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Pagina 1 - Introduzione e caratteristiche
David Wilson, fondatore nel 1974 assieme alla moglie Sheryl Lee del marchio Wilson Audio ha sempre realizzato diffusori dal costo molto elevato, costruiti con materiali ad altissima densità ed ottimizzati avendo come obiettivo esclusivo la più elevata esperienza d'ascolto possibile. Prima il lavoro per una piccola etichetta discografica e poi per la rivista “The absolute sound”, avevano in qualche modo formato la sua natura intransigente per i sistemi di diffusione sonora senza compromessi. La piccola Watt da stand fu posta in vendità nella prima metà degli anni ’80 al prezzo stratosferico di 4.400 dollari, almeno tre volte il prezzo del miglior monitor da studio dell'epoca.
Occorre poi ricordare che il marchio si è mantenuto su questo livello fino alla costruzione della WAMM che, nell'ultima versione "Master CHRONOSONIC", costa poco meno di un milione di dollari nella finitura migliore e che ascolteremo probabilmente entro fine anno anche in Italia... Tune Tot rappresenta per il costruttore l’ultimo diffusore da stand ad elevate prestazioni, quello dal prezzo più basso di tutte le Wilson. Il costruttore ha deciso di proporre una configurazione variabile così da poter ottimizzare varie configurazioni per ottenere il massimo da questo tipo di diffusore. Se è vero che la Tune Tot rifugge dalle misure tradizionali “regolari ed estese”, è pur vero che tutti i diffusori di questo marchio hanno sempre espresso una cura notevole dell’emissione nel tempo.
Ora, e soltanto ora - con quaranta anni di ritardo - l’allineamento temporale viene preso in considerazione quando David Wilson lo ha sempre considerato la vera porta di ingresso nel mondo delle prestazioni high-end. Questa caratteristica può essere ipotizzata “stabile” nei diffusori da pavimento che non cambiano le quote degli altoparlanti da terra ma è da valutare ed ottimizzare con notevole attenzione quando si tratta di diffusori da stand, come questo. Come si legge dal manuale, molto ben fatto, occorre tarare con una certa cura la quota del diffusore rispetto alla quota delle orecchie in posizione seduta, suggerendo quasi che i due punti, quello di trasmissione e quello di ricezione debbano essere allineati. Specifiche dichiarate dal costruttore Tipo: due vie, da supporto, reflex o cassa chiusa Per ulteriori informazioni: audionatali.it - wilsonaudio.com
Pagina 2 - Costruzione, componenti e prime misure
L’analisi della costruzione della Wilson Audio appare abbastanza difficile, non tanto per lo smontaggio in sé e per sé, quanto per il valore dell’oggetto che mi fa decidere di toccare il minimo indispensabile. Tranne ovviamente la piastra posteriore di alluminio, che sembra chiamarmi con voce suadente per essere rimossa e mostrare l’interno del box. La realizzazione della Tune Tot è improntata alla massima cura di ogni particolare, e l’analisi costruttiva rappresenta una vera e propria “ricetta” per la produzione di un diffusore ad alte, altissime prestazioni. I due altoparlanti sono fissati con delle viti a brugola con passo “americano”: meno male che in dotazione c’è il necessario per rimuovere tutto ciò che può essere rimosso. Ovviamente me ne guardo bene, salvo rimuovere una sola vite dal woofer ed una dal tweeter e scoprire che si tratta di viti dal "passo stretto" a cui corrisponde - ovviamente - una madrevite annegata nel rigidissimo pannello frontale. Per la produzione del telaio, quando si parla di Wilson Audio si pensa immediatamente al corian, un materiale messo a punto dalla DuPont e costituito da una miscela di una percentuale minoritaria di resina a cui nella fase liquida viene addizionata una polvere molto fine di marmo e altri materiali estremamente rigidi e densi. La miscela migliore e le percentuali dei vari componenti sono state messe a punto da Wilson Audio negli anni, fino ad ottenere una rigidità molto elevata, unita ad uno smorzamento sostanzialmente diverso dal marmo, che da solo tende a risuonare a frequenze medioalte. Il materiale credo sia stampato a caldo, ma la realizzazione finale appare incredibilmente precisa in tutti i particolari apparentemente più insignificanti. Grazie all’insperato aiuto di una microcamera a fibre ottiche, collegata al mio smartphone, cerco in prima battuta di guadagnare l’interno passando attraverso il condotto di accordo, corto e lamellare. La lunghezza ridottissima ed il diametro equivalente di 4,4 cm ci fanno capire che il diffusore è accordato molto in alto, con una discreta smussatura sia all’esterno che all’interno. Il volume disponibile nel diffusore, in verità, è quasi tutto occupato dal filtro crossover, i cui componenti sono annegati nella resina. Non c’è verso di riconoscere alcunché e l’unica analisi possibile è quella di ricavare la risposta ai capi degli altoparlanti, una volta rimossa la piastra posteriore di elegante alluminio satinato. I cavi che vanno dal crossover agli altoparlanti sono infatti fissati con delle solide viti che possono essere rimosse grazie alla chiave in dotazione. I cavi sono di spessore più che generoso e fanno capo ai due connettori di ingresso ed ai due altoparlanti.
