Berlino | stagione 1 | la recensione

Fabrizio Guerrieri 17 Gennaio 2024 Cinema, Movie e Serie TV

Andrés de Fonollosa progetta con la sua banda un colpo da 44 milioni di euro in gioielli di varie provenienze, tutti riuniti a Parigi. Ma nel seguirne le tracce si imbatte in una donna bellissima che gli farà girare la testa facendogli mettere in pericolo l’intero piano.


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Andrés de Fonollosa, in arte Berlino, è uno dei ladri più astuti d’Europa. La sua banda è composta da Damián, un professore universitario, stratega insieme ad Andrés, nonché suo vice, Roi, factotum e braccio destro del capo che vede come la figura paterna che non ha avuto, Cameron, un’affascinante truffatrice con un passato psicologico complicato, Bruce, esperto delle due e quattro ruote, scavezzacollo, poco incline all’attenzione e Keila, programmatrice eccellente, ma enormemente in difficoltà nelle relazioni sociali reali, timida e impacciata. Con loro progetta un piano per rubare i gioielli di diverse famiglie reali europee, tutti riuniti in una casa d’aste a Parigi, per un valore complessivo di 44 milioni di euro. Tra le varie strategie per raggiungere l’obiettivo, c’è quella di seguire i movimenti di François Polignac che si occupa della sicurezza della cassaforte in cui i gioielli vengono conservati. Ma mentre Berlino osserva il suo appartamento, la sua attenzione viene cattura da Camille, moglie di François, una donna bellissima, libera e probabilmente insoddisfatta del proprio matrimonio. Il temperamento dell’uomo, facilmente incline alle passioni travolgenti, farà deviare i piani dell’intero gruppo che a sua volta verrà contagiato dalla medesima malattia.


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L’uomo che confondeva amore e passione. È questo il sottotitolo che avrebbe potuto avere Berlino, la serie costola di La casa di carta che ne rappresenta anche uno dei possibili prequel. Andrés è ancora in piena salute, appassionato nonostante la recente fine del suo terzo matrimonio e pronto a un nuovo colpo ben congegnato. Il meccanismo narrativo è sempre lo stesso, quello classico degli heist. Si parte dall’architettura praticamente perfetta di un colpo enormemente fruttuoso e per questo altrettanto complesso e pericoloso, ma durante la sua attuazione intervengono imprevisti vari che i nostri dovranno sventare improvvisando. Non potendosi basare su ciò che hanno minuziosamente messo a punto per un tempo relativamente esteso, dovranno agire più o meno rapidamente ed efficacemente. Quanto minore sarà il tempo a disposizione e maggiore l’efficacia, tanto più salirà l’adrenalina nello spettatore.


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In questo caso specifico, assieme agli elementi generati dagli antagonisti, che devono impedire il colpo, quelli tecnici creati all’interno della banda sono di gran lunga meno rilevanti rispetto a quelli emozionali, scaturiti principalmente proprio dal capo. Che da severo seppur ironico mentore si trasforma in eterno ragazzino, mettendo a repentaglio non solo l’intera operazione, ma anche l’incolumità di tutti i suoi compagni d’avventura. L’obiettivo principale (la rapina) diventa secondario in favore del desiderio più irrazionale e incontrollabile (l’amore, o per meglio dire, la passione). L’intera serie alterna dunque il genere giallo a quello sentimentale, in un turbinio di cambi di direzione che aumentano l’interesse in maniera sempre maggiore.


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Ogni personaggio è studiato per entrare in cortocircuito con gli altri, ma in maniera specifica con uno in particolare con cui instaurerà rapporti di forza più intensi e dinamici. Non a caso, oltre a Damián che affianca Berlino e può sostituirlo in caso di sua assenza, gli altri quattro del gruppo sono ottimamente incrociabili e opponibili tra loro, creando in questo modo la doppia possibilità: quella di un ottimo amalgama costituito da personalità complementari, o al contrario, quella di un’accozzaglia di individui che non riescono a stare in equilibrio tra loro. Sia i due ragazzi che le due ragazze si trovano agli antipodi. Roi si comporta in maniera educata, rispettosa e ordinata, principalmente per la venerazione che prova nei confronti di Berlino che lo ha tirato fuori dai guai tempo addietro. Bruce è invece istintivo e poco concentrato sui dettagli. Keila è il prototipo della secchiona che va in panne di fronte a ciò che non è sotto il suo controllo, mentre Cameron (che per più di un aspetto ricorda molto la Tokyo di Úrsula Corberó) appare come una ragazza molto sicura di sé. Eppure tutti capitolano sotto il giogo dei rapporti che devono stabilire tra loro, facendo emergere aspetti del loro passato che possono provare a tenere a bada ma non possono in alcun modo cancellare.


