TEST: Khadas Tea DAC USB con ampli cuffie

Fabio Angeloni 03 Maggio 2023 Mobile

Incuriositi dalle valutazioni positive e dall'estrema compattezza di questo DAC tascabile, lo abbiamo voluto provare per riferirvene, scoprendo che non è solo bello, ma anche ben suonante.


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Intro

Nei suoi 18 anni di esistenza, AV Magazine ha ospitato una sola recensione su un DAC 'puro' (la trovate a questo indirizzo). Al di là dei numerosi test con misure approfondite sulla sezione DAC di amplificatori e di smartphone, questi ultimi anche con sezione di amplificazione per cuffie, non ci siamo mai occupati di un DAC portatile con amplificatore per cuffia integrato. Abbiamo quindi deciso di provare questo oggetto, bello, compatto ed economico, per dare spazio anche all'importante categoria di device di cui fa parte.


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Le origini

Khadas è una società fondata nel 2020 quale branca del più strutturato gruppo sorto nel 2014 denominato Shenzhen Wesion Technology. La sua prima realizzazione sul campo è stata la Tone board, scheda audio che ha riscosso un discreto successo tra gli appassionati di informatica per via delle sue innegabili qualità sonore. A questa nel 2020 ha fatto seguito la Tone 2 Pro, che aveva migliorato le prestazioni assolute del prodotto precedente, incapsulando la scheda in un involucro e inserendo una sezione amplificatrice composta da 3 moduli RT6863D. A poco più di un anno di distanza e dopo aver creato il marchio Khadas è stato ingegnerizzato e poi commercializzato il Tea, un prodotto meno orientato al mercato dei nerd informatici e più esplicitamente diretto al vasto universo audiofilo.


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Il bel nome di questo DAC, Tea, non credo voglia simbolicamente richiamare la profetessa figlia di Chirone, compagna di Artemide e sposa di Eolo, piuttosto le piacevoli ore di piacere e relax che derivano dal rito, dalla cerimonia del tè nati proprio in Cina e poi adottati anche in Giappone, nel Regno Unito e in molte altre parti del mondo, assurto financo a religione e filosofia, col cosiddetto teismo.


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Aspetto e fattore di forma

Quando ci si trova al cospetto di questo DAC la prima, inevitabile, considerazione che sorge spontanea non è certo di tipo tecnico, ma di ordine estetico: si è infatti posti di fronte ad un oggetto molto elegante e dimensionalmente compattissimo, da portare sempre con sé, anche riponendolo in tasca. Bisogna inoltre riconoscere che la qualità dell’ingegnerizzazione, il design impreziosito da un guscio costituito da un pezzo unico di alluminio anodizzato semiopaco lavorato in CNC coperto da un vetro temperato con trattamento antiriflesso, il peso piuma di circa 73 grammi e la sottigliezza del suo form factor (6,25 mm) attraggono e convincono pienamente, conferendo al Tea un aspetto di grande solidità. Viene proposto in due sole tonalità: teal blu e granite grey.


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Caratteristiche tecniche

Il Tea usa l’ottimo chip di conversione digitale/analogico ES9281AC che adotta l’architettura HyperStream II QUAD DAC e il Time Domain Jitter Eliminator, è prodotto da ESS, il marchio che ormai da molti anni è il gold standard del settore, e ibridizza in una positiva sinergia incrociata un DAC, un’interfaccia audio USB e amplificazione con Op-amp in classe G RT6863D. La versatilità d’uso del Khadas Tea ricorda un po’ i miracoli possibili quando si impugna una bacchetta magica sempre pronta all'uso: la sua batteria ai polimeri di litio da 1160 mAh offre infatti fino ad 8 ore di autonomia (confermo il dato di targa, che viene facilmente superato), anche grazie ad un’utile routine di autospegnimento, e - fattore forse ancor più importante - il suo utilizzo non concorre a scaricare il battery pack del device cui è collegato. Mi riferisco alla bacchetta magica, perché di fatto questo device consente di tramutare l’ascolto ordinario in ascolto di qualità anche della musica riprodotta per il tramite dei nostri device portatili.


