Recensione TV OLED LG G5: evoluzione o rivoluzione?

Nicola Zucchini Buriani 04 Settembre 2025 4K e 8K

Con il nuovo processore Alpha 11 Gen2 e il pannello Primary RGB Tandem, il G5 di LG Electronics migliora luminanza, colori e gamma dinamica in modo sostanziale ed evidente, anche per chi possiede già il G4: bella rivoluzione per un TV che segna un salto in avanti nelle prestazioni pure che non ci aspettavamo.


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LG ha presentato il G5 come una vera e propria svolta per i TV OLED: un salto generazionale rispetto al G4 del 2024, con nuove tecnologie pensate per ridefinire la qualità dell’immagine. Al di là delle promesse riportate dal marketing, è naturale però chiedersi quanto di questo salto sia realmente percepibile.

In questo articolo analizzeremo a fondo il G5, confrontandolo con il modello precedente per capire quali innovazioni sono davvero radicali e quali più marginali. Valuteremo anche se il nuovo TV rappresenta un miglioramento significativo, tanto da giustificare un eventuale upgrade per chi possiede già il G4.

 

SOMMARIO

 

Caratteristiche e design


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Il primo contatto con il G5 restituisce un netto senso di deja-vu: il design è praticamente lo stesso del G4. Una cornice in metallo argentato circonda tre dei lati (tutti tranne quello inferiore) e il profilo è sottile e uniforme. La serie G nasce del resto per essere appesa al muro: lo si nota anche dalle scanalature per far passare i cavi, mantenendo lo schermo a filo della parete. In fase di acquisto si può comunque scegliere tra staffa da parete (modello con suffisso LW) o base da tavolo (LS). Quest’ultima è quella che abbiamo ricevuto insieme al 65”. La base è un rettangolo di metallo piuttosto pesante. Si può agganciare a due altezze diverse per fare eventualmente spazio a una soundbar.


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Il G5 ha una risoluzione Ultra HD e una frequenza di aggiornamento a 165 Hz, caratteristiche condivise da quasi tutti i tagli, che includono anche 48, 55, 77, 83 e 97 pollici. Il 48 e il 97 pollici si fermano a 144 Hz. Il pannello usa una tecnologia diversa dai precedenti OLED di LG: debuttano qui gli schermi Primary RGB Tandem, cioè gli OLED WRGB di quarta generazione. Il principio di base è lo stesso delle generazioni passate: i pannelli sono composti da più strati sovrapposti, come un sandwich. Tutti insieme vanno a creare una luce bianca che passa poi attraverso i filtri WRGB per ciascun pixel, ottenendo rosso, verde, blu e uno spunto in più sul bianco.


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I Primary RGB Tandem differiscono dagli OLED di terza generazione per via del numero di strati:

  • OLED di terza generazione: 3 strati, blu, giallo, blu
  • Primary RGB Tandem: 4 strati, rosso, blu, verde, blu

In pratica lo strato giallo è stato diviso in due, cioè rosso e verde. Queste novità portano ad una maggiore efficienza e a un picco di luminanza che, secondo le dichiarazioni di LG, è sensibilmente più alto, fino a 4.000 nit su finestre ridotte e per tempi molto limitati. Per lo stesso motivo sono sparite anche le micro-lenti (la tecnologia MLA). Sulla tecnologia Primary RGB Tandem ho anche realizzato un contenuto dedicato, vi consiglio di leggerlo per conoscere tutti i dettagli.


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Il passaggio da G4 a G5 ha rinnovato solo parzialmente l’elettronica: il nuovo processore è l’Alpha 11 di seconda generazione, basato sul SoC O24N. Si tratta di un aggiornamento del primo Alpha 11 usato lo scorso anno. Le novità ci sono ma sono legate principalmente all’intelligenza artificiale: può riconoscere la voce per selezionare automaticamente il profilo utente, guidare nella scelta delle impostazioni audio e video tramite percorsi semplici e rapidi, e può fornire risposte ai problemi più comuni grazie alla chat integrata.


