Ha già detto tutto Alberto, quindi è meglio che stia zitto…

A parte che non mi potrei permettere di smentirlo, ma quello che dice è totalmente vero: durante la prova del SIM2 HT300 E Link sono entrato nel menu di servizio, dove erano presenti le voci delle coordinate colore. Queste sono impostate in fabbrica secondo parametri che tengono conto di una serie di fattori, che non mi sono stati comunicati. Per farla breve, me l’ha detto Alberto due mesi dopo, a riprova che è anche vero che le aziende (come è anche ovvio che sia: perché si dovrebbero fidare di uno che smanetta e probabilmente non capisce?) non dicono sempre tutto…
Vediamo di fare una panoramica. Avevo scritto “rapida”, ma poi mi sono accorto di aver scritto una specie di trattato. Spero non vi annoierete…
Dato che mi capita di vedere parecchi prodotti (per le prove tecniche) e di tarare macchine a casa delle persone che mi richiedono di farlo, ho accumulato una (certa) esperienza.
Alcuni punti fondamentali:
i) come al solito, ed è quello che ripeto in continuazione ad una figlia quindicenne che, come potrete immaginare, è anche abbastanza scalpitante…) parlo solo di esperienze dirette e mai di cose che ho sentito dire. In questo campo (almeno) è necessaria la pratica, e la teoria serve solo per studiare gli spazi colore, non per fare alate asserzioni su prodotti visti su… una brochure!
ii) Se uno non studia, facilmente dice delle panzane senza fine. Una solida base teorica serve per evitare la confusione che ha fatto (email scambiate con me, non teoria) William Phelps (quello che calibra i Faroudja) scambiando illuminanza per luminanza… gosh! Questo serve anche a capire perché il triangolo di Gamut serve a pochino (quasi nulla, dai…), perché la temperatura colore non serve a nulla, perché gli spazi colore sono tanti, perché il rapporto di contrasto serva a molto poco, perché… potrei continuare (quasi) all’infinito, ma vi addormentereste;
iii) di tutti i proiettori che ho valutato finora, la percentuale di miglioramento “dopo” la calibrazione è stata del 100%. Questo è facile da spiegare, perché una qualunque “pre-taratura” è fatta su parametri standard, che difficilmente sono replicabili nel “mio” ambiente;
iv) la percentuale di miglioramento può andare dal 10-20% al 60-70%. Buuuhhh! Grazie, lo fai tu, ci vuoi turlupinare… Chi mi conosce un po’, sa (spero) che non ragiono in questo modo: potete crederci o meno, ma la mia esperienza ha questi numeri;
v) tipicamente, i prodotti che hanno più bisogno di messa a punto sono quelli economici (o di basso di gamma). Un tipico esempio è l’Epson TW600: a scatola appena aperta lo stavo per buttare via, dopo la calibrazione l’ho apprezzato moltissimo. Dall’altra parte, lo Yamaha (anzi, gli Yamaha) od i Marantz, od ancora il SIM2 HT3000 1080 (di cui sto finendo di scrivere la prova): escono già molto bene. Tre settimane fa ho tarato un DPX-1200, e me la sono “cavata” in una giornata soltanto;
vi) i dischi di test a me onestamente servono solo per generare i pattern per il Colorfacts: ne ho trovato uno splendido (PF-Test Disc) fatto da un simpaticissimo tedesco (
http://www.peterfinzel.de/) che segue la sequenza delle misure ed è utilissimo. La scala di grigi per me serve… per salire al piano di sopra! Mi è successo bilioni di volte di vedere una scala di grigi che “ad occhio” sembrava perfetta: poi il proiettore faceva schifo e l’immagine era inguardabile. Perché? Semplice… Qual è l’unità di misura di una scala di grigi? Il nostro occhio! E…
vii) … la calibrazione “ad occhio” non la faccio nemmeno per il peggiore dei nemici: ho imparata a mie spese, da anni, quanto sia vero che il colore sia una “percezione”. Basta essere stanchi, incavolati o nervosi, e si vede tutta un’altra roba rispetto al giorno prima quando avevamo appena fatto certe robine…

. Quindi l’approccio strumentale è l’unico che riconosco per capire cosa sta facendo il proiettore ed orientarsi tra le…
viii) 868 strade possibili! La calibrazione è misura, certo, ma è anche esperienza ed adattamento. Si possono ottenere gli stessi risultati (o molto simili) da valori di taratura molto diversi (solo con lo strumento: se provate a fare ad occhio, uscite di corsa ed andate a giocare al SuperEnalotto: è sicuramente il vostro giorno fortunato!), ma posso decidere per una sfumatura o per un’altra solo sulla base del riscontro con un DVD di riferimento (vero, non girato con CG), che conosco MOLTO bene (io ce l’ho, ovviamente, e penso che di certe scene conosco TUTTE le zone dello schermo in OGNI dettaglio, e so cosa si deve e non si deve vedere…

