D'Agostino, Magico e Dreamvision a Roma
Il reportage completo dell'inaugurazione del nuovo punto vendita Entertainment Machine a Roma, in collaborazione con il distributore Audio Natali, con la straordinaria partecipazione di Daniel D'Agostino e la presenza di Marco Cicogna, Marco Benedetti ed Emidio Frattaroli
Lo scorso weekend, ovvero sabato 13 e domenica 14 gennaio, eravamo a Roma, in via Flaminia 283, all'inaugurazione del punto vendita 'Entertainment Machine', specializzato in audio HiFi, video, controllo e integrazione dei sistemi. È stata una vera e propria festa, organizzata in collaborazione con il distributore Audio Natali e con cui sono state allestite, messo a punto e fatte suonare le due principali sale del punto vendita assieme a Paolo Cherubini e ai suoi figli.
SOMMARIO
- La sala cinema con Magico in multicanale
- La sala stereo con Magico A5 e D'Agostino Momentum MxV
- Il Valzer delle Testine con EAT e Marco Benedetti
La sala cinema con Magico in multicanale
a cura di Emidio Frattaroli
Il venerdì pomeriggio, dopo aver sbirciato i preparativi nella sala dedicata all'ascolto in stereofonia, assieme a Federico Cherubini mi sono dedicato prima di tutto al videoproiettore Dreamvision Signature EOS L, una versione 'potenziata' del JVC NZ9, con qualche peculiarità che sembra esclusiva, ovvero uniformità esemplare e linearità 'a spada'. Il Dreamvision è un proiettore a risoluzione nativa 4K (4096x2160), con tecnologia LCoS, con il miglior rapporto di contrasto nativo sul mercato, la capacità di riprodurre segnali a risoluzione 8K, anche da sorgenti esterne, un algoritmo di 'tone mapping' dinamico che si è dimostrato particolarmente efficace e una qualità video che ha sorpreso tutti ma non il sottoscritto, visto che conosco ormai molto bene il valore di queste macchine.
Con il Dreamvision ho illuminato uno schermo fonotrasparente prodotto da 'Screen Exellence', con superficie 'Enlightor Neo' da ben 137" in 16:9; ho impostato il proiettore un due modalità: la prima con sorgente luminosa laser-fosfori al minimo, con 48 NIT al centro dello schermo, raggiungendo linearità e prestazioni commoventi per precisione e fedeltà cromatica. Per i segnali HDR ho spinto la potenza quasi al 90%, sfiorando i 100 NIT e lasciando il tone mapping dinamico nelle mani del DSP sapientemente programmato.
Dopo parecchi mesi di fiere e dimostrazioni in cui sono stato impegnato anche nella calibrazione di numerosi proiettori e dove il compromesso è la regola, finalmente sono stato in grado di raggiungere valori di luminanza di riferimento, sia per la proiezione di contenuti a gamma dinamica standard che in HDR, con somma soddisfazione - almeno così pare - dei tanti ospiti che ci hanno raggiunto durante il fine settimana. Il proiettore e i due sistemi audio Magico rimarranno installati da Entertainment Machine almeno fino alla prima settimana di febbraio: prima di andare a verificare quello che vi sto raccontando, sappiate che rischiate parecchio: dopo questa esperienza niente sarà come prima.
La riproduzione audio della sala cinema è stata affidata al sistema Magico 'A Series' quasi al gran completo. Mancavano giusto i bookshelf A1. Davanti c'erano le due stesse torri in dimostrazione nella sala audio dedicata alla stereofonia, ovvero le A5, un sistema da pavimento con 3 vie e 5 altoparlanti in cassa chiusa, con telaio in alluminio di grado aeronautico, sensibilità di 88 dB e capaci di digerire fino a 1.000 watt di picco, con pressioni sonore molto elevate e distorsioni estremamente contenute. Un sistema su cui prima o poi Matarazzo metterà sicuramente le mani, soprattutto dopo il gran successo del test dei bookshelf A1 che trovate a questo indirizzo.
Il sistema home cinema è completato con il centrale ACC, un sistema 3 vie e quattro altoparlanti con tweeter in berillio, oltre a midrange e doppio woofer in carbonio e nanografene. I due diffusori surround sono le torri A3, con lo stesso tweeter e i woofer del centrale ACC, soluzione che ha permesso una estensione non comune in gamma bassa, apprezzata soprattutto nella riproduzione di musica in multicanale e nei mix audio più energici dei film che ho selezionato. Il subwoofer attivo A-SUB, che chiude il sistema 5.1 è basato su un generoso 10" in cassa chiusa con ampli integrato da 500W, in grado di generare ben 110 dB a 50Hz.
