IMAX e risoluzione: tutta la verità!
Una guida che dovrebbe far vergognare chi ha sempre detto che la pellicola 'IMAX' 70mm sia indiscutibilmente il miglior formato cinematografico in circolazione, che abbia una risoluzione orizzontale di 18K, oltre a colori, sfumature, luminosità e dinamica inarrivabili dal miglior digitale...
Introduzione
Uno dei rari fotogrammi con rapporto d'aspetto di 1,5:1
di Oppenheimer; fonte: The Prague Reporter
- click per ingrandire -
Ad ogni uscita di un film importante, prodotto con negativi a 65mm come l'eccellente Oppenheimer, si riaccende sempre più viva la diatriba tra analogico e digitale e si verifica un piccolo miracolo: uno stuolo senza fine di cialtroni si desta dal letargo con esperti che si cimentano in dissertazioni tecniche sulla presunta superiorità assoluta - da ogni punto di vista - della pellicola 70mm proiettata nelle sale IMAX.
Un paio di infografiche IMAX prodotte da @antovolk
- click per ingrandire -
Sono ormai alcuni anni che girano infografiche in cui viene indicato che la pellicola IMAX 70mm proiettata nelle 30 sale IMAX che sono sul pianeta Terra, ha una risoluzione orizzontale di 18K, ergo una risoluzione verticale di 12K, quindi una risoluzione complessiva dell'intero fotogramma con rapporto d'aspetto di 1,43:1 di quasi 226 megapixel. Al confronto, le migliori proiezioni digitali a risoluzione 4K possono contare solo su 8,6 megapixel (DCI FLAT 3998 x 2160). In altre parole, secondo troppe persone ormai, IMAX 70mm batte il digitale 4K ben 26 volte a 1. VENTISEI A UNO!
Le informazioni tecniche che erano presenti sul sito imax.com
hanno lasciato spazio a slogan e semplificazioni estreme
- click per ingrandire -
Forse non è neanche più colpa del marketing di IMAX; sulle pagine del sito ufficiale imax.com non c'è praticamente più nulla. D'altra parte le infografiche vengono rilanciate da anni 'urbi et orbi' da tutte le testate, siti e influencer del globo terracqueo, con loghi IMAX quindi - forse - con la loro benedizione. A questo indirizzo invece la pellicola IMAX viene accreditata di una risoluzione orizzontale di 12K. Ebbene, sono tutte fesserie. Tutte quante!
Sul sito ufficiale oppenheimer.com l'IMAX 15/70 vale 10 volte il 35mm
- click per ingrandire -
C'è poi qualche informazione tecnica sul sito ufficiale dell'ultimo film di Nolan in cui c'è scritto che l'IMAX 15/70 ha "10 volte la risoluzione di una proiezione standard". La "proiezione standard" potrebbe essere il 35mm e in effetti, considerando la superficie netta dell'area impressionabile dei negativi pari a 464 mmq, considerando lo svantaggio del 35mm della lente anamorfica, il vantaggio dell'IMAX 15/70 della stabilità di quadro e arrotondando il tutto, è possibile che il positivo 15/70 abbia 10 volte la risoluzione del 35mm. E comunque da 26 volte si scende a 10 e per fortuna lo sanno ormai anche le capre che il digitale 2K è superiore al 35mm. Per la proprietà transitiva quindi, la pellicola IMAX sarebbe 10 volte un digitale 2K. Qui iniziamo ad avvicinarci alla realtà dei fatti ma siamo ancora lontani.
Nel 2014, sul sito IMAX si leggeva che i bastoncelli erano responsabili
della visione periferica e migliori dei coni per la sensibilità al movimento!
- click per ingrandire -
Mi sono impegnato più volte negli anni nello 'sverniciare' alcune delle informazioni tenniche più mirabolanti da parte del marketing IMAX; davvero memorabile quella sulla visione scotopica nel 2014, poi cancellata, che vedete qui in alto. Per la cronaca, i bastoncelli funzionano quando c'è poca luce, consentono una visione a bassissima risoluzione e hanno una latenza elevatissima, al contrario dei coni. Per quanto riguarda la risoluzione 18K, sembra che tutto sia partito da un piccolo peccato originale: qualcuno ha messo in giro la favola che il positivo Super35 (il 35mm) ha una risoluzione orizzontale di 6K. E visto che il positivo IMAX è largo quasi tre volte un 35mm...
Comparativa dei principali rapporti d'aspetto,
dall'IMAX 70mm al DCI, passando per il 16:9 e IMAX digital
- click per ingrandire -
Non paghi di questa fesseria del 18K, lo stuolo di cui sopra certifica in ogni momento l'assoluta superiorità della pellicola IMAX anche per il contrasto, i colori e la luminosità. Ebbene, per evitare che la mia testa esploda come nel test Trinity, ho preferito dissipare l'energia negativa, accumulata in queste lunghe settimane estive scrivendo un articolo tecnico, per ricordare a voi lettori come stanno le cose da un punto di vista scientifico e inattaccabile, con la speranza che il vostro passaparola raggiunga buona parte di quei cialtroni che fanno disinformazione, anche dall'altra parte dell'oceano.
SOMMARIO
- Introduzione
- Il negativo in pellicola
- La risoluzione dei negativi
- La risoluzione dei positivi
- La risoluzione del digitale
- La proiezione: analogico vs. digitale
- Conclusioni e raccomandazioni
Il negativo: 70mm 5 perf vs 70mm 15 perf
I tre principali negativi cinematografici: 16mm, 35mm e 70mm.
Fonte: kodak.com
- click per ingrandire -
Si legge in giro che Oppenheimer sia stato girato con due diverse pellicole: quella tradizionale da 70mm e 5 perforazioni e quella IMAX da 70mm e 15 perforazioni. Questa è una doppia bufala: non esiste un negativo IMAX! Il negativo è di un solo formato ed è largo 65 mm, non 70mm. Questo negativo, prodotto da Kodak, può essere usato in cineprese differenti ma è sempre lo stesso e identico supporto impressionabile.
Una cinepresa IMAX; fonte: wikipedia
- click per ingrandire -
I negativi utilizzati per produrre Oppenheimer hanno una larghezza di 65 millimetri mentre i positivi che vengono proiettati nelle sale hanno una larghezza di 70 millimetri. Oppenheimer è stato prodotto con negativi Kodak da 65mm di quattro tipi, usati a loro volta in due tipi di cineprese: quelle in cui il negativo scorre in verticale con 5 perforazioni ogni fotogramma e quelle IMAX a scorrimento orizzontale a 15 perforazioni per ogni fotogramma. Nelle cineprese IMAX, il fotogramma ha una larghezza di 15 perforazioni e ha una superficie che vale 3 volte quella del negativo tradizionale, con altezza di 5 perforazioni.