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Con i comandi vocali si può cambiare modalità audio e video, ma manca ancora il riconoscimento del linguaggio naturale in italiano: per il momento è necessario usare parole chiave, il supporto completo è comunque in arrivo. Si può usare anche Microsoft Copilot per richiedere informazioni usando solo la voce. La Smart TV è affidata webOS 25, la piattaforma proprietaria di LG. Il sistema audio è molto simile a quello dei G4: è composto da 4.2 canali da 60W complessivi. Si può eseguire l’upmix delle tracce fino a 11.1.2 canali virtuali. Sono supportate tutte le tracce Dolby, incluso Dolby Atmos, ma non c’è più il passthrough del DTS.


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G5 gestisce HDR nei formati HDR10, HLG e Dolby Vision IQ. Completano la dotazione i quattro ingressi HDMI 2.1 con Variable Refresh Rate, G-Sync di NVIDIA, FreeSync di AMD, Auto Low Latency Mode, eARC (su una delle porte) e Quick Media Switching. Il telecomando italiano è diverso da quello degli altri Paesi (ad eccezione del Regno Unito): in pratica è la stessa unità dello scorso anno ma con alcune serigrafie diverse e alcune funzioni riassegnate.


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Caratteristiche dichiarate:

  • Modello: OLED65G56LS / OLED65G54LW
  • Diagonale: 65"
  • Risoluzione: Ultra HD, 3840 x 2160 pixel
  • Pannello: OLED WRGB Primary RGB Tandem
  • Frequenza di aggiornamento: fino a 165 Hz
  • Picco di luminanza: circa 2.300 nit
  • Tipo HDR: HLG, HDR10, Dolby Vision, Dolby Vision IQ
  • Tipo audio: Dolby Atmos, 60 W totali (4.2 canali)
  • SoC: O24N
  • Processore: Alpha 11 Gen2 AI Processor 4K
  • Ricevitore: DVB-T2, DVB-S2, HEVC 60p
  • App: Netflix, Prime Video, Disney+, Apple TV+, YouTube, Rakuten, RaiPlay, DAZN, NOW, Mediaset Infinity, Spotify
  • Ingressi: 4x HDMI 2.1 (tutte con VRR, QMS, ALLM, G-Sync e FreeSync, una con eARC)
  • Uscite: 1x audio digitale ottica
  • Uscita cuffie: No
  • Calibrazione bianco: 2 punti + 22 punti
  • Calibrazione gamma: No
  • Calibrazione colore: 6 assi (saturazione, tinta, luminosità per primari e secondari)
  • USB: 3x (tutte 2.0)
  • Wi-Fi: Sì (Wi-Fi 6)
  • LAN / Bluetooth: Sì / Sì (Bluetooth 5.3)
  • Telecomando: Sì (Magic Remote)
  • Consumo: circa 111 W in SDR, 210 W in HDR
  • Dimensioni: 1.441 (L) × 24,3 (P) × 826 (A) mm senza base
  • Peso: 22 kg
  • Prezzo suggerito: circa 2.699 euro

 

Misure e calibrazione

 
Scala dei grigi e gamut in modalità Risparmio energetico SDR
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Esattamente come il G4, anche il G5 propone di base la modalità Risparmio energetico, troppo tendente al blu e poco accurata. Le prime due operazioni da fare sono cambiare la suddetta modalità e disattivare le funzioni di risparmio energetico, che sono impostazioni separate contenute nel menu Generale. Solo in questo modo il TV può esprimere il suo pieno potenziale. Il percorso è Impostazioni -> Generale -> Risparmio energetico -> Disattiva.