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Leggero, sottile, perfetto per essere maneggiato con scioltezza, questo DAC - volendo rimanere in ambito magico - fa insorgere il solito dubbio amletico del perché qualcuno non abbia pensato prima a tirar fuori dal cilindro un bel coniglio del genere. In effetti nell’arena del mercato globale i concorrenti non mancano, specialmente nel catalogo di iFi come il meraviglioso XDSD Gryphon di iFi Audio, insignito lo scorso anno di un Eisa Award: questo sì con display, compatibilità con stream DXD, DoPMQA e uscita bilanciata, ma dal prezzo ben più elevato rispetto al 'nostro' Tea. Il Tea è dotato di certificazione MFi, che garantisce piena compatibilità con i device iOS attuali, ma soprattutto con i futuri.


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La compatibilità audio è notevole: in bluetooth (5.0) grazie al chip Qualcomm QCC5125 risolve fino a 24 bit/96 kHz con bassa latenza di 40ms (che considero un ottimo compromesso tra bit e frequenza di campionamento, nutrendo una riserva positiva solo sulla migliore qualità offerta da una profondità di bit pari a 32 bit). Offre il supporto a Sony LDAC, AptX HD e AptX Low Latency, oltre all’Apple Lossless Audio Codec (ALAC), progettato dalla casa della mela per superare lo standard precedente, poiché il nuovo comprime il flusso musicale al fine di occupare minori spazi di archiviazione e di limitare la banda necessaria, senza produrre alcuna perdita qualitativa del segnale sonoro originario. Informo, inoltre, che la presenza del Khadas Tea nella catena di riproduzione fa switchare automaticamente la piattaforma Apple Music sul più performante formato Apple Lossless Hi-Res in grado di consentire una risoluzione di 24 bit/96 kHz per il nostro dispositivo, sebbene la risoluzione massima possibile del formato sia di 24 bit/192 kHz. Come scontato, il Tea consente la riproduzione anche nei formati base lossy low-complexity subband codec (SBC) e Advanced Audio Codec (AAC).


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In connessione cablata in formato PCM arriva fino ai 32 bit/384kHz, è in grado di decodificare il DSD nativo da 64 a 256 Mbps, consentendo anche il render di contenuti MQA. È compatibile con i formati AAC, APE, FLAC, MP3, OGG, WAV e WMA. Rimarchevoli anche le prestazioni tecniche, delle quali rimarco il rapporto segnale disturbo migliore di 116dB e la gamma dinamica di 115 dB.

  • THD+N, 1KHz, 300Ω:0.000355% (-109dB) 
  • Frequency Response, 20Hz~20KHz:0.05dB
  • Noise:< 3.2uVrms  
  • Max Output @300Ω: 20.8mW (2.5Vrms)      
  • Max Output @150Ω: 41.7mW (2.5Vrms)     
  • Max Output @32Ω: 165mW (2.3Vrms)
  • Max Output @16Ω: 130mW (1.44Vrms) 


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In termini di I/O è dotato di un ingresso USB-C e di una uscita minijack da 3,5mm. Nella parte inferiore il Tea presenta due microfoni utili per eventuali chiamate o per l’uso di Siri.

Interfacciamento

La vocazione naturale ad accoppiarsi con iPhone è palese, non foss’altro in quanto, grazie al sistema MagSafe (presente nei cellulari che adottano iOS, dalla serie 12 in poi), il Tea aderisce magneticamente e saldamente al dorso dello smartphone. Ho scoperto che era possibile acquistare specifiche custodie dotate di anello magnetico che simulano la presenza di MagSafe anche su iPhone di generazioni precedenti alla 12a e così ho fatto, come vedrete in foto con effetti simili a quelli del MagSafe. È anche possibile utilizzare il Tea con gli smartphone Android, visto che sono disponibili cover dotate di un anello magnetico che emula il sistema MagSafe od anche un semplice anello magnetico adesivo. Lo abbiamo usato e la connessione risulta comunque piuttosto solida. Potete vedere immagini dell'adattatore per iPhone e di quello per Android proprio qui sotto.