Ci sono invero due viti che fanno capo ad una resistenza antiinduttiva di 12 ohm che è connessa, per quello che ho potuto capire, verso massa sul ramo passa alto del filtro del tweeter. Ho ricavato, ovviamente, la risposta ai capi degli altoparlanti ed ho ottenuto la risposta nel grafico qui in alto, dove possiamo vedere che la frequenza di incrocio è vicinissima ai 2.000 Hz e che il filtro utilizzato è del tipo a doppia pendenza, ovvero che inizia con una attenuazione molto dolce sin dai 200 Hz per piegare in maniera più decisa dopo l’incrocio. Impossibile ipotizzare altro, ma va notata la discreta attenuazione effettuata sul tweeter con una configurazione bilanciata, tweeter che senza filtro crossover dovrebbe sfiorare i 95 dB di sensibilità.
Il ritardo di gruppo mostra un altro fiore all’occhiello del diffusore: notate come alle frequenze interessate dall’incrocio l’andamento sia pianeggiante, ovviamente appena sollevato dallo zero ma con un andamento costante, assimilabile ad un "delay puro". Veniamo agli altoparlanti utilizzati. Il woofer è senza esitazione uno Scan Speak, probabilmente costruito su parametri particolari, ma con tutta la bassa distorsione e la linearità dinamica propri di questo marchio. Anche il tweeter mi sembra uno Scan, ma con la micro-camera ho notato un volume posteriore più ampio di quello molto piccolo scelto all’origine dal costruttore. La cupola, per questo tipo di tweeter dovrebbe essere rigida ma nella release Wilson Audio è morbida. Il volume posteriore, anche se smorzato, dovrebbe abbassare la già bassa risonanza attorno ai 300 Hz, meglio di un medio a cupola, con una tenuta in potenza certamente maggiore.
L’analisi della Waterfall si sviluppa in 8 ms con una dinamica di 42 dB, fissa nell’intervallo ma variabile nei livelli, così da offrire la massima chiarezza indipendentemente dalla sensibilità del diffusore. Come possiamo vedere dal grafico abbiamo poche riflessioni interne in gamma mediobassa, grazie anche ad un materiale assorbente abbastanza rigido, ed un decadimento estremamente veloce in gamma media. Notiamo qualche risonanza in gamma medioalta di livello estremamente contenuto ed un decadimento quasi brutale in gamma altissima, con qualche esitazione appena visibile nel primo millisecondo ma a livelli molto bassi. Da queste misure si ipotizzano dunque due altoparlanti ed un filtro crossover estremamente curati. Le condizioni di emissione a bassa frequenza appaiono abbastanza strane, con l’accordo che abbiamo verificato essere posto nelle vicinanze degli 80 Hz. Considerando la natura del woofer e le sue caratteristiche generali prima della customizzazione, è facile ipotizzare un accordo ed una estensione in frequenza molto più basse, diciamo attorno ai 45-50 Hz. E’ facile verificare comunque che, stringi stringi, il volume del carico reflex non è enorme a causa dell’ingombrante filtro crossover e che con la frequenza di accordo scelta otterremo un discreto picco oltre gli 80 Hz. Meno male che è stato previsto un tappo poliuretanico di chiusura che rende la gamma bassa meno appuntita e molto più smorzata.