 
Scala dei grigi e gamut in modalità Filmmaker SDR
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La modalità che consiglio è la Filmmaker, per tutti gli scenari di utilizzo:

SDR, HDR e Dolby Vision

  • Ambiente luminoso: Filmmaker con Luce ambientale Filmmaker
  • Ambiente oscurato: Filmmaker

 
Color checker e saturazioni in modalità Filmmaker SDR
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Luce ambientale Filmmaker attiva il sensore che regola automaticamente l’immagine, adattandola alle condizioni dell’ambiente. Funziona anche in Dolby Vision e si trova nel menu Immagine -> Luminosità, basta correre in basso. È molto efficace e semplifica la vita, evitando di dover cambiare modalità. Praticamente non c’è quasi ragione di usare altro, con l’eccezione di Game Optimizer (sulla quale tornerò nella prova di visione).

 
Scala dei grigi in modalità Standard e Filmmaker HDR
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Come di consueto, le misure sono state effettuate con il Calman Calibration Software di Portrait Displays. La modalità Filmmaker offre un’ottima calibrazione di fabbrica: il gamma è lineare, con qualche picco contenuto (quindi l’immagine si scurisce) sulle basse e alte luci. Il DeltaE medio è 2 con il massimo a 3,1, quindi appena sopra la soglia del visibile. La stessa precisione la ritroviamo anche sui colori: DeltaE medio intorno a 1,4 mentre il massimo è sempre a 3. Già da queste misure si nota che la dominante verde del G4, che ho evidenziato nella recensione, non è più presente. Trovate un approfondimento sulla dominante verde del G4 nel corpo dell'articolo disponibile a questo link.

 
Color match e color checker in modalità Filmmaker HDR
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Il picco di luminanza a tutto schermo, in gamma dinamica standard (SDR), è sensibilmente cresciuto: il G4 si fermava a 294 nit mentre sul G5 ho misurato 414 nit. In HDR la modalità predefinita è Standard, sempre tendente al blu e poco fedele da tutti i punti di vista (enfatizza la brillantezza su tutta la scala dei grigi). La Filmmaker segna un deciso passo in avanti: il DeltaE sulla scala non supera mai il valore di 2 e la linearità è praticamente perfetta.

 
Saturazioni BT.2020 e DCI-P3 in modalità Filmmaker HDR
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Il TV segue fedelmente la EOTF, fino ad applicare un “roll-off” netto. In altre parole, non c’è nessun adattamento vero e proprio (necessario su molti prodotti) per comprimere il segnale entro i limiti della gamma dinamica realmente disponibile. Come vedremo, questo è uno dei pregi principali del G5.

 
Copertura BT.2020 e DCI-P3 in modalità Filmmaker HDR
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I picchi di luminanza sono i seguenti:

  • Schermata all’1%: circa 2.424 nit
  • Schermata al 2%: circa 2.431 nit
  • Schermata al 5%: circa 2.402 nit
  • Schermata al 10%: circa 2.304 nit
  • Schermata al 25%: circa 1.010 nit
  • Schermata al 50%: circa 634 nit
  • Schermata al 75%: circa 516 nit
  • Schermata al 100%: circa 369 nit

 
Picchi di luminanza in SDR e HDR
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Per quello che conta (poco), in modalità Vivace si raggiungono i 3.000 nit circa. La fedeltà cromatica è ottima, migliore di quella del G4 che abbiamo avuto a disposizione in redazione. Le tinte campione del Color Match, uno dei grafici più impegnativi, evidenziano un DeltaE medio di 0,97 e un massimo di 2,49.

 
Scala dei grigi e gamut in modalità Filmmaker SDR calibrata
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La soglia di errore è molto contenuta anche sul Color Checker (DeltaE massimo 2,22) e sulle saturazioni negli spazi colore DCI-P3 e BT.2020 (DeltaE medio di 0,65 per il primo e di 1,17 per il secondo). Per dare un'idea dei miglioramenti, sul G4 avevo misurato un DeltaE massimo di 3,29 sul Color Match.

