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29-06-2013, 16:46 #1
Sospeso
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Trama e luoghi comuni [esempio: "La migliore offerta" di Tornatore]
Innegabile che la vocazione del forum è sulla qualità delle registrazioni, lo splendore degli effetti speciali ecc
Però un film assume un significato perché racconta una storia (o magari dipinge una situazione) comunque perché a monte c'é un copione (o soggetto, trama, script...).
Ne vorrei parlare.
Mi capita spesso di vedere un film che definirei "buono" se non mi desse una terribile impressione di "già visto", di cose rimasticate, di spunti presi da altri film o storie.
Attenzione, non parlo di copia-e-incolla di intere scene, ma di personaggi, schemi, situazioni (se avessi studiato direi topos o meglio topoi, ma non mi azzardo).
Guardando "La migliore offerta" di Tornatore ho provato a fare un elenco di questi dejà vu, qualcuno lo metto come spoiler come da regolamento.
Lo schema narrativo (abbastanza comune nei thriller & simili) è quello dell'attesa del finale: insomma non è che vorresti che il film "non finisse mai" perché provi piacere a guardare ogni scena, no. E' di quelli che fin dalle prime battute sai che assumerà un significato in funzione di un determinato finale che intanto cominci già a immaginare. E passi il tempo nell'attesa che l'autore si decida a farti capire dove va a parare, sperando in un finale che ti sorprenda.
Ecco l'elenco:
- casa d'aste (uno dei luoghi di lavoro più frequentati dal cinema; esempio recente: W.E.)
- l'uomo rispettabile in realtà disonesto
- il collezionista segreto
- germofobia (o comunque sindrome della evitazione dei contatti, cfr "The Aviator"). Variante: il soggetto con le persone amate si lascia andare ad abbracci
- sindrome della segregazione (hikikkomori, cfr "Castaway on the moon")
- automa meccanico (Hugo Cabret?)
- il genio della meccanica (o direi dell'aggeggiare, visto che spazia anche sull'elettronica). Variante importante: non è un nerd, anzi proprio il contrario
- il barista saggio (colui sulla cui spalla va a piangere il protagonista). Variante: non è un barista ma il personaggio di cui al punto precedente
- l'idiot savant, nella variante che trattasi di persona con handicap fisici oltre che comportamentali ma col solito genio del contare le cose (L'uomo della pioggia, ovviamente)
- lo spiegone finale o comunque il volere sempre spiegare tutto (tipico dei film americani, che pena vederlo in un film italiano!)
Spoiler:
- il vecchietto che si innamora della la ragazzina che gli frega tutto
- gli amici più cari sono quelli che ti tradiscono. Nello specifico praticamente tutti quelli che appaiono in scena
- il ladro che "firma" il furto come se prendere in giro la vittima fosse più importante che rubare milioni di dollari
- il rubare al ladro per cautelarsi contro eventuali denunce
Singole scene deja vù:
- "visioni celesti" mentre lei accavalla le gambe (basic instinct, ovviamente)
- la corsa della barella al pronto soccorso (questa ce l'hanno già pronta, cambiano solo la faccia del protagonista al computer ne sono sicuro!)
Spoiler:
Nello specifico il finale è ESATTAMENTE quello che ti aspetavi dopo 10 minuti di proiezione e l'autore di decide a rivelartelo dopo 1 ora e 46 minuti. Per farsi perdonare aggiunge poi altri 15 minuti di cincischiamenti per arivare ad un secondo finale un po' meno scontato ma ovviamente "aperto". Insomma tanto valeva finirla un quarto d'ora prima.
Che la crisi del cinema stia tutta qui, cioè che come le note sono 12 e tutte le melodie possibili sono già state scritte, anche gli schemi narrativi sono in numero finito e tutto o scrivibile è gia stato scritto (e girato)?Ultima modifica di fortyseveninches; 29-06-2013 alle 16:52
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02-07-2013, 12:58 #2
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Direi che i cliché nei film sono sempre esistiti e continueranno ad esistere.
Io non sono un tecnico del settore, però penso di poter dire che una quantità innumerevole di film si basa su cliché che risalgono addirittura alla tragedia greca.
La struttura tipica di film che vanno dal western al thriller alla fantascienza si basa sul classico canovaccio della situazione inizialmente tranquilla, nella quale arriva un elemento che sconvolge l'equilibrio, per scatenare una serie di eventi violenti al termine del quale si raggiunge un nuovo equilibrio.
Nella maggior parte dei casi è presente il cliché dell'eroe che immancabilmente deve superare un certo numero di prove di difficoltà crescente, per poi riscuotere il meritato compenso.