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Contemporaneamente Andrés/Berlino inventa addirittura un terzo nome per poter ottenere i favori della donna del principale (ignaro) antagonista, senza porsi alcun limite o dubbio circa le conseguenze che un tale atto possa innescare. La sua attenzione si sposta completamente dall’altra parte perché sente, non solo di poter gestire entrambe le situazioni, ma che la sua infatuazione possa migliorare le sue capacità rispetto al colpo. E nonostante le sue doti innate da casanova, diversi suoi tentativi falliscono a causa della troppa sicurezza, che sfocia in sicumera giustamente punita. Le cose si complicano ulteriormente quando ad affiancare il commissario francese Marie Lavelle arrivano due volti decisamente noti.


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La serie contiene tutti i pregi e i difetti della serie madre. Il grado di intrattenimento è molto alto per l’abilità degli sceneggiatori di creare meccanismi a orologeria in grado di deflagrare nel momento perfetto, provocando una rottura che deve essere riparata ma non si ha la minima idea di come lo si possa fare. I personaggi interagiscono bene sullo schermo, si avverte la chimica che travalica la ragione e la loro assoluta disponibilità e impegno verso qualsiasi causa perseguano, sia i delinquenti (i buoni) che i tutori dell’ordine (i cattivi). Diversi espedienti invece, specialmente se analizzati a mente fredda, risultano se non macchinosi, alquanto poco credibili. Ma il ritmo con cui gli accadimenti si succedono riduce di molto l’impatto che la mancanza di realismo rischia di avere su chi guarda, riuscendo nel difficile compito di tenere in piedi anche quello che farebbe fatica a rimanerci abbastanza a lungo per approdare a una degna conclusione.


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Al momento non ci sono comunicazioni ufficiali su una seconda stagione della serie. Il finale è perfetto sia per la chiusura che per un seguito. Cosa, quest’ultima, che Netflix non si lascerà sfuggire, dato il notevole successo riscosso da questo primo capitolo grazie ai tanti spettatori orfani di La casa di carta. Anche perché l’occasione di raccontare nuovi interessanti colpi con la possibilità di ritrovare diversi personaggi della serie madre (fino adesso solo due) fino a riagganciarsi al suo inizio è davvero ghiotta.


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VALUTAZIONI

prima della visione
Aspettativa 7,5 Potenziale 8,5

dopo la visione
Intrattenimento 8,5 Senso 6,5 Qualità 7
Giudizio Complessivo 7,3

soglia d’attenzione
Scorrevolezza MEDIO/ALTA Impegno MEDIO

Berlino | stagione 1 (Berlín | La casa de papel: Berlín)
thriller, commedia, drammatico, azione | Spagna | 29 dic 2023 | 8 ep / 49 min | Netflix

ideatori Álex Pina, Esther Martínez Lobato

personaggi interpreti
Andrés de Fonollosa / Berlino Pedro Alonso
Damián Vázquez Tristán Ulloa
Keila Michelle Jenner
Cameron Begoña Vargas
Roi Julio Peña Fernández
Bruce Joel Sánchez
Camille Samantha Siqueiros
François Polignac Julien Paschal
commissario Marie Lavelle Rachel Lascar
Raquel Murillo Itziar Ituño
Alicia Sierra Montes Najwa Nimri
Alain Martín Aslan

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Commenti (1)

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  • yuzathecloud

    18 Gennaio 2024, 01:34

    Mi sarebbe piaciuto vederlo ma la traccia italiana ha il parlato che è stato distribuito tra i canali alla membro di Rex.
    Pensavo di avere un orecchio tappato all'inizio...
    Ho verificato a campione punti random delle puntate dopo la prima e il problema pare pure peggiorare.
    Già segnalato a Netflix da giorni ma ieri sera era ancora errato.
    Spagnolo invece perfetto.
    Attendo speranzoso le correzioni, ma che un simile scempio sia avvenuto su una serie massicciamente pubblicizzata in TV dal leader italiano dello streaming non è un bel segnale oggettivamente,

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