Dico la mia personalissima opinione.
Mi trovo abbastanza d'accordo col discorso di Michele...
Partiamo dal presupposto che sia necessario raggiungere la migliore qualità d'immagine, come compromesso tra artefatti (provenienti dalla sola sorgente, possibilmente) e dettaglio/definizione d'immagine del display (da non dimenticare soprattutto il LIVELLO DEL NERO NEL MICROCONTRASTO e/o l'impastamento dei colori...).
Per i display digitali (a lampada, LCD e DLP, per ora) la "testa al toro" è già tagliata. Volendo evitare a tutti i costi ulteriori riprocessamenti dell'immagine per mezzo dello scaler interno, occorre riferirsi semplicemente alla risoluzione stessa (forzandola perfettamente identica) a quella della matrice interna LCD o DLP. questo lo si fa generalmente in modo molto comodo con l'HTPC.
Per i tritubo il discorso è diverso. La possibilità di poter intervenire liberamente sulla risoluzione utilizzata ci avvantaggia notevolmente in questo senso, soprattutto in termini di qualità d'immagine complessiva.
Assodato questo, il primo punto da sviscerare è quello riguardante l'opportunità di ottenere il massimo dettaglio dell'immagine, e mantenere il miglior livello di microcontrasto, "in primis" rispetto al nero, sullo schermo.
A mio avviso, con un tritubo NON bisogna raggiungere il punto in cui sia impossibile distinguere le linee di scansione a distanza ravvicinata. Nella mia opinione, preferisco SEMPRE raggiungere il giusto compromesso che mi permetta di distinguere tali linee ad una distanza media di circa un metro, magari un metro e mezzo, per uno schermo di due metri di base.
Ovvio che durante la "seduta di visione" queste linee non saranno visibili... normalmente ci si pone ad una distanza media di almeno 3-3-1/2 metri, per uno schermo di un paio di metri di base, comunque, generalizzando il discorso, direi che occorre sempre mantenere certe proporzioni tra distanza di visione, dimensione schermo (quindi "dimensione apparente dell'immagine") e distanza di "calibrazione della risoluzione" (quella cui mi riferivo precedentemente).
Comunque, assodato questo, la logica ci suggerisce che non è possibile adottare la stessa risoluzione per il 4/3 e il 16/9, ad esempio.
Normalmente, utilizzando un tritubo per la visione dei normali film a casa (non per fare test e prove!), si creano perlomeno un paio
di geometrie. Una nativa in 4/3 e una generale per l'anamorfico.
Essendo quest'ultimo indipendente dalla risoluzione ma "giocato" tutto sui tempi di ritardo ciclici del segnale (la geometria di destinazione è "unica" per tutti gli anamorfici, i vari rapporti d'aspetto tra loro, visto che i formati anamorfici sono pressocchè infiniti, sono ottimizzati poi per mezzo di differenti ritardi su asse verticale e orizzontale) è abbastanza facile ottenere una geometria apposita.
Normalmente occorre solo adottare un pattern apposito (anamorfico) e poi "restringere" (== comprimere) la dimensione verticale mantenendo inalterata quella orizzontale (poi occorre giustamente rieffettuare totalmente la convergenza).
Se si parte da una unica risoluzione per il 4/3, che permetta il giusto compromesso tra risoluzione e livello del nero nei dettagli, cosa accade se poi si "restringe" verticalmente l'immagine?
CHE SI PERDE DETTAGLIO E SI "INNALZA" IL LIVELLO DEL NERO NEL MICROCONTRASTO!
Così non va, a mio parere. Preferisco non rinunciare mai a questo!
Allora sarà magari opportuno riferirsi a DUE DIVERSE RISOLUZIONI PER IL 4/3 E GLI ANAMORFICI (sempre ammettendo di non accettare l'impastamento dei colori dell'immagine e mantenendo inalterati risoluzione e livelli del nero).
(attenzione! se ammettiamo questo siamo già arrivati alla conclusione che l'anamorfico, in termini di "compressione fisica verticale dell'immagine per mezzo della geometria del tritubo NON SIA OPPORTUNA

).
Magari, effettuando due semplici calcoli si otterranno due risoluzioni "ottimali" (però per quanto possibile identiche, in termini di geometria per il tritubo, e quindi coincidenti).