Pagina 3 - Misure di laboratorio e benchmark
Si sente dire spesso che “Un conto sono le misure ed un conto è l’impressione di ascolto” e la cosa è ancora più vera se parliamo di diffusori. Il test della Wilson Audio Tune Tot ci dà da pensare rispetto a quelle misure che nel tempo stanno già perdendo validità, almeno nell’accezione comune che conosciamo, ma che in altre rilevazioni trovano il modo di stupirci. Dopo una prima sessione di ascolto ed una prima presa di confidenza con la Tune Tot eccoci alle misure, croce e delizia di tanti tecnici teorici che mal riescono a legare le prestazioni strumentali con la sessione di ascolto, ascolto che costituisce comunque il fine ultimo di tutto il lavoro di pensiero, progettazione e produzione di qualsiasi apparecchiatura ad alta fedeltà. Non ci sono molte regole ferree e nemmeno dogmi particolari per il “miglior diffusore”, perché se così fosse tutti i progettisti vi si sarebbero uniformati. Dalla miglior produzione mondiale che ho avuto la fortuna e l’onere di provare in quasi sette lustri non è venuta mai fuori una “configurazione standard” oppure un materiale, un altoparlante od un filtro crossover migliore degli altri. E’ con questo spirito che do tensione al banco degli strumenti di misura ed al microfono B&K 4133 che dovrà essere il traduttore del linguaggio della Wilson Audio Tune Tot.
Ecco che a conferma di quanto scritto vediamo come la risposta in frequenza appaia poco lineare nella misura sull’asse, con un primo avvallamento a 1250 Hz ed un secondo appena prima dei 3000 Hz. Avvallamenti notevoli che, assieme al picco in gamma bassa, dovrebbero in qualche modo farci storcere il naso. Per ottenere più informazioni dall’emissione nello spazio di questo diffusore ho effettuato una serie di misure sia sul piano verticale che su quello orizzontale.
E già sul piano verticale ecco la prima sorpresa, la ripresa effettuata dal basso, con il microfono a -15° rispetto all’asse preferenziale di misura, visibile in Figura 1. Come possiamo vedere la risposta si è quasi del tutto regolarizzata in gamma media. La gamma alta ed altissima non hanno ceduto quasi per niente, mentre nella misura effettuata sistemando il microfono più in alto del diffusore di 15° notiamo come i due avvallamenti appaiono ora più marcati, fin quasi a costituirne uno solo. La prima indicazione che potremmo avere riguarda allora il posizionamento, con il supporto del diffusore che non deve essere eccessivamente basso. Anche spostandosi sul piano orizzontale (Figura 2) vediamo che in qualche modo la risposta cambia pur rimanendo abbastanza caratterizzata in gamma media. Notate anche come in gamma altissima il cedimento naturale sia abbastanza contenuto.
Un primo segnale di “diffusore dalle prestazioni notevoli” viene dalla Time Energy (Figura 3), con un picco verticale, testimone di una banda passante elevata, seguito da un decadimento altrettanto veloce, e dal woofer che arriva appena dopo con la sua emissione. Dopo di ciò il nulla, con qualche piccola riflessione di trascurabile ampiezza. Ecco un primo punto a favore della Tune Tot!
La risposta al gradino di Figura 4 rappresenta semplicemente l’andamento visto prima da una prospettiva diversa. Il picco negativo del tweeter ci dice che il driver è collegato in contro fase, ma se provate ad immaginare il primo picco, quello del tweeter, con la punta rivolta sopra ecco che potete ammirare una risposta al gradino molto vicina a quella teorica. La faccenda si fa interessante!
Si, ma l’amplificatore che vede ai morsetti? In Figura 5 possiamo vedere il grafico dell’impedenza elettrica. Il modulo ci fa vedere come la frequenza di accordo sia molto elevata e come i valori in gamma mediobassa siano sempre superiori a 7 ohm. La combinazione tra modulo e rotazione di fase in zona negativa conduce ad una condiziona di massimo carico reale visto dall’amplificatore di 6 ohm resistivi a 63,7 Hz, una condizione praticamente di tutto riposo. Notiamo in gamma media ed alta come il modulo appaia praticamente resistivo da 1000 a 20 kHz con una variazione estremamente contenuta. La fase ovviamente si uniforma mantenendosi praticamente costante. Ciò costituisce, secondo me, un ulteriore spunto di riflessione circa le eccellenti caratteristiche in sala d’ascolto.
