Ho avuto in prova per un paio di giorni una coppia di ML Ethos, da poco acquistate da un caro amico che avuto la gentilezza di prestarmele per testarle nel mio impianto, in maniera che potessi rendermi conto di come suonasse la nuova generazione di Martin con woofer amplificato nel mio ambiente d’ascolto.
Non mi sono lasciato sfuggire l’occasione, in quanto la prova nel proprio impianto è l’unica che può dare una certezza di comportamento. Troppe volte, anche ultimamente, ho ascoltato impianti male assemblati e/o con diffusori male posizionati, in alcuni negozi e manifestazioni fieristiche.
Le Ethos sono le più piccole della serie Reserve, la linea di punta di Martin Logan. Hanno un pannello elettrostatico XStat di dimensioni medie (circa 112x23cm), una sezione bassi con woofer da 8”, amplificato da un finale interno dedicato da 200W, più un radiatore passivo da 8” sulla lato inferiore del cabinet, puntato verso il pavimento.
La risposta in gamma bassa può essere regolata in modo continuo +/- 10 db a 100hz, con un controllo posizionato sul retro del diffusore, vicino ai consueti connettori per i cavi che la casa monta da ormai da parecchi anni, che si distinguono per robustezza e praticità.
Sono piuttosto leggere, 19 kg, e nonostante siano alte 150cm, si fanno poco notare grazie al pannello trasparente. Dire che abbiano un
waf decisamente più alto della media.
Le Ethos sono state inserite nell’impianto che potete vedere in firma.
Come cavi, per chi fosse interessato, sono stati usati: Wireworld Starlight USB, segnale Viablue NF-S1 bilanciati, potenza Viablue SC-4 monowiring, alimentazione Transparent, VDH e Goldenote.
Non ho usato la correzione digitale Dirac, perché avrebbe portato via troppo tempo per il setting. Mi sono limitato a farle suonare nude e crude.
La prima impressione, nel confronto con i miei riferimenti (Ascent), è di un bilanciamento tonale leggerissimamente più spostato verso il basso, a causa di una gamma inferiore più in evidenza.
Colpisce subito la superiore articolazione e velocità del basso, nonostante le mie Ascent siano abbinate ad un sub Rel che lavora agevolmente anche in gamma subsonica.
Finalmente una ML con una gamma bassa importante, ben intelligibile e frenata, che permette alle Ethos di cavarsela molto brillantemente anche con il rock e in generale con gli strumenti amplificati. Non saremo ai vertici raggiunti da certi woofer da 15”, ma la resa è credibile ed emozionante anche con brani che mettono duramente alla prova come la celebre “Apparition de l’église éternelle” (grazie Enzo...).
Si percepisce qualche leggera coda, imputabile all’ambiente poco trattato passivamente in quella parte dello spettro. Il posizionamento dei mobili m’impedisce ulteriori trattamenti, da qui la scelta di affidarsi alla correzione digitale attiva, che trovo estremamente efficace e per nulla deleteria sulla qualità del suono. Anzi…
Nella parta medioalta, si riconosce a primo acchito che la Ethos è una Martin Logan al 100%. Pur essendo leggermente meno aperta rispetto al riferimento, la precisione, la trasparenza e la velocità ai transienti sono quelle a cui sono abituati i fruitori di questi meravigliosi diffusori.
La scena tridimensionale è forse un pelino meno ampia, rimanendo comunque sempre su dimensioni più che ragguardevoli. Le Ascent hanno un pannello più grande (122x28cm) e penso che ciò influisca su questo parametro.
Le voci sono estremamente reali e solidamente posizionate, così come alcuni degli strumenti più ostici, come violini e certi ottoni, che sfoggiano attacchi istantanei.
Sono riuscito a fare una veloce misurazione con Rew e la risposta (nel mio ambiente), con gamma bassa regolata a 0, si dimostra piuttosto lineare fino a 28 hz (30hz ancora a 0 db), poi il roll-off diventa evidente.
Nel mio ambiente una leggera enfasi di 7 db a 55 e 100 hz potrebbe essere corretta agevolmente agendo sul controllo o applicando la correzione attiva.
Nonostante la consueta difficoltà del carico rappresentato dalle Ethos (con un preoccupante 0,8 ohm a 20khz), l’alta sensibilità (92 db) e il woofer amplificato dovrebbero rendere meno problematico l’accoppiamento con le elettroniche. In ogni caso, anche questi diffusori, come tutte le altre elettrostatiche, perdonano ben poco una catena a monte non di valore assoluto.
Per concludere, una prova molto, molto positiva.
In abbinamento ad una fantastica gamma medioalta, a mio avviso inarrivabile per qualsiasi diffusore dinamico, a prescindere dal prezzo, abbiamo questa volta anche un estremo inferiore emozionante e coerente con l’emissione del pannello, che rende le Ethos un diffusore decisamente più versatile rispetto ai vecchi modelli.
Trovo inoltre che il rapporto qualità prezzo sia molto elevato.
Candidate a finire nella prossima lista della spesa
