Tribes of Europa | stagione 1 | recensione
La serie tedesca di Netflix creata dai produttori di Dark, parte senza il giusto slancio ma prende quota verso la metà dei sei episodi. Un intrattenimento interessante in vista di una seconda stagione non ancora annunciata ma certa, visto il successo che questa prima parte sta riscuotendo.
Nel 2029 un blackout ha generato il caos in Europa, scatenando tensioni geopolitiche che hanno portato alla frammentazione del continente in ridotti gruppi tribali. Nel 2074 tre fratelli appartenenti alla tribù degli Origini che abita nella foresta, assiste alla caduta di una navicella a pochi metri da loro. Nonostante i vertici della tribù siano contrari, si mettono alla ricerca del pilota - che si rivela essere un atlantiano - e lo portano all’accampamento per curarlo. Ma quando la notizia giunge all’orecchio della tribù degli spietati Corvi che conoscono le potenzialità tecnologiche degli atlantiani, i pericoli paventati divengono realtà. Un misterioso cubo che passa dalle mani del pilota a quelle di uno dei tre fratelli diventa l’oggetto del contendere attorno al quale si muoveranno i protagonisti, tra chi vorrebbe studiarlo, chi venderlo e chi consegnare il messaggio che contiene al proprio interno.
La serie è una produzione Netflix con W&B Television che nel 2017 avevano dato vita all’acclamata Dark, un piccolo gioiello tedesco portato alla ribalta a livello mondiale per tre stagioni. Lì i vari piani temporali partivano dal 1888 per finire nel 2052, realtà quest’ultima poco sviluppata e approfondita come avrebbe meritato. Ed è come se Tribes of Europa volesse sopperire a tale mancanza. Ci troviamo infatti nel 2074 con una visione molto vicina alle poche immagini del futuro in Dark: un continente completamente alla deriva in cui gruppi organizzati sono uniti da vari ordinamenti sociali. In qualche modo ricorda la saga di Divergent in cui le persone venivano divise per orientamento caratteriale. Qui invece la divisione avviene per gruppi diversificati per stile di vita e soprattutto intenzioni nei confronti del prossimo.
Si parte dalla pacifica tribù degli Origini per i quali la natura è centrale, non per caso hanno scelto di vivere nella foresta. Quando la situazione precipita, i tre fratelli prendono strade diverse. Kiano, il maggiore, viene usato dai Corvi inizialmente come schiavo, Liv, salva per miracolo viene curata dalla tribù militare dei Crimson, mentre il giovane Elja cui è stato affidato il cubo s’imbatte in Moses - interpretato da Oliver Masucci, già visto in Dark nella parte di Ulrich Nielsen oltre che in quella di Hitler nel film Lui è tornato - un avventuriero bugiardo e donnaiolo che ha diverse conoscenze utili al compimento del viaggio del ragazzo.
I Corvi vivono nell’impenetrabile fortezza di Brahtok, una sorta di Berlino distopica, in cui il capo Yvar detta legge come il despota di una dittatura, mentre la subdola Varvara svolge il lavoro sporco, sterminando chiunque si opponga al potere che la tribù intende prendere sul continente. I Crimson, anch’essi organizzati militarmente, appaiono più ordinati nelle loro scelte, ma una frangia ribelle si rivela ben presto molto simile ai Corvi spostando gli equilibri verso l’inizio di una catastrofe annunciata.
La serie fa una certa fatica a decollare dal suo inizio, in cui sebbene qualcosa avviene, non c’è una costruzione tale da motivare lo spettatore ad andare avanti nella visione. Solo una volta arrivati a metà si scatena una modalità più truculenta con un retrogusto provocatorio e affascinante. Ed è strano vedere le scenografie e i costumi ben realizzati dentro una storia che a tratti diventa noiosa, un tale impiego di forze senza una struttura portante sufficientemente forte. Anche perché un intreccio simile raccontato in soli sei episodi non dovrebbe avere tante difficoltà nel predisporre la giusta densità realizzativa tramite sviluppi di crescente intensità e conseguente interesse. Fortunatamente dal terzo episodio tutto si fa via via più oscuro e crudo e i tanti riferimenti ad altre opere, apertamente dichiarati dagli autori stessi, iniziano a sostenere un impianto inizialmente poco oliato.
Il lato tecnologico-fantascientifico affiancato a quello distopico fa il suo dovere e mentre i personaggi principali si perdono geograficamente e interiormente, cambiando, maturando e soffrendo, gli accadimenti cominciano ad acquisire senso. Si combatte per riunire l’Europa, sottolineando implicitamente la Brexit. La frammentazione dei paesi e la divisione dei popoli ha portato a uno stato miserevole di tutto il tessuto sociale. La città più popolosa conta appena ottantamila abitanti e viene descritta come una megalopoli. Ciò che sarà del continente fra cinquant’anni è impossibile immaginarlo oggi, ma dopo aver vissuto quello che sarà un totale di almeno due anni di epidemia globale, ogni ipotesi non suona più così assurda.
Il finale di stagione colloca i protagonisti su varie rampe di lancio per una seconda stagione immancabile, dato che dalla sua uscita Tribes of Europa è rimasta costantemente nella Top Ten di Netflix, attestandosi più volte al primo posto. E ci rimarrà ancora per un pezzo perché la curiosità che crea è quella verso un intrattenimento di genere - genere più che rodato specialmente negli ultimi anni - di discreta fattura che grazie a questo successo speriamo di vedere migliorato al prossimo capitolo.
VALUTAZIONI
soglia d’attenzione
Scorrevolezza MEDIA Impegno MEDIO
visione
Intrattenimento 7 Senso 6,5 Qualità 7
dal trailer all’intera serie
Aspettativa 8 Potenziale 8 Risultato 6,7
Tribes of Europa | stagione 1
drammatico, fantascienza | Germania | 19 feb 2021 | 6 ep / 42 min | Netflix
ideatore Philip Koch
personaggi interpreti
Liv Henriette Confurius
Kiano Emilio Sakraya
Elja David Ali Rashed
Lord Varvara Melika Foroutan
Moses Oliver Masucci
David Robert Finster
Jakob Benjamin Sadler
Grieta Ana Ularu
Amena Jeanette Hain
pilota atlantiano Michaël Erpelding
generale Francis F. Cameron James Faulkner
critica IMDB 6,8 /10 | Rotten Tomatoes 7,3 /10 | Metacritic nd /100
camera Alexa 65, Mini-LF
aspect ratio 2 : 1
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