Incontro tra giganti - parte 2

Fabio Angeloni 24 Aprile 2020 Audio

L'evento più prestigioso degli ultimi anni ha fatto convenire gli audiofili di tutta Italia nel bello spazio espositivo di HiFi Natali. Wilson Audio, Dan D’Agostino, dCS e Transparent Cable componevano un set up allo stato dell’arte che farà parlare a lungo di sé. Il resoconto della visita della redazione di AV Magazine a Monsummano Terme.

L'evento


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Sono giunto a Monsummano Terme il pomeriggio precedente per sedermi ad assistere al “tavolo di poker audiofilo senza limiti di puntate” organizzato il 1° e il 2 febbraio scorsi, un evento esclusivo nel senso letterale della parola, riservato alle realizzazioni top di gamma dei 4 brand sopradetti. Si trattava oggettivamente di una occasione di profilo elevatissimo piuttosto infrequente in Italia, anzi direi senz’altro unica in quanto il set che avremmo ascoltato in primo luogo era composto da macchine di pregio assoluto e in secondo luogo assommavano un costo di listino che si avvicina al milione di euro. La summa tecnologica dei quattro marchi, inutile negarlo, anche solo esteticamente quasi intimoriva per quanto era bella. Dopo averlo visitato, ho decretato lo showroom Natali luogo cui riservare una tappa obbligatoria dei miei viaggi audiofili. Curiosamente, infatti, mentre ho ascoltato, testato ed acquistato vari prodotti tra quelli distribuiti da Audio Natali, mai ne avevo visitato la sede storica. Ma andiamo per ordine.


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Non c’è appassionato che non conosca le sofisticate realizzazioni di dCS (per i curiosi, acronimo di “data Conversion Systems”), marchio britannico sul mercato da un terzo di secolo che produce macchine dal sinuoso design ad onda sonora, che non ha certo bisogno di presentazioni essendo puntualmente inserito nei set di altissima gamma per via della sua indiscutibile cristallinità e naturalezza di riproduzione. dCS progetta, realizza e assembla a mano i suoi prodotti in house, più precisamente nel UK, a Cambridge. È dal 2016 che i Natali sono riusciti ad inserire nel loro carniere anche questo marchio di assoluta eccellenza. Sulle caratteristiche delle macchine dCS ha riferito Raveen Bawa.


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La piattaforma Vivaldi è la più sofisticata prodotta dal marchio ed è composta da 4 telai separati: CD/SACD transport, DAC, upsampler e master clock. In questo caso suonava però il Vivaldi One, una edizione limitata a 250 esemplari di una macchina che al contempo è un lettore SACD/CD, DAC, upsampler e lettore di rete (con telecomando), che era affiancato da un Vivaldi Master Clock.

I preamplificatori e i finali della americana Krell notoriamente sono tra i pochi in grado di pilotare autorevolmente anche speaker dal modulo di impedenza tormentato o semplicemente bisognosi di poderosi ed autorevoli erogatori di corrente indistorta. Il marchio lanciato successivamente dal suo mentore, Dan D’Agostino (il brand porta il suo nome e lui era fisicamente presente per illustrare le sue creature: qui viene intervistato "in 4K" dal nostro Marco Cicogna) sublima quella filosofia ed è il frutto di anni di affinamento progettuale e circuitale, con macchine impreziosite dalla pregiatissima selezione di componenti audiograde. Il brand nasce nel 2011 e si connota per la costruzione di prodotti fatti anch’essi interamente a mano negli Stati Uniti, in Arizona, uno Stato del Sud-Ovest non lontano da Las Vegas, Los Angeles e San Diego.


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Il finale mono Relenteless è, manco a dirlo, il top di gamma degli amplificatori del marchio, così come l’HD Preamplifier. Si tratta di macchine dall’aspetto massiccio, dotate dell’ormai tradizionale e famoso grande oblò anteriore (click per vederlo in azione), che anche solo esteticamente infondono un senso di solidità per i materiali impiegati (alluminio, ottone, rame e oro) e predispongono psicologicamente al buon suono che in effetti sono in grado di generare.


