legno convien che ti porti”, vi ricordate questo verso?

Anche con le Tune Tot, piuttosto che una immane corazzata, abbiamo un'agile fregata, nave multiruolo in grado di affrontare le situazioni più disparate senza tirarsi indietro negli scenari più difficili. Perfette dunque per un ascolto intimo in un ambiente medio e piccolo, sublimi (le dovete provare assolutamente) anche per una soluzione decisamente antiaudiofila, quale una collocazione a libreria in un ambiente moderno ed elegante che non voglia subire condizionamenti estetici importanti. Insospettabilmente golose, infine, come “near field monitor” in una (neppure troppo improbabile) sistemazione “da tavolo”, magari agli angoli di un'ampia scrivania o su un elegante piano di lavoro dove attraverso una sorgente (in file audio di qualità, magari in DSD nativo) e un'amplificazione di pregio si voglia godere al meglio del piacere della buona musica.  Non c'è bisogno di essere dei produttori discografici per apprezzarle. 

Tune Tot mette in campo un apparato tecnologico che emana dagli sviluppi più attuali di casa Wilson Audio, diffusore innovativo che affonda le proprie radici nei primissimi anni della storia della casa americana.
Essere il prodotto più “piccolo” (e tuttavia, non nascondiamocelo, esclusivo) in una linea di produzione che realizza quelli che sono considerati tra i massimi sistemi di altoparlanti al mondo ha i suoi vantaggi. Consente di utilizzare quel know-how derivante dalla produzione della serie ammiraglia con ricerca e sviluppo che ricadono a pioggia anche sulle serie cadette. Per l'azienda della Utah (lo abbiamo visto e sentito nelle recenti demo, ad esempio, con le Sasha DAW) la tecnologia di casa e la filosofia sonora alla base di una storia pluridecennale avvolge, come un prezioso tessuto tecnologico, tutta la produzione.

Ecco allora che Tone Tot si presenta conoscendo bene i propri limiti, ma anche con le carte perfettamente in regola frutto di un albero genealogico di tutto rispetto. Per molti marchi è uno slogan commerciale, ma qui appare in modo immediato come l'aspetto musicale sia tenuto in massima considerazione; quello tecnologico è semmai strumentale alle prestazioni sonore. Il “Wilson pensiero” ha tenuto presente il fine ultimo della “High End”, un obbiettivo centrato in queste ultime due stagioni in cui abbiamo visto le redini dell'azienda passare, senza soluzione di continuità, dal padre Dave al figlio Deryl.

Sono riuscito ad avere a suo tempo una delle prime coppie giunte in Italia di Tune Tot. Poichè si tratta delle Wilson Audio più facilmente trasportabili da una persona mediamente pigra, ho avuto il piacere di ascoltarle per un paio di mesi nella mia sala da musica. Una buona idea me la sono dunque fatta. Le ho utilizzate intanto nella mia catena principale, collegate alle mie ben conosciute elettroniche AM Audio (pre PX-6 Reference in due telai e finale MT-6) in una classica collocazione su stand. Sorgente digitale Oppo 205 e analogica EAT C-Sharp con testina Ortofon Quintet Black.  


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Poi mi è piaciuto ascoltarle nella versione “in campo vicino), di fatto sulla mia scrivania di lavoro, potendo contare sulla contemporanea presenza di un integrato Constellation Audio gestito da un server/DAC che sto ancora sperimentando. Qui l'immediatezza e l'articolazione timbrica ed espressiva fanno venire alla mente un eccellente ascolto in cuffia, ma con un'immagine finemente ricostruita ed una presenza quasi potrei definire “avvolgente” per la tridimensionalità della costruzione. Ma non voglio relegare i Tune Tot a questa specifica funzione, pur comprendendone apprezzandone la specialissima vocazione.

