Ciao Marco,
Microfast ha detto:
Su questo Guido non discuto, il mio approccio non e' certo una soluzione commerciale e tantomeno commercializzabile, tanto e' vero che sono il primo a consigliare il PAC a chi non ha voglia, competenza e/o tempo per affrontare il discorso, pero' da come ne parlavate ossia 65.000/32000/1000 punti di correzione contro 40, sembrerebbe, quella del DEQ una soluzione da risultati della mutua, cosa che invece non e'
credo sia importante spiegare perché un confronto così spiccio non abbia senso. Innanzitutto il parametro che conta è la risoluzione con cui si fa la correzione, non il numero di filtri adottati o altri parametri di valutazione.
Con un filtro FIR la risoluzione è direttamente legata al numero di coefficienti del filtro e alla frequenza di campionamento. Per esempio con i classici 65536 coefficienti a 44.1 Khz si ottengono poco più di 0.5 Hz di risoluzione massima, uniforme su tutto lo spettro utile.
Apparecchi come il DEQ usano invece filtri IIR, che hanno altre caratteristiche. Non conosco esattamente il DEQ ma con un filtro IIR da pochi coefficienti è facile ottenere un passabanda con campana larga 0.5 Hz. Ovviamente la risoluzione di 0.5 Hz la si ha solo per quella campana, e non sul resto dello spettro, ma se si volesse replicare anche solo quella singola campana con un filtro FIR ci vorrebbero comunque tutti i 65536 coefficienti, sprecando di fatto un sacco di risoluzione sul resto dello spettro, anche dove non serve.
Questo più o meno è quello che succede dentro DRC. All'atto pratico per ottenere una correzione molto prossima al limite delle possibilità fisiche sono sufficienti dai 2 ai 4 Hz di risoluzione massimi, che a 44.1 Khz corrispondono a filtri FIR che vanno dai 16384 a 8192 coefficienti. Di solito si punta agli 0.5 Hz, limite inferiore per esempio anche del TACT 2.2, solo per essere sicuri che non ci sia sovrapposizione tra la massima risoluzione "fisica" dettata dall'ambiente e la risoluzione del filtro. Quasi mai si arriva ad utilizzare tutta la risoluzione disponibile, altrimenti si arriverebbe ad aree di ascolto microscopiche.
Gli 0.5 Hz "con molto margine" sono comunque necessari solo in gamma bassa, man mano che si sale basta molto meno. Il TACT per esempio riduce la risoluzione in 3 step salendo in frequenza, cercando di ottimizzare la potenza di calcolo a disposizione. L'Audissey, da quel che ho capito, la adatta progressivamente usando qualcosa di simile ai filtri WFIR. DRC spreca allegramente la risoluzione in eccesso, disponibile nella parte superiore dello spettro, contando sul fatto che ormai i processori moderni hanno potenza da vendere. Del PAC non conosco i dettagli di implementazione della parte di convoluzione, ma dato che si basa su DRC credo faccia altrettanto.
Quello che conta alla fine è avere almeno la risoluzione che serve dove serve. Questo vuol dire che tarando accuratamente un DEQ, e qui Marco può insegnare a tutti, si può riuscire a mettere la risoluzione che serve dove serve anche con un numero piuttosto limitato di filtri.
Semmai la principale differenza tra i vari sistemi è nel modo in cui viene trattata la risposta in fase e quindi, in ultima analisi, la risposta temporale. Con i filtri FIR si può agire direttamente e separatamente su ampiezza e fase, in piena libertà. Con i filtri IIR del DEQ sono necessarie un po' di sovrapposizioni e voli pindarici, ma comunque ci si può riuscire. Con filtri a fase minima si decide a priori di attaccare solo una parte del problema, ottenendo però in cambio notevoli vantaggi in termini di "robustezza" della correzione, minore sensibilità al punto di ascolto e ritardo di elaborazione.
Alla fine quello che conta è il risultato, che considerando i vincoli a cui si è costretti nei tipici ambiente di ascolto domestici, difficilmente può essere peggiorativo. A chi invece si può permettere la control room privata tutta la mia invidia, anzi no, adesso me la sto facendo anch'io.
Saluti,