Il negativo 65mm nelle due declinazioni
a 5 e 15 perf. Fonte avmagazine
- click per ingrandire -
I quattro negativi Kodak hanno ovviamente vari tipi di sensibilità ma sono identici per composizione quindi la risoluzione effettiva è solo funzione delle dimensioni dell'area impressionabile. Per essere ancora più chiari, non ci sono differenze su colori, sfumature o rapporto di contrasto tra un 16mm, il Super 35 (alias 35mm), il 65mm 5 perf e il 65mm 15 perf. Nello schema più in alto potete osservare una comparativa sull'area che viene impressionata dalle due diverse cineprese sullo stesso identico negativo 65mm, quella IMAX con 15 perforazioni ogni fotogramma e quella tradizionale a 5 perforazioni ogni fotogramma. Cambia ovviamente il rapporto d'aspetto, pari a 1,43:1 quando si usano le camere IMAX e 2,20:1 con quelle tradizionali. Con le camere IMAX il negativo dura un terzo del tempo.
La struttura a strati del negativo a colori cinematografico
Fonte: kodak.com - avmagazine.it
- click per ingrandire -
La pellicola del negativo cinematografico a colori è composta da vari strati. Quelli 'sensibili' alla luce sono tre e sono composti da cristalli di alogenuri d'argento, detti anche grani (da qui il termine grana della pellicola) che sono miscelati in un substrato colloidale. Ogni strato è sensibile ad uno spettro di frequenze ben preciso, reagisce con i fotoni e, dopo un processo chimico di sviluppo, le immagini vengono fissate e la produzione del negativo è completa. La dimensione dei grani è variabile; più sono grandi, più catturano fotoni e quindi sono più sensibili ma scende inevitabilmente la risoluzione. Maggiori info a questo e quest'altro indirizzo.
La risoluzione dei negativi
Il negativo in bianco e nero Kodak 5222
- click per ingrandire -
Parlare di pixel nell'analisi della risoluzione nel dominio analogico è una forzatura e si preferisce utilizzare il numero di linee per millimetro o coppie di linee per millimetro che si riescono a distinguere al microscopio ad un preciso dato di MTF (Modulation Transfer Function), ovvero il rapporto di contrasto minimo tra linee chiare e linee scure fino a che siano ancora distinguibili. Per convenzione, il limite del valore di MTF viene fissato al 20%. Qui in alto potete osservare le principali caratteristiche del negativo in bianco e nero Kodak 5222.
Il negativo a colori Kodak 5203
- click per ingrandire -
Nei negativi a colori ci sono tre tipi di grani, uno per ogni componente cromatica, tutti e tre con risoluzioni differenti. Per convenzione, quando si analizza la risoluzione, si considera esclusivamente la componente verde poiché rappresenta la porzione dello spettro luminoso a cui siamo più sensibili. Le curve di MTF sono indicate nelle schede tecniche dei negativi Kodak. Qui in alto sono indicate le tre curve MTF per le tre componenti cromatiche assieme agli altri parametri principali per il negativo Kodak a colori Vision 3 50D 5203.
L'esperimento di Arri con in basso le scansioni centrali della
carta test rispettivamente con scansione a 2K, 4K e 10K.
- click per ingrandire -
In ogni modo, ad analizzare seriamente la risoluzione del negativo ci ha pensato Arri qualche anno fa, in occasione di uno studio sulla risoluzione necessaria per la scansione delle pellicole, disponibile a questo link. Arri è un'azienda tedesca che produce macchine da presa e accessori per il cinema da più di 100 anni ed è una vera istituzione. Per l'analisi Arri ha utilizzato una camera ARRICAM ST con lente HS 85mm F2.8 e pellicola Kodak 5245 50 ASA, quindi a bassissima sensibilità, con grana molto sottile. Secondo i calcoli, la risoluzione orizzontale del negativo S35 (Super 35mm) con sensibilità 50 ASA è assimilabile ad una matrice 4K (4096 punti). Per estrapolazione, la risoluzione del 65mm 5 perf è 8K mentre quella del negativo 65mm a 15 perforazioni usato nella camere IMAX sarebbe di 11K.
Il risultato: a sinistra la visione del negativo al microscopio e a destra il grafico
con il valore di MTF rilevato, pari al 20% per 80 coppie di linee per millimetro
- click per ingrandire -
La risoluzione reale del negativo è legata a molti fattori, ad iniziare dalla sensibilità. Nelle riprese di Oppenheimer sono stati utilizzati quattro diversi negativi, tutti di produzione Kodak, tre a colori ed uno in bianco e nero: il VISION3 50D 5203 da 50 ASA, il VISION3 250D 5207 da 250 ASA, il VISION3 500T 5219 da 500 ASA e il negativo in bianco e nero EASTMAN DOUBLE-X 5222 da 250 ASA. La risoluzione dei negativi da 50 ASA e da 250 è molto simile ma quella del negativo da 500 ASA è più bassa soprattutto per colpa della 'grana' che è più visibile.
Un fotogramma tratto dal trailer a risoluzione 2K (1998x1080) in cui è possibile
verificare la caduta di risoluzione e del dettaglio per colpa del movimento
- click per ingrandire -
Ci sono poi altri fattori, ancora più importanti del negativo, che hanno un drammatico effetto sulla risoluzione e sono rappresentati dall'obiettivo, dal rapporto di apertura del diaframma, dal tempo di otturazione e dalla velocità dei movimenti della macchina da presa rispetto alle 'dimensioni' dell'inquadratura e infine dalla capacità del fuochista di tenere un dettaglio ragionevole nella messa a fuoco. Tutto questo purtroppo non basta perché ci sono ancora due passaggi che determinano un ulteriore abbassamento della risoluzione effettiva.
La risoluzione dei positivi
La post-produzione di Oppenheimer è stata effettuata nel dominio analogico da FotoKem a Los Angeles, un'azienda che ha compiuto 60 anni di attività e che è responsabile anche nella produzione delle copie positive per la proiezione nelle sale di tutto il mondo; è stata realizzata quasi completamente nel dominio analogico, quindi in pellicola. Nel film c'è ovviamente una parte di effetti speciali digitali e probabilmente anche qualche ulteriore ripresa con camere digitali ad alta risoluzione (fonte IMDB).
Il primo problema è che i negativi NON sono stati digitalizzati (scansionati ad elevata risoluzione). Al contrario, dai negativi sono stati stampati dei positivi, perdendo quindi risoluzione e dettaglio (si perde il 30% della modulazione ad ogni passaggio). Non sappiamo ovviamente quante generazioni siano state stampate e possiamo farci solo un'idea dall'analisi della qualità in proiezione. Anche la correzione colore è stata effettuata chimicamente, quindi con una ulteriore perdita di risoluzione e dettaglio. In questi passaggi 'analogici' il colore e la luminosità possono essere preservati.