Con le incisioni ben realizzate mi piace la precisione nell’esporre la trama delle pagine sinfoniche complesse, che include (ma senza effetto radiografia) la focalizzazione degli strumenti solitamente in secondo piano e la restituzione dei contrasti dinamici più sottili. Con registrazioni pianistiche importanti si apprezza la percezione della linea melodica e più ancora la restituzione della struttura degli accordi. Tale dettaglio non è esclusivo della gamma acuta, ma si lascia apprezzare nel più ampio intorno della gamma media, per una finestra sempre aperta sull’evento sonoro. Gamma bassa decisamente controllata nei limiti delle dimensioni fisiche del sistema, che viene in evidenza quando effettivamente serve, ma soprattutto si apprezza un intorno ampio del medio-basso che offre il giusto sostegno alle fondamentali degli strumenti senza svilirne il peso specifico all'interno del brano.

In tal senso è esemplare l'ascolto di un brano solo apparentemente “facile” come il famoso “Adagio” dal Concierto de Aranjuez di Rodrigo. Arpeggi sulla chitarra, assolo languido del corno inglese, sottofondo lieve di archi. Mi riferisco alla storica esecuzione di Yepes che trovate anche in 24/96 sui siti specializzati (Deutsche Grammophon). Il tappeto degli archi riempie la sala d'ascolto, un senso garbato di “aria” sul quale la chitarra, portata piuttosto avanti dall'incisione, si inserisce con garbo. Il legno solista è morbido ed espressivo nel disegnare un tema tra i più celebri del repertorio. Presenza e dettaglio, certo, ma anche rispetto dei piani sonori in uno dei documenti musicali che rendono piena giustizia alla correttezza timbrica del diffusore.

Da un capo all'altro del repertorio e giocando anche con alcuni storici vinili, il jazz acustico “d'annata” si conferma tra i generi più fruibili in analogico. C'è il corposo sax tenore di Stan Getz, al suo meglio nel famoso album Verve del 1963 dal titolo “Getz-Gilberto”. La luminosa intesa tra Stan Getz e Joao Gilberto si apre con la seducente “The Girl from Ipanema”, una sapiente struttura sonora dai tratti semplici ed essenziali di chitarra, voce e il sax di Stan. Qui esibisce un canto nostalgico e sinuoso che poggia su un timbro pastello, apparentemente “scuro”, nel senso di non “graffiante”, con base ritmica mai troppo lontana. 

Con la musica barocca il suono esce con una facilità strabiliante, il timbro dei violoncelli è pieno, espressivo, rugoso quando occorre, assolutamente coerente con la sensazione propria degli ascolti dal vivo. La grana strumentale è finissima, il colore differenziato, l’intervento del pizzicato della tiorba al basso continuo è puntuale, si libera nell’aria con chiarezza. Questa è vera trasparenza, non quella innaturale esaltazione degli acuti che qualche audiofilo si ostina a cercare. Tuttavia se da un lato un sistema attendibile deve far felici gli audiofili che si credono raffinati soltanto perchè ascoltano a volume sommesso le sonorità di qualche esotico strumento senza magari averlo mai ascoltato dal vivo, dall'altro deve soddisfare coloro che della musica vogliono una rappresentazione viva, vibrante e coinvolgente.

Le Wilson “piccole” (e s'intende ancora di più quelle “grandi”) esibiscono una timbrica priva di colorazioni ed il “carattere” della riproduzione è allora quello proprio del software, con tutti i suoi pregi e difetti. Non manca una punta di calore che accresce la piacevolezza del brano musicale, pur senza mancare di evidenziare il colore e la configurazione sonora di ciascuna incisione. Il sottile e naturale equilibrio  tra le gamme, l’emissione sonora in ampia misura non influenzata dalle caratteristiche acustiche dell’ambiente (il tratto davvero speciale dei Tune Tot), la correttezza nel raffigurare le dimensioni relative dei diversi eventi sonori, il senso di luminosità nella gamma media sono ai migliori livelli oggi percepibili. 

Piccole nelle dimensioni ma capaci di grande musicalità e di un campo sonoro insospettabilmente generoso, le cadette di Wilson Audio si propongono dunque con stile ed eleganza nel settore alto dei sistemi compatti di grande pregio. Ad una realizzazione di squisita fattura corrisponde una musicalità semplice ed istintiva che non ha bisogno di tanti giri di parole.  

 

La pagella secondo Marco CicognaVoto medio: 8,6

Dotazione 9,0
Costruzione 9,5
Versatilità 8,5
Ascolto 9,0
Rapporto Q/P 7,0

 

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