Pirateria digitale in forte crescita in Italia

Gian Luca Di Felice 20 Novembre 2012, alle 10:26 Media, HD e 4K

Secondo Confindustria Cultura Italia il fenomeno della pirateria digitale è in continua crescita nel nostro Paese e avrebbe raggiunto un valore pari a 1,4 miliardi di Euro. La contraffazione digitale rischia di distruggere un intero comparto industriale

L’industria culturale risulta essere una delle più colpite dal mercato del "falso" del nostro Paese, secondo le stime contenute nella ricerca realizzata dal Censis per conto del Ministero dello Sviluppo Economico. Il mercato del falso è inoltre in forte espansione nelle reti dove rischia di mettere in crisi il nascente mercato dei contenuti digitali, dalla musica, ai film, agli e-book, ai videogiochi e TV. Oggi, e con un trend esponenziale, assistiamo alla proliferazione di piattaforme transfrontaliere con server all’estero che incassano risorse attraverso i banner pubblicitari, sfruttando la disponibilità di opere dell’ingegno illecitamente caricate. Si tratta di siti off-shore che non collaborano in quanto nati col preciso scopo di diffondere abusivamente contenuti protetti senza autorizzazione. Ogni giorno film, fiction, libri, musica, giornali, riviste, videogiochi e quant’altro vengono saccheggiati sulle reti digitali senza scatenare il benché minimo interesse dei media e delle Istituzioni preposte. E desta estrema preoccupazione il fatto che non si riesca a porre un argine ai primi dieci siti illegali (per numeri di accesso), piattaforme che da sole coprono il 90% circa del problema “pirateria/contraffazione” su internet. Inoltre, la curva di crescita del mercato del falso è in continua ascesa, con un aumento della domanda da parte dei consumatori, indifferenti al fatto di compiere un atto profondamente illecito.

I numeri parlano chiaro: sul fronte dell’audiovisivo l’allarme arriva dai dati dell’ultima ricerca IPSOS secondo cui l’incidenza della pirateria in Italia è del 37% con danni all’intero comparto audiovisivo stimati intorno ai 500 milioni di Euro l’anno. In merito al mercato musicale, secondo uno studio elaborato da Tera Consultants, l’impatto della pirateria nel settore discografico è pari a 300 milioni di Euro di mancato fatturato generati per il 90% dalle varie forme di distribuzione e condivisione illegali su internet. Per quanto riguarda il nascente mercato degli e-book, si osserva come la messa a disposizione in "formato pirata" di un libro avviene pochissimi giorni dopo la pubblicazione del contenuto legale, e questo rende chiaramente indispensabile l’allestimento di misure atte a prevenire e contrastare il fenomeno. Più in generale l’industria creativa soffre una contrazione in termini di posti di lavori, pari ad oltre 22 mila unità solo in Italia, con una perdita stimata di 1,4 miliardi di Euro.

"In assenza di cambiamenti significativi delle politiche pubbliche – sottolinea Marco Polillo di Confindustria Cultura Italia – e considerata la crescita delle perdite legate alla pirateria su base annua, nel 2013 prevediamo di lasciare sul campo, tra impatti diretti e indiretti, qualche migliaio di persone e diverse centinaia di milioni di Euro di perdite di fatturato. Questo si traduce in un depauperamento della filiera, con decine di aziende che sono a rischio sopravvivenza. Il Governo e l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni – conclude – traggano le dovute conseguenze su un fenomeno che, al di là dello strumentale dibattito sulla rete libera, ha già messo in ginocchio un’eccellenza del nostro Paese: la cultura e la creatività italiana, che sono il cuore del Made in Italy".

Cara Confindustria Cultura Italia, tutto giusto e assolutamente deprecabile, ma cosa stanno facendo gli attori dell'industria che rappresentate per rispondere al fenomeno? Non basta chiedere interventi alle istituzioni per risolvere il problema, bensì dovrebbe essere l'industria in primis a muoversi per cambiare radicalmente le proprie politiche commerciali. Perché non esistono ancora piattaforme di streaming a forfait mensile in stile Netflix? Perché non esistono ancora piattaforme di streaming musicale a forfait mensile anche in qualità CD (vedi FLAC e simili in stile Qobuz)? Perché un film in acquisto download costa quanto se non di più di un Blu-ray in molti centri commerciali o siti di e-commerce? Perché i videogiochi in download costano ancora così tanto? Perché non esistono politiche di armonizzazione globali delle uscite dei film e serie TV? Perché non vengono resi disponibili i film e serie TV in download con tracce audio originali? Perché non fare pressioni sulle istituzioni (questo sì) per accelerare la diffusione capillare della banda larga, in modo da consentire a tutti di accedere ai servizi in streaming a prezzi giusti? Perché grandi nomi dell'industria dell'elettronica di consumo vendono senza il minimo ostacolo dispositivi in grado di riprodurre proprio quei formati utilizzati dai protagonisti della contraffazione digitale? Non genera indotto anche quello? Infine, siamo davvero sicuri che la creatività e la cultura italiana siano messi in crisi dal fenomeno della pirateria? Le motivazioni di questo trend di impoverimento, onestamente, non sono da imputare ad altri fattori? 

