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Discussione: minidiffusori che passione ??
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01-12-2007, 12:07 #1
Sospeso
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minidiffusori che passione ??
Croce e delizia di larga parte degli audiofili, i minidiffusori non mancheranno mai di far parlare di se. Ci riferiamo ovviamente di quei sistemi compatti di rango, piccoli nelle dimensioni e non necessariamente economici o musicalmente inattendibili. Se lo scopo della riproduzione musicale è quello di cimentarsi con le sensazioni dell’evento reale, il risultato sonoro di una catena musicale terminata con un minisistema risulterà (almeno sulla carta) necessariamente limitato in alcuni precisi parametri. I 40 Hz sono una chimera per molti e nessuno potrà mai convincermi che la mancanza di qualcosa (rispetto all’originale) potrà mai essere considerata una soluzione ottimale. Nel passato si è detto molto e scritto tanto a proposito dei piccoli sistemi, considerati talvolta come il nec plus ultra dell’hifi, tanto da diventare una sorta di canone d’ascolto, sulla scia del “piccolo è bello” che al più può valere per una barrique di vino. Ogni costruttore, del resto, propone in catalogo un grande sistema, un vertice di gamma, l’oggetto che viene considerato il massimo delle prestazioni offerte da quella specifica azienda. Quasi sempre si tratta di un grande sistema dinamico. E’ pur vero che la tecnologia del “migliore” è in tutto o in parte condivisa anche dai modelli “inferiori”, un aspetto fondamentale in una moderna realtà industriale, che utilizza per tutta la produzione gli studi posti in essere per il modello più rappresentativo. In termini sonori (quelli che qui più interessano) è come se l’impronta musicale si riproponesse (ripetiamo, con i doverosi limiti quantitativi) nei modelli meno impegnativi, che hanno il vantaggio di risultare fruibili ad un prezzo inferiore e (soprattutto) inseribili con minori patemi in una realistica realtà domestica.
Nel leggere i miei commenti d’ascolto, si potrebbe intuire (!) che io abbia una qualche preferenza nei confronti dei più grandi sistemi di altoparlanti, quei colossi in grado di riprodurre (tanto per non fare che un nome) il finale della “Sagra della Primavera” nella mia sala da musica. Non lo nego. Sarà per i miei trascorsi di organista dilettante, alle prese con un grande strumento di fine Ottocento ricollocato nella parrocchia di casa (per i più curiosi si tratta di quello della chiesa del quartiere “Sacco Pastore” a Roma), sarà per i pomeriggi passati, da studente, ad ascoltare innumerevoli prove tra le quinte di Santa Cecilia, tanto vino all’orchestra da leggere lo spartito del timpanista. Fatto è che adoro il suono che si percepisce attraverso l’intera superficie del corpo, cogliendo le vibrazioni del pavimento con le piante dei piedi, un senso di totale “immersione” nella vibrazione musicale. Se potessi ascolterei dalla posizione del direttore d’orchestra. Ma chi non lo farebbe?
buon ascolto
Marco