 
Color checker e saturazioni in modalità Filmmaker SDR calibrata
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Gli strumenti per eseguire la calibrazione non sono cambiati: ci sono il bilanciamento del bianco a 2, 10 e 22 punti e un CMS (Color Management System) completo con regolazione di tinta, saturazione e luminanza per primari e secondari. Tramite un aggiornamento firmware è arrivato anche un controllo aggiuntivo: “Dettaglio near black”, che interviene sulle parti più scure dell’immagine.


Scala dei grigi in modalità Filmmaker HDR calibrata
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Per chi vuole spingersi oltre, è inoltre possibile generare una 3D LUT tramite i software professionali Calman di Portrait Displays o ColourSpace di Light Illusion. Non ci sono particolari rilievi da fare: tutto funziona molto bene. L’unica accortezza che si può avere è quella di fare qualche pausa durante le sessioni prolungate, per ridurre al minimo il rischio di ritenzione che può alterare leggermente le misure alle basse luci (specialmente in HDR).

 
Color match e color checker in modalità Filmmaker HDR calibrata
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Dopo la calibrazione il G5 mostra una linearità praticamente perfetta, sia in SDR sia in HDR: la soglia di errore è infinitesimale, tra 0,1 e 0,3. Questo significa che il bilanciamento tra chiari e scuri è ottimale. Anche la fedeltà cromatica migliora: il DeltaE è sempre sotto a 2 in tutte le situazioni, dai toni campione in SDR e HDR alle saturazioni in Rec.709, DCI-P3 e BT.2020 (qui l’errore sale solo sulle saturazioni massime, dato che il TV non arriva a coprirle interamente).

 
Saturazioni BT.2020 e DCI-P3 in modalità Filmmaker HDR calibrata
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La precisione è superiore a quella che avevo ottenuto sul G4, dove, specialmente in HDR, restavano alcuni errori sopra a 3. La copertura dello spazio colore BT.2020 si attesta al 77,85% xy e all’81,84% uv, mentre il DCI-P3 ha una copertura quasi totale, con il 99,79% xy e il 99,82% uv. Concludo questo capitolo con una rapida precisazione: nel menu “Mappatura dinamica dei toni” è presente la voce “Professionale”, che funziona esattamente come sul G4.

 
Copertura BT-2020 e DCI-P3 in modalità Filmmaker HDR calibrata
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In alcuni articoli in rete ho letto un’interpretazione a mio avviso errata di queste regolazioni: si tratta, come lascia intendere il nome stesso, di controlli avanzati per modificare la mappatura dei toni del TV, cioè il tone mapping. In pratica si può dire al G5 come deve comportarsi quando adatta segnali in HDR masterizzati a 1.000, 4.000 o 10.000 nit. Non è un modo per disabilitare il tone mapping, è un sistema che lo modifica secondo i desiderata dell’utente.

 
Dolby Vision con e senza Luce ambientale Filmmaker
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Non è quindi utile per il gaming, che ha già uno standard chiamato HGiG e non è nemmeno consigliato a chi non abbia conoscenze avanzate: sbagliare qualcosa significa peggiorare la visione per tutti i contenuti che rientrano in quelle tre soglie. Attenzione quindi a metterci mano: bisogna essere perfettamente coscienti di quello che si sta facendo.

 

La prova di visione


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A differenza del G4, che rappresentava un’evoluzione graduale del G3, il nuovo OLED G5 segna un deciso cambio di passo. Non è il solito aggiornamento incrementale che arriva ad un anno distanza dal modello precedente: le novità introdotte incidono in modo concreto sulla qualità dell’immagine. Non c’è solo un pacchetto completo, costituito da qualità costruttiva, tante funzionalità e qualità audio e video di ottimo livello.

Con il G5 l’asticella delle prestazioni si è alzata in modo considerevole, e infatti la differenza con le generazioni precedenti di OLED si vede facilmente a occhio. Numeri alla mano, il G5 è circa il 53% più luminoso del G4 in HDR e circa il 40% in più in gamma dinamica standard. Un balzo del genere non si era mai visto in soli 12 mesi. Da notare che si parla di miglioramenti che hanno un impatto reale e concreto sulle prestazioni.