In ambiente col rumore rosa stereo ho impiegato una buona mezz’ora per posizionare correttamente i diffusori ed ottenere un andamento praticamente piatto da 200-300 Hz alla gamma altissima (Figura 6). Nel grafico di MLSSA di colore blu potete notare il picco in gamma bassa dovuto alle particolari condizioni di accordo che ho preferito mantenere a favore di una scena veramente notevole che altrimenti sarebbe andata persa mentre la curva rossa ci mostra l’andamento dei due diffusori con il condotto di accordo chiuso dal tappo di materiale semiporoso fornito in dotazione.
In Figura 7 ho misurato la risposta del woofer in campo vicino sia col condotto aperto che con il tappo di poliuretano al suo posto. Come possiamo notare l’andamento in sospensione pneumatica è molto più dolce e smorzato. Nella risposta reflex possiamo notare come il notch introdotto dal reflex sia poco profondo a causa delle perdite immesse sia dalla forma interna del diffusore che dalla posizione e fattura del condotto di accordo. Prima di passare alle misure in regime dinamico ho voluto valutare la consistenza del cabinet di una Wilson Audio. Per fare ciò non mi sono limitato ad una sola misura, che direbbe molto poco a chi non è abituato a questo genere di rilevazioni. Ho preso innanzitutto un diffusore che “stazionava” nel mio laboratorio. Le dimensioni sono molto simili, con le pareti in MDF da 2,5 cm,. Ed un rinforzo tra woofer e tweeter. Bene, go attivato l’accelerometro B&K 4393 pilotato dall’amplificatore di carica B&K 2835 ed ho effettuato una misura sulla parete laterale. Della risposta all’impulso ottenuta ho fatto la waterfall ed ho salvato il risultato, in vero eccellente, visibile nel grafico a sinistra. Ho rimosso l’accelerometro dal diffusore di prova e l’ho montato sulla parete laterale della Tune Tot. Con lo stesso segnale MLS di 5 Vrms ho effettuato la misura visibile nel grafico a destra. La differenza è disarmante e lascio a voi ogni valutazione. Vi faccio notare come i residui di vibrazione in gamma altissima in genere sono attribuibili alla guarnizione di tenuta del tweeter. Farò delle prove, appena avrò un po’ di tempo, con diversi materiali.
E’ ora comunque di passare alle misure di distorsione armonica, con MLSSA, misure effettuate con un particolare device esterno con impulsi a pressione crescente, da 80 a 95 dB rms. Una volta conosciuta la sensibilità media con 2,83 volt ai morsetti, che nel nostro caso vale 85,88 dB è un gioco da ragazzi calcolare la tensione che serve per emettere pressioni medie differenti. Ho posizionato la Tune Tot sul supporto alto ed ho misurato 1,44 Vrms ai morsetti dell’altoparlante prima di far partire la misura per distorsioni impulsive crescenti, da 80 a 95 dB a step di 5 dB. Come possiamo vedere nei grafici e come era prevedibile, ai bassi livelli si fanno vedere tutte le armoniche, grazie anche alla distorsione totale estremamente contenuta. Come possiamo vedere nella misura di Figura 10 effettuata ad 80 dB la seconda e la terza armonica sono fortemente attestate al di sotto dei -50 dB, con la quinta armonica che in gamma media va a braccetto con la terza in gamma media, ma sul fondo del grafico. Agli 85 dB di Figura 11 la seconda acquista una minima consistenza pur se con un leggero spostamento in frequenza. Anche la terza sale appena in gamma mediobassa pur sempre nelle vicinanze di uno strepitoso -58 dB, parente prossimo di un livello che è un millesimo della fondamentale.