);
ix) detta in altro modo, la parola finale al processo di calibrazione avviene su una valutazione di gusto personale, ed è inevitabile sia così. La proiezione è una cosa inutile, un gioco: roba non essenziale, che ha l’unico compito di farci divertire e darci soddisfazione. E mi spiegate cosa me ne frega che il mio proiettore sia numericamente a posto se a me (che ho speso soldi per comprarlo) non piace?
x) quindi le misure sono indispensabili per arrivare ad un risultato razionale e riproducibile, e comprendere i limiti che ogni macchina ha: non esiste il proiettore perfetto, tranne forse il Cine 9… e sabato torno a sistemarne uno: uno spettacolo della tecnica! Continuavo a saltare da questo amico, ripetendogli “Ma non ti rendi conto di quanto è bello? È stupendo! Non ho mai visto cose del genere in questo film! È fantastico… “: deve avere pensato che ad una certa età l’entusiasmo per i proiettori sostituisca altre virili capacità che si vanno rarefacendo…

Di ogni macchina va capito il limite e a cosa bisogna rinunciare. Non saperlo o pensare di potere TUTTO è un atto di presunzione inutile;
xi) lo strumento è in grado di farci capire in maniera oggettiva il giusto rapporto tra alte e basse luci, ed i livelli di brightness e contrast più adatti. La (quasi) totalità delle volte che vedo un proiettore sistemato dal proprietario mi capita di vedere livelli di contrasto imbarazzanti, senza che il proprietario capisca il danno che sta facendo all’immagine. Dopo aver spiegato certe cose e fatto vedere concretamente (sempre pratica, non teoria!) le differenze, e spiegato cosa fare per correggere certi difetti, normalmente quando me ne vado le persone sono sempre soddisfatte!
xii) Il processo di fruizione dell’immagine è complicato: non prendetemi per uno sborone, ma va compiuto un lavoro di maieutica notevole per fare capire alle persone la differenza tra una “normale” percezione “sparata” di un’immagine televisiva o di un monitor PC, e quello che invece rappresenta una resa naturale, che è quella delle specifiche dei segnali impiegati al cinema (e poi anche quella che vediamo noi “naturalmente”). In questo si trovano delle resistenze enormi, perché siamo abituati ad una determinata fruizione dell’immagine. Poi spesso è difficile accettare che quello che ci viene proposto (se non motivato in modo opportuno) sia anche radicalmente diverso da come abbiamo “visto la TV” fino a quel momento. Anche perché di immagini corrette e valide se ne vedono pochine…
xiii) la calibrazione va adattata all’ambiente: continuo a suggerire di leggere questo articolo (
http://www.htprojectors.com/htprojectors/preload.asp?ID=252&PROD=3010) per averne un riscontro numerico ed oggettivo;
xiv) non mi è MAI capitato di ripetere gli stessi valori anche su macchine diverse: questo è assoluto per i CRT, meno per i digitali. Ma è comunque vero. Ho visto che anche i cavi digitali hanno una loro certa variabilità (metterò a breve online un test che ho compiuto che lo dimostra). Quindi la cosa non deve stupire in nessun modo;
xv) uno spettroradiometro ed una misura di luminanza (= sonda girata verso lo schermo che inclusa TUTTA la catena di riproduzione) sono l’unico sistema serio per tenere conto di tutto. Usare un colorimetro (illuminanza, sonda girata verso il proiettore) annulla tutto il contributo dello schermo e dell’ambiente. Va bene per imparare a “giocare”, ma non è LA soluzione;
xvi) non sono un fanatico delle coordinate degli spazi colore, per il semplice motivo che rappresentano una misura “statica”, ovvero a 100 IRE (che, ditemi: quante volte si vedono sullo schermo?) e “soggettiva”, dato che cambiano cambiando lo spazio di riferimento. Meglio una curva RGB parametrata allo spazio di riferimento, che fornisce un andamento sinottico completo del comportamento del proiettore, unito alla curva del gamma, alla risposta spettrale ed ai livelli di nero, grigio e bianco: ovvero, quello che trovate (non a caso) su HTProjectors. Sono molto convinto della completezza e sinteticità di queste misure, e non credo ne servano 500 per descrivere il comportamento di una macchina. In più, ho SEMPRE trovato un accordo praticamente perfetto tra le misure e la prova di visione concreta (= pratica). Quindi vuol dire che ci siamo…
xvii) l’impegno che richiede un proiettore è radicalmente diverso da macchina a macchina: per mettere a punto l’HT3000 ci ho messo 2 ore, per l’Optoma H79 6.5 notti (e non scherzo, eh!)… Però fatto questo, non credo sia indispensabile rifare ogni sei mesi la calibrazione, ovviamente se non si cambiano elementi della catena: da sberlinare quelli che giocano con i driver degli HTPC inseguendo l’ultimo, che a volte fa schifo ed incarta tutto il lavoro precedente: se una catena è stata calibrata, si tiene così! La durata delle lampade UHP
dovrebbe essere abbastanza costante: uso il condizionale perché io non sono mai arrivato a più di 600 ore per proiettore, e quindi mi devo fidare di ciò che dichiarano i produttori. Diverso il discorso per lo Xenon, che ha una variabilità superiore (ho un D-ILA, ed il tedesco dal quale ho provato il Qualia 004 mi ha parlato di -50% di efficienza al 30% della vita utile…)
Adesso tiro il fiato. Tirate pure le banane marce…