Anche dal punto di vista della struttura, indipendentemente dal contenuto: un tizio che si occupava di cinema per lavoro una volta mi spiegò che un artificio di quasi tutti i film è quello di far avvenire, collocandolo in maniera abbastanza precisa ai 3/4 della pellicola, un "evento spiazzante" che rovescia la situazione e sconvolge le certezze dello spettatore fino a quel punto.
E' difficile essere talmente innovativi da evitare ogni tipo di cliché.
Solo alcuni geni possono riuscirci, e immancabilmente le loro idee innovative vengono immediatamente sfruttate e si trasformano a loro volta in nuovi cliché
Comunque concordo sul fatto che La migliore offerta sia il festival degli stereotipi, è proprio un film fatto di cliché dall'inizio alla fine.
Infatti nella mia comitiva è stato particolarmente apprezzato da quelli/e contrari nel modo più assoluto a film spiazzanti, e interessati principalmente a un prodotto ben comprensibile e ben confezionato.
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02-07-2013, 14:05 #3
Non perdo molto tempo a spiegarmi, sono d'accordo sul fatto che molte cose possano ricordarne altre gia' fatte, ma fare qualcosa di veramente innovativo nel cinema, ma anche nella musica, e' molto difficile.
E' una cosa che mi chiedo spesso: per fare qualcosa di originale oggi bisogna praticamente fare una cosa folle e fuori dagli schemi altrimenti se si rimane sui binari della "normalità" si va incontro giocoforza al rischio che qualcuno lo abbia fatto prima di te.
Il film citato a me e' piaciuto tantissimo anche se, come scrive l'autore del topic, puo' essere considerato una accozzaglia di deja vu.
Io non ho la stessa cultura cinematografica dell'autore del topic (non ti cito perche' hai un nick impronunciabile e lungose ti chiamassi ugo ti citerei ad ogni pie' sospinto).
Pero' da fruitore semplice e "spregiudicato" di un film mi posso permettere di apprezzarlo senza fare troppi sofismi.
Io per esempio non ho affatto capito dopo 10 minuti dove l'autore voleva andare a parare, e per me e' stato meglio cosi'
Ho potuto quindi crogiolarmi a lungo (tanto che lo sono anche andato a rivedere) sulle parole del protagonista proprio nell'ultima scena.
Quella frase chiave che, al di la' dei possibili, anzi certi, deja vu, racchiude l'intero senso del film.
Purtroppo per ovvi motivi non posso spiegarmi meglio e non voglio andare di spoiler.
Sono anche convinto che, nonostante sia possibile, non riesco proprio a concepire che il film abbia un sequel.
Sarebbe un tradimento grave al messaggio intimissimo che si voleva comunicare e che io ho amato.Ultima modifica di Epimember; 02-07-2013 alle 16:20
Decibel
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02-07-2013, 17:41 #4
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Sono pienamente d'accordo, c'é chi dice che la maggior parte delle narrazioni si rifanno all'Odissea, al mito del ritorno a casa.
Io sono piuttosto convinto che certi giornalisti lo abbiano spinto (all'epoca) proprio sottovalutando un certo tipo di pubblico perchè nella loro visione "da intellettuali" hanno pensato "chi si beve i film americani si beve pure questo".
Purtroppo tutto si gioca sul filo del rasoio: tra il colpo di genio e la grande cagata (chiedo scusa a Tornatore non ce l'ho con lui in particolare), tra la copia servile del lavoro altrui e l'omaggio al genio del passato (stile Tarantino) c'é sempie uno spazio infinitesimale, misurabile in micron: un milionesimo di millimetro più in là ed il film da gran premio della giuria di Cannes cade nel baratro del kitsch cinematografico.Ultima modifica di fortyseveninches; 02-07-2013 alle 17:43
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02-07-2013, 18:00 #5
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In realtà ti spieghi benissimo. Va detto che come il vino risulta più o meno piacevole a seconda dei cibi che hai appena assaggiato, anche un film piace o non piace in funzione dello stato d'animo del giorno, dei film già visti in passato, della propria sensibilità personale a certi temi.
Nel mio caso un vera cultura cinematografica non c'é, c'é forse l'aver visto troppi film (ormai uso la TV quasi solo per vedere film e credo di arrivare ad un centinaio l'anno) e questo spiega come la critica che più spesso faccio è quella della mancanza di originalità.