Fonte: Associazione Italiana Editori

Commenti (161)

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  • giovideo

    22 Novembre 2012, 12:13

    @Picander: 1€ sarebbe il giusto compenso per un giorno. E lo potresti scaricare per 15 volte per la stessa cifra di acquisto.
    Non credo che un film per quanto ti piaccia lo guardi più di 5/6 volte (almeno per quelli che mi è successo... Bladerunner e Matrix_1....)
  • Picander

    22 Novembre 2012, 13:08

    Si capisce che non hai bambini!!!!

    E poi del bluray hai l'oggetto da collezionare, il packaging, il gusto di avere alcuni film nella libreria da guardare e scegliere e la qualità, che attualmente né un vod né uno stream satellitare riescono a eguagliare.
  • mmanfrin

    22 Novembre 2012, 13:11

    Originariamente inviato da: robertocastorina;3698486
    Su queste parole potremmo aprire un bel capitolo e sevuoi sono disposto a farlo in privato. Ci sono fior di sentenze che hanno scagionato persone che le hanno aggirate dimostrando di averlo fatto per uso personale..., e questo a cuasa dei buchi normativi presenti nella nostra legge sul copyright.


    Lavorando io nel campo della protezione della proprietà intellettuale a livello internazionale sono molto interessato a queste sentenze, potresti fornirmi gli estremi?
  • mmanfrin

    22 Novembre 2012, 13:13

    Originariamente inviato da: gius76;3698611
    Riguardo la copia personale, ci sono una marea di leggi e provvedimenti in vigore che in un ricorso fino alla corte costituzionale, si scioglierebbero come neve al sole. L'idea di proibire di tenermi una copia che non presto a nessuno, è una di queste.

    Certe norme mi ricordano Minority Report e la precrimine... Il concetto del libero arbitrio ( ..........[CUT]

    Invito a leggere qui: http://www.avmagazine.it/forum/71-d...879#post3697879
  • robertocastorina

    22 Novembre 2012, 15:35

    Ed io invece invito a leggere il decreto sull'equo compenso emanato il 15 gennaio del 2010, quindi dopo la sentenza del tribunale di Milano. Non vorrei contraddire nessuno ma dalla Sentenza di Milano in avanti è passato il mondo in tema di copia privata ed equo compenso! Dal decreto 2010 in poi ogni volta che compro un CD, un DVD, un bluray, una chiavetta, un HDD, ecc..., pago una tassa alla SIAE che compensa gli autori di tutte le copie private digitali che mi farò... Ma non solo, tale tassa aumenta con l'aumentare della capienza del supporto ed inoltre è possibile chiedere alla stessa SIAE un rimborso di tale tassa qualora si dimostrasse di averlo utilizzato non per copie personali ma per motivi professionali.
    Non è necessario linkare nulla in quanto il testo del decreto è scaricabile ovunque. E non è necessario nemmeno linkare altre Sentenze più recenti in cui viene data per scontata la possibilità di crearsi una copia personale, ad esempio quello del Consiglio Costituzionale dello scorso anno che conferma la correttezza di tale tassa e respinge la richiesta di rimborso da parte di privati rappresentati da Bernard Heger, segretario generale del Sindacato delle industrie di materiali audiovisivi ed elettronici. Ce ne sono altre simili..., addirittura una del TAR del Lazio sempre dello scorso anno contro i produttori stessi di tali supporti (capitanati da Samsung Italia) i quali volevano salvaguardare il diritto della copia privata digitale gratuita e quindi l'abrogazione dell'equo compenso.
    Obbiettivamente non ci sono sentenze che affermano a caratteri cubitali che si possono aggirare le protezioni anticopia, ma ciò che intendo dire è che fino al 2009 era chiara l'illegalità della copia personale digitale mentre oggi non più. Purtroppo quel decreto 2010 ha creato un caos normativo (ed infatti sono molte ancora oggi le proteste), in quanto da un lato non posso aggirare le protezioni ma dall'altro pago l'equo compenso ogni volta che compro un supporto digitale, ovvero si da per scontato che lo utilizzerò interamente per realizzare copie digitali.
  • mmanfrin