La perdita di modulazione (risoluzione e dettaglio)
ad ogni copia o passaggio in pellicola secondo Arri
- click per ingrandire -
Solo a questo punto è stata effettuata una scansione a risoluzione 8K del positivo, scansione poi utilizzata per il mastering delle edizioni IMAX digitali 2K e 4K e probabilmente anche per l'edizione in Dolby Cinema 4K e per le due edizioni DCI 4K in FLAT e SCOPE. Ebbene, le edizioni in pellicola di Oppenheimer in 70mm potrebbero avere un leggero vantaggio rispetto alla distribuzione digitale in termini di risoluzione poiché la scansione a risoluzione 8K potrebbe rappresentare un passaggio in più. Non ho informazioni su come vengono effettuale le copie in 70mm quindi una ipotesi sulla reale risoluzione delle copie positive non può essere precisa.
La risoluzione effettiva del master positivo IMAX, dopo la correzione colore, secondo i miei calcoli dovrebbe attestarsi al massimo in 6K per la pellicola 70mm a 15 perforazioni e 4,5K per quella a 5 perforazioni. Quindi, almeno in teoria, dovrebbe essere superiore rispetto al miglior sistema digitale che è presente oggi nelle sale cinematografiche. Un test scientifico con una camera IMAX, i quattro tipi di negativi Kodak, la stessa configurazione di ottiche, diaframmi ed otturatore usate da Hoytema e tutti i passaggi analogici, compresa la correzione colore, produrrebbe con buona probabilità risultati decisamente inferiori, più vicini ad una risoluzione 2K che a quella 4K.
La risoluzione del digitale
Positivo IMAX 70mm in proiezione. Fonte wikipedia
- click per ingrandire -
Da alcuni dei cialtroni dello stuolo di cui sopra ho sentito dire anche che "la pellicola sarebbe ancora superiore al digitale come contrasto, sfumature e colori". Sono sciocchezze ed è inutile che ci giriamo intorno: esattamente come per la fotografia, anche nel cinema il digitale ha superato l'analogico e non è un segreto che le migliori camere digitali ad alta risoluzione vengano preferite alla pellicola non soltanto per le prestazioni assolute in termini di spazio colore, gamma dinamica e rumore ma anche per economia, efficienza, velocità, affidabilità e consistenza del risultato.
La superiorità del digitale è così schiacciante che alcune produzioni decidono di inserire uno o più passaggi in pellicola nella post produzione per ridurre risoluzione, dettaglio, colore e per aumentare il rumore, come per Dune e The Batman. Non ci credete? Leggete cosa abbiamo scritto a proposito di The Batman in questo articolo con riferimenti tecnici e citazione precisa delle fonti.
Camera Blackmagic Design Ursa 12K
- click per ingrandire -
La risoluzione orizzontale massima e teorica di una camera digitale utilizzata per il cinema è oggi (agosto 2023) di 12K, grazie alla Blackmagic Design Ursa 12K con sensore da 12.288 x 6.480 pixel, per un totale di 80 megapixel per fotogramma: una risoluzione orizzontale che, almeno sulla carta, è molto vicina a quella del negativo 70mm a 15 perforazioni. Dal canto suo IMAX ha già 'certificato' ben sette camere digitali per la produzione di contenuti: ci sono due Arri LF con sensore 4,5K, la Arri 65 con sensore 6,5K, la Sony Venice con sensore 6K, le RED V-Raptor e Ranger Monstro con sensore 8K e infine la Panavision Millennium DXL2, anche questa con sensore 8K. Evidentemente anche per IMAX la risoluzione non è tutto e sicuramente non è l'aspetto più importante, soprattutto per un direttore della fotografia senziente.
Avere un sensore 12K non significa che la risoluzione sia effettivamente 12K, anche utilizzando la migliore ottica sulla piazza, con le migliori impostazioni per diaframma, sensibilità, tempo di otturazione e tenendo ben salda la camera su un tripode con massa enorme. La risoluzione effettiva sarà sempre leggermente inferiore a causa della distribuzione dei fotodiodi con filtri colore sul sensore, a causa dello sviluppo digitale e delle operazioni di de-bayering e soprattutto a causa del rumore.
Il sensore a risoluzione 8K della RED MONSTRO
- click per ingrandire -
Con alcune camere digitali, possono essere acquisiti più fotogrammi ravvicinati (solo quando c'è tanta luce a disposizione), in modo addirittura di aumentare la risoluzione effettiva. Per semplificare e seguendo anche le ricerche effettuate da Arri per quanto riguarda la migliore risoluzione per la scansione della pellicola cinematografica, possiamo affermare che la risoluzione effettiva è come minimo pari a 2/3 di quella utilizzata per l'acquisizione. Quindi, per avere un ottimo 8K serve un sensore 12K, per avere un ottimo 6K serve un sensore 8K e per avere un ottimo 4K serve un sensore 6K.
Le sette camere certificate da Arri sono tutte con gamma dinamica in alcuni casi ben superiore a quella di un negativo in pellicola, spazio colore più ampio e rumore nativo che in alcuni casi è più 'fine' della grana della pellicola da 50 ASA e che può essere ulteriormente abbattuto con sofisticate elaborazioni in post produzione, senza riunciare a dettaglio e risoluzione. Uno dei prossimi film che sarà distribuito nelle sale digitali IMAX (The Creator) è stato girato interamente con la camera digitale Sony prosumer FX3, con sensore 4,2K e dal prezzo di poco superiore ai 4.000 Euro, IVA esclusa.
La Sony VENICE 6K con registrazione a 16 bit per componente
- click per ingrandire -
Anche la ricchezza di sfumature è un parametro che non teme confronti con la pellicola. Ricordiamo prima di tutto che i fotodiodi che compongono un sensore sono analogici e che il debole segnale elettrico viene prima di tutto convertito nel dominio digitale e poi registrato. Ebbene, in molte camere è possibile registrare dati fino ad un minimo di 12 bit per componente per arrivare fino a 16 bit per componente cromatica.
Inoltre l'utilizzo di camere digitali permette di conservare tutte le informazioni di risoluzione, colore, contrasto e sfumature anche in post-produzione e anche nella correzione colore e non sono più necessari ulteriori stampe in pellicola che finerebbero per ridurre drasticamente la qualità d'immagine ad ogni passaggio. Per completezza c'è da aggiungere che è ovviamente possibile produrre un film utilizzando negativi in pellicola (magari in 70mm a 5 perforazioni) per poi effettuare una scansione dei negativi, magari a risoluzione 12K, in modo da non perdere le informazioni con i procedimenti di post-produzione analogici.
