Roma hi-fidelity 2019: intro e sala Garman
Le luci si sono spente e tutto è stato smontato e portato via. A mente fredda e dopo aver recuperato un po' di sonno eccoci a tirare le somme di questa fiera che di anno in anno abbiamo visto crescere e diventare adulta e matura.
Il Roma hi-fidelity di Marco Cicogna
Con l'inverno ormai alle porte, l'edizione di novembre del Roma Hi-Fidelity ha raccolto un gran numero di appassionati di riproduzione musicale. Sabato si faceva fatica a transitare lungo lo stretto corridoio al primo piano; una vera e propria folla. Grandi e piccole aziende hanno condiviso gli ormai tradizionali spazi del Mercure Hotel (appena fuori l'anello del GRA) in un appuntamento che dimostra ancora una volta quanto gli audiofili della capitale abbiano bisogno di un luogo dove ascoltare e confrontarsi, condividendo la propria passione e mettendosi in gioco di persona; non dietro lo schermo di un PC.
Ancora una volta l'organizzazione è quella del patron di “The Sound of the Valve”, Stefano Zaini, che vanta ormai una lunga esperienza sul tema. Due piani, diversi ambienti con sale d'ascolto grandi e ben equipaggiate, altre in effetti un po' striminzite (di fatto camere d'hotel) e diversi spazi espositivi, hanno raccolto noti distributori nazionali, alcuni punti vendita romani e non pochi "discografici".
Le disponibilità di dischi è un elemento di forte attrazione in questo genere di mostre. Anche nell'era degli acquisti online, per molti amanti della musica la possibilità di vedere e toccare le copertine esercita un fascino immutabile (sarà che stiamo invecchiando). Chi non si può permettere un buon impianto, magari si toglie uno sfizio comprando qualche disco. Va bene anche così, Abbiamo ritrovato con piacere i professionisti della discografia. Tra questi si pone in evidenza ancora una volta Alfredo Gallacci di Sound & Music, pluridecennale fornitore di materiale audiophile che raccoglie etichette importanti anche e soprattutto in vinile. Ma attenzione ci sono anche i preziosi album SACD che rappresentano una chicca per veri intenditori. Mi piace poi segnalare che anche l'amico Marco Lincetto di Velut Luna torna a proporsi con questo formato, con un solido album di organo registrato con il grande strumento dell'auditorium Pollini di Padova di cui racconteremo presto in maggiore dettaglio.
Roma rappresenta storicamente un terreno difficile per l'alta fedeltà, con negozi che fanno fatica ad imporre scelte di qualità e sale d'ascolto adeguate. Eppure in occasione di fiere come questa gli audiofili giungono a frotte, spesso riuniti in gruppetti di amici, talvolta anche con spostamenti di medio raggio. La passione è dunque sempre forte, ma mancano a questo settore gli entusiasmi ed il vigore delle nuove generazioni, che tranne qualche positiva eccezione sono quasi del tutto assenti.
AV Magazine aveva allestito in modo egregio una saletta al primo piano. L'intento era quello di dimostrare come ad un prezzo “umano” si possa realizzare una catena audio (eventualmente non priva di una vocazione video) di notevoli prestazioni. Persino in un ambiente così sacrificato. Anzi le difficili condizioni ambientali hanno permesso al sistema di correzione ambientale di entrare in gioco con le carte vincenti. Altro tema è quello del video. L'intesa tra audio e video andrebbe vista anche dagli audiofili più tradizionali come una opportunità e non come un anatema. Il video più che l'audio consente una condivisione globale all'interno della famiglia e talvolta (lo abbiamo più volte messo in evidenza) un impianto audio-video ben realizzato offre una insospettabile autorevolezza anche alla Musica.
Detto questo è stato interessante notare le prestazioni sonore di una coppia di diffusori PMC da supporto, anche in accoppiata con il compatto ma poderoso subwoofer di JL Audio. Nel corso della prova (pubblicata qualche settimana fa) del subwoofer Elac 3030 avevo molto insistito sulla grande flessibilità di inserimento in un reale ambiente domestico di una coppia di diffusori con subwoofer. La possibilità di ottimizzare la risposta con sistemi di “bass management” sempre più intuitivi e versatili offre in effetti una marcia in più. Ecco allora che nel pomeriggio della domenica ho avuto la possibilità di presentare una mia selezione musicale in questo ambiente, utilizzando i file audio in formato PCM e DSD che (soprattutto questi ultimi quando “nativi”) rappresentano lo stato dell'arte della tecnica di registrazione discografica.
Neppure vi sto a raccontare come l'impianto abbia fatto egregia figura con i pezzi più raffinati della mia selezione musicale. Piuttosto segnalo come la nuova edizione di un classico di Brubeck come “Take Five” (eseguito ed inciso in DSD alta risoluzione dalla piccola label Sound Liaison) abbia dimostrato la capacità di risoluzione e la trasparenza di una catena audio in grado effettivamente di entrare in ogni casa. La dinamica del passaggio dell'assolo della batteria ha lasciato molti a bocca aperta. Se siete curiosi lo trovate su Native DSD sino al formato DSD 512. Buon ascolto.