La gestione dei riflessi
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Anzitutto il G5 è più adatto ad ambienti ben illuminati: non sono solo picchi su porzioni limitate di schermo in HDR, tutto lo schermo emette molta più luce. Il filtro antiriflesso apporta un ulteriore contributo in tal senso: LG lo ha in parte modificato per mantenere un nero realmente profondo anche in presenza di forti fonti di luce. La capacità di ridurre i riflessi diretti è invece simile a quella del G4, quindi si deve prestare un po’ di attenzione al posizionamento in ambiente.

I vantaggi offerti dalla tecnologia Primary RGB Tandem non si limitano a un aumento della luminanza: il miglioramento più significativo riguarda l’espansione della gamma dinamica, cioè la capacità di rappresentare insieme parti molto scure e luci intense. Il G5 combina il nero assoluto tipico degli OLED con aree ancora più brillanti rispetto alle generazioni precedenti, raggiungendo livelli che il G4 non poteva toccare. Si tratta di un vantaggio importantissimo perché ha un impatto diretto sull’esperienza di visione.


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L’occhio umano percepisce la luce in modo non lineare: un aumento del 53% della luminanza non si traduce automaticamente in una percezione visiva proporzionale. In altre parole, un dato numerico elevato non sempre corrisponde a un’immagine visibilmente più luminosa; per distinguere chiaramente due TV serve una differenza significativa - come accade in questo caso. La gamma dinamica è importantissima perché ha un impatto molto più diretto: è fondamentale per adattare i contenuti alle capacità dello schermo, cioè il cosiddetto tone mapping.

Il tone mapping entra in gioco soprattutto nei contenuti che contengono forti fonti di luce. cioè quei particolari, noti come “specular highlights”, che vanno oltre i 1.000 nit, arrivano a 4.000 e, in casi più rari, fino a 10.000 nit. Contenuti di questo tipo sono ad esempio film come “Shark - Il primo squalo”, “Pan - Viaggio sull'isola che non c’è” e “Mad Max: Fury Road”.


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Già il G4 del 2024 non aveva alcun problema nell’adattare contenuti fino a 1.000 nit. Con titoli più complessi, come quelli che ho citato, la brillantezza c’era, ma nei picchi più alti si perdevano alcuni dettagli. Il sole poteva apparire sbiadito, il riflesso di una cromatura era più piatto, le fiamme erano più tendenti al giallo che al rosso.

Il G5 riesce a conservare molti più dettagli grazie alla gamma dinamica più ampia. Il sole mantiene i suoi colori naturali e si riesce a distinguere chiaramente un’alba da un tramonto, senza la necessità di ricorrere alla Mappatura dinamica dei toni, che applica un tone mapping scena per scena.


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Sul G4 questa funzione era piuttosto efficace, ma a volte alterava l’intenzione originale del regista, scurendo o schiarendo eccessivamente alcune parti, o esaltandone eccessivamente altre. Nella recensione avevo fatto un esempio citando una scena di Pan: con Mappatura dinamica dei toni si formava un alone intorno al riflesso del sole.

Sul G5, grazie alla gamma dinamica più ampia, l’adattamento dinamico dell’HDR diventa quasi superfluo. L’immagine offre più luce, più dettagli e un equilibrio naturale tra chiari e scuri, risultando più realistica e coinvolgente. Personalmente trovo che la Mappatura dinamica dei toni non serva quasi più, se non per due casistiche particolari:

  1. Rendere l’immagine ancora più brillante
  2. Far emergere qualche dettaglio in più su alcuni contenuti a 10.000 nit


L'app LG ThinQ
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Negli altri casi, secondo me, il G5 rende meglio senza - tra l’altro si ottiene anche la visione più fedele possibile, l’elettronica non altera nulla. Un altro miglioramento portato dai nuovi pannelli è la saturazione dei colori, che resta intatta a più alti livelli di luminanza, riducendo il divario con i QD-OLED di Samsung e Sony.