L'importanza del marketing
L'infografica su Dune di @ohheyjoe97
- click per ingrandire -
Quella della risoluzione 18K della pellicola IMAX è una fesseria con dimensioni bibliche, ripetuta praticamente urbi et orbi quasi da tutti, ad esempio dai redattori di Forbes e fino all'ultimo tiktoker nostrano, tutte persone senza senso critico e senza preparazione tecnica. Onore al merito al marketing IMAX che sta approfittando dell'ignoranza di giornalisti e influencer per effettuare un eccellente lavoro che si traduce in un aumento dei profitti. Del resto il numero di film e del business di IMAX sono decisamente in rialzo.
Sia ben chiaro: il formato IMAX secondo me è spettacolare, offre una qualità molto elevata ma è anche estremamente costoso, la risoluzione orizzontale rispetto al negativo 70mm a 5 perforazioni non è poi così elevata e rispetto alla miglior catena digitale oggi sulla piazza, la proiezione in sala del 70mm IMAX è superiore solo per dimensioni dello schermo e flusso luminoso poiché le migliori sale cinema sul globo terracqueo, ovvero quelle Dolby Cinema, hanno schermi decisamente più piccoli ma non per questo meno immersivi, anzi! Esistono sale con schermi dalla superficie più ampia del 95% delle sale IMAX 70, come la sala Energia a Melzo, in cui è possibile sedersi in posizione tale che il rapporto di visione sia praticamente lo stesso di una sala IMAX come quella in Australia che è quella con lo schermo più grande del mondo.
La proiezione: analogico 70m vs. digitale 4K
Un proiettore IMAX 70mm; fonte wikipedia
- click per ingrandire -
Veniamo infine al confronto della qualità in proiezione. Attenzione prima di tutto ai dati di targa. Il valore della risoluzione effettiva in una sala potrebbe sorprendervi negativamente poiché sono tanti gli ostacoli come la lastra di cristallo (potrebbe essere vetro spesso e senza trattamento antiriflesso, magari anche sporco) che separa la cabina di proiezione dalla sala, le aberrazioni e la precisione della messa a fuoco dell'ottica del proiettore o addirittura la misconvergenza delle tre matrici di un proiettore digitale. Nelle sale migliori, con i proiettori digitali migliori e con sistemi sempre sotto controllo, la risoluzione 4K viene raggiunta senza problemi.
Le stesse considerazioni valgono ovviamente anche per le proiezioni in pellicola: soltanto le sale con proiettori di qualità, in ottima efficienza meccanica e con ottiche senza compromessi, permettono di avere una ottima qualità d'immagine. Qui in basso potete osservare un video che ho realizzato qualche anno fa all'Arcadia di Melzo in occasione della proiezione in 70mm 5 perf di Interstellar e vi può dare un'idea di cosa ci sia dietro e quanto la cura quasi maniacale di un esercente decisamente appassionato del suo lavoro, sia in grado di fare la differenza. Veniamo ora ai dati 'numerici'.
La proiezione IMAX 70mm è sicuramente al primo posto per quanto riguarda la risoluzione poiché l'abbiamo accreditata di una risoluzione massima effettiva pari a 6K, seguita da quella 70mm a 5 perforazioni che la segue con una risoluzione effettiva massima di 4,5K. Nel caso specifico di Oppenheimer, la risoluzione effettiva è sicuramente più vicina ad un 4K che ad un 6K per le scelte che sono state fatte in produzione ma la compattezza della pellicola è tale che la qualità percepita è sicuramente molto elevata e piacevole anche nelle file più vicine allo schermo. Questi valori valgono ovviamente solo nelle prime proiezioni. Col il passare dei giorni, la pellicola potrebbe subire un deterioramento che ha effetti sia nella risoluzione che negli altri parametri.
Al contrario, nelle prime file di una proiezione digitale, anche a risoluzione 4K, potrebbe essere possibile scorgere i pixel. Lo stesso 70mm è a pari merito con le proiezioni digitali per quanto riguarda il numero di sfumature. Lo stesso formato è in svantaggio per quanto riguarda la profondità dei colori. Per un film come Oppenheimer in cui lo spazio colore è decisamente ridotto, non ci sarà differenza tra proiezione IMAX 70mm e quelle digitali per quanto riguarda i colori a più elevata luminosità.
La serie di proiettori Barco Cinionic
- click per ingrandire -
I proiettori digitali con sorgente laser RGB riescono a riprodurre colori con una profondità inarrivabile da qualsiasi pellicola cinematografica e anche i proiettori DCI al lampada hanno alcuni vantaggi sulla profondità dei colori, specialmente sulla componente verde, rispetto alle proiezioni in pellicola. Anche le camere digitali permettono di catturare colori con estensione più elevata rispetto alle pellicole. Tuttavia è la correzione colore che viene effettuata al termine della post produzione che ha più impatto sulla profondità dei colori e quando viene effettuata nel dominio digitale permette libertà artistica e una profondità cromatica inarrivabili da qualsiasi processo fotochimico e analogico.
Un altro vantaggio per le proiezioni in 70mm è il rapporto di contrasto, sicuramente più elevato rispetto alla stragrande maggioranza delle sale con proiettori digitali DCI, anche quelle IMAX Digital e IMAX Laser. Il rapporto di contrasto di una proiezione in 70mm in una sala con un buon controllo della luce in ambiente dovrebbe attestarsi in circa 5.000:1, quindi in linea con le migliori sale con proiettori digitali con ottiche ad elevato contrasto. In queste sale l'elevato rapporto di contrasto permette di non perdere saturazione nei colori a bassa luminosità. Il rapporto di contrasto delle migliori sale Dolby Cinema è inarrivabile da qualsiasi altro proiettore, sia analogico che digitale perché è di almeno di un ordine di grandezza superiore rispetto alle migliori sale IMAX 70.
Il proiettore Christie laser RGB della sala Energia 4 a Stezzano
- click per ingrandire -
Tornando alla risoluzione, i sistemi digitali di proiezione in standard DCI che riproducono un film in formato IMAX con rapporto d'aspetto fisso in 2,20:1 sono accreditati di una risoluzione di 3998 x 1817 pixel (7,2 megapixel) quando riproducono la versione 'FLAT'. La risoluzione scende a 3.775 x 1716 (6,5 megapixel) con i DCP in formato SCOPE. Nelle migliori sale IMAX con proiettori 4K, il film potrebbe essere riprodotto con risoluzione massima di 4096x2160 (8,8 megapixel) nelle scene con rapporto d'aspetto di 1,89:1 mentre la risoluzione scenderebbe a 4096 x 1861 (7,6 megapixel) quando vengono proiettate le scene con rapporto d'aspetto di 2,20:1.