Ma l'originalità non è tutto, nel cinema come in cucina la vera arte non è (solo) sorprendere con ingredienti strani e ricette inaudite ma soprattutto riuscire con una esecuzione magistrale a rendere straordinario il più semplice e comune dei piatti [cfr "Ratatouille", il cartoon].
p.s. il mio nick voleva essere giocato sull'autoironia, avendo all'epoca acquistato sull'onda della passione cinematografica un TV da 47" assolutamente eccessivo rispetto alla mia casa ed al mio modo di vivere. Qualcuno mi chiama forty, comunque.Ultima modifica di fortyseveninches; 02-07-2013 alle 18:05
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03-07-2013, 09:01 #6
Credo che il succo del discorso e anche di quel che cercherò di dire stia tutto qui...
E' innegabile che esistano dei topos ricorrenti e che nella stragrande maggioranza dei casi la narrazione del film, una volta "spolpata" di tutti gli accessori, si riduca quasi sempre alla solita struttura (la tipica divisione in tre atti, se vogliamo); il punto è che di spazio di manovra, anche all'interno di questa rigida struttura, ce ne è in abbondanza, e chi è in grado di sfruttarlo può ancora partorire qualcosa di originale.
In un certo senso, non è il "cosa" ma il "come" che può fare la differenza, e decreta in buona parte delle occasioni se un film può essere definito di qualità o meno. La ricerca dell'originalità non è tutto, non tutti sono Hitchcock, che può permettersi di far morire il presunto protagonista del proprio film a metà pellicola, sovvertendo completamente i clichè, e partorire comunque un film godibilissimo; così come non è tutto la ricerca dell'effetto sorpresa, e in questo l'esempio potrebbe essere Shyamalan, che sull'effetto sorpresa ci ha costruito la sua carriera, perdendo di vista il fatto che i suoi film più riusciti lo sono in virtù non tanto della sorpresa finale (per cui sicuramente verranno ricordati dagli spettatori meno smaliziati) ma della innegabile capacità di costruire tensione e scrivere scene emotivamente coinvolgenti (il "come", di cui parlavo prima): quando ha perso di vista questa necessità ha partorito una serie di film inguardabili uno di seguito all'altro, nonostante fossero indubbiamente "originali".
In qualche modo le argomentazioni sui luoghi comuni mi ricordano il famoso detto "eh le note sono 7, prima o poi è ovvio che si corra il rischio di comporre qualcosa di già sentito", che è la tipica argomentazione fallace in tutti i punti. Prima di tutto le note non sono 7 (quelli sono i NOMI delle note), ma anche ammesso che fossero soltanto 7 (non lo sono, ricordiamolo), e anche ammesso che tutte le composizioni fossero composte di soltanto 100 note, tutte della stessa durata, si avrebbero 7^100 composizioni possibili, ovvero all'incirca 3,8 * 10^84 (un numero seguito da 84 zeri... giusto per rendere l'idea, è un numero di circa 60 ordini di grandezza superiore al numero stimato delle stelle nell'universo). Tutto questo senza considerare che le note appunto sono più di 7, che non necessariamente devono avere tutte la stessa durata, che ci sono le pause, eccetera...
Diciamo che è più corretto dire "le note sono 7, e siccome io non sono in grado di inventarmi qualcosa di originale ho preferito copiare qualcuno con più fantasia di me", perchè la possibilità di copiare "casualmente" è davvero remota.
Allo stesso modo nel cinema... un conto è sfruttare dei topos o una struttura conosciuta per produrre comunque qualcosa di valido, un altro è decidere di fare un copia-incolla da altri film e sperare di far passare il risultato come un proprio lavoro...Proiettore: Sony VPL-HW40ES; TV: Panasonic TX-P55ST50E; Sintoampli MCH: Anthem MRX-300; Integrato stereo: Audio Analogue Fortissimo; Lettore BRD:PlayStation 4; Frontali: Focal Chorus 816W; Centrale: Focal Chorus CC800V; Surround: Focal Chrous 705V; Sub: Sunfire HRS12
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03-07-2013, 11:25 #7
Sospeso
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Restando sulle metafore culinarie, aggiungo che di un piatto ben eseguito non si dovrebbe percepire il gusto distinto di ciascun singolo ingrediente, ma un gusto complessivo, formato dall'insieme di essi. Certo il palato più allenato potrà riconoscere in tutto o in parte gli ingredienti, ma la prima impressione sarà quella di un gusto tutto nuovo.
Proprio rispondendo ad Epimember mi è venuto in mente che quando il film mi piace non sto lì a guardare cosa il cuoco abbia messo nella pentola perché sono talmente preso (affabulato) dalla visione che la componente critica della mia testa si quieta, anzi esce proprio dalla scena ed io sto lì come un bambino a bearmi della visione del film.