A questo punto cosa abbiamo fatto?
il "letterbox" sulla dimensione verticale.
vero?
Vero.
perchè?
Perchè, se la sorgente è a una determinata risoluzione (ammettiamo il fatidico 720x576i dei DVD PAL, anche se la compressione è dinamica) occorre de-interlacciarla e/o scalarla, per ottenere il contenuto richiesto dalle dimensioni del display (senza linee di scansione visibili alla distanza di proiezione).
Ammettiamo che in 4/3 scegliamo la triplicazione (1080x864, in PAL per i DVD). In realtà (a parte l'ottimizzazione del semplice processo di de-interlacciamento), occorrerà inserire una linea del tutto "interpolata" elettronicamente ogni due OTTENUTE DAL DE-INTERLACCIATORE.
Questo numero "ottimale" (multiplo esatto della risoluzione teorica in origine, e quindi compatibile con la frequenza di campionamento iniziale del segnale pari al doppio della frequenza massima di banda - essendo DIGITALE il sistema origine - seguendo il teorema di Nyquist, per evitare la creazione di "ALIAS") permette un numero molto contenuto di artefatti digitali.
Ovvio a questo punto, che se voglio far rimanere IMMUTATA la risoluzione reale del proiettore (in termini fisici), tra 4/3 e anamorfico DOVRO' PER FORZA DI COSE ABBANDONARE QUESTA RISOLUZIONE "OTTIMALE" e produrre una nuova risoluzione, che sia magari simile come risoluzione, sulla superficie del CRT, al 4/3! (in proporzione)
A questo punto, poniamo di aver raggiunto la conclusione che il 4/3 lo visualizziamo in triplicazione, e scegliamo per l'anamorfico un 1080x600 (attenzione! solo un semplicistico esempio!!!!!!)
cosa cambia rispetto al "letterbox digitale"?
Qual'è l'informazione da passare allo scaler? che deve generare 600 linee per quadro. Questo lo posso fare in TRE modi, ad esempio, con un HTPC (per gli scaler esterni il discorso è pressocchè identico):
adottare uno scaler software che mi permetta di cambiare dinamicamente la risoluzione;
adottare uno scaler software che non lo permetta (io ad esempio preferisco l'ATI Player, alias ELSA Cinemaster della Ravisent Tech.) e rieffettuando il cambiuo risoluzione ogni volta che devo passare da 4/3 ad anamorfico e viceversa;
"settare" mantieni proporzioni sul software, tarato alla perfezione con il proiettore in 4/3, magari in 1080x864, vale a dire settare "LETTERBOX".
Lo scaler non dovrà fare un lavoro molto diverso tra i tre casi!!!!!!!!
Lui prende la risoluzione che tu hai scelto ...e ci lavora sopra. Che glielo dica tu, settando dall'esterno 1080x600, che tu "dica" (al WINDVD, ad esempio) di utilizzare il 1080x600 in anamorfico, o che lui ricavi l'anamorfico dal 1080x864 in modo da lasciare "linee nere" sopra e sotto... (quando setti il "mantieni proporzioni") lavorerà sempre alla stessa risoluzione!
magari non proprio identica. Per il fatto che nel "letterbox" gli infiniti formati anamorfici richiedono altrettante "lievemente differenti" rizoluzioni... d'altronde, se la risoluzione E' FISSA PER TUTTI GLI ANAMORFICI... cosa farà lo scaler? sempre lo stesso mestiere...
A questo punto cosa rimane? rimane che di fatto tu hai scelto di mantenere la stessa risoluzione "FISICA" per il proiettore (o meglio, hai scelto di mantenere ad esempio la dimensione fisica delle linee sulla sua superficie ad esempio di 0,2 mm... a prescindere dal formato!)... e quindi di mantenere una sola geometria sul proiettore, sia per l'anamorfico che per il 4/3!
In sintesi.. io preferisco ottenere un'immagine definita, dettagliata, con elevatissimi livelli di microcontrasto per quanto possibile, magari a lievissimo (attenzione!...
lieviossimo) discapito di artefatti digitali.
Ma solo perchè utilizzo uno scaler d'eccezione, L'ATI Radeon!!!!
Spero di aver reso comprensibile il mio punto di vista.
ciao
Romano