Nella maggior parte delle sale IMAX con proiettori digitali, il rapporto d'aspetto della proiezione è di 2,20:1 per la porzione girata con negativo a 5 perforazioni e 1,89:1 per le poche sequenze girate con negativo a 15 perforazioni, in modo da sfruttare l'intera superficie della matrice dei proiettori digitali che è nativamente con rapporto d'aspetto in 1,89:1. Ad oggi non sappiamo quali sale IMAX Digital in Italia proiettano a risoluzione 2K oppure 4K. Un'analisi sulla risoluzione effettiva in queste sale la trovate in questo articolo.
Confronto tra le proiezioni 4K; fonte avmagazine.it
Maggiori informazioni sul confronto tra formati a questo indirizzo
- click per ingrandire -
Probabilmente nella sala IMAX Digital di Orio Al Serio, la proiezione è a risoluzione 4K e in questo senso ci sarebbe un leggero vantaggio in risoluzione che viene comunque perduto a causa della proiezione con doppio proiettore perché è impossibile mettere in convergenza perfetta le due immagini e il risultato è che che aumenta sicuramente la compattezza dell'immagine ma che finisce per far diminuire risoluzione e dettaglio, almeno rispetto alle soluzioni con singolo proiettore digitale a risoluzione 4K.
Anche il rapporto di contrasto potrebbe essere un problema nelle sale IMAX digitali, almeno rispetto alle migliori sale sale Dolby Cinema ma anche rispetto a quelle con proiettori DCI di ultima generazione con ottiche ad elevato contrasto. Problemi non solo per i limiti intrinseci dei proiettori utilizzati ma soprattutto per l'elevato livello di inquinamento luminoso che c'è nelle sale, dove viene lasciato addirittura acceso il logo IMAX su uno dei muri laterali. Lo schermo di proiezione con superficie alluminata (silver) e l'inquinamento luminoso mi consentono di consigliarle solo per il rapporto d'aspetto di 1,89:1 in quei 30 minuti di film o poco più.
Conclusioni e raccomandazioni
La pellicola IMAX 70mm in proiezione; fonte bored_tech
- click per ingrandire -
La pellicola positiva 70mm proiettata nelle sale IMAX non ha assolutamente una risoluzione orizzontale di 18K e chi sostiene questo dato è un ignorante oppure un furbetto. La risoluzione è soltanto un aspetto marginale della qualità di riproduzione di un film e non è certamente al primo posto nella scala di valori dei direttori della fotografia. Una produzione IMAX potrebbe avere alcuni vantaggi in termini di risoluzione orizzontale rispetto ad altre soluzioni anche digitali e potrebbe arrivare ad una risoluzione di 10K o leggermente superiore ma soltanto se i negativi a bassa e media sensibilità venissero scansionati subito dopo lo sviluppo, con scanner almeno a risoluzione 12K, meglio se a 16K (questi ancora non esistono).
La pellicola 70mm proiettata nelle sale IMAX potrebbe avere una risoluzione effettiva al massimo pari a 6K mentre il 70mm a 5 perforazioni proiettato nelle altre sale come all'Arcadia di Melzo, potrebbe avere una risoluzione di 4,5K, comunque superiore alla risoluzione dei migliori proiettori digitali. Sul dettaglio però il digitale non si batte. Su altri parametri come dinamica e colori, il digitale è avanti già da alcuni anni.
Oppenheimer non è stato prodotto esclusivamente con negativi 70mm a 15 perforazioni con rapporto d'aspetto di 1,43:1 e la maggior parte del montaggio finale è basato su negativi a 5 perforazioni con rapporto d'aspetto di 2,20:1. Si tratta comunque di un ottimo passo in avanti rispetto alle produzioni miste in cui sono stati usati negativi 35mm come per Dunkirk. Purtroppo, l'utilizzo di post produzione e correzione colore di tipo analogico, ha sicuramente tarpato la qualità d'immagine finale.
Al confronto con Oppenheimer, una produzione digitale di riferimento come 1917 di Sam Mendes con la direzione della fotografia di Roger Deakins, girato con camere digitali ARRI LF a risoluzione di 4,5K, ha una qualità d'immagine sensibilmente superiore rispetto ad Oppenheimer, soprattutto su risoluzione, dettaglio, dinamica e rumore, quattro aspetti contro cui alcuni direttori della fotografia e registi continuano a combattere senza sosta: ogni riferimento a Dune e The Batman non è casuale.
Distanze e risoluzione percepita; fonte avmagazine.it
- click per ingrandire -
La risoluzione effettiva nelle sale con proiezione digitale è legata a vari fattori. Al primo posto ci sarebbero le sale 4K DCI con singolo proiettore, magari con ottiche ad elevato contrasto, che proiettano la versione DCI di tipo FLAT. Le sale IMAX digitali riproducono le scene girate con pellicola a 15 perforazioni con un rapporto d'aspetto di 1,89:1. Attenzione però alla risoluzione ed evitate quelle che proiettano in 2K.
Ma attenzione anche alla vostra posizione rispetto allo schermo: se vi siederete troppo distanti, tutto quello che avete letto in questo articolo diventerebbe poco utile. Per apprezzare il vantaggio teorico in risoluzione nelle sale 70mm rispetto al digitale 4K dovrete stare al massimo ad una distanza che sia inferiore alla base dello schermo. Se vi sedete ad una distanza che sia il doppio della base dell'immagine, allora la risoluzione percepita sarà al massimo 2K.
Il vantaggio delle migliori sale IMAX con schermo 1,43:1 è tutto qui: le poltrone sono sistemate in modo che siete costretti a sedere molto vicini allo schermo, col risultato non solo di apprezzarne la risoluzione ma anche di aumentare l'immersività complessiva. Le sale IMAX non hanno l'esclusiva della immersività e non è difficile trovare, anche in Italia, sale con un rapporto di visione tale da avere esattamente la stessa identica proporzione.
Infine, dovete sempre tenere a mente che nelle produzioni cinematografiche come Oppenheimer, la parte girata con negativo 70mm a 15 perforazioni è assolutamente minoritaria e il rapporto d'aspetto va nella direzione opposta rispetto alla distribuzione del campo visivo umano, decisamente più vicino al formato SCOPE 2,20:1 piuttosto che a quello IMAX 1,43:1.
E infatti la quasi totalità di registi e direttori della fotografia preferiscono girare con formati SCOPE 2,39:1 e non con il formato 1,43:1. Del resto, il cambio di rapporto d'aspetto potrebbe avere un significato ben preciso nella cinematografia di Nolan e di qualsiasi altro regista ed è una tecnica che può essere utilizzata anche con le camere digitali.
Se vi fosse piaciuto questo articolo, mi raccomando: passate parola!
