Mi ha sempre incuriosito l'affermazione che il "pre(amplficatore)" sia qualcosa che deve esserci per forza di cose, che sia qualcosa che migliora il segnale e da cui non si può prescindere.
Cercando di rimanere con i piedi per terra provo a spiegare cosa sia e cosa dovrebbe fare un "pre".
Tanto per inziare, tutte le sorgenti forniscono in uscita un segnale che ha un certo livello e che può variare da poche decine di mV sino a qualche Volt, non esiste uno standard, anche se di fatto le cose si sono abbastanza standardizzate da sole.
Questa sorgente avrà anche una impedenza di uscita, generalmente di basso valore, qualche migliaio di Ohm o anche meno.
All'interno della sorgente esiste una circuitazione elettronica, più o meno complessa, che fornisce all'uscita il segnale con le caratteristiche appena elencate, può trattarsi di un solo transistor o valvola oppure di un OpAmp, ma può essere una circuitazione anche più complessa, con molti componenti attivi e passivi, il suo compito rimane comunque quello di fornire in uscita un segnale che abbia le caratteristiche elettriche indicate, alterandolo nel modo minore possbile, possibilmente non alterandolo affatto, ad esempio aggiungendoci del rumore.
Esistono poi gli amplficatori di potenza che sono costituiti da due parti: una parte posta subito dopo l'ingresso e che si occupa di portare il livello del segnale,
se necessario, a quello sufficiente a pilotare al meglio gli stadi di potenza e di adattare l'impedenza di ingresso con quella della parte di potenza; l'altra parte è appunto quella di potenza, che fornisce corrente e tensione necessarie a pilotare i diffusori.
Anche in questo caso si cerca di avere una impedenza di ingresso medio-alta per evitare di sovraccaricare l'uscita della sorgente, solitamente si viaggia sull'ordine delle decine di migliaia o centinaia di migliaia di Ohm, se il circuito è a valvole si arriva benissimo a valori tipici di 500.000 Ohm od anche 1 MOhm (1 milione di Ohm).
Anche qui non esiste uno standard (a parte quello a 600 Ohm del settore pro), esiste una regola spannometrica che dice che l'impedenza di un ingresso dovrebbe essere almeno una decina di volte superiore a quella dell'uscita cui è collegato.
Poichè le sorgenti in un impianto sono solitamente più di una e possono avere livelli di uscita differenti si ha la necessità di inserire "qualcosa" che permetta almeno di scegliere la sorgente e regolare il livello del segnale, questo "qualcosa" è il "preamplficatore", che magari avrà anche altre funzioni, molte ora guardate come anatema: controlli di tono, bilanciamento, eventuali filtri, correzione RIAA per l'ingresso PHONO, ecc., il tutto sempre cercando di
non introdurre o di togliere nulla al segnale in transito.
Se si impiegasse un finale dotato di controllo di volume oppure una sorgente dotata di tale funzione ed i livelli di segnale fossero compatibili si potrebbe fare a meno di inserire un "pre" poichè a cosa servirebbe? Ad amplficare il segnale? No di certo, lavorerebbe a guadagno unitario, ad adattare le impedenze? Neanche, solitamente gli ingressi dei finali di potenza non hanno problemi ad interfacciarsi con le uscite della quasi totalità delle sorgenti.
Sarebbe solo un inserire dei circuiti ulteriori nel percorso del segnale, tutti sapete certamente che esistono dei "pre passivi" che si riducono ad una scatola vuota con un controllo di volume passivo e, forse, un commutatore meccanico per un paio di ingressi; costano tantissimo (essendo "roba esoterica") e sono considerati il top da moltissimi audiofili, forse come dimostrazione che l'aria in certi ambienti si paga a caro prezzo.
Se il controllo di volume fosse nel finale cosa cambierebbe? Assolutamente nulla.
Ora qualcuno dirà che inserendo il tal pre è cambiato tutto, il suono è più brillante o altri strani aggettivi oppure che c'è più
dinamica.