Tre le sorgenti a disposizione, c'era un vetusto Oppo 203 per riprodurre alcuni contenuti su disco, una Apple TV 4K per i servizi di streaming come YouTube (stereo) e Tidal (Dolby Atmos) e uno Zidoo Z9X Pro per la maggior parte delle clip da Blu-ray Disc HD e UHD 4K. Chiudono la lista di elettroniche il pre MUSE di Acurus, un decoder Dolby Atmos e DTS:X da 16 canali discreti per configurazioni fino a 9.3.6 (entro i 16 canali) e il finale Krell Chorus 5200 serie XD da 360W per ciascuno dei 5 canali. Per la calibrazione audio, dopo l'analisi del sistema con il kit ASPEQT con 4 microfoni calibrati, abbiamo effettuato un ulteriore tuning manuale per spremere il sistema al massimo.
La gran quantità di persone che si sono alternate nelle due giornate di festa mi hanno impedito di assistere alle dimostrazioni nella sala stereo, curate da Marco Cicogna, Marco Benedetti e Luca Natali, con la speciale partecipazione di Daniel D'Agostino che presentava il suo ultimo integrato Momentum MxV. Troverete il puntuale resoconto di tutto quello che è successo nella sala audio nel reportage di Fabio Angeloni e Fabio Sacchieri che trovate più avanti. Nella sala cinema, ho scelto un programma piuttosto articolato con qualche variazione nella lunga sequenza delle varie sessioni.
Sono sempre partito con la riproduzione di contenuti da servizi di streaming, come Tidal e anche Youtube, per far comprendere la gran quantità di contenuti musicali di qualità a disposizione, anche gratuitamente. Dopo la musica, anche da Blu-ray Disc HD (Sting Live in Berlin) con video a scansione interlacciata e audio DTS HD, ho riprodotto il primo contenuto 'cinema' (I Magnifici 7) in UHD 4K ma ancora con gamma dinamica standard e con mix audio in Dolby Digital, a volume deicsamente sostenuto. Subito dopo ho aperto una parentesi con Oblivion, riproducendo la sequenza di apertura in HD con gamma dinamica standard (e audio DTS) e poi in HDR (e Dolby Atmos), per sottolineare differenze e vantaggi della riproduzione di contenuti a gamma dinamica elevata, soprattutto con un proiettore così spettacolare.
Subito dopo ho riprodotto in sequenza la clip da 'Top Gun Maverick' del test a Mac 10 (difficilissima suorattutto per le sequenze a ridotta luminosità), una clip da 'Star Wars VII' con luminosità e dinamica ancora più elevate e poi l'attracco all'Endurance da Interstellar, sempre in HDR: una sequenza interamente in 16:9 con dinamica elevatissima e un commento sonoro decisamente emozionante e molto ben realizzato. Dopo di che, nelle sessioni in cui è stato possibile, è arrivato Marco Cicogna con cui abbiamo continuato a giocare con file musicali in multicanale da DSD e Blu-ray Disc (anche Pure Audio e Dolby Atmos), saltando tra riproduzioni di organo, grande orchestra e brani pop e rock.
La sala, ben trattata dal punto di vista acustico, è perfetta per un ascolto per un ristretto gruppo di persone, direi al massimo quattro, tre davanti sul divano e una sola persona nella poltrona centrale, nella fila posteriore. Nelle due giornate ho contato invece fino a 19 persone complessive, la maggior parte delle quali ovviamente in posizioni che non hanno permesso un ascolto corretto, non soltanto per la scena in multicanale ma soprattutto per la coerenza della gamma bassa. Giusto per fare un esempio, le persone appoggiate ai muri avevano almeno 15 dB in più in gamma ultrabassa...
Come già sottolineato, il sistema con proiettore, diffusori e amplificazione, sarà in funzione almeno fino alla prima settimana di febbrazio, con il MUSE che è stato sostituito con il pre decoder Anthem AVM90. Detto questo, da un certo punto di vista dovrei invitarvi a visitare questa nuova show-room nel quartiere flaminio a Roma perché è un nuovo riferimento, non solo per Roma. Da un altro lato però devo avvisarvi di fare attenzione: evitate di portare materiale con cui confrontare il vostro sistema perché rischiate, una volta tornati a casa, di rimanerci davvero tanto male.