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Il Pre è il solito pezzo di bravura di D’Agostino, che nella sua storia professionale ne ha progettati davvero di fantastici (vi dicono nulla le sigle HTS 7.1 e Evolution 707?). Dei Relenteless non impressionano solo i 1.500 Watt erogati su 8 Ohm o il tradizionale comportamento da primo della classe tipico dei finali progettati da D’Agostino, che esibiscono il raddoppio della potenza al dimezzamento dell’impedenza, ma anche i suoi 128 amplificatori di potenza, una sezione di alimentazione da 5.5 KW e il rifiuto dell'uso della controreazione, ritenuta non necessaria per via dell'estrema linearità del progetto.


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Esattamente sopra l’Arizona e sempre non lontano da Las Vegas c’è il confine che porta nello Utah, altro Stato americano in cui vengono prodotti gli speaker Wilson Audio. Anche qui non mi sento di doverne rammentare lo standing, in quanto siamo in presenza di un’altra vera e propria stella nel firmamento dell’alta fedeltà senza compromessi. Per i molti fan che possiedono o sognano di acquistare questi speaker Wilson Audio rappresenta la scelta ideale, l’unica possibile, ma anche ai detrattori è oggettivamente difficile obiettare qualcosa di concreto, al di là di un loro diverso personale gusto estetico e/o di ascolto.


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Il marchio americano è nato circa mezzo secolo fa, nel 1974, dall’ingegno dei coniugi David A. Wilson e Sheryl Lee Jamison, e dalla morte del fondatore, avvenuta due anni fa, è gestito dal figlio Daryl C. Wilson. La produzione parte dalle piccole Tune Tot (che AV Magazine ha testato in questo articolo di Gian Piero Matarazzo) e arriva fino alle ciclopiche WAMM Master Chronosonic. Il brand è noto anche per 31 incisioni di pregio prodotte da Wilson Audiophile Recordings in vinile e in cd, parte delle quali è stata resa disponibile per il download in alta risoluzione.


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Peter Mc Grath ha informato che lo scorso anno sono state presentate le nuove Chronosonic XVX che, pur mantenendo l’invidiabile impostazione sonica delle sorelle maggiori top di gamma, sono più compatte (e - aggiungo io - proposte ad un prezzo più che dimezzato). Va notato che oltre alla cura progettuale, alla rigidità tipica dei cabinet di Wilson Audio dovuta ai materiali impiegati (compositi di resina fenolica e laminati epossidici) e alla indiscussa qualità costruttiva, questi speaker (malgrado la mole non indifferente) possiedono l’arma letale, ovverosia il totale dominio sul tempo. Tutti i driver diversi dai woofer godono infatti di regolazioni micrometriche in grado di realizzare il perfetto allineamento temporale di ogni altoparlante rispetto allo specifico sweet spot presente in ambiente con una approssimazione ai due milionesimi di secondo; questa caratteristica, unita all’esclusivo sistema di posizionamento in ambiente curato dai tecnici del marchio (noto al punto da essere genericamente definito come “metodo Wilson”), consente di procedere ad una installazione davvero customizzata degli speaker nella sala del fortunato compratore.


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In questo caso trattati per ultimi, ma non certo da considerare in fondo alla catena, troviamo i pregiati cavi di Transparent Cable. Anche per questo brand rimaniamo negli Stati Uniti, ma ci spostiamo nel Maine, lo Stato più a Nord-Est della Federazione, al confine con il Canada. Transparent Audio sorge nel 1980 grazie all’intuito dei tre soci fondatori (anche qui una coppia, Karen e Jack Sumner, con Carl Smith) e svolge funzioni di distribuzione di prodotti high-end. Proprio dall’esperienza derivante dalla vendita di set per l’ascolto i fondatori trassero l’impressione che negli impianti si rendessero necessari cablaggi di qualità superiore a quelli correntemente utilizzati, poiché essi incidevano notevolmente sulla qualità sonora finale del set. Più di 20 anni dopo, nel 1992, decisero quindi di far venire alla luce il nuovo brand Transparent Cable, specializzato, come immaginabile, nella produzione di cavi e di condizionatori di rete di alta gamma.


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Bob McConnel ha informato i presenti all’evento che tutto il cablaggio del set era curato da Transparent Cable. In particolare i cavi di potenza erano dei MOSC (Magnum Opus Speaker Cable) prodotto di quinta generazione e di livello assoluto presentato nel 2013, ma in questo caso specificamente ottimizzato per magnificare le prestazioni del set.


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