Mi sembra che ormai stiamo concludendo che il punto non è tanto il copiare (quante volte il remake è meglio dell'originale?) quanto la dimestichezza nel manovrare gli ingredienti.
Nel film di Tornatore (ad esempio) il protagonista è un po' troppo sciolto nell'abbracciare l'amico, senza quella pur minima esitazione che la sua fobia del contatto credibilmente gli dovrebbe imporre; il paragone con Di Caprio (The Aviator) è immediato e perdente non per una questione di credibilità (al cinema? figuriamoci!) ma proprio perché l'ingrediente "fobia del contatto" va trattato dal cuoco esperto in una certa maniera: non lo puoi buttarlo lì per tratteggiare un personaggio e poi ritirarlo quando ti fa comodo.Ultima modifica di fortyseveninches; 03-07-2013 alle 11:27
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03-07-2013, 16:42 #8
Spoiler ...
Spoiler: Dimentichi il fatto che la vita e le abitudini di Virgil sono totalmente sconvolte dall'aver fatto la conoscenza della misteriosa ragazza, molte delle sue paranoie cambiano: andare di persona a vedere le opere d'arte invece dei suoi assistenti, usare il cellulare, lasciarsi andare sia con l'amico che con il ragazzo "riparatore".
La speranza riposta in un amore cosi' inaspettato e intenso lo libera dalle fobie e comincia realmente a godere la bellezza del vivere, abbandona qualsiasi moralismo e preconcetto, canna di brutto l'oggetto messo all'asta, decide di chiudere la sua professione per dedicarsi totalmente a lei.
Non denuncia il furto della sua collezione (passa davanti al commissariato ma torna indietro) perche' la terribile disillusione travalica ogni valore economico, Virgil ora ha una visione diversa della vita: la sua felicita' non passa piu' per il possesso e per l'adorazione di qualche quadro, di qualche oggetto, sia pure di valore inestimabile.
Ora il valore degli oggetti per lui e' zero!
La quasi certezza che la ragazza lo abbia comunque amato pur truffandolo (dietro ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico) lo conforta.
Il finale e' di una intensita' e di una tenerezza senza precedenti: lui la aspettera' (non sono solo, sto aspettando una persona) ben conscio che lei non si fara' vedere mai piu', ma non importa, Virgil ha vissuto finalmente quei pochi giorni per i quali e' valsa la pena vivere.
grrrrrrrr non me lo smontare cosi' questo film, accidenti a te!
Va che ti chiamo Ugo per tutta la vita eh!Ultima modifica di Epimember; 03-07-2013 alle 16:45
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03-07-2013, 18:00 #9
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In verità ti dovrei ringraziare perché è stato grazie al tuo 3d sull'isola Tiberina che questo film che mi era sfuggito mi è tornato in mente; era senz'altro un film da vedere, e se ci si può discutere sopra vuol dire che c'é qualcosa su cui discurere mentre se fosse pessimo non ci sarebbe nulla da dire.
Spoiler:
In effetti il tema principale del film è la emancipazione di un uomo non più giovane dai suoi blocchi interiori grazie all'amore, qualcosa di molto simile (scusa il mio è un vizio!) a "Le conseguenze dell'amore" di Sorrentino a parte l'atmosfera più cupa e drammatica di quest'ultimo.
Se ne hai voglia considera "Castaway on the moon"
http://www.mymovies.it/film/2009/castawayonthemoon/
io l'ho registrato dalla TV ma si trova anche in DVD presumo anche da Blockbuster. I personaggi sono decisamente eccessivi (il film è coreano) ed il film nel suo complesso è totalmente diverso dall'altro ma [imho] può essere divertente leggerlo come un modo diverso per cucinare ingredienti simili.Ultima modifica di fortyseveninches; 03-07-2013 alle 18:26
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20-08-2013, 10:52 #10
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Qui il problema non è il film o i clichè, il problema è Tornatore, uno dei più grossi bluff del cinema mondiale.
Fortyseven, le tue perplessità su questo film, che non ho visto, potrebbero essere trasportate pari pari su "Nuovo cinema Paradiso", che invece ho visto e mi è bastato (per me primo e ultimo film di Tornatore; se non sai non sai, se il talento non c'è non c'è.... inutile dare altre possibilità)TV: Panasonic 55ST60 - Lettore BR/SACD: Marantz UD7006 - Lettore cd: Audio Analogue "Fortissimo" by Airtech - Ampli integrato: Naim Superuniti - Diffusori: Tandberg Studio Monitor