Salendo ancora con il segnale di ingresso fino a 4,54 Vrms vediamo in Figura 12 a 90 dB come la seconda armonica sale con un solo picco a -40 dB mentre la terza armonica praticamente rimane attestata su valori molto contenuti. Notate anche come le armoniche di ordine superiore tendano, all’aumentare del segnale di ingresso, a ridurre la loro ampiezza in un controsenso apparente che ha a che fare con la purezza del materiale metallico con cui è realizzato il traferro. Infine salendo ad 8,08 Vrms di tensione ai morsetti del diffusore (Figura 13) che ci conducono ad una pressione media a 95 dB vediamo la seconda armonica che rimane su valori contenuti a bassa frequenza per poi salire a -32 dB in gamma media. Notate come la terza armonica, a parte qualche comprensibile esitazione in gamma bassa sia praticamente ferma ai valori misurati alle pressioni minori. Incredibile appare il comportamento del tweeter alla terza armonica, praticamente inesistente ad alta frequenza. Andare oltre la pressione dei 95 decibel medi mi sembra francamente inutile, visto che si tratta di una pressione rms già molto al di sopra di quelle generate in un ascolto anche molto vivace. Oltretutto dubito fortemente che in un brano musicale ci siano 14,38 Vrms in gamma medioalta ed alta. Significherebbe avere almeno 250 Wrms in gamma media, un trattamento che francamente non credo sia accettabile. Attenzione sto parlando di valori rms e non di picco! Benchmark secondo Gian Piero Matarazzo (media 8,30)
Pagina 4 - L'ascolto di Marco Cicogna
Ci sono modi diversi per affrontare situazioni difficili. Quello dell'ufficio "complicazioni" e quello di un dipartimento di ricerca efficiente in grado di trovare una valida soluzione. Talvolta il risultato produce effetti positivi di ampio respiro che vanno ben oltre il caso concreto. Questo in estrema sintesi il concetto alla base delle Wilson Audio Tune Tot, il “mini” di casa Wilson Audio il cui percorso evolutivo risale alle origini della storia del marchio. Si tratta infatti della più matura evoluzione del mini monitor concepito negli anni Ottanta da Dave Wilson a supporto della sua attività di produzione discografica, concepito come monitor da studio facilmente trasportabile in grado di suonare in ambienti “non ottimali”. Quel diffusore, portato quasi per caso al CES di Las Vegas per fare ascoltare i Wilson Audio Records, ebbe un successo tale da convincere Dave ad avviarne la produzione commerciale. Ovviamente qui non stiamo parlando di un diffusore che potremmo presentare in una di quelle dimostrazioni “alla Cicogna”, in un grande ambiente, con decine di persone e centinaia di Watt a disposizione per richiamare il clangore dei Pini di Roma e lo scuotimento alle fondamentali dell'organo del Duomo di Amburgo. Per quello, restando in casa Wilson Audio, ci sono le nuove Sasha DAW, o magari le Alexia. Per chi può le grandi “Alexx”, per quanto per la fine estate è in arrivo in Italia un evento audio di portata mondiale del quale non posso al momento divulgare particolari. Vi terremo informati. “...più lieve legno convien che ti porti”, vi ricordate questo verso? Anche con le Tune Tot, piuttosto che una immane corazzata, abbiamo un'agile fregata, nave multiruolo in grado di affrontare le situazioni più disparate senza tirarsi indietro negli scenari più difficili. Perfette dunque per un ascolto intimo in un ambiente medio e piccolo, sublimi (le dovete provare assolutamente) anche per una soluzione decisamente antiaudiofila, quale una collocazione a libreria in un ambiente moderno ed elegante che non voglia subire condizionamenti estetici importanti. Insospettabilmente golose, infine, come “near field monitor” in una (neppure troppo improbabile) sistemazione “da tavolo”, magari agli angoli di un'ampia scrivania o su un elegante piano di lavoro dove attraverso una sorgente (in file audio di qualità, magari in DSD nativo) e un'amplificazione di pregio si voglia godere al meglio del piacere della buona musica. Non c'è bisogno di essere dei produttori discografici per apprezzarle. Tune Tot mette in campo un apparato tecnologico che emana dagli sviluppi più attuali di casa Wilson Audio, diffusore innovativo che affonda le proprie radici nei primissimi anni della storia della casa americana. Ecco allora che Tone Tot si presenta conoscendo bene i propri limiti, ma anche con le carte perfettamente in regola frutto di un albero genealogico di tutto rispetto. Per molti marchi è uno slogan commerciale, ma qui appare in modo immediato come l'aspetto musicale sia tenuto in massima considerazione; quello tecnologico è semmai strumentale alle prestazioni sonore. Il “Wilson pensiero” ha tenuto presente il fine ultimo della “High End”, un obbiettivo centrato in queste ultime due stagioni in cui abbiamo visto le redini dell'azienda passare, senza soluzione di continuità, dal padre Dave al figlio Deryl. Sono riuscito ad avere a suo tempo una delle prime coppie giunte in Italia di Tune Tot. Poichè si tratta delle Wilson Audio più facilmente trasportabili da una persona mediamente pigra, ho avuto il piacere di ascoltarle per un paio di mesi nella mia sala da musica. Una buona idea me la