La sala stereo con Magico A5 e D'Agostino Momentum MxV
a cura di Fabio Angeloni e Fabio Sacchieri
L'anno bisestile della capitale è iniziato con una manifestazione audiovideo davvero sontuosa, anche per una città abituata da millenni ad accogliere tutto e tutti, dunque piuttosto smagata e per storia e indole poco reattiva alle novità. Nello scorso weekend, infatti, si è svolta l'inaugurazione di Entertainment Machine, il nuovo punto vendita di Paolo Cherubini e figli, situato nel centralissimo quartiere Flaminio, alle spalle del Tevere, ad un passo dalle mura di Piazza del Popolo, a un tiro di schioppo da Parioli/Trieste e, non a caso, a pochi metri in linea d'aria dai tetti in rame ormai ossidato che ricoprono l'elegante Auditorium Parco della musica progettato da Renzo Piano.
Si è trattato di uno dei pochi casi in cui usare la parola evento non è un fuor d'opera, visto che è stato predisposto un fitto calendario di ascolti/visioni che ha attratto i romani dalla prima mattinata di sabato fino al tardo pomeriggio della domenica. Non una semplice vernice, quindi, anche perché l'evento era patrocinato da Luca Natali, patron di quella vera e propria corazzata della distribuzione Audio Natali che custodisce e promuove marchi preziosi, tra i quali Audeze, Audio Research, dCS, Dan D'Agostino, Krell, Magico, Nagra, Transparent e Wilson Audio che ha trovato il match perfetto con la solida e minuziosa organizzazione dei padroni di casa. Nelle due sale, andate sold-out in ogni sessione, si alternavano simbioticamente, come in un sofisticato e complesso meccanismo di orologeria, Paolo, Stefania, Elena e Federico Cherubini, assistiti dall'onnipresente Stefano Troiani.
Guest star del weekend era Dan D'Agostino, l'uomo che negli USA prima con i suoi finali stereo KSA-50 e KSA-100, poi con il multicanale modulare KAV-500, infine con il preamplificatore HTS 7.1 (e con tutte le meravigliose macchine che hanno fatto seguito a queste) ha letteralmente cambiato il senso delle parole "amplificazione" e "preamplificazione" e insegnato molto a tutti. Non contento di aver fondato e diretto la Krell, una dozzina di anni fa è passato a progettare e ad ingegnerizzare una linea di produzione tutta propria di livello elevato ed esclusivo, ancora più prestazionale e ben suonante, abbandonando la fascia consumer, sebbene di fascia alta, e proiettandosi con fermezza nel comparto più prettamente high-end. L'evento che si svolgeva nelle due sale vedeva la presenza di tre ulteriori primi della classe: mi riferisco ad Emidio Frattaroli per l'audiovideo multicanale, a Marco Cicogna per l'audio stereo e multicanale e a Marco Benedetti con l'ennesima rivisitazione dell'ormai celebre valzer delle testine, cui però non avevamo mai avuto il piacere di assistere.
La sala presentava un trattamento acustico costituito dal tappetone anteriore, 3 pannelli per lato, 4 alte colonne agli angoli, un elemento centrale frontale e 6 elementi a soffitto. Le postazioni di ascolto, allineate a qualche metro di distanza per garantire il geometrico TOE, erano comode ma ovviamente lontane dal lussuoso abbraccio delle poltrone Home Cinema della Moovia installate all’interno della sala audiovideo, che hanno ricevuto unanimi commenti positivi.
Dan D'Agostino, introducendo il set, ha spiegato che eravamo di fronte al suo nuovo integrato modulare Momentum MxV. Modulare in quanto alla macchina di base è possibile aggiungere due ulteriori schede: uno streamer/DAC - che aggiunge ingressi digitali e di rete - e uno stadio di ingresso phono MM/MC. Più in generale si veniva posti di fronte ad un pezzo di ingegneria circuitale e costruttiva da mezzo quintale di peso, con alimentazione separata, che ha a bordo il trasformatore lineare ultrasilenzioso da 2000 VA, una capacità complessiva 60.000 μF, che rende possibile una erogazione da riferimento, come tutti i progetti di Dan: 250 Watt su 8 Ohm, 500 Watt su 4 Ohm e 1000 Watt su 2 Ohm.