    22 Novembre 2012, 16:36

    Originariamente inviato da: robertocastorina;3701201
    Ed io invece invito a leggere il decreto sull'equo compenso emanato il 15 gennaio del 2010

    Se ti riferisci a questo http://www.siae.it/documents/BG_Nor...2009.pdf?178692 (decreto del 30 Dicembre 2009 e in vigore dal 14 Gennaio 2010) è già stato citato nel post che avevo invitato a leggere, e li non si fa menzione circa la possibilità di aggirare le misure di protezione.

    Dal decreto 2010 in poi ogni volta che compro un CD, un DVD, un bluray, una chiavetta, un HDD, ecc..., pago una tassa alla SIAE che compensa gli autori di tutte le copie private digitali che mi farò...

    L'equo compenso era già presente nel Decreto Legislativo n. 68 del 9 Aprile 2003 (in vigore dal 29 April 2003) http://www.siae.it/documents/BG_Nor...2003.pdf?785061 in accordo ad una Direttiva Europea del 2001; anche questo era già stato citato nel post che avevo invitato a leggere, e anche li non si fa menzione circa la possibilità di aggirare le misure di protezione.

    [U]Ci sono fior di sentenze che hanno scagionato[/U] persone che le hanno aggirate dimostrando di averlo fatto per uso personale..., e questo a cuasa dei buchi normativi presenti nella nostra legge sul copyright.

    Obbiettivamente [U]non ci sono sentenze[/U] che affermano a caratteri cubitali che si possono aggirare le protezioni anticopia, ma ciò che intendo dire è che f[U]ino al 2009 era chiara l'illegalità della copia personale digitale mentre oggi non più[/U].

    In mancanza di una legge in tal senso (o di sentenze a supporto) non sono sicuro di quanto sostieni...


    Come scritto altrove: [B]La legge [U]attualmente [/U]subordina la possibilità di realizzare la copia privata all’assenza di misure tecnologiche poste a tutela dell’opera digitale. [/B]
    Anche in Belgio, ad esempio, esiste il paradosso che si paga l'equo compenso ma è illegale rimuovere le protezioni per farsi la copia privata, è dunque una triste realtà comune a più paesi che non puoi mettere in pratica un diritto (in altri ambiti alle persone vengono negati diritti ben più gravi e fondamentali che non quello di farsi la copia privata!!)


    Edit: interessante lettura http://www.crid.be/pdf/public/4138.pdf
  • Onslaught

    22 Novembre 2012, 16:45

    @robertocastorina
    Il decreto che citi non c'entra: in quale parte leggi che viene abrogata o innovata la parte che riguarda le limitazioni sui sistemi anti-copia?
    Aggiunge il contributo SIAE, verissimo, ma mi citeresti la parte in cui sancisce che, siccome hai pagato il contributo, viene meno il divieto di effettuare copia privata sulle opere protette? Non c'è scritto da nessuna parte, anche perché non viene toccato né l'art. 102 quater, né la parte vitale del 71 sexies comma 4, che sono quelli inerenti alla copia privata (che può anche essere solo analogica, e che comunque è subordinata al fatto che questo non pregiudichi i diritti del produttore dell'opera e le sue possibilità di sfruttamento commerciale).
    Stesso discorso per le sentenza: nessuna sentenza ha forza di legge in Italia, essendo quest'ultima un sistema di civil law, dove la legge prevale sulla consuetudine (negli Usa è il contrario: come praticamente tutti i sistemi anglosassoni è common law, quindi il giudice innova il diritto e le sentenze, in forma di precedente, assumono un vero e proprio valore normativo), quindi non serve a nulla citarne una, un altro tribunale o un altro giudice potrebbero prendere una decisione diametralmente opposta su un caso analogo.
  • robertocastorina