sono dunque fatta. Le ho utilizzate intanto nella mia catena principale, collegate alle mie ben conosciute elettroniche AM Audio (pre PX-6 Reference in due telai e finale MT-6) in una classica collocazione su stand. Sorgente digitale Oppo 205 e analogica EAT C-Sharp con testina Ortofon Quintet Black. Poi mi è piaciuto ascoltarle nella versione “in campo vicino), di fatto sulla mia scrivania di lavoro, potendo contare sulla contemporanea presenza di un integrato Constellation Audio gestito da un server/DAC che sto ancora sperimentando. Qui l'immediatezza e l'articolazione timbrica ed espressiva fanno venire alla mente un eccellente ascolto in cuffia, ma con un'immagine finemente ricostruita ed una presenza quasi potrei definire “avvolgente” per la tridimensionalità della costruzione. Ma non voglio relegare i Tune Tot a questa specifica funzione, pur comprendendone apprezzandone la specialissima vocazione. Con le incisioni ben realizzate mi piace la precisione nell’esporre la trama delle pagine sinfoniche complesse, che include (ma senza effetto radiografia) la focalizzazione degli strumenti solitamente in secondo piano e la restituzione dei contrasti dinamici più sottili. Con registrazioni pianistiche importanti si apprezza la percezione della linea melodica e più ancora la restituzione della struttura degli accordi. Tale dettaglio non è esclusivo della gamma acuta, ma si lascia apprezzare nel più ampio intorno della gamma media, per una finestra sempre aperta sull’evento sonoro. Gamma bassa decisamente controllata nei limiti delle dimensioni fisiche del sistema, che viene in evidenza quando effettivamente serve, ma soprattutto si apprezza un intorno ampio del medio-basso che offre il giusto sostegno alle fondamentali degli strumenti senza svilirne il peso specifico all'interno del brano. In tal senso è esemplare l'ascolto di un brano solo apparentemente “facile” come il famoso “Adagio” dal Concierto de Aranjuez di Rodrigo. Arpeggi sulla chitarra, assolo languido del corno inglese, sottofondo lieve di archi. Mi riferisco alla storica esecuzione di Yepes che trovate anche in 24/96 sui siti specializzati (Deutsche Grammophon). Il tappeto degli archi riempie la sala d'ascolto, un senso garbato di “aria” sul quale la chitarra, portata piuttosto avanti dall'incisione, si inserisce con garbo. Il legno solista è morbido ed espressivo nel disegnare un tema tra i più celebri del repertorio. Presenza e dettaglio, certo, ma anche rispetto dei piani sonori in uno dei documenti musicali che rendono piena giustizia alla correttezza timbrica del diffusore. Da un capo all'altro del repertorio e giocando anche con alcuni storici vinili, il jazz acustico “d'annata” si conferma tra i generi più fruibili in analogico. C'è il corposo sax tenore di Stan Getz, al suo meglio nel famoso album Verve del 1963 dal titolo “Getz-Gilberto”. La luminosa intesa tra Stan Getz e Joao Gilberto si apre con la seducente “The Girl from Ipanema”, una sapiente struttura sonora dai tratti semplici ed essenziali di chitarra, voce e il sax di Stan. Qui esibisce un canto nostalgico e sinuoso che poggia su un timbro pastello, apparentemente “scuro”, nel senso di non “graffiante”, con base ritmica mai troppo lontana. Con la musica barocca il suono esce con una facilità strabiliante, il timbro dei violoncelli è pieno, espressivo, rugoso quando occorre, assolutamente coerente con la sensazione propria degli ascolti dal vivo. La grana strumentale è finissima, il colore differenziato, l’intervento del pizzicato della tiorba al basso continuo è puntuale, si libera nell’aria con chiarezza. Questa è vera trasparenza, non quella innaturale esaltazione degli acuti che qualche audiofilo si ostina a cercare. Tuttavia se da un lato un sistema attendibile deve far felici gli audiofili che si credono raffinati soltanto perchè ascoltano a volume sommesso le sonorità di qualche esotico strumento senza magari averlo mai ascoltato dal vivo, dall'altro deve soddisfare coloro che della musica vogliono una rappresentazione viva, vibrante e coinvolgente. Le Wilson “piccole” (e s'intende ancora di più quelle “grandi”) esibiscono una timbrica priva di colorazioni ed il “carattere” della riproduzione è allora quello proprio del software, con tutti i suoi pregi e difetti. Non manca una punta di calore che accresce la piacevolezza del brano musicale, pur senza mancare di evidenziare il colore e la configurazione sonora di ciascuna incisione. Il sottile e naturale equilibrio tra le gamme, l’emissione sonora in ampia misura non influenzata dalle caratteristiche acustiche dell’ambiente (il tratto davvero speciale dei Tune Tot), la correttezza nel raffigurare le dimensioni relative dei diversi eventi sonori, il senso di luminosità nella gamma media sono ai migliori livelli oggi percepibili. Piccole nelle dimensioni ma capaci di grande musicalità e di un campo sonoro insospettabilmente generoso, le cadette di Wilson Audio si propongono dunque con stile ed eleganza nel settore alto dei sistemi compatti di grande pregio. Ad una realizzazione di squisita fattura corrisponde una musicalità semplice ed istintiva che non ha bisogno di tanti giri di parole.
