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Pagina 1 - Introduzione: il Digifast, un anno dopo
È passato ormai quasi un anno e mezzo da quando AV Magazine ha iniziato la collaborazione con Microfast, la piccola azienda lombarda che produce il Digifast, la stazione multimediale basata su un Home Theater PC, Windows e soprattutto una "suite" software che permette di effettuare quattro operazioni fondamentali: gestire contenuti multimediali da locale, rete e anche in streaming, correggere l'acustica ambientale, calibrare proiettore e/o TV e modulare il cosiddetto "tone mapping" dei contenuti HDR per sfruttare al massimo il proprio sistema. Non è questa la sede per "annoiarvi" con le caratteristiche e le funzioni del prodotto; per chi non conoscesse il Digifast, c'è un nostro test pubblicato in questo articolo. Il senso di queste pagine è diverso da quello di una recensione ed è più un bilancio del prodotto a quasi 18 mesi dal suo "lancio ufficiale" alla stampa e al grande pubblico. In questi ultimi 12 mesi mi è capitato più volte di confrontarmi con Marco Bagna, CEO di Microfast, ma soprattutto con Marco Cavallaro, collaboratore e deus ex machina delle installazioni e calibrazioni. Perché è proprio Marco Cavallaro che va nelle case dei clienti per la prima installazione del Digifast e provvede a tutto quello che è nelle sue facoltà per tirare fuori il massimo dagli impianti audio e video dei vari clienti. In un recente incontro a Milano io e Marco ci siamo confrontati su alcuni temi estremamente importanti nelle installazioni, come la gestione dei collegamenti HDMI in una catena che è sempre più complessa per numero di sorgenti e prodotti che si incontrano prima del TV, proiettore o amplificatore.
La serata si è rivelata così interessante che ne è scaturita una vera e propria intervista in cui Marco mi ha raccontato qualche aneddoto sulle installazioni più strane o interessanti e che potete gustare qui in alto. In più, nella pagina seguente, ho inserito anche alcune considerazioni che mancavano nell'articolo dedicato al test, anche alla luce dei tanti mesi di verifica ed evoluzione del prodotto, oltre alle risposte a domande che ho ricevuto sul Digifast e che riguardano non solo le funzioni ma soprattutto la filosofia e il senso stesso di elaborare ulteriormente i segnali audio e video.
Pagina 2 - Ambiente e installazione
Nell'economia di un sistema di riproduzione audio e video, l'ambiente e la qualità dell'installazione sono sempre gli anelli più importanti della catena e sono elementi che condizionano più di ogni altra cosa la qualità della riproduzione, sia del suono che delle immagini. Per "qualità dell'installazione", non mi riferisco soltanto nell'evitare errori come quello di posizionare due diffusori da pavimento negli angoli di un corridoio (ebbene sì), oppure di illuminare uno schermo da 4 metri di base con un proiettore che non arriva neanche a 500 lumen... Si tratta anche di guidare l'utente finale nella ricerca delle massime prestazioni con quello che ha a disposizione, posizionando con attenzione i diffusori e l'arredamento e operando anche una calibrazione del TV e/o del videoproiettore. Durante il primo weekend di febbraio eravamo nel punto vendita HiFi Natali di Monsummano per la presentazione del nuovo sistema di altoparlanti Wilson Audio Chronosonic XVX, un sistema importante con pochi compromessi. Per l'occasione è stato allestito un impianto con il trittico dCS Vivaldi One, preamplificatore Momentum HD D'Agostino, coppia di finali Relentless D'Agostino e cavi Opus Trasparent. Nell'allestimento nulla è stato lasciato al caso e l'installazione fisica dei diffusori è stata curata direttamente da Peter Mc Grath di Wilson Audio, con verifica da parte di Daniel D'Agostino in persona. Non capita spesso nella vita di ascoltare un sistema del genere, con un costo che sfiora i tre quarti di milione e con una qualità all'ascolto a dir poco stellare.
Indipendentemente dal costo del sistema, nella stragrande maggioranza dei casi il posizionamento dei diffusori e degli elementi d'arredo è sempre figlio di un compromesso che lascia dietro di sé parecchi problemi, soprattutto nella risposta in frequenza e nella qualità generale all'ascolto. In più, anche potendo allestire e posizionare il sistema con competenza e ossessività, in ambiente casalingo il risultato evidenzia comunque problemi irrisolvibili con il solo posizionamento. Simili problemi si ritrovano anche nel comparto video, con calibrazioni per lo più assenti oppure insufficienti, talvolta per limiti dello stesso TV e/o proiettore. Per superare i limiti nell'ascolto, spesso l'unica soluzione è la correzione digitale dell'acustica della stanza, alias DRC (Digital Room Correction), da effettuare con prodotti specifici che intervengono sui segnali digitali, variandone il livello e la fase in funzione della frequenza e dopo una attenta analisi del connubio "sistema + ambiente" che viene effettuata con un microfono calibrato e posizionato correttamente. Lo stesso può essere effettuato sul segnale video: dove non arrivano l'installazione e la calibrazione con il menu del TV/proiettore, è possibile effettuare ulteriori correzioni applicando la cosiddetta LUT 3D, calcolata anche questa al netto di tutto l'ambiente. Per applicare queste correzioni è possibile utilizzare le cosiddette "LUT Box"(ancora nessuna per il 4K HDR con HDCP) oppure processori Video abbastanza costosi come il Lumagen Radiance oppure il nuovo madVR Envy: nel Digifast la correzione 3D LUT è già inclusa.