Pur essendo un integrato in classe A/B, l'aumento del funzionamento in classe A è direttamente correlato alla migliore qualità del suono e 28 transistor ad alta velocità sono mutuati dal "tyrannosaurus rex" del mercato, il monoblocco Relentless Epic 1600, capace di erogare fino a 6.400 watt su carico di 2 ohm e in grado di pilotare praticamente "tutto l'esistente". Attenzione, a differenza di altri modelli, la lancetta del caratteristico oblò di polifemo della macchina segnava il livello del volume e il bilanciamento, ma non fungeva da vu-meter. Altra particolarità ineressante ed assolutamente esclusiva deriva da una particolarità costruttiva. I transistor vengono infatti installati direttamente sul rame del telaio: sfruttando al meglio l'effetto Venturi, ciò consente di non dover ricorrere alla modifica dinamica del bias in relazione alla temperatura. Originale persino il telecomando.
Gli altri componenti del set erano il digital streamer Aurender A200, versione migliorata dell'A100, network player di pregio con MQA Full-Decoder DAC, con uscite analogiche RCA e digitali USB, e ingressi coassiali e digitali ottici e un ampio, elegante display centrale a colori. A bordo ha anche il rinomato DAC Asahi Kasei Microdevices-AKM 4490, e la macchina è in realtà utilizzabile anche come music server e preamplificatore. Ha una architettura con alimentatore lineare e un generatore di clock ultrapreciso basato su FPGA.
Dall'Aurender, il segnale digitale veniva consegnato al DAC dCS Rossini che sempre ha dato eccellente prova di sé, un must-have nelle sale del Munich High End che ha sempre esibito una prestazione acusticamente limpida e al contempo poderosa, con una scena credibile e meticolosa, capace di ricreare in ambiente quella famosa e inafferrabile naturalezza che gli audiofili considerano il bene primario e forse assoluto.
Dalle sorgenti, il segnale analogico bilanciato veniva porto con cavi Transparent all'integrato Dan D'Agostino Momentum MxV (e mai abbiamo registrato rallentamenti, inceppamenti o dropout del segnale), che tramite i cavi di potenza Transparent Reference RSC lo somministrava agli speaker Magico A5.
Questi speaker sono il top di linea della "A", la serie - per così dire - di attacco del marchio. Si tratta di un 3 vie, 5 altoparlanti che incorpora un tweeter in berillio, un midrange proprietario che con i driver in gamma bassa raggiunge un rapporto rigidità-peso senza precedenti. Il massiccio cabinet dell'A5 è formato da un pregiato alluminio aeronautico 6061-T6, al fine di ridurre al minimo le risonanze e le colorazioni indesiderate.
Una sensibilità di 88 dB e un'impedenza di 4 Ohm in unione a finali ben progettati consente di ottenere musica di qualità anche con wattaggi contenuti; malgrado questa caratteristica, la tenuta in potenza dichiarata arriva ai 1.000 Watt. Il modello presente in sala audio era di un bell'argento opaco, mentre le gemelle presenti come speaker frontali in sala audiovideo erano in livrea alluminio anodizzato nero spazzolato ovviamente per minimizzare riflessioni indesiderate.
Completava il set una multipresa Power Wave 6. Si trattava, insomma, di un set di assoluto prestigio, con un costo di listino di circa 200K euro, se aggiungiamo anche il giradischi EAT e il braccio IKEDA usato per il "Waltzer delle testine" di cui vi parleremo più avanti...
L'elegante presentazione di Marco Cicogna è stata intervallata da un po' di interazione con Dan, in un impeccabile inglese. Lo Chef Marco ha iniziato il suo percorso dagli entrée portando a tavola un classico trio jazz, piano basso e batteria: un esordio che ha subito stupito tutti perché offriva quella piacevole sensazione dichiaratamente live, grazie alla quale i musicisti sembrava che stessero fisicamente suonando nella sala. L'ascolto ha permesso anche di apprezzare la grande dinamica sprigionata dalla catena: veniva rappresentato tutto con dovizia di preziosità e velocità di esecuzione sui transienti. Seguiva un energico arrangiamento del celebre tema della Pink Panter di Henry Mancini in DSD derivato da nastro analogico: una edizione con ance e ottoni da brivido.