Tuttavia, il pieno potenziale dei nuovi pannelli non è stato sfruttato fin dall'inizio. Quando abbiamo messo le mani sul primo esemplare di G5 ad aprile, presso LG Electronics, abbiamo constatato un notevole salto prestazionale rispetto al G4, ma anche alcuni difetti che ci hanno spinti a rimandare la pubblicazione del test completo.

La situazione non è cambiata quando abbiamo ricevuto il campione per la prova: le prime versioni del software non gestivano infatti in modo ottimale le sfumature nelle scene molto scure (specialmente in HDR10), con una sensibile tendenza alle solarizzazioni visibile in tutte le modalità predefinite. Non si trattava soltanto di enfatizzare o non contenere al meglio le imperfezioni tipiche dei servizi streaming (come Netflix): anche con dischi Ultra HD Blu-ray i difetti erano comunque visibili, anche se in misura minore.


Le sfumature in modalità Filmmaker sono corrette anche con materiale compresso
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Queste problematiche, comuni anche ai TV C5, hanno avuto ampia copertura all’estero (su testate e forum), ma non sono state riportate correttamente da alcuni colleghi, che le hanno descritte sostanzialmente come legate a sorgenti di scarsa qualità, praticamente lo streaming, minimizzandone la portata.

LG ha lavorato molto su questo aspetto, rilasciando diversi aggiornamenti, tra cui il 33.11.35 arrivato lo scorso giugno, dopo la pubblicazione dei primi test e i nostri primi contatti con la gamma 2025. Non è un caso se ci siamo presi più tempo per testare a fondo il G5 (e non solo). Grazie alle migliorie introdotte dai nuovi software, la gestione delle gradazioni è ora più precisa: le sfumature risultano più omogenee e morbide, specialmente in modalità Filmmaker.


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Non si notano difetti evidenti di banding, cioè quelle strisce che rendono le sfumature poco uniformi. Ottima anche la gestione del cosiddetto chrominance overshoot, un fenomeno che causa rapidissimi bagliori nelle parti scure, generate dall’involontaria attivazione del sub-pixel bianco. In passato era visibile su molti OLED, mentre qui LG lo ha ridotti con una tecnica chiamata dithering, che qui si manifesta come linee oblique e un po’ di rumore video.

Non lo ritengo un difetto rilevante: lo si nota solo da distanze molto ravvicinate, nel caso del 65” da meno di 1 metro. Se devo indicare un punto debole del G5, è proprio nelle basse luci: qualche dettaglio non emerge come su altri top di gamma, segno che sui nuovi pannelli c’è ancora margine di miglioramento.


No Time to Die: sulle sfumature dell'auto non c'è effetto Moiré
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Anche qui i firmware hanno introdotto dei progressi: è arrivata la funzione “Dettaglio near black”, che offre una gestione più granulare delle parti più scure, appena sopra il nero assoluto. Io stesso l’ho utilizzata per ottimizzare la taratura di alcune modalità. Rispetto al G4 è sparito l’effetto moiré che avevo notato in alcune scene, ad esempio in “No Time to Die”, l’ultimo film della saga di James Bond. Sulla carrozzeria dell’auto non ci sono più le imperfezioni che creavano una specie di riflessi intrecciati.

Il nuovo OLED di LG è godibile anche con contenuti non in 4K, grazie a un processore video che si comporta molto bene. L’upscaling è ottimo e già di base viene applicata una maschera di contrasto che esalta i dettagli senza esagerare. Questo rende i contenuti meno definiti comunque piacevoli da guardare, anche se con fonti di qualità molto scarsa non bisogna aspettarsi miracoli, nessun TV li fa.


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La gestione delle immagini in movimento è di pari livello: i film mantengono la naturale fluidità (24 fotogrammi al secondo), senza scatti introdotti dall’elettronica, con in più la possibilità di aumentarla tramite altre modalità. Tra queste consiglio quella personalizzata, che agisce separatamente su fluidità e riduzione della sfocatura.