    22 Novembre 2012, 17:04

    Lo so che non si fa menzione circa la possibilità di aggirare le misure di protezione, l'ho scritto anch'io, ma non mi pare di aver mai scritto il contrario! Anzi, qualche post sopra ho addirittura consigliato ad Emidio di battersi affinchè un giorno vengano tolte.
    Ciò che sostengo per me è chiaro! Ciò che non è chiaro è invece il paradosso normativo che abbiamo dal 2010, ovvero post sentenza 2009 di Milano. Io critico proprio tale paradosso e non mi pare di essere l'unico in quanto ricordo che in sede di discussione di quel decreto una commissione parlamentare aveva presentato un emendamento che vietasse l'applicazione di tali protezione perchè in contrasto con la legge stesse. Non invento nulla, del resto non possiamo essere sospresi in quanto la nostra legge è ricca di paradossi...
    Mia moglie è laureata proprio in Giurisprudenza e quando preparò gli esami di Procedura Penale mi feci molte risate nel prendere atto che quei libri erano ricchi di numerse Sentenze in pesante contrasto tra loro.
  • robertocastorina

    22 Novembre 2012, 17:16

    Onslaught,
    lo dico anche a te: non ho mai scritto che quel decreto a cancellato l'applicazione delle protezioni anticopia (anche perchè altrimenti tutti i dvd, cd e bd in commercio sarebbero illegali), ho scritto che ha portato confusione e caos e ho aggiunto che non sono il primo a sollevare il problema (vedi post precedente).
    Anche per quanto riguarda le sentenze so benissimo che non diventano legge, come non lo è diventata quella del Tribunale di Milano del 2009. Oggi una Sentenza di quel tipo non finirebbe nella stessa maniera, anzi mia moglie aggiunge anche che probabilmente non partirebbe neppure! Nel senso che nessuna delle tue parti avrebbe più interesse a denunciare l'altra! Oggi la questione è un'altra: E' giusto o non è giusto pagare l'equo compenso in cambio della copia pirata? Bernard Heger risponde che non è giusto! E aggiunge che la copia personale digitale non dovrebbe avere alcun paletto, ergo dovrebbe essere libera e senza il problema di aggirare le protezioni.
    Pensatela come volete ma il Decreto 2010 indirettamente c'entra tantissimo sia con la sentenza del 2009 che con la correttezza o meno delle protezioni anticopia.
  • mmanfrin

    22 Novembre 2012, 17:22

    Il concetto di equo compenso esisteva da prima della sentenza del 2009 (direttiva EU del 2001, recepita nel 2003).

    La sentenza del Tar di marzo 2012: http://www.medialaws.eu/tar-lazio-2...itivi-digitali/
    Riassunto qui: http://www.personaedanno.it/index.p...4&anno=2012
    Ecco quanto scrivono i giudici amministrativi al riguardo: “non può che giungersi alla conclusione che il pagamento dell’equo compenso per copia privata, pur avendo una chiara funzione sinallagmatica e indennitaria dell’utilizzo (quanto meno potenziale) di opere tutelate dal diritto di autore, deve farsi rientrare nel novero delle prestazioni imposte, giacché la determinazione sia dell’an che del quantum è effettuata in via autoritativa e non vi è alcuna possibilità per i soggetti obbligati di sottrarsi al pagamento di tale prestazione fruendo di altre alternative”.
    Nonostante il rigetto del ricorso, quindi, il TAR ha, almeno chiarito, che l’equo compenso è un autentico balzello.


    In che maniera supporta il tuo punto di vista?

    Edit: Non sono sicuro che rifacendo il processo del 2006 relativamente alla copia di riserva prevista dall’articolo 64 ter della legge sul diritto d’autore (non copia privata) oggi cambierebbe qualcosa.

    Per lasciare all'utente la possibilità di farsi la copia da soli, ma limitando al tempo stesso la funzione di copia ad una singola istanza, vedo solo le seguenti possibilità:
    - apparecchi per la copiatura operanti con un metodo che registri sull'originale che una copia è stata eseguita, cosí che un secondo tentativo di copia non sia permesso
    - apparecchi per la copiatura operanti con un metodo che registri su un database centralizzato e protetto che una copia è stata eseguita

    Entrambi questi metodi richiederebbero di modificare tutti gli apparecchi atti a copiare DVD e BR per operare in accordo a tale metodo (e al contempo cercare di rendere difficoltoso l'hack degli apparecchi così che l'utente non possa semplicemente installare un software di controllo che aggiri il metodo suddetto).

    PS: l'alternativa è che le case produttrici forniscano a richiesta, nei territori dove la legge lo prevede, la copia di backup del DVD e BR tenendo loro traccia in qualche modo di quale originale viene usato a fronte della richiesta (del tipo l'utente consegna l'originale che viene marcato e gli viene reso assieme ad un secondo DVD o BR), oppure fornire direttamente al momento della vendita due copie dello stesso disco.
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