The Amazing Spider-Man 2: Il potere di Electro
In anteprima rispetto alla release americana, l'atteso Spider-Man di Marc Webb torna nelle sale con il primo sequel dei tre programmati entro il 2018. Ecco il giudizio
Commento al film
Risposta secca: hanno combinato un bel pasticcio.
Partiamo dalla storia e dai retroscena. C'è stato un cambio inatteso nel team di scrittura, con il terzetto del primo capitolo James Vanderbilt, Alvin Sargent (penna anche con Raimi) e Steve Kloves che ha ceduto il posto al nuovo trio formato da Alex Kurtzman, Roberto Orci e Jeff Pinkner. Un team affiatato, abituato alle grandi produzioni, già coinvolto il progetti come Cowboys & Aliens, Into Darkness - Star Trek, Transformers, Mission: Impossible III, solo per citarne alcuni. Un team che tra l'altro ha sposato i nuovi sequel di The Amazing Spider-Man numero tre e quattro già schedulati per il 2016 e il 2018.
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Il secondo capitolo si è trasformato però nuovamente in un anteprima di quello che verrà, lasciando ancora una volta un sapore di pellicola incompiuta e incompleta. Electro è il main villain di questo film, al quale viene affiancato Goblin più per esigenze di apertura verso il futuro (sarà una pedina determinante per i Sinistri Sei che si cominciano a formare in questo episodio ma che saranno i protagonisti del prossimo).
Il personaggio di Harry Osborn viene così buttato nella mischia, senza il giusto approfondimento, senza un percorso argomentato di passaggio verso il male, con scene che tolgono spazio al vero cattivo di questo film. Max Dillon (poi Electro) aveva un potenziale narrativo incredibile, che tra l'altro poteva fare affidamento su un raro talento come quello di Jamie Foxx. Non bastano le poche scene a lui dedicate. Il suo percorso e la sua psicologia (aspetto imprescindibile nei cinecomics, che siano Marvel o DC) si intuiscono ma non sono raccontate. Ed è un vero peccato.
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Poi ci sono le sottotrame legate a Peter. La storia d'amore con Gwen e i segreti legati alla figura paterna. Tanti piccoli flash ma poco approfondimento.
In linea generale tutte le scene, prese singolarmente, sono ben scritte e articolate in maniera abbastanza esaustiva. È tutto quello che c'è in mezzo che manca, lasciato all'immaginazione dello spettatore. La quantità di queste mancanze, nonostante la lunga durata di 142 minuti (un record per un film di Spider-Man), è troppo elevata. Si parla di tutto ma in realtà non si approfondisce niente, con i personaggi che compiono scelte più o meno importanti senza motivarne esplicitamente il motivo.
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Tra l'altro ci devono essere stati grandi tagli in fase di montaggio. Lo ipotizziamo perchè in alcune scene Harry Osborn parla con Peter facendo riferimento a precedenti discussioni che in realtà non abbiamo sentito. Per altri aspetti invece abbiamo conferme ufficiali, come la cancellazione delle scene girate con Shailene Woodley nei panni di Mary-Jane Watson.
Per fortuna c'è la splendida coppia di protagonisti. Andrew Garfield ed Emma Stone cominciano a diventare una garanzia, due attori in costante ascesa che anche in questo caso restituiscono due giovani credibili, umani ed emozionanti, affiancati da altri personaggi ben interpretati dal punto di vista attoriale. Ci riferiamo in particolare alla commovente Zia May di Sally Field, all'insicuro e invisibile Max Dillon di Jamie Foxx (con tutte le mancanze sopra descritte), al divertente e pazzo Aleksei Mikhailovich Sytsevich interpretato da Paul Giamatti.
Senza senso invece il patetico Dott. Ashley Kafka di Marton Csokas.