A mio avviso, la tua giustificazione campa avrà basi solide solo se avremo un secondo, o un terzo, film in cui questa spiegazione prenda corpo. Perchè allo stato attuale ci è mostrata una verità, o forse una serie di fatti, legabili tra loro e con il passato, che poi è futuro, solo attraverso supposizioni o teorie... tutte più o meno sostenibili, più o meno legittime, più o meno che tornano e non.
Tuttavia torno a quanto giustamente detto da Nordata, anzi sposo proprio la sua posizione, costruire un film che cmq cominciasse a dare delle spiegazioni o che cmq si reggesse da solo? Perchè è giusto spiegare il contesto e le ragioni, giusto che questo sia difficile, soprattutto dalla posizione di Scott che vuole farci, da quanto ho capito, partecipare in un viaggio a ritroso verso la creazione e i creatori, giusto che si voglia lasciar suspance... però quello che abbiamo ora sono scene di azione, diversi discorsi teorici-filosofici e zero certezze.
Il successo di Blade Runner lo si deve, oltre alla magistrale concretizzazione di quella che fosse la visione di Dick all'incinca, al giusto equilibrio tra detto e non detto. I concetti filosofici, se vogliamo chiamarli così, o esistenziali o etici o morali escono da soli, non serve che qualcuno a schermo ce li spieghi o si interroghi a voce alta su di essi. Spetta allo spettatore farsi le domande giuste, capire che solo parte di esse sono state spiegate nel film e colmare il resto con la sua visione o con le sue convinzioni. Se poi qualcuno non arriva o non concepisce questa lettura, Blade Runner resta cmq un ottimo, eccellente, film sia in termini di scene che di dialoghi che di sceneggiatura.
Questa si chiama lettura multi-layer del film, ad ogni strato interpretativo corrisponde un maggiore approfondimento sulla trama sui personaggi e su quello che il regista voleva trasmetterci, tanti messaggi veicolati attraverso un solo mezzo... il film!
Noto che solo pochi, sempre meno, registi stanno ancora lavorando in questa direzione... per il resto noto un appiattimento della semantica e dei contenuti che si spinge sempre più verso il solo significante. Io sono convinto che come Nolan, Scott sia tra questa ristretta cerchia di registi... che magari è anche ampia, ma spesso contratta dalla volontà-necessità delle mayor e dei finanziatori... il problema casomai è chiedersi se questo prodotto gli sia riuscito come volesse-pensasse. Credo sia legittimo!
E da qui ci spostiamo più in là, nel cinema, soprattutto Hollywoodiano moderno, quanto spazio creativo e di autonomia viene concesso ai registi? Anche qualora essi siano dei sommi maestri come in questo caso?
Prometheus nasce in piena libertà o è frutto di qualche, diversi?, compromesso?
Ripeto il significante è suntuoso e coinvolgente, ma la semantica? Il messaggio?