La pagella secondo Marco Cicogna: Voto medio: 8,6
Pagina 5 - L'ascolto di Gian Piero Matarazzo
Un diffusore di questo livello non può essere valutato in un solo ambiente di ascolto, motivo per il quale ho sistemato i due Tune Tot in due diversi ambienti, sia come dimensioni che come trattamento acustico. Il primo è un ambiente di piccole dimensioni, poco trattato ma abbastanza simmetrico nei due quadranti anteriori, con un lettore CD ed un amplificatore di Bartolomeo Aloia, prudenzialmente attivato qualche ora prima. La coppia di Tune Tot è stata rodata sia con diverse ore di ascolto sia, inizialmente, con un apposito programma messo a punto in laboratorio e generato dal computer principale. La prima cosa che in entrambe le sessioni di ascolto mi meraviglia è la gamma altissima, con dei transienti fantastici ma senza che mai l’ascolto diventi faticoso oppure eccessivamente esaltato, anzi. Probabilmente questo è uno dei piccoli miracoli della Tune Tot, un mix molto ben riuscito tra estensione, livello ed allineamento temporale. Il tweeter impiega un buon lasso di tempo per sciogliersi definitivamente, estendendo,apparentemente ancora di più la sua gamma altissima. In parte questa sensazione di grande estensione in alto è dovuta anche ad un incrocio che a dispetto delle misure di risposta in asse è praticamente invisibile, non tanto nella timbrica quanto piuttosto nel disegno della scena e nelle dimensioni dello stage. I due diffusori sono stati ruotati di pochi gradi rispetto al punto di ascolto, con una angolazione che successivamente è stata portata a circa 10°. La gamma bassa va rigorosamente aiutata con il device che occlude ben bene il condotto reflex. Il tappo fornito in dotazione deve essere sistemato con molta cura, visto che è di dimensioni sensibilmente maggiori del condotto e deve essere attentamente, ma con una certa delicatezza, pressato sull’apertura reflex. In queste condizioni la gamma bassa subisce una discreta trasformazione e diventa estremamente regolare e soprattutto ben smorzato anche se con poca estensione. Credo tuttavia che l’unione con un subwoofer o, meglio, con una coppia di subwoofer sia decisiva per estendere le possibilità delle due Tune Tot. Va comunque ricordato che l’estensione “apparente” del diffusore con il condotto di accordo chiuso è maggiore a causa di un corretto smorzamento e di una minore pendenza, che poi si traducono in una resa più definita e pronta. Con i diffusori sistemati ad un buon metro e mezzo dalla parete posteriore inizio l’ascolto con una selezione di brani che ritengo ben identificativa. La voce di donna iniziale, dura, con un forte accento germanico, è resa con una discreta naturalezza, una componente media leggermente attenuata e dei transienti fulminanti, che grazie anche alla buona tenuta in potenza e ad una buona articolazione generano una escursione dinamica di gran livello. Aggiungo circa 15 cm ai due solidi supporti utilizzati per avere il tweeter al di sopra delle orecchie. La gamma media, come da misure, si regolarizza e la voce appare meglio bilanciata. Certo di aver trovato la disposizione migliore per quando riguarda la timbrica mi concentro sulla seconda traccia, caratterizzata da una voce maschile e dal coro femminile alle sue spalle. La resa scenica è splendida, con le rispettive posizioni che rendono giustizia ad una registrazione spesso appiattita da diffusori non all’altezza. Le tracce successive sono dedicate alla voce accompagnata da una chitarra acustica, posta appena di lato. Tutto perfettamente evidenziato dalle Tune Tot, che ne descrivono con precisione sia la posizione relativa che la profondità dello stage, con la chitarra leggermente arretrata e spostata sulla sinistra. La traccia successiva vede coinvolta una chitarra basso, una tromba ed una batteria, con la prima fortemente spostata a sinistra e le altre due centrate ma con la tromba ben sistemata avanti alla batteria. La resa della tromba appare appena leggera, ma