Al contrario della 3D LUT, la correzione dell'acustica ambientale è operazione più "comune" ma in questo caso vanno sottolineate le differenze. In occasione dell'ultima edizione del Roma Hi-Fidelity, nella saletta di AV Magazine abbiamo proposto proprio un sistema con correzione dell'acustica ambientale su tre livelli: disposizione dei diffusori e del sub-woofer in maniera oculata, trattamento della stanza con assorbente acustico e DRC con pre-decoder Arcam AVR 390. Le correzioni disponibili dei pre-decoder e nei "sintoampli" audio-video non sono tutte uguali. Alcune sono meno efficaci, sia per "colpa" del sistema di misura (hardware e software), sia per limite del sistema di elaborazione delle correzioni. Come per le correzioni video, anche per la DRC esistono prodotti consumer di fascia molto alta con prestazioni proporzionali al prezzo, come i prodotti Trinnov, oppure prodotti più semplici e dal prezzo più basso come alcuni dei prodotti del marchio miniDSP. Nel Digifast i software per effettuare la DRC sono inclusi. Manca solo un microfono calibrato (non necessario per accedere al servizio di calibrazione ma consigliatissimo a chi voglia cimentarsi in questa operazione, il miniDSP Umik 1, a 95 Euro, IVA inclusa). A prescindere dal tipo di soluzione scelta, che sia il Digifast oppure una delle soluzione hardware e software dedicate, il risultato delle correzioni DRC e/o 3D LUT è direttamente correlato non soltanto alla qualità e "potenza" delle soluzioni utilizzate ma anche - e soprattutto - alla competenza di chi si occupa del set-up e dell'attuazione delle correzioni stesse, soprattuto nel campo audio. Nella prossima pagina ho analizzato un caso emblematico risolto da Marco Cavallaro con il Digifast: un'installazione con un sistema audio multicanale di derivazione professionale con l'impossibilità di variarne la posizione in ambiente...
Pagina 3 - Prima e dopo il DRC con Digifast
L'esempio portato da Marco Cavallaro è un sistema con diffusori Electro-Voice per il settore professionale, pensati per sonorizzare una sala cinema, posti in parte dietro uno schermo fonotrasparente, in parte dietro la posizione d'ascolto, in una delle più classiche configurazioni con 5.1 canali. Inoltre, un pre Classè con uscite bilanciate viene seguito da crossover elettronici e da finali professionali con dimensioni adeguate. L'analisi preliminare del sistema da parte di Marco ha rilevato subito una risposta in frequenza piuttosto travagliata, con escursioni fino a 20 decibel per ogni canale. In questo caso è impossibile tentare di modificare la risposta in frequenza con il posizionamento poiché i tre diffusori principali devono comunque rimanere dietro allo schermo fono-trasparente. Marco ha quindi iniziato con una pre-calibrazione, addolcendo di fatto tutti i picchi e le valli più importanti, con un risultato che vedete qui in alto con i tre canali principali sovrapposti e con escursioni di 16 dB (circa 8 dB in più o in meno rispetto al livello di riferimento). Con l'applicazione della DRC attraverso il Digifast, la risposta in frequenza assume una linearità invidiabile, leggermente calante sullo spettro di frequenze più alto, come da riferimento selezionato in fase di taratura. In particolare, l'attenuazione di alcune porzioni dello spettro contribuisce a contenere anche le distorsioni, specialmente in gamma bassa. In questa installazione, grazie alla tenuta in potenza dei diffusori e alla presenza di amplificatori professionali particolarmente muscolosi, la gamma dinamica è comunque molto elevata. Il risultato all'ascolto è entusiasmante: grazie all'uniformità della timbrica dei vari diffusori, con un allineamento temporale perfetto, il senso di immersività diventa totale e tutti i diffusori scompaiono letteralmente nell'ambiente. Un altro merito della DRC è l'annullamento totale della fatica d'ascolto, anche con pressioni sonore particolarmente sostenute, cosa ben difficile da ottenere anche in sistemi di alto lignaggio.