  
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Attiviamo il Tea

Il Tea non ha una sua app companion, fatto che ha i suoi lati positivi, perché per una volta siamo al cospetto di un prodotto in grado di offrire i propri servigi anche in configurazione stand-alone, né dispone di un display, avendo avuto Khadas un occhio particolarmente attento ai consumi. È stato infatti progettato per essere utilizzato mediante la pressione di soli tre pulsanti e l’analisi di stato e colore di un led, tutti multifunzione. Le funzioni dei pulsanti volutamente imitano un po’ quelli presenti sugli iPhone, mentre quando il led pulsa in bianco indica la riproduzione di file DSD, in giallo la riproduzione di materiale in PCM, in rosso il rendering MQA e in verde la connessione Bluetooth, riuscendo a fornire anche ulteriori indicazioni di servizio quali batteria bassa, in ricarica e mode switch. Ma questo fa sì che il suo uso sia possibile solo dopo la lettura del succinto manuale di istruzioni: insomma, se è vero che il Tea costringe ad una specie di training preventivo, possiede anche la praticità tipica di un oggetto pienamente autoconsistente.

  
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Cuffie da abbinare e modalità

Non ci sono soverchie limitazioni nella scelta della cuffia da abbinare a questo DAC. Senza entrare nel merito dell’eterna diatriba se produca migliori effetti sostituire la cuffia o il DAC al fine di ottenere un consistente miglioramento sonoro (che dopo attenti approfondimenti probabilmente si risolve semplicemente con un doppio upgrade), è impossibile negare che questi soavi oggetti che calziamo sopra o dentro alle orecchie interpretino la musica in modo anche molto diverso l’uno dall’altro, così come accade per gli altoparlanti. Anche se tutto ciò contraddice il concetto stesso di alta fedeltà! Fatto sta che molti di noi, dopo aver individuato, dopo enne tentativi più o meno insoddisfacenti, la preferita, non ci rinuncerebbero nemmeno sotto tortura. La questione tecnica un po’ meno intuitiva, eppure fondamentale in fase di scelta, è però quella di mirare a realizzare l’opportuno interfacciamento di impedenze tra il DAC e la cuffia. Ed è proprio su questo dilemma che il Khadas Tea sfodera una delle sue doti migliori, disponendo di una capacità autoadattiva dell’impedenza, tra gli 8 e i 300 Ohm (ma non si spinge fino ai 600 Ohm), con l'amplificazione incorporata che pensa a fare il resto dello sporco lavoro necessario a riequilibrare e a completare l’opera. Siamo insomma finalmente di fronte ad un oggetto con il quale la fase postinserimento del minijack da 3.5mm della cuffia non comporta il solito mal di testa con successiva cocente delusione, e ci avviciniamo sul serio, per una volta, all’abusato concetto di plug and play! Manco a dirlo, il Tea non emette a sua volta in Bluetooth per eventuali device esterni, supponendosi che le connessioni di migliore qualità anche verso la cuffia restino comunque quelle cablate.

 
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È possibile collegare il Tea alla fonte mediante un cavo USB-C, mentre vengono forniti due speciali cavetti corti da 10 cm per connetterlo a device dotati di uscita USB-C Android (dati e carica) o Apple Lightning (l’adattatore fornito è certificato MFi, dunque perfettamente compatibile, e consente solo il passaggio di dati). Il Tea si interfaccia con i sistemi operativi iOS, iPadOS, macOS, Linux (con kernel compatibile UAC2), Android (con supporto OTG), Windows 7, 8, 10, 11 (con driver Khadas USB ASIO), quindi al di là della sua dichiarata vocazione al mobile, è possibile usarlo anche con computer di ogni tipo.

 
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Ascolto

Ho provato il Tea con iPhone 13 e 12 (dotati di MagSafe) e 11 (integrato da un’apposita cover dotata di anello magnetico), oltre che con uno smartphone Android Huawei P30 Pro. L’ho testato con cuffie di diversa tecnologia: aperte, chiuse, in-ear, con filo e senza filo AKG, Beats by Dr. Dre, Huawei e Koss. I brani originariamente provenivano da Spotify (lossy), da Amazon Music, da Apple Music, da TIDAL (soprattutto in formato Master Audio) e da file non compressi allo stato liquido, anche in alta risoluzione. Seppure con diverse nuance, le impressioni d'ascolto che ho tratto sono però state univoche.