Considerato che il suono (io parlerei però di segnale) in uscita da una sorgente ha certe caratteristiche che, si spera, rispecchino il più possibile quelle del segnale inciso sul CD o sul vinile e che tale segnale viene solo amplificato dall'ampli finale, se si sentono delle variazioni inserendo un pre vuol dire che quel pre manipola il segnale (in modo sicuramente piacevole) poichè se qualcosa mancava nel segnale originale non la si può certo aggiungere, non lo può certo fare un pre che sia
lineare nella sua risposta.
Aggiunge dinamica? Cerchiamo di capirci, la "dinamica" è la differenza tra il massimo segnale riproducibile senza distorsione (sopra c'è il clippingo o un aumento della distorsione inaccettabile) e il minimo segnale utile (sotto c'è il rumore fi fondo) e si misura in dB.
Se la sensibilità del finale è sufficiente a fornire la massima potenza utile già con il segnale in uscita dalla sorgente che senso ha inserire un pre?
Il finale mnoltiplica per X volte il livello del segnale in ingresso,
in modo lineare; ad esempio: il segnale in uscita verrà amplficato di 10 volte, se in ingresso il segnale è 100 mV in uscita sui diffusori avrò 1 Volt, se in ingresso è di 1 Volt in uscita ne avrò 10.
Anche qui non c'è bisogno di un pre con un circuito che non farà nulla se non far passare senza intervenire il segnale, anzi, probabilmente lo dovrà attenuare perchè il segnale in uscita dalla sorgente è già più che sufficiente a far fornire la potenza massima al finale, la "dinamica" del segnale in uscita rimane la stessa, non può cambiare.
A meno che...il pre non sia lineare, ovvero si comporti come un espansore di dinamica, circuito che esiste e che si usa moltissimo in studio di registrazione e dintorni, rammnento che molti anni fa esistevano degli apparecchi della DBX che facevano da espansori di dinamica a varie bande (1-2-3) ed i risultati non erano male, direi "drammatici, eclatanti".
Cos'è un "espansore di dinamica"? Un circuito che amplfica in modo non lineare, come invece dovrebbe fare un pre, il segnale in ingresso, in pratica riduce il livello del segnale in uscita che in ingresso è al di sotto di una certa soglia ed aumenta quello al di sopra; si ottiene così anche una riduzione del rumore di fondo ed un aumento della tanto adorata e sbandierata dinamica.
Nella forma più semplice ci si limita ad amplificare in modo non lineare il segnale che supera una certa soglia: più il segnale in ingresso è alto e più viene amplificato, un pieno orchestare diventa qualcosa di straordinario (se tutto non va in distorsione).
Questo risultato può essere ottenuto anche senza ricorrere a circuiti appositi, ma come effetto collaterale di un circuito non proprio al top o magari per interventi maldestri successivi.
Oltre a questo magari un "pre" ha qualche sua colorazione del suono che fa piacere, senza questa il suono apparirebbe "piatto" ovvero lineare, come però dovrebbe essere (a volte è dura (ri)abituarsi al suono vero quando si è abituati ad un suono
drogato).
Perchè allora si costruiscono i pre? A parte la ovvia risposta: "perchè si vendono ed a caro prezzo", una ragione tecnica ci sarebbe, avendo la possibilità di separare i due stadi di un amplificatore in due alloggiamenti separati ci si può concentrare maggiormente sulla circuitazione, sulle alimentazioni, sui layout, c'è più spazio a disposizione, essendo destinato ad un target di alto livello il prezzo potrà essere più elevato pertanto si possono utilizzare soluzioni più costose.
Dopo tutto questo sproloquio ritengo che si possa dire che se il segnale della sorgente è sufficiente a pilotare al meglio un finale ed esiste già da qualche parte un regolatore di livello, l'inserimento di un pre è cosa ridondante e se il risultato cambia vuol dire che c'era un accoppiamento errato tra sorgente e finale o che il pre "suona bene", ma questa, come al solito, non è Hi-Fi, ma l'Hi-Fi del "
a me (però) mi piace".
Ciao