Pagina 4 - Tone-mapping, madVR e considerazioni finali
Gli altri elementi chiave del Digifast riguardano la riproduzione video e permettono, prima di tutto, la ulteriore calibrazione con generazione di una LUT 3D. Approfitto per ricordare che la LUT dovrebbe essere utilizzata dopo la "calibrazione" classica, da effettuare prima di tutto all'interno del TV o del proiettore. Delegare alla LUT 3D e al Digifast tutto il lavoro è un errore che portà con sé il rischio - molto elevato - di perdere per strada molte delle sfumature a disposizione e far comparire le cosiddette "solarizzazioni". Al di là della calibrazione, le scelte effettuate in fase di installazione sono altrettanto importanti, soprattutto nella videoproiezione. Uno degli errori più comuni riguarda ad esempio il rapporto tra il flusso luminoso effettivamente a disposizione nel proiettore e dimensioni e guadagno dello schermo. Per la riproduzione dei contenuti HDR, nelle sale Dolby Cinema la luminanza è di 106 NIT. Per questo motivo, nelle installazioni casalinghe bisognerebbe guardare a questo obiettivo di luminanza. Invece, nella gran parte dei casi si finisce per esagerare con le dimensioni dello schermo, con il risultato che la luminanza non è sufficiente. Purtroppo capita sempre più spesso di trovare schermi con base da tre metri, quindi con superficie di circa 5 metri quadrati. Con schermi così grandi, per garantire 100 NIT al centro di uno schermo con guadagno unitario, servirebbero quasi 1.600 lumen. Nella mia esperienza, anche con proiettori di ultima generazione come Sony e JVC, raramente si va oltre i 1.500 lumen reali, anche con sistema d'illuminamento alla massima potenza e con poche ore di vita. Talvolta si è costretti a posizionare il proiettore molto lontano dallo schermo, con obiettivi in posizione "tele" che perdono fino al 30% di luce rispetto alla posizione "wide". Quando poi ci sono anche gli schermi con basso guadagno, si finisce per perdere un altro 20% di luminanza, quando va bene... Alla fine, dai 100 NIT di riferimento per i contenuti in HDR, si scende anche a meno della metà e in questi casi anche il Digifast si trova in difficoltà poiché la dinamica a disposizione è comunque troppo limitata. In linea di massima, in HDR e con proiettore, il consiglio è di non scendere sotto gli 80 NIT. Con i TV che hanno a disposizione livelli di luminanza di un ordine di grandezza superiore, c'è ovviamente più possibilità di effettuare un tone mapping che esalti le informazioni in più che arrivano con i contenuti HDR ma anche in questo caso bisogna fare i conti con i limiti delle tecnologie a disposizione, come il rapporto di contrasto intra-frame della tecnologia LCD oppure le notevoli limitazioni del "volume colore" e della massima luminanza con elevato APL della tecnologia OLED attuale.
In questi ultimi mesi, dopo aver analizzato alcune funzioni di "auto tone-mapping", presenti in alcuni TV e nei proiettori JVC di ultima generazione (alias Frame-Adapt HDR), ho rilevato che le possibilità offerte da madVR e da soluzioni come quella del Digifast, sono di gran lunga superiori e le differenze di qualità, di ricchezza di informazioni e di percezione della dinamica, sono ancora più evidenti quando la gamma dinamica del sistema a disposizione è più limitata. Eppure, anche quando si ha a disposizione una soluzione come il Digifast, soltanto una corretta installazione e un'adeguata pre-calibrazione, sia audio che video, consentono di tirare fuori il massimo della qualità. Dopo aver giustamente lodato i punti di forza del Digifast, l'importanza delle fasi di installazione e calibrazione, l'assitenza e il costante sviluppo delle funzioni aggiuntive, non posso evitare di sottilineare i due grandi limiti del Digifast che sembrano ancora invalicabili: da un lato l'impossibilità di applicare la DRC alle tracce audio ad oggetti (Dolby Atmos e DTS-X), dall'altro l'impossibilità di utilizzare madVR e il Tone Mapping dinamico sui contenuti HDR in streaming, come Netflix o Amazon Prime Video. Nel primo caso, per applicare la DRC sulle tracce Dolby Atmos, al momento è obbligatorio utilizzare un pre-decoder opportunamente attrezzato. Allo stesso modo, per applicare il Tone Mapping dinamico sui contenuti HDR in streaming al momento l'unica soluzione percorribile sembra sia il madVR Envy, di cui abbbiamo parlato in questo articolo, di cui si sta già discutendo nel nostro forum e che dovrebbe arrivare in Italia a breve, ad un costo che sembra per altro abbastanza elevato. Per maggiori informazioni sul Digifast: https://digifastmultimedia.it/
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