Il Digifast NON E' un HTPC
Il pacchetto di servizi Digifast si rinnova nel tempo e la versione 2021 ci ha stupito quanto a completezza ed efficacia. Se volete saperne di più, non avete che da leggere il resoconto di una installazione completa, con calibrazione audio e video e verifica del risultato
Effetti del Digifast nel set
Le fasi di calibrazione del proiettore Optoma UHZ65LV
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Torniamo al Digifast. Sotto il profilo video, come detto, l’obiettivo da conseguire era di ottenere la migliore qualità possibile dal sistema 'proiettore-telo-ambiente'. Sotto il profilo audio invece, linearizzare la risposta in frequenza del set rispetto alla sala in cui viene installato è volto ad ottenere un suono più lineare e l’operazione spesso porta con sé anche la felice conseguenza di attenuare le possibili interazioni del suono con oggetti o strutture semimobili contenute nell’ambiente. Esattamente quello che si è verificato nel mio soggiorno. Alla fine del lavoro di Marco Cavallaro non ho potuto non meravigliarmi del fatto che il suono del set, del quale ero già piuttosto soddisfatto, aveva perso qualche coda sonora di troppo e certi rumorini che a volume molto elevato si determinavano per effetto 'simpatico', al solo prezzo di una diminuzione della pressione sonora, né più né meno di quanto avviene in ambito video.
Dunque non posso che confermare con certezza che il prima e il dopo del set ha mostrato degli innegabili miglioramenti in entrambi i comparti. La prima conclusione da trarre è dunque che il pacchetto Digifast HTPC + installazione ha prodotto due risultati di enorme valore per qualsiasi utente, spesso auspicati ma altrettanto spesso via via considerati sempre più lontani o addirittura irraggiungibili, vale a dire la calibrazione della sezione video e la linearizzazione del fronte audio multicanale 7+1, visto che al momento non sono processabili i flussi audio condificati ad oggetti, i.e. Dolby Atmos o DTS:X.
Il microfono UMIK-1 di miniDSP accanto a Marco Cavallaro
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La DRC (correzione digitale del suono) del Digifast viene fatta lavorare solo dopo aver misurato la risposta in frequenza dell’ambiente e in ogni caso viene preceduta da una fase preliminare in cui si cercano di adottare accorgimenti fisici per regolarizzare la risposta in ambiente, quali la modifica del posizionamento degli speaker o l’introduzione di materiali idonei in ambiente. Per l'analisi audio viene usato un microfono calibrato UMIK-1, lo stesso incluso nel mio mini-DSP. A questa segue una fase di sgrossatura operata mediante una equalizzazione digitale mirata ad ottenere una qual certa regolarizzazione della risposta in frequenza.
Si passa poi all’applicazione di una 'convoluzione' avanzata, diretta a trattare la risposta in frequenza su tutto lo spettro sonoro: a questo riguardo informo che viene applicata la famosa curva di B&K, Brüel & Kjær che, come osserva Marco Cavallaro, “ben approssima le risposte delle sale mix cinema, con una progressiva attenuazione salendo in frequenza”. Alla DRC viene indicato un volume di riferimento rispetto alla sonda microfonica utilizzata posto a circa 80dB. Un altro fattore importante che viene esaminato è l’allineamento temporale. Il processo riguarda tutti i canali presenti nel set. Nel complesso, nella mia sala di ascolto l’intervento non mi è apparso invasivo, ma al contrario l'ho trovato particolarmente soddisfacente e acusticamente performante.
I vari 'nodi' del software di calibrazione audio all'interno del Digifast
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Qui emerge un altro nodo importante della questione, nel senso che esistono sul mercato sistemi di DRC automatici come l’Audissey MultEQ o l'YPAO ma, come afferma Marco Cavallaro, “indubbiamente si sono dimostrati carenti o scarsamente efficaci; inoltre anche con sistemi più sofisticati come ARC oppure Dirac Live, l'interazione umana (esperta) è necessaria e fa sempre la differenza. Si è dimostrato che la stanza influisce in misura del 70% sull'ascolto complessivo: in pratica, i soldi spesi per diffusori, amplificatori, pre/decoder e sorgenti fanno il restante 30%. Il perché la maggioranza delle persone dia più importanza al 30% che non al 70% è un mistero pari a quello di un ghiacciaio in fiamme”.