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Innanzi tutto i protocolli wireless sono risultati meno performanti delle connessioni cablate, che apparivano sempre più pulite, solide, consistenti, precise. A distanze maggiori di 10 metri in bluetooth di Tea si disconnetteva dagli smartphone, esibendo comunque una portata più che sufficiente per una normale copertura spaziale. A parità di segnale, gli iPhone sembravano restituire un volume più alto rispetto allo smartphone dotato di SO Android. Ho fatto particolare attenzione ad ascoltare brani che evidenziassero gli aspetti più critici. Ebbene il Tea ha offerto sempre una riproduzione migliore rispetto a quella assicurata dai chip integrati negli smartphone Apple e nell'Android utilizzati, donando all’ascolto una lieve sensazione di calore e sfoderando una notevole estensione in gamma bassa. Mai nulla è apparso acido o stridulo ed anche incisioni sin troppo analitiche venivano accompagnate per mano su binari sonori più levigati e naturali. Del suono venivano ben colti ritmo e articolazione. Le voci maschili e femminili risultavano sempre intense e venivano rese in modo particolarmente realistico. Micro dettaglio e ricostruzione spaziale dei piani sonori erano nella norma, con un risultato finale forse lievemente meno arioso del dovuto. La dinamica originariamente presente non risultava mai compressa in alcun modo, né ho mai colto fruscii aggiunti o suoni digitalizzati, come quelli che talvolta ci capita di ascoltare con sistemi di correzione ambientale mal tarati, forse anche grazie alla totale assenza di routine di equalizzazione.


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Prezzo

Il prezzo, come sappiamo, non è affatto una variabile indipendente, soprattutto in fase di scelta. Essendo un fan delle piattaforme di crowfunding avevo notato che Tea era stato proposto inizialmente su Indiegogo a 159$ (143€), ma al momento in cui scrivo risulta in vendita su Amazon.it a su Amazon.de a 219,99€, solo poco più su Amazon.co.uk, 199,99£ (226€), mentre sul negozio online di Khadas viene offerto a 199$ (178,84€), dovendosi però considerare in questo caso possibili spese aggiuntive per dazio e dogana dovute all’ingresso del device nell’EU border. Si tratta di un prezzo perfettamente giustificato per il livello tecnico ed estetico dell'oggetto che, alla fine, annovererei tra quelli dal rapporto Q/P più favorevole.


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Possibili implementazioni per un nuovo prodotto "Pro"

  1. Anche se personalmente sono contrario (elemento del tutto inifluente, come ovvio), ipoteticamente si potrebbe aggiungere il supporto PeQ per allineare meglio il segnale alle sepcifiche caratteristiche soniche della cuffia in uso.
  2. Potrebbe essere non inutile prevedere un sistema di ricarica del Tea a contatto, sfruttando il MagSafe.
  3. Potrebbe essere prevista una funzione di ricarica inversa che consenta di sfruttare, grazie al MagSafe, la batteria da più di un ampere del Tea per donare allo smartphone, in casi di emergenza, una ricarica parziale.
  4. Il Tea potrebbe essere fornito con una maggiore offerta di uscite, preferibilmente di tipo bilanciato (anche se in questo caso non siamo in presenza di lunghi cavi da palco e non soffriamo di particolari problematiche di reiezione di interferenze esterne), con almeno una microjack da 2,5mm, ma eventualmente anche una multipolare da 4.4mm, purché questo tipo di collegamento riesca ad offrire in termini di dB quel pizzico di birra in più che consenta al Tea di pilotare anche cuffie ad alta impedenza.
  5. Sarebbe possibile anche aggiungere un’app e un display, anche se questo snaturerebbe totalmente la filosofia del prodotto. Troverei però interessante poter leggere da qualche parte il nome del brano e l'esecutore, nella fase della scelta del pezzo, oltre alle precise caratteristiche del formato audio in ascolto senza dovermi limitare ad interpretare i colori del led in base alla legenda.
  6. Date le dimensioni dell’oggetto, sarebbe forse stato utile disporre di una custodia in cui riporlo, anche se il concetto stesso di MagSafe la rende di fatto quasi del tutto superflua.

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