posizionata con estrema cura e precisione. La batteria è lucida nella resa dei piatti e dinamica nelle percussioni sulle pelli. Passando alle due tracce per pianoforte posso annotare una prestazione di notevole precisione, con i martelletti rapidi ed incisivi, almeno nella ripresa in campo vicino effettuata dal fonico per ottenere un suono che ovviamente non esiste in un ascolto reale dello strumento. La registrazione del pianoforte effettuata in campo lontano in mio possesso, dipinge un quadro assolutamente credibile, quadro che le Wilson Audio dipinge con una notevole dote di saggezza ed equilibrio. Sulle tracce per violino sposto la poltrona a circa 70 cm dai diffusori riducendo la quota delle Tune Tot fino ad avere il woofer poco sopra l’altezza delle orecchie, come accadrebbe in uno studio di registrazione davanti ad un banco di mixaggio. L’ascolto appare naturale, con lo strumento disposto quasi al centro dello stage, leggermente arretrato. L’immagine da questo punto di ascolto è sensazionale, con la elevata risoluzione del diffusore che mostra ogni minuscola porzione della traccia, con una resa inclemente dei micro-rumori della registrazione. Dopo una valutazione eccellente in uno studio tutto sommato piccolo ecco che smonto tutto e ripongo i diffusori nell’imballo originale che fascia le due Tune Tot amorevolmente, senza che possa correre il minimo rischio. Non vi dico la fatica fatta per caricare i diffusori in macchina con una temperatura esterna molto elevata e l’aria condizionata della macchina parcheggiata al sole che stenta a raffreddare il piccolo ambiente. Altro lavoro per rimontare i diffusori nella seconda sala d’ascolto, dotata per fortuna di aria condizionata. L’ambiente maggiore non ci fa perdere molto tempo nel posizionamento, visto il trattamento acustico oculato e soprattutto vista l’esperienza acquisita con i diffusori. Le Wilson Audio infatti cambiano di poco la loro musicalità, con la resa dei particolari ancora, se possibile, migliore. Si avvantaggia la grande orchestra, che viene riprodotta con uno stage incredibilmente realistico, con la parete posteriore ai diffusori che sembra sparire per lasciare il posto a tutti gli esecutori, disposti correttamente e non addossati gli uni agli altri. Ammetto di essere meravigliato dalla prestazione di questo diffusore e provo a cambiare elettronica di potenza, passando ad un amplificatore a valvole non molto potente ma estremamente trasparente. La natura del diffusore tuttavia non sembra cambiare anche se ammetto di aver apprezzato la maggior definizione dell’elettronica allo stato solido, che comunque cede leggermente il passo alla ricostruzione dello stage ed al senso di apertura dell’amplificatore “al vetro”. Nell’ascolto in campo vicino, effettuato anche nel secondo ambiente noto come anche in questo caso lo stage cambi soltanto in parti poco significative, con una stabilità dello stage sempre a livelli elevati e con una chiarezza timbrica sulle voci e sugli strumenti a fiato impressionante. Conclusioni Il diffusore Tune Tot non costa affatto poco, anzi costa tanto. Cosa offre in cambio? Bene, offre una qualità inusitata, una articolazione notevole, unita ad una buona dinamica. Gli altoparlanti sono di livello molto elevato, costruiti in nord Europa su specifiche della Wilson Audio. Si fanno notare, tra l’altro, per la bassa distorsione armonica. Il mix di un mobile ormai leggendario e di un progetto molto oculato conducono ad una prestazione che nel campo vicino raggiunge le prestazioni caratteristiche di diffusori con dimensioni decisamente superiori. Per maggiori informazioni:
La pagella secondo Gian Piero Matarazzo: Voto medio: 8,2
Per maggiori info: audionatali.it - wilsonaudio.com
Per l'alto profilo tecnico e l'eccellente qualità all'ascolto, i diffusori Wilson Audio Tune Tot ricevono il nostro "Editor's Choice" 2019. Per maggiori informazioni sul premio: www.avmagazine.it |
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