Non trovo invece alcuna utilità nella funzione OLED Motion (e lo sostengo ormai da anni): scurisce troppo l’immagine, introduce scatti forzando tutto a 60 Hz e causa anche sfarfallii. Il SoC O24N gestisce la Smart TV in maniera molto efficace: webOS 25 non è molto diverso dalla versione 2024, a spiccare è soprattutto la reattività del sistema. La piattaforma LG mette a disposizione le app per i principali servizi streaming, oltre a quelle per il cloud gaming.


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Passando al gaming, il G5 si conferma un’ottima scelta per i giocatori: la risposta ai comandi è rapidissima, circa 9 ms a 60 Hz e 5 ms a 120 Hz. La modalità Game Optimizer non è l’unica opzione disponibile: attivando Auto Low Latency Mode, anche la Filmmaker abilita la bassa latenza, combinando rapidità di risposta e ottima fedeltà video.

L’unico limite riguarda HGiG, lo standard del consorzio HDR Gaming Interest Group che affida la gestione del tone mapping al sistema da gioco. Questo standard nasce per evitare doppi interventi: se console/PC e TV intervengono simultaneamente, si possono generare difetti importanti, come la perdita di dettagli nelle aree più brillanti causata proprio dal doppio adattamento.


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Per usare HGiG è necessario passare alla modalità Game Optimizer, che è meno precisa e con picchi di luminanza un po’ più bassi della Filmmaker (circa 2.100 nit contro i 2.300 della Filmmaker).

Concludiamo con l’audio: per un TV piatto è abbastanza buono. Il volume può salire senza perdere equilibrio, mentre i bassi avrebbero bisogno di più corpo, ma considerando lo spessore del pannello difficilmente si sarebbe potuto fare meglio. Paragonato con il G4, non ci sono particolari miglioramenti se non nel volume, che sul nuovo modello raggiunge livelli un po’ più alti. Una soundbar o un sistema esterno rimangono caldamente consigliati.

 

Conclusioni e pagella


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LG ha fatto centro: G5 mantiene le promesse, non è il solito TV che esce a cadenza annuale, ma un vero e proprio punto di rottura. Non lo dico spesso, ma in questo specifico caso parlerei di rivoluzione. Luminanza, colori e gamma dinamica sono migliorati in maniera così evidente che anche chi possiede l’ottimo G4, noterà subito la differenza, praticamente sotto tutti i punti di vista. A qualcuno potrebbe perfino venire voglia di passare al G5.

Il pacchetto di funzioni è completo: tutto quello che serve per il gaming ad alto livello c’è, e l’elettronica è ottima. Anche l’uniformità è molto buona: l’esemplare che ho testato mostrava solo lievi imperfezioni al buio su schermate grigio scuro e uniforme, praticamente invisibili durante l’uso. Qualche difetto comunque c’è, a cominciare dal mancato supporto a DTS e HDR10+, ma come sappiamo si tratta di una scelta di campo (LG ha abbracciato subito Dolby Vision).


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L’aspetto meno convincente è la gestione delle basse luci, che secondo me per essere proprio perfetta e all’altezza dei migliori ha bisogno di qualche piccolo aggiustamento. Fortunatamente LG è molto attenta alle richieste degli utenti e ai pareri degli esperti, come dimostrato dal gran numero di aggiornamenti firmware rilasciati nell'arco di pochi mesi. Il prezzo parte dai circa 2.400 euro, e secondo me è pienamente giustificato dalle prestazioni che si raggiungono.

La pagella secondo Nicola Zucchini Buriani: voto finale 9,0

  • Costruzione: 9,0
  • Versatilità: 9,0
  • Menu e taratura: 9,0
  • Prestazioni in SDR: 9,0
  • Prestazioni in HDR: 9,3
  • Riproduzione audio: 6,7
  • Rapporto Q/P: 8,0

Per maggiori informazioni: sito ufficiale LG

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