Passando al main course dei vocalist, abbiamo udito un più classico Dean Martin, "I'm confessin", tratto da Dream with Dean, dove veniva riprodotta la sua bella voce profonda senza sbavature o esaltazioni di sorta. Faceva seguito "All in love is fair" di Patricia Barber tratta da Clique e prelevata dalla piattaforma Native DSD: voce naturale come nel brano precedente, ma in cui si udiva quella piccola parte di gamma medio bassa che spesso nei set casalinghi va un po' persa. Un fenomeno molto interessante è la scena riprodotta da tutto il plotone audiofilo: alta e profonda. Durante le riproduzioni la voce sia di Dean che di Patricia era lì, dove ci si sarebbe aspettato di trovarla. La stanza si era allungata e allargata abbracciando tutti gli attenti ascoltatori, segno di una potenza di erogazione ben domata e perfettamente indirizzata.
Seguivano degustazioni rapide (una sorta di assaggi), mirate a valutare il timbro e la voce degli strumenti. Si partiva dall'arpa, per apprezzarne la lieve corposità in gamma medio bassa, con Magdalena Hoffmann dell'orchestra di Monaco che eseguiva arrangiamenti di pagine di Chopin in una recente registrazione della Deutsche Grammophon. Poi Velitshka Yotcheva (etichetta Navis) nel celebre avvio della prima Suite la suite per violoncello solo di Bach, con la solita scena impeccabile anche per uno di noi che si era volutamente posto in posizione molto disassata dallo sweet spot, non disgiunta da un piacevole realismo impreziosito dalla timbrica inappuntabile.
Si passava al pianoforte, con un Lang Lang che suonava le variazioni Goldberg di Bach (Deutsche Grammohon) col solito estremo realismo. Seguivano altri brani fino alla Rapsodia ungherese n. 2 di Liszt eseguita da Miyuji Kaneko; si tratta del recente album "La Campanella", pubblicato dalla Decca, con un ascolto in cui si evidenziava l'estrema prossimità della ripresa allo strumento.
Faceva seguito, da Quadri di un'esposizione, "Bydlo", di Järvi & l'Orchestra sinfonica della TV di stato giapponese (NHK) in una solida trascrizione con contrabassi, tuba tenore, con un crescendo con rullante e grancassa che non si perdevano, ma venivano resi lucidamente dal set. L'ascolto evidenziava una grande coerenza sonora: non mancava nulla. La scelta, in alcuni set, di utilizzare il subwoofer con gamma bassa per cogliere meglio i suoni extramusicali, anche quei rumori che conferiscono al suono le caratteristiche di una grande sala, in questo caso sembrava non necessaria, tanta era la capacità di discesa in frequenza dell'impianto.
Degno finale o forse il carrello dei dessert che talvolta Marco utilizza al termine delle sue dimostrazioni, il Richard Strauss di "Also spracht Zarathustra". Qui tornavano in scena Järvi & l'Orchestra sinfonica giapponese NHK (Sony) con il poderoso tappeto in gamma bassa e quella nota bassa tenuta ferma in sottofondo che ti scuoteva nell'animo. La mente correva un po' banalmente all'Odissea di Kubrick, ma il vigore del suono teneva gli spettatori letteralmente incollati alle poltrone, tanto che al termine nessuno accennava ad alzarsi.
Chiuse le singole sessioni, si passava alla sessione di Q&A, che riportavano anche i sinceri apprezzamenti sull'intero sistema di riproduzione. Da Entertainment Machine si respirava un ambiente familiare che nulla toglieva alla professionalità logistica e tecnica e che forse costituisce la vera forza del punto vendita dove si riesce a ridurre notevolmente il solco profondo che spesso si frappone tra l’audiofilo e chi presenta (forse troppo sacralmente) questi autentici capolavori d’ingegneria.
Nel corso dell'evento si udiva un po' di evitabile rumore alle spalle, segno di vivace curiosità del pubblico in attesa ma anche di quello sazio ed ebbro per il lauto pasto appena terminato. Veniva subito gettata la croce su Emidio Frattaroli, in realtà incolpevolmente presente nell'altra sala intento solo a fornire spiegazioni tecniche sul set; ma scorto il distributore affaccendato nell'atrio in discussioni commerciali, la protesta scemava velocemente così come era rapidamente montata.
