Digifast Multimedia: un anno dopo
Ad un anno di distanza, facciamo il "punto della situazione" sul Digifast Multimedia, sulle evoluzioni degli ultimi 12 mesi con una intervista a Marco Cavallaro, analizzando le effettive possibilità di calibrazione e il valore aggiunto dell'installazione, con misure audio di un impianto reale.
Tone-mapping, madVR e considerazioni finali
Gli altri elementi chiave del Digifast riguardano la riproduzione video e permettono, prima di tutto, la ulteriore calibrazione con generazione di una LUT 3D. Approfitto per ricordare che la LUT dovrebbe essere utilizzata dopo la "calibrazione" classica, da effettuare prima di tutto all'interno del TV o del proiettore. Delegare alla LUT 3D e al Digifast tutto il lavoro è un errore che portà con sé il rischio - molto elevato - di perdere per strada molte delle sfumature a disposizione e far comparire le cosiddette "solarizzazioni".
Al di là della calibrazione, le scelte effettuate in fase di installazione sono altrettanto importanti, soprattutto nella videoproiezione. Uno degli errori più comuni riguarda ad esempio il rapporto tra il flusso luminoso effettivamente a disposizione nel proiettore e dimensioni e guadagno dello schermo. Per la riproduzione dei contenuti HDR, nelle sale Dolby Cinema la luminanza è di 106 NIT. Per questo motivo, nelle installazioni casalinghe bisognerebbe guardare a questo obiettivo di luminanza. Invece, nella gran parte dei casi si finisce per esagerare con le dimensioni dello schermo, con il risultato che la luminanza non è sufficiente.
Purtroppo capita sempre più spesso di trovare schermi con base da tre metri, quindi con superficie di circa 5 metri quadrati. Con schermi così grandi, per garantire 100 NIT al centro di uno schermo con guadagno unitario, servirebbero quasi 1.600 lumen. Nella mia esperienza, anche con proiettori di ultima generazione come Sony e JVC, raramente si va oltre i 1.500 lumen reali, anche con sistema d'illuminamento alla massima potenza e con poche ore di vita. Talvolta si è costretti a posizionare il proiettore molto lontano dallo schermo, con obiettivi in posizione "tele" che perdono fino al 30% di luce rispetto alla posizione "wide". Quando poi ci sono anche gli schermi con basso guadagno, si finisce per perdere un altro 20% di luminanza, quando va bene...
Alla fine, dai 100 NIT di riferimento per i contenuti in HDR, si scende anche a meno della metà e in questi casi anche il Digifast si trova in difficoltà poiché la dinamica a disposizione è comunque troppo limitata. In linea di massima, in HDR e con proiettore, il consiglio è di non scendere sotto gli 80 NIT. Con i TV che hanno a disposizione livelli di luminanza di un ordine di grandezza superiore, c'è ovviamente più possibilità di effettuare un tone mapping che esalti le informazioni in più che arrivano con i contenuti HDR ma anche in questo caso bisogna fare i conti con i limiti delle tecnologie a disposizione, come il rapporto di contrasto intra-frame della tecnologia LCD oppure le notevoli limitazioni del "volume colore" e della massima luminanza con elevato APL della tecnologia OLED attuale.
In questi ultimi mesi, dopo aver analizzato alcune funzioni di "auto tone-mapping", presenti in alcuni TV e nei proiettori JVC di ultima generazione (alias Frame-Adapt HDR), ho rilevato che le possibilità offerte da madVR e da soluzioni come quella del Digifast, sono di gran lunga superiori e le differenze di qualità, di ricchezza di informazioni e di percezione della dinamica, sono ancora più evidenti quando la gamma dinamica del sistema a disposizione è più limitata. Eppure, anche quando si ha a disposizione una soluzione come il Digifast, soltanto una corretta installazione e un'adeguata pre-calibrazione, sia audio che video, consentono di tirare fuori il massimo della qualità.
Dopo aver giustamente lodato i punti di forza del Digifast, l'importanza delle fasi di installazione e calibrazione, l'assitenza e il costante sviluppo delle funzioni aggiuntive, non posso evitare di sottilineare i due grandi limiti del Digifast che sembrano ancora invalicabili: da un lato l'impossibilità di applicare la DRC alle tracce audio ad oggetti (Dolby Atmos e DTS-X), dall'altro l'impossibilità di utilizzare madVR e il Tone Mapping dinamico sui contenuti HDR in streaming, come Netflix o Amazon Prime Video. Nel primo caso, per applicare la DRC sulle tracce Dolby Atmos, al momento è obbligatorio utilizzare un pre-decoder opportunamente attrezzato. Allo stesso modo, per applicare il Tone Mapping dinamico sui contenuti HDR in streaming al momento l'unica soluzione percorribile sembra sia il madVR Envy, di cui abbbiamo parlato in questo articolo, di cui si sta già discutendo nel nostro forum e che dovrebbe arrivare in Italia a breve, ad un costo che sembra per altro abbastanza elevato.
Per maggiori informazioni sul Digifast: https://digifastmultimedia.it/
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Commenti (12)
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simpatica l'intervista, come al solito non posso non notare che meriti altrui vengono fatti propri...va be così va il mondo...
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E anch'io non posso non notare come i tuoi commenti siano sempre gli stessi. Va bè, così va il mondo...
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Ecco appunto e finiamola qui, grazie!
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Interessante sia l'intervista che l'articolo, spero fra non molto di fare parte del club
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Emidio quando dici:
...per applicare la DRC sulle tracce Dolby Atmos, al momento è obbligatorio utilizzare un pre-decoder opportunamente attrezzato
... cosa intendi per attrezzato ? Basta un normale Pre-decoder che sia compatibile Atmos? Ma come si applica la DRC poi? -
Si intende che ad oggi per decisione di Dolby non esistono sorgenti, incluso il DIGIFAST, in grado di decodificare l'ATMOS.
Conseguentemente ne deriva come sia obbligatorio servirsi di un decoder esterno ( pre-decoder o sintoampli che sia) abilitato a tale decodifica, che pure provvederà alla correzione ambientale più o meno valida a seconda del modello scelto.
Utilizzando il DIGIFAST, proprio per permettere che questo sia possibile, è possibile da telecomando escludere la correzione DRC ed uscire dall'HDMI in bitstream ( ossia flusso raw ) . -
Grazie Marco, avevo capito male.
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Originariamente inviato da: prunc;5033854Mi riferisco a pre-decoder di pregio, con sezione di misura e di calcolo degli interventi all'altezza della situazione. Per essere chiari, non considero la correzione YPAO di uno Yamaha RX-V585 un vero DRC, benché offra comunque risultati interessanti. I pre-decoder-ampli con DRC sono ovviamente quelli con DIRAC Live oppure quelli con correzioni proprietarie come Anthem (più semplice), Trinnov (più complessa) e compagnia.... cosa intendi per attrezzato ? Basta un normale Pre-decoder che sia compatibile Atmos? Ma come si applica la DRC poi?
Emidio -
Grazie per la precisazione Emidio.
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Emidio, per tua info, Anthem ha aggiornato ARC alla versione Genesis da quasi un anno, compatibile oltre che con gli ultimi AVR (x20) anche con quelli della precedente generazione (x10), ampliando non di poco le possibilità di intervento, non è più tanto “semplice” come prima. Meriterebbe un articolo dedicato a mio parere...