Approfitto per un ringraziamento a Edoardo Ercoli e Laura Fumagalli per il supporto tecnico, e soprattutto ad Alessandro Minelli: la sua comparativa sulle visioni di Oppenheimer a Londra in IMAX 70, 70mm 5 perf e Dolby Cinema la trovate a questo indirizzo.
SOMMARIO
- Introduzione
- Il negativo in pellicola
- La risoluzione dei negativi
- La risoluzione dei positivi
- La risoluzione del digitale
- La proiezione: analogico vs. digitale
- Conclusioni e raccomandazioni
Similar Post You May Like
-
Oppenheimer: IMAX vs. Dolby Cinema
A distanza di tre anni dal non riuscitissimo Tenet, arriva finalmente anche nelle sale italiane... »
-
The Batman: Dolby Cinema vs. DCI
Girato deliberatamente con le peggiori lenti e mortificato dalla stampa in pellicola, The Batman... »
-
1917
Candidato a 10 premi Oscar, arriva nelle sale italiane il nuovo film di Sam Mendes, ambientato... »
-
Dunkirk
Primavera 1940: l'inarrestabile avanzata nazista sul suolo francese chiude in una gigantesca... »
-
Interstellar
L'attesa pellicola sci-fi di Christopher Nolan ha conquistato le sale cinematografiche di tutto... »
-
Il D-Cinema italiano in stallo?
In queste ultime settimane sono tante le sale cinematografiche italiane già passate al digitale... »
Commenti (43)
-
Originariamente inviato da: Emidio Frattaroli;5250114La situazione a Roma sembra non sia particolarmente felice, almeno da quello che si legge qui:
https://www.avmagazine.it/forum/17-...-qualita-a-roma
Ho chiesto qualche info di prima mano a un amico che si occupa di post produzione, distribuzione e altri servizi per il cinema. Vi terrò aggiornati.
Sarò a ..........[CUT]
Grazie. A beneficio di tutti, trovo le sale del Cinema Barberini le migliori per quanto riguarda la comodità delle poltrone. Non sono mai stato ancora nella sala Dolby Atmos (la 5), forse rimedierò. -
Originariamente inviato da: Emidio Frattaroli;5249996Grazie!
Domanda lecita e interessant, la tua. Italia centro dove di preciso? Per 70mm 5 perf ad esempio c'è la cineteca di Bologna...
Emidio
Centro Italia tirando una linea retta su Roma, quindi non mi dispiacerebbe se a Roma ci fosse qualcosa di riferimento sia per Oppenheimer ma anche per qualche altro film che meriti davvero la visione in sala; nella mia zona il cinema, a detta di mia moglie che non è del campo, si vede male... immagini scure e pixelate, volevo trovare una sala che mi tirasse fuori un effetto wow, cosciente che prima o poi a Melzo ci dovrò andare.
Leggendo un pò i vari dibattiti mi sta venendo il sospetto che questa pellicola 70mm possa risultare una delusione... per me il riferimento è il mio TV Oled a casa, quando vedo contenuti 4k non compressi...
Sono curioso della tua esperienza a Roma, facci sapere -
Originariamente inviato da: derekz;5250333Centro Italia tirando una linea retta su Roma, quindi non mi dispiacerebbe se a Roma ci fosse qualcosa di riferimento sia per Oppenheimer ma anche per qualche altro film che meriti davvero la visione in sala; nella mia zona il cinema, a detta di mia moglie che non è del campo, si vede male... immagini scure e pixelate, volevo trovare un..........[CUT]
Anche io a casa ho lo stesso riferimento, e quindi quando vado al cinema è difficile rendermi soddisfatto.
Ho visto “Oppenheimer” all’IMAX UCI Porta di Roma e come cinema (esclusivamente per quella sala) non lo trovo male, ma penso si possa fare di più (il rapporto qualità/prezzo, secondo me, è proprio al limite, tendente allo sconveniente). -
Dopo i complimenti intervengo riguardo alla indicazione del motion blur in ripresa.
Nel cinema il tempo di otturazione è tipicamente 1/48s con pochissime varianti utilizzate per deviazioni artistiche.
Questo tempo è determinato dai classici 24fps secondo la formula 1/2*fps.
Questa regola vale anche per il cinema digitale.
Se in una ripresa con movimento si varia la velocità di otturazione aumentandola, a titolo di esempio, a 1/4*fps ovvero 1/96s si ottiene una visibile diminuzione del mosso in ripresa (da ora motion blur) che tuttavia si paga in:
1) Perdita della fluidità del materiale cinematografico, 24 fps sono già di loro limitati ma ci siamo abituati e lo consideriamo look cinematografico, diminuendo la velocità di otturazione le differenze fra fotogrammi adiacenti non vengono mascherate dal motion blur e il filmato diviene più saltellante.
2) Si paga un diaframma
Ci sarebbero ulteriori considerazioni su come i 24 fps hanno storicamente avuto impatto a livello artistico nel cinema.
Ad esempio un eccesso di movimento causa perdita di nitidezza, quindi la velocità delle carrellate è tipicamente bassa, le macchine sono tipicamente montate su cavalletto, la velocità dei movimenti degli attori (di solito) bassa.
Quando qualcuno comincia a trasgredire (la trasgressione fa parte dell' arte) per essere originale possono emergere problemi di non poco conto come ad esempio in certi film di Michael Bay in cui la frenesia porta a non capire quasi nulla.
Dato che siamo in tema ... una critica a livello artistico anche al (mostro sacro) Christopher Nolan, la ossessione per le inquadrature strette unite al diaframma aperto della ottica di ripresa trovo non siano pienamente coerenti con la necessità di impiego di un formato di ripresa di un formato extra large.
In pratica il fuoco per il 90% del film è solo sul protagonista che parla, campi larghi pochini, profondità di campo estremamente limitata .... quale è il senso di riprendere con questo formato? -
Francamente il tono dell’articolo non mi è piaciuto. Aggressivo scritto elevandosi nello scranno del professore. Qualsiasi persona che ha fotografato su pellicola e oggi lavora su file raw di moderni sensori su moderni software conosce la distanza siderale tra le due tecnologie. Dubito che nel 2023 si usi ancora molta pellicola al di la di quanto dichiarato. Poi fare rumore per attirare attenzione nel bene e nel male è da sempre il più classico dei metodi per far parlare di se… e chi più forte urla ed inveisce più bravo è in un “decrescendo” nel passare degli anni che non sembra mai aver fine.
Sarà che sto invecchiando e preferisco i toni sobri, maturi, e moderati, soprattutto quando si vuol dare un tono tecnico alle discussioni che mi permetto la mia dissonante critica.