Per concludere, siamo stati posti di fronte ad un set di pregio assoluto dotato della capacità di mantenere la fedeltà di frequenza, di non sopravvalutare o sottovalutare alcuna delle porzioni sonore del messaggio e soprattutto di offrire sempre una bella scena, anche se lontani dallo sweet spot, caratteristica - invero - piuttosto rara. Tralasciamo la bellezza estetica delle macchine e la suggestione dovuta al sentire dalla viva voce dall'ideatore di una di quelle autentiche meraviglie sonore quali princìpi ne avevano ispirato la costruzione e quali risultati si proponeva di conseguire, perché la miglior dimostrazione della riuscita dell'evento era consistita proprio nel poter affermare che il tiro era finito dritto in rete.
Da ultimo, ma non per ultimo, ci teniamo a sottolineare che i due sistemi saranno in funzione ancora per qualche settimana, pur con qualche differenza. Nella sala Audio rimarranno in funzione, oltre ai diffusori A5 e all'integrato D'Agostino, anche il DAC Rossini. Nella sala cinema, come già anticipato da Emidio, l'unica differenza è la mancanza del pre Acurus MUSE che è stato sostituito con un pre Anthem AVM90.
https://www.entertainmentmachine.it/
Il Valzer delle Testine con EAT e Marco Benedetti
a cura di Fabio Angeloni
La giornata passata da Entertainment Machine ci riservava ancora un interessante evento, che si è svolto nella medesima sala audio: si tratta dell'ormai iconico Valzer delle testine di Marco Benedetti, un ballo ad eliminazione diretta, con un solo vincitore. Un gradito appuntamento, dunque, proposto però in editio minor. Lo show infatti solitamente dura un paio d'ore, come in una edizione di Sintone a cui si riferisce l'intervista a Marco Benedetti pubblicata qui sopra, in cui è possibile confrontare un numero di testine decisamente superiore. In questa occasione il confronto è stato volutamente compresso temporalmente di circa la metà e limitato numericamente a soli 5 esemplari, peraltro esponenti di punta di marchi ultraconsolidati. Questo nuovo format ha però favorito il mantenimento di una attenzione costante da parte degli ascoltatori e ha consentito una migliore focalizzazione sugli ascolti.
Da Entertainment Machine Marco Benedetti ha sfoderato la sua conosciuta metodicità, ricordando che anche l'ordine con cui avremmo ascoltato le 5 testine moving coil avrebbe potuto rivestire un ruolo importante in sede di giudizio e ha voluto invece far sì che questo diventasse un fattore impredittibile, quindi del tutto casuale. Con un gesto altamente scenografico ha tratto dunque fuori di tasca un piccolo dado in legno (figurativamente, il famoso coniglio estratto dal cilindro) e ha comunicato ai presenti che sarebbe stato proprio quel piccolo poliedro a 6 facce a decidere l'ordine con cui avremmo ascoltato le 5 diverse testine, di livello da ottimo ad eccellente, da lui selezionate attentamente anche per la possibilità tecnica di condividere il/la medesimo/a shell.
Alle sue spalle campeggiava la parte vinilica che era posta a monte del medesimo set audio ascoltato nella mattinata. Si trattava di un grande piatto European Audio Team-E.A.T. modello Forte a doppia cinghia e motore di trazione in CA autonoma e disaccoppiata, dal peso di ben 65 kg., dotato di sub-chassis separato e giradischi caricato in massa, con un generoso piatto da 40 cm e dal peso di 20 kg, che sviluppa una energia cinetica di 2.460 Joule e garantisce isolamento anche grazie ad ampi piedini magnetici stabilizzati. Il braccio IT407 da 12" e lo/la shell erano Ikeda. Era inoltre presente il trasformatore di step up per MC personale di Marco. A valle del quale, infine, era stato collegato un preamplificatore phono a valvole AVM Ovation PH 8.3 con ottimizzazione/equalizzazione del segnale puramente passiva ed analogica, telecomandabile, dotato di un ampio e chiaro display grafico anteriore.
I modelli di testine MC, anche se non esplicitamente dichiarati con precisione teutonica nel corso dell'evento (forse anche solo per evitare condizionamenti legati al prezzo o allo standing del costruttore), erano i top di gamma dei vari marchi coinvolti:
- MY Sonic Lab modello Signature Platinum
- Nagra modello Reference MC
- Air Tight modello Opus-1
- Lyra modello Atlas Lambda SL
- Audio-Technica modello AT-ART1000
A questo punto mi tocca precisare che purtroppo la infelice posizione disassata in cui ero e la mancanza di una seduta non mi hanno consentito di valutare fattori importantissimi quali scena, la naturalezza, l'esatto posizionamento dei musicisti, la profondità dello stage e così via, per cui mi limiterò a raccontare quanto avvenuto, punteggiandolo con i commenti captati dagli ascoltatori presenti in sala. Spero che questo spingerà a voler partecipare ad uno dei prossimi valzer organizzati da Marco Benedetti.
