Il grande silenzio

Alessio Tambone 17 Aprile 2006 Cinema, Movie e Serie TV

Dopo il successo tedesco arriva anche in Italia il documentario-evento sulla vita dei monaci nella Grande Chartreuse, il complesso più antico costruito dall'Ordine dei Certosini sulle Alpi francei. 164 minuti si silenzio, preghiera ed introspezione. Ecco il nostro giudizio

Il concetto del tempo e la qualità A/V

Il montaggio è comunque positivo e ha il dono di trasformare l'unità di tempo per lo spettatore. Molto spesso infatti audio e video cambiano metrica temporale. In voice-off Gröning propone le preghiere e i canti gregoriani dei monaci, mentre a video scorrono aumentate di velocità o in slow-motion altri soggetti. Il tempo così cambia, e ci ritroviamo a passare da una stagione all'altra nel giro di pochi secondi, o a seguire una goccia che cade in tutto il suo percorso. Tutto questo mentre i canti gregoriani dei monaci ci ricordano l'ambiente di profonda riflessione e di preghiera. Scopo finale di questo montaggio era quello di far vivere allo spettatore quella sensazione di "nuvola" che il regista si era posto: una sensazione visibile ma difficilmente tastabile.


La certosa immersa nella neve: temperature molto basse

Le riprese sono state realizzate con una Sony 24p HD e una macchina Super 8. Successivamente il montaggio finale è stato passato in 35mm per la distribuzione cinematografica. Le macchine da presa, e in particolare la Super 8, hanno sofferto molto le basse temperature nelle riprese in esterno. La stessa messa a fuoco è stata sottoposta a dura prova e le incertezze in questa direzione sono risultate ancora più evidenti a causa del soft-focus spesso utilizzato dal regista. A questi problemi si sono andati ad aggiungere evidenti mancanze alle alte e alle basse luci. Difficoltose le riprese degli esterni e quelle durante le messe notturne della certosa, filmate nel buio più assoluto illuminato solo dalla debole luce di una candela come previsto dal rigida Regola dei Certosini.

Ci ha sorpreso invece l'audio del documentario. Pensavamo di ascoltare un semplice stereo senza troppe pretese, viste le condizioni di lavoro per la registrazione di suoni in presa diretta. E invece ci siamo stupiti di un audio pulito ma soprattutto avvolgente. I vari canali del Dolby Digital sono stati utilizzati per ricreare una spazialità davvero coinvolgente, distribuendo i rintocchi delle campane, le folate di vento, i cigolii delle porte, gli scricchiolii dei pavimenti e il canto assolutamente armonioso dei monaci.

PAGINE ARTICOLO

Commenti

Focus

News