Quali differenze ci sono tra il Digifast e un lettore stand alone? Se il Digifast opera con personalizzazione sonora e il suo proprietario ci ha anche installato madVR, le differenze sono notevoli, perché nel postlinearizzazione il set produrrà un suono equilibrato, che non determinerà mai fatica di ascolto e offrirà una visione di qualità in tutte le scene, anche le più difficili. A puro titolo di esempio Marco Cavallaro invita a guardare “The Meg, quando si passa dagli interni agli esterni, Mad Max, in corrispondenza dei cambi di luce (interno/esterno veicolo in fuga), Animali Fantastici - I crimini di Grindelwald, nei passaggi tra i fuochi ad alta luminosità e le figure in penombra: tipicamente i problemi sorgono quando tra una sequenza e quella immediatamente successiva, cambiano fortemente le caratteristiche di illuminazione e i conseguenti valori di MaxFALL”.
La verifica dei risultato finale dopo la calibrazione manuale e prima della 3D LUT
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Preciso pure che con la versione di madVR che ha installato Emidio, per l'elaborazione dinamica del tone mapping di UHD Blu-ray 4K il software deve effettuare una operazione preliminare mediante l'utilizzo del modulo madMeasure, necessaria a generare tabelle specifiche di analisi dei contenuti HDR relative ad ogni singolo film contenuto nel repository. Il processo è del tutto automatizzato e il programma avverte che per ogni film potranno essere necessari più di 20 minuti. Nel mio caso questa fase assorbiva la potenza della GPU con una percentuale prossima al 99%, mentre il processore lavorava a metà, dovendo anche prelevare i contenuti su un repository esterno situato nell'intranet. Questa fase può riverlarsi particolarmente utile anche al fine di individuare eventuali file corrotti, che determinano la chiusura automatica del processo di elaborazione. Ma l'esame dei file individua anche altre problematiche presenti, per lo più ai codici temporali: questi vengono flaggati con la mancata creazione del piccolo file con suffisso 'Details.txt' e con l'aggiunta del suffisso 'incomplete' al solito file 'measurements' che viene creato al termine del processo.
Tali tabelle saranno poi consultate e adottate in fase di riproduzione per giungere ad una precisione di trattamento video che, eseguita in tempo reale, richiederebbe una enorme potenza di calcolo, analoga a quella messa a disposizione nei sofisticati processori Envy. In assenza dell'hardware che gli Envy pongono a servizio del processamento in realtime, la via della costruzione delle tabelle offre risultati senz'altro migliori e va preferita, al costo di dover effettuare l'ulteriore operazione della loro creazione in un fase antecedente a quella della visione del contenuto. Ma il fatto importante che intendo sottolineare è che la maggiore accuratezza garantita da questo processo consente al sistema di bypassare del tutto la consultazione dei metadati HDR presenti sui dischi!
Marco Cavallaro spiega le varie fasi della calibrazione audio e video
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Anche per la parte audio le differenze sono notevoli. Ferme restando quelle relative al fatto che, nella sua configurazione di base, l’engine audio del Digifast normalmente trasmette il segnale al pre o al sintoamplificatore in via digitale, in PCM lineare ad alta risoluzione, attraverso il collegamento HDMI, esattamente come fanno i lettori, una prima ovvia la si avverte quando invece l’audio viene trasmesso al pre per via analogica. Ma la diversità eclatante consiste nel fatto che, comunque lo si usi, un lettore 'stand alone' invia il segnale audio al preamplificatore o al sintoamplificatore senza che questo abbia goduto di alcuna ottimizzazione correlata all’ambiente specifico, poiché - un po' ipocritamente - si dà invece per scontato che la riproduzione avverrà in un ambiente acusticamente neutro: precondizione, in realtà, quasi mai rispettata.
È vero, al contrario, che quel lettore semplicemente non viene costruito per tentare di correggere i difetti che l’interazione ambientale introduce anche pesantemente in fase di ascolto, trattandosi di un aspetto che andrà curato dal proprietario dell'impianto. A questo fattore vanno ascritti spesso il disagio e il rammarico provati dagli acquirenti che, acquistati pregiatissimi pezzi di un set sulla base di un ascolto effettuato in un ambiente acusticamente ottimizzato, si rendono poi conto che la resa nella loro area di ascolto risulta del tutto diversa o comunque insoddisfacente!