Il dado ha sorteggiato per prima la testina Nagra Reference MC nella versione a bassa uscita (4 Ohm, 0.3 mV, tracking force 2-2.2 gr) con cui abbiamo udito Lou Reed con il suo “Walk on the wild side” tratto da Transformer. Si avvertiva una sensazione live, piuttosto che da studio: ne usciva una testina dotata di molto groove.
Il dado ha scelto poi la testina Air Tight Opus-1 (1.4 Ohm, 0.45 mV, tracking force 2-2.2 gr). La voce risultava ugualmente molto bella, ma il suono assumeva un tono più raw. Si udivano pacche forti menate in gamma bassa, che pur diventando profonda e piena, non risultava mai debordante o gommosa.
Il dado ha proposto quindi la sorella quasi gemella della Air Tight, con caratteristiche quasi identiche ma un po’ più estreme, per impedenza e potenza dei magneti: si trattava della più tirata MY Sonic Lab Signature Platinum (1.4 Ohm, 0.5 mV, tracking force 1.9-2.2 gr), dalla difficilissima messa a punto. Il tono diveniva ancora più poderoso, mentre la voce rimaneva meravigliosa. Non so se per via del maggiore livello di uscita o per il volume più elevato a cui veniva udita, questa testina sembrava regalare una maggiore intensità di ascolto rispetto alle precedenti.
Anche se sembrava che ci si stesse allontanando dall’isola giapponese, lo si faceva solo per la proprietà dell'azienda, del norvegese Stig Bjorge e dall'americano Jonathan Carrper, ma non per la sede. Si approdava infatti alla Lyra Atlas Lambda SL (3-6 Ohm, 0.56 mV, tracking force 1.62-1.72 gr), una testina appartenente ad una scuola diversa dalle precedenti. La Lyra è più morbida sulla sospensione, in quanto legge 1,7 grammi invece di 2; ne è stata prodotta una versione single layer, ad un singolo strato di avvolgimento delle bobine, con impedenza dimezzata e livello di uscita di 0.25mV invece di 0.56. Eravamo entrati in un universo sonoro completamente diverso rispetto alle precedenti. La voce sembrava forse meno vivace ed esaltante, la gamma bassa meno marcata.
Un ascoltatore, a parte la potenza timbrica nelle basse frequenze e la improvvisa materializzazione delle voci del coro rese possibili dalla seconda testina Air Tight Opus-1, ha sembrato scorgere nella Lyra Atlas Lambda SL una minore capacità di focalizzazione.
Liberi dal giogo del dado, passavamo ad ascoltare l'ultima testina, l'Audio-Technica AT-ART1000 (3 Ohm, 0.2 mV, tracking force 2-2.5 gr) con cantilever in diamante e bobine in testa. Normalmente le bobine si muovono su un raggio molto corto, ma non in questo caso, visto che la bobina è posta in posizione molto avanzata: auspicabilmente questo dovrebbe garantire una maggiore dinamica e una aumentata inerzia dello stilo. Audio-Technica ha fatto un autentico miracolo, con questo modello, del quale vengono costruiti solo 100 esemplari all'anno. La testina viene consegnata unitamente ad tracciato individuale che precisa il settaggio da applicare tra i 2 e i 2.5 grammi. Malgrado questo, si tratta della testina meno costosa del gruppo. Anche in questo caso il suono è apparso lineare e poco connotato, sebbene, alla fine forse meno vibrante.
Interrogati da MB gli ascoltatori decidevano di buttare giù dalla torre la Lyra e l'Audio-Technica, mentre tenevano in pista (è il caso di dire) Air Thight, MY e Nagra, non senza un singolo parere favorevole alla Audio-Technica.
Si passava ad ascoltare Donna Lee di Jaco Pastorius, titolo di apertura del primo album che porta il nome dell'eclettico bassista re del fretless scomparso anzitempo, che porterà alla ulteriore esclusione della Air Thight. La MY Signature Platinum si distingueva per una “maggiore ferocia sugli attacchi", ma sembrava avere un peggiore rapporto S/N forse a causa dell’uscita più bassa, pur esibendo una lodevole velocità sui transienti. Un ascoltatore sosteneva di aver udito una maggiore trasparenza di riproduzione. La terza e ultima, la Nagra, esibiva come sempre estrema compostezza, grande linearità e naturalezza di riproduzione.