Ora vi saluto e vi lascio crocifiggermi come mi merito ;-)
Un saluto
Ilario -
Originariamente inviato da: ango;5250450Sono parecchi anni che, ad ogni articolo su un contenuto IMAX, puntualizzo su queste pagine gli aspetti tecnici della faccenda. In fondo all'articolo ho inserito alcuni link a vecchi articoli (nella sezione 'articoli correlati').Francamente il tono dell’articolo non mi è piaciuto. Aggressivo scritto elevandosi nello scranno del professore....[CUT]
Il mio tono è sempre il solito. Magari un po' appassionato. Ma addirittura aggressivo? Ho semplicemente descritto e sottolineato dei dati oggettivi, non mi sono mai sottratto al confronto e non ho mai avuto bisogno di alzare la voce per catturare l'attenzione del nostro pubblico.
Ho fornito dati, elementi certi e verificabili, citando fonti super autorevoli. Che è l'abitudine su queste pagine. Sembra anche che quell'elevarsi nello scranno, abbia un ché di negativo. E non capisco il senso di una critica del genere. Questo articolo su IMAX non è un commento artistico o un parere soggettivo ma è molto più un articolo tecnico. Il tono deve essere rigoroso e l'esposizione più chiara e semplice possibile. Non devo essere simpatico.
Ho anche sottolineato che Oppenheimer (come la totalità delle opere in cui si incontrano Nolan e Van Hoytema) non è un contenuto adatto a sfruttare il vantaggio di risoluzione del formato a 15 perforazioni. Se avessi avuto l'intenzione di essere aggressivo, un po' come nel mio commento in 'The Batman', avrei puntualizzato - ad esempio - la lunghissima lista di inquadrature in Oppenheimer in cui non c'è un piano di messa a fuoco, l'incomprensibile scelta di tenere nel montaggio finale dei tagli in cui sembra sia stato usato un 35mm ad altissima sensibilità, invece che un 65 a 15 perf. Ci sono poi i vari orrori di messa a fuoco su inquadrature molto lunghe e in cui l'occhio cerca disperatamente il punto in cui il direttore della fotografia vorrebbe che concentrassi la tua attenzione, senza successo.
L'altro giorno all'IMAX di Orio ho cronometrato il tempo delle sequenze con negativo a 15 perforazioni. Lo so: sono da ricovero coatto. Poco più di 30 minuti di sequenze con rapporto d'aspetto in 1,89:1.
La maggior parte sono concentrate nella parte centrale del film, a cavallo di 'Trinity'.
Nella prima ora non solo non c'è quasi nulla (10%) e spesso non si comprende il senso di infilare qualche decimo di secondo in 15 perf all'interno della sequenza basata quasi totalmente in 5 perf. Almeno io non l'ho capito.
Non ho capito neanche il senso di infilare una sequenza a colori tra tutte quelle in bianco e nero nel piano temporale dell'incontro attorno al tavolo (col vaso di fiori in mezzo) in cui si discute di bomba h, di russi e compagnia. Oppure il cambiare spesso tra 15 e 5 perf nei pezzi in bianco e nero.
Ci sono poi delle scene che davvero non riesco a comprendere. Come il primissimo piano di Truman che, davanti ad Oppy che si rende ridicolo ai suoi occhi per l'esternazione dei suoi sensi di colpa (Gary Oldman è spettacolare), si sporge ancora di più verso la cinepresa fino ad andare completamente fuori fuoco, COMPLETAMENTE, mentre nel gioco di inquadrature, con quella di Murphy (ovvero qualche millimetro quadrato di guancia) almeno un piano di messa a fuoco c'è.
Ce ne sono tante di robe del genere a cui non riesco a dare un motivo artistico. Quando Oppy apprende la notizia di Hiroshima, tiene un breve discorso al gruppo di lavoro nel piccolo auditorium. Una scena di una intensità stupefacente, con Oppy dilaniato dai sensi di colpa e con un montaggio audio di una bellezza disarmante. Quando Oppy inizia a parlare, il 'piano americano' su di lui è completamente fuori fuoco. E non ha senso. Come non ha senso il fuori fuoco sui mezzi che portano via le due casse...
Come si fa a sbagliare in quel caso?
Eppure, nonostante tutto, il film a me piace. Nonostante mi sono distratto più volte anche alla prima proiezione, Nolan e Van Hoytema sono riusciti a farmi immergere nelle immagini e nella storia.
E comunque, anche senza considerare quelli che per me sono gravi errori di messa a fuoco, la verità è che per contenere la risoluzione effettiva di questo film basterebbe (e avanzerebbe) un 2K. Perché le ottiche scelte per questo film (alcune realizzate per l'occasione) sono oggettivamente molto 'morbide' già di partenza e l'utilizzo di diaframmi giganteschi, spappola ancora di più i dettagli in quei pochi micrometri di profondità di campo che rimane. Anche nelle inquadrature dei paesaggi. Magari con diaframmi talmente chiusi che il risultato è il medesimo.
Quindi risoluzione praticamente 2K. E per il dettaglio basterebbe forse anche la metà, ovvero un 1280x720p. Perché sia ben chiaro: risoluzione e dettaglio sono cose ben diverse. Ma ovviamente non avrebbe senso. Perché proiettando in digitale 2K si vedrebbero i pixel. E nelle sale IMAX Digital 2K i due proiettori aiutano pure a 'rimescolare' quei pochi pixel a disposizione.
L'importanza di un positivo 70mm o di un eccellente 4K è tutta qui: permettere di proiettare su schermi grandi, molto grandi e avere il pubblico molto vicino allo schermo, senza che si percepiscano i pixel.
Ma di 11K o di 6K in quelle immagini non c'è proprio nulla. E ho cercato di spiegare il perché.
Arriverà il momento che uscirà l'edizione in Blu-ray Disc 4K e potrete tutti verificare quello che ho scritto. Perché una edizione in 4K, benché con informazioni sul colore ad un quarto della risoluzione 4K (il component 4:2:0), sarà più che sufficiente. E le informazioni HDR quasi inutili, un po' come in Dunkirk e Interstellar, con alte luci spesso bruciate. -
Originariamente inviato da: Emidio Frattarolila verità è che per contenere la risoluzione effettiva di questo film basterebbe (e avanzerebbe) un 2K.
Forse con la post produzione nel dominio digitale, non con il processo interamente analogico di cui Nolan si avvale. A causa delle perdite generazionali di cui tu stesso hai scritto.
A questo proposito, le Kodak intermediate sono pellicole appositamente progettate per il laboratorio (non sono utilizzabili in ripresa, per essere più chiari), hanno una velocità equivalente di 1 (uno) ASA e vengono stampate a contatto. Se la perdita generazionale, nel 65mm verticale/orrizontale, è così elevata come si deduce dall'articolo, non riesco ad immaginare cosa si vedesse in sala all'epoca delle proiezioni dei Techniscope di Leone, che avevano pure un passaggio ottico, dovendosi realizzare un positivo da proiezione anamorfico. Siamo sicuri che si riuscisse a distinguere Eastwood da Wallach?
L'importanza di un positivo 70mm (o di un eccellente 4K) è tutta qui: permettere di proiettare su schermi grandi, molto grandi e avere il pubblico molto vicino allo schermo, (senza che si percepiscano i pixel).
Tutta qui? Secondo me, è stata la ragione d'essere del 70mm. A parità di ingrandimento, non c'è un reale vantaggio qualitativo rispetto al 35mm. Non mi fraintendere, intendo nel senso che il vantaggio è rappresentato proprio dalle dimensioni generose dello schermo, con il pubblico più vicino, come hai scritto, a sottolineare la grandiosità del Cinema. (Per tacere della parte audio: le copie 70mm avevano multipiste magnetiche con cui la traccia ottica del 35mm non poteva nemmeno lontanamente competere. Fino all'intuizione di un certo Ray Dolby: da quel momento, le cose iniziarono a cambiare. Ma questa è un'altra storia.)
Perché le ottiche scelte per questo film (alcune realizzate per l'occasione) sono oggettivamente molto 'morbide' già di partenza e l'utilizzo di diaframmi giganteschi, spappola ancora di più i dettagli in quei pochi micrometri di profondità di campo che rimane. Anche nelle inquadrature dei paesaggi. Magari con diaframmi talmente chiusi che il risultato è il medesimo.
Se le pregevoli ottiche Carl Zeiss fornite da Hasselblad sono morbide, probabilmente si tratta di una precisa richiesta/scelta progettuale. Non è soltanto una questione di diaframma in senso assoluto; gli obiettivi per il 65mm, soprattutto IMAX, hanno una distanza focale elevata; un grandangolo ha la focale equivalente di un medio tele per il 35mm. Ovvio che la profondità di campo sia già particolarmente limitata. Con l'IMAX di sicuro non si lavora in iperfocale. Considerato il ricorso alla tipica terna di sensibilità, direi sia abbastanza probabile anche un utilizzo di un diaframma intermedio
Non saprei, dopo avere letto il tutto, mi è rimasta un po' la sensazione di una volontà di descrivere i progetti di Nolan come realizzazioni di dilettanti allo sbaraglio.
Ma probabilmente sono io ad essere prevenuto... Ammetto che il processo interamente analogico ancora mi affascina e sono convinto che tali produzioni siano alquanto complesse. Il lato artistico, ma anche se questa particolare tecnica al servizio dell'arte, oggi abbia ancora un senso, raggiunga un risultato, è invece argomento soggettivo e rientra nella sfera delle opinioni personali. -
Originariamente inviato da: revenge722) Si paga un diaframma
Teoricamente è corretto.
Ma un diaframma si recupera facilmente. Con un frame rate così basso, il problema è che se si usa un tempo di otturazione più veloce, l'immagine risulta ancora più innaturale, relegando 1/96 a particolare effetto stilistico, come hai scritto. Tanto è vero che non tutte le mdp montavano un otturatore ad angolo variabile. -
Originariamente inviato da: Dario65;5250940Teoricamente è corretto.
Ma un diaframma si recupera facilmente. Con un frame rate così basso, il problema è che se si usa un tempo di otturazione più veloce, l'immagine risulta ancora più innaturale,.........[CUT]
Con la luce naturale di giorno e 250 ASAil problema non esiste.
Può essere un problema se fai una falsa illuminazione naturale come quella che filtra dalle finestre dell'albergo in Shining dove serve letteralmente raddoppiare il numero di lampade oppure passare a 500 ASA accettando la grana.
Ma è comunque un problema da poco e vale solo per le riprese con pellicola, in digitale zero problemi e sbattimenti.
[COLOR=#000000]..[COLOR=#000000]A questo proposito, le Kodak intermediate sono pellicole appositamente progettate per il laboratorio (non sono utilizzabili in ripresa, per essere più chiari), hanno una velocità equivalente di 1 (uno) ASA e vengono stampate a contatto. Se la perdita generazionale, nel 65mm verticale/orrizontale, è così elevata come si deduce dall'articolo,[/COLOR]
[/COLOR]Parliamo di vita vissuta.
Ti ricordi quando qualche anno fa mettevano in vendita diapositive nei luoghi turistici.
Gli scatti in originale erano realizzati da fotografi professionisti con macchine e vetri di prima scelta, l'originale era spesso Kodachrome 25/64 ASA.
Queste diapositive di seconda generazione, copiate a contatto con le stesse procedure (intermediate) manifestavano una risoluzione inferiore a quelle realizzate con la mia Minolta e ottiche amatoriali.
A dirla tutta se oggi prendo una diapositiva da me realizzata con la Fujichrome VELVIA 50 (in pratica il massimo possibile in E6) e ne eseguo la scansione con tutte le attenzioni possibili (si ho anche questa perversionegradita ai personaggi che popolano le foto) la qualità in termini stretti è inferiore a quella che ottengo con lo stesso vetro (e diaframmi) montato sulla CANON 6D MK2.
Giusto per essere chiari ai bei tempi un 24x36mm con una pellicola del genere (anche con la Kodachrome 25/64) reggeva bene fino a un ingrandimento 10x.
Questa è una mia su Fujicrome Provia 100 ISO; già a 3270 × 2168 (7,1 Mpixel) su una pellicola di prima generazione a sensibilità medio bassa e formato 24x36 mm con ottiche sferiche (due diaframmi li chiudevo sempre) sono sovrabbondanti a catturare tutta la pur fine grana.
Clicca sulla foto per visualizzarla a piena risoluzione.
https://ibb.co/qFBbG2G][IMG]https://i.ibb.co/qFBbG2G/Diana-ritratto.png[/IMG][/URL]
Qualche anno dopo, con una volgare Canon 600D (sensore APS) e con lo Zenit HELIOS 58mm a F2,0 guarda la differenza.
https://ibb.co/BTGsknG][IMG]https://i.ibb.co/BTGsknG/calzino3-1.png[/IMG][/URL] -
Nel mondo analogico, non esiste un duplicato senza perdita di qualità. Essa c'è sempre.
Ho lavorato una decina di anni in un laboratorio fotografico, sono cose che ho toccato con mano, per così dire.
Sul Techniscope di Leone, spero si sia capito che l'intenzione era di fare, più o meno, una battuta scherzosa.
Non voglio mettere in discussione il documento Arri: se fanno i test come costruiscono macchine da presa, direi si possa stare tranquilli
In ogni caso, nelle proiezioni, riveste una fondamentale importanza la distanza di visione. Tornando un momento al Techniscope, i campi lunghi erano impietosi. Ma sono cose arcinote.
(PS: Bellissimi i cani)