Passati a Profondo Rosso dei Goblin erano rimaste solo la MY e la Nagra. Il brano le metteva a dura prova entrambe, perché dopo l'attacco del basso elettrico di Fabio Pignatelli, il suono sibilante del sintetizzatore di Claudio Simonetti risultava oggettivamente molto difficile da riprodurre, soprattutto al volume elevato con cui si procedeva agli ascolti. La registrazione è ormai datatissima (ha quasi mezzo secolo), ma con entrambe il floor di rumore non appariva attenuato. La Nagra raccoglieva la quasi totalità dei consensi e vinceva in souplesse il contest danzante.
Ma Marco non si accontentava di proclamare la vincitrice. La finale, dopo l'andata, a suo dire prevedeva un ritorno, che veniva giocato sulle note di "Four last songs", con Elizabeth Schwarzkopf & George Szell e l'orchestra radio-sinfonica di Berlino, tratto dall'album Richard Strauss: Vier letze Lieder. MY continuava a ricevere consensi, un solo ascoltatore continuava a ritenere la Audio-Technica (ormai uscita dalla pista da ballo) migliore. Ma la Nagra confermava e rafforzava la vittoria, grazie ad una naturalezza priva di forzature e ad un maggiore realismo sonoro complessivo. Solo a vittoria proclamata una volta per tutte, Luca Natali informava che parte della vittoria netta poteva forse essere ascritta al fatto che il diamante ha due tagli e nell'iperellittico riesce a scendere più in profondità nella cavità del solco.
A questo punto, qualche breve nota di commento conclusiva. Innanzi tutto ho potuto rilevare con piacere l’apprezzamento unanime dei presenti, che hanno compreso l’unicità dell’evento.
Non posso esimermi dal fare un plauso a Marco Benedetti per essere riuscito ad effettuare cambi e regolazioni delle testine incredibilmente veloci, che hanno aiutato a mantenere vivo il ricordo mentale quanto meno del suono dell’ultima testina udita. Marco si è confermato una figura esperta ed autorevole che ha ideato un format originale e interessante per tutti, in particolare per chi si accinge a fare quel salto in avanti nella qualità di ascolto del vinile che la testina, prima di qualsiasi altro componente a monte del preamplificatore, concorre a rendere possibile.
A bocce ferme e con il famoso senno del poi, qualche aspetto migliorabile nell'evento naturalmente c’è.
In primo luogo, per via del diverso livello di uscita delle testine è difficile, ad orecchio, livellarle in modo equanime e ciò - come sappiamo - potrebbe un po' condizionare il giudizio. A questo riguardo potrebbe risultare utile mostrare su un display una rappresentazione grafica del volume di preamplificazione e tenere un fonometro (anche su smartphone) a portata di mano, anche se mi rendo conto della farraginosità del sistema e dei possibili rallentamenti che potrebbe comportare nello svolgimento dell'evento.
In secondo luogo, si potrebbe forse immaginare di privilegiare giradischi dotati di due o tre bracci uguali, con testine premontate il che renderebbe ancora più immediate le operazioni di passaggio dall'una all'altra, ma sopratutto consentirebbe lo switch diretto e immediato quasi sullo stesso punto del brano.
In terzo luogo, non sarebbe disprezzabile poter disporre in sala di un elenco cartaceo dei componenti chiaro e circostanziato distribuito ai presenti, sul quale poter apporre anche brevi note sul comportamento delle contendenti.
La mia personale impressione è che si sia trattato di uno spettacolo straordinario. Per la prima volta in vita mia ho partecipato al valzer, come ho detto, il che ha rafforzato la mia convinzione sul’estrema importanza della testina, in particolar modo quando il sistema in cui è installata ha una chiara vocazione rivelatrice ed è di incontestabile eccellenza, come quello presente nella sala di Entertainment Machine.
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Munich 2018: intervista a Dan D'Agostino
In occasione del Monaco High End 2018, Marco Cicogna ha intervistato Daniel D'Agostino a proposito... »
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Un grandissimo in bocca al lupo al mitico Paolo ed a